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domenica, febbraio 28, 2021

Romanzi su misura: Febbraio

Vivo oramai una situazione in cui i libri non cessano di comparire e spuntare, e pur quanto mi impegni a smaltire arretrati, romanzi acquistati impulsivamente e non ancora letti, non nego che quella dell’acquisto compulsivo di libri è una sindrome di cui per me non c’è alcuna cura. Da quant’è è entrato l’anno, poi, gli sconti di svariate case editrici sono state una particolare tentazione, cosa che non mi avrebbe risparmiato a portarmi a casa qualche bel volume.
Questo secondo mese di febbraio, però, determinata a smaltire una presunta TBR stipulata a fine mese di gennaio, mi ha indotta a chiudermi nel santuario magico della mia casa e bere come te caldo la maggior parte dei romanzi che mi ero prefissata. Non tutti, purtroppo, ma in buona parte, quelli con le pagine belle profumate, i volumi rilegati in pelle, la mole gigantesca, e perché non rischiare ad immergermi in qualche meravigliosa avventura? Come se avessi stipulato un contratto, fu così che questo mese mi vide recarmi in bellissimi posti, di conseguenza a lasciare in ognuno un segno del mio passaggio che decantano meraviglie e delineano trame apparentemente insulse. Il destino volle che anni e anni di letture hanno perfezionato il mio palato, e indotto a selezionare ciò per cui vale la pena e ciò per cui dovrebbe essere dimenticato, che fornendomi un guazzabuglio di sensazioni altalenanti mi hanno fatta  << sentire meglio >>.


Romanzi su misura in carta e inchiostro:


Un romanzo che è la storia distorta di ognuno di noi, che nonostante la sua semplicità ci induce a restare unanime a coloro che, anime inquiete e alla deriva, cooperano in questo gigantesco cosmo.
Valutazione d’inchiostro: 4

venerdì, febbraio 26, 2021

Gocce d'inchiostro: La biblioteca delle anime, La mappa dei giorni, La conferenza delle Ymbryne - Ransom Riggs

Mai come adesso sono stata invasa dal forte desiderio di leggere la saga de I bambini speciali, mai come adesso e specialmente in questo periodo ho riversato pensieri affamati ed emozionanti in cui mi sono rintanata in una stanza remota del loro animo per scovare segreti e misteri vari abbottonati alla mia anima, alleandomi con la presenza di essere sincera, a esibirmi con loro, compresi i vari sconvolgimenti avvenuti nella famiglia di Jacob. Ed ecco come, nel momento in cui Jacob parlò, ascoltai ogni cosa, osservando come il ragazzino che conobbi nel primo volume si trasformò in un uomo, nonostante quella ritratta è un’avventura più grande di lui.

Titolo: La biblioteca delle anime
Autore: Ransom Riggs
Casa editrice: Rizzoli
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 494
Trama: Jacob, il protagonista sedicenne, che ha appena scoperto di essere dotato di un nuovo, straordinario potere, intraprende un rocambolesco viahhio per andare a salvare i suoi amici Speciali tenuti prigionieri in una fortezza apparentemente inespugnabile. Con lui ci sono l’adorata Emma Bloom, la ragazza capace di creare il fuoco con la punta delle dita, e Addison Machenry, il cane dotato del fiuto giusto per seguire la traccia lasciata dagli Speciali rapiti. Insieme, i tre si lasciano alle spalle la Londra moderna per infilarsi nei vicoli labirintici di Devil’s Acre, i bassifondi più abietti dell’Inghilterra vittoriana: infatti, sarà proprio qui che il destino dei ragazzi Speciali di ogni luogo ed epoca dovrà essere deciso una volta per tutte. 

mercoledì, febbraio 24, 2021

Danzando su carta: 21 °

Quando si tratta di sconti, di acquisti libreschi, resistere è davvero un’impresa. Rientro barcollante nella mia camera, nel mio santuario magico, osservo gli scaffali della mia libreria, i romanzi ancora da leggere e vivere e…. anelo ad averne degli altri!

E’ assurdo tutto questo, ma per me la felicità equivale ai libri. L’acquisizione di nuove opere, nuove storie, la trasmigrazione di nuove anime è appunto quello che cerco. La mia anima è nelle mani di figure di cui francamente non ho conoscenza. Ed è lì che resterà per sempre, anche quando il mio corpo non ci sarà più. Cosa fare, dunque, quando non riesco nemmeno a pensarci. Giurare di non acquistare più niente per un certo lasso di tempo è una blasfema, e francamente mi sembra inutile. Non mi piace mentire! Perciò l’ennesimo giro in libreria mi vide gioiosa sotto ogni aspetto, e tra le cose che avrei potuto accaparrarmi ci sono state autori della letteratura che desideravo possedere da moltissimo tempo. E quale miglior momento se non questo, in assenza di qualche stimolo positivo che ravvivi ogni cosa?

 

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Titolo: Moby Dick
Autore: Herman Melville
Casa editrice: Bur Deluxe
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 703
Trama: Un uomo e un mostruoso cetaceo si fronteggiano: è il conflitto più aspro, accanito e solitario mai immaginato, è la storia di ogni anima che si spinga a guardare oltre l’abisso. Moby Dick è un gigantesco capodoglio, candida fonte di orrore e meraviglia; Achab è un capitano che, ossessionato da follia vendicatrice, lo insegue fino all’ultimo respiro; Ismaele, un marinaio dall’oscuro passato imbarcato sulla baleniera Pequod, è il narratore e, forse, l’eroe della tragedia. Sullo sfondo, il ribollire sordo e terribile dell’oceano, il vociare cosmopolita dell’equipaggio, le descrizioniu anatomiche delle balene e i puntuali resoconti di caccia. 

lunedì, febbraio 22, 2021

Gocce d'inchiostro: La vita di Irène Nèmirovsky - Olivier Philipponnat e Patrick Lienhardt

Mi venne la tentazione, dopo essermi accaparrata di Una pedina sulla scacchiera, di accettare l’offerta di leggere una biografia, un accozzaglia di minuzie filologiche riguardanti Irène Nèmirovsky, e da quant’è che ho nutrito questo forte desiderio è trascorsa una settimana da quant’è la Nèmirovsky fu ospite del mio salotto virtuale. Non avrei lasciato al caso questo folle tentativo di leggere l’ennesimo romanzo riguardante lei o scritto da lei, non avendo lasciato niente al caso, che mai e per fortuna ha sortito alcun effetto negativo. Il lavoro che è stato riposto per produrre queste pagine furono un’impresa più seria di quel che credevo, e dopo aver investito in diverse indagini che aiutarono gli autori a migliorare le loro conoscenze tutt’altro che precise, concepirono l’idea di avviare un progetto letterario che certamente avrebbe indotto a qualche errore, e poco alla volta un corredo di informazioni presero vita come poemi bellici, intimi, introspettivi che ingenuamente credevo che, in chiave romanzata, avessero come voce quella della Nèmirovsky, ma che lontano da tutto questo, sono uno squarcio irriducibile di testimonianze fedeli. Certamente gli autori di questa autobiografia avranno inconsapevolmente bussato ad una porta che non è stata spalancata nell’immediato, nonostante il numero spropositato di opere che compongono la poetica nèmirovskiana. Tuttavia spalancarla ha funto da raggiungimento di gloria lirica e spirituale di cui io stessa ho ammirato profondamente per lasciarmi contagiare dal diniego di non aver letto qualcosa che parlasse della Nèmirovsky donna anziché scrittrice.
Vale però la pena compiere uno sforzo per scoprirlo, conoscerla sotto una nuova veste, seguirla in una varietà di paesaggi in cui lo sguardo non ha potuto soffermarsi nell’immediato, ma che procurano un forte senso di angoscia, smarrimento dalla quale sembra non esserci alcuna via d’uscita. Non sono sicura che molti lo ameranno maggiormente o apprezzeranno in buona parte, ma certamente non potrà non ammaliare quella schiera di lettori che hanno visto nella Nèmirovsky quella alleata estremamente emnotiva e sentimentale come quell'irrinunciabile compagna di un viaggio che non avrà mai fine.



 

 

Titolo: La vita di Irène Nèmirovsky
Autore:Olivier Philipponnat e Patrick Lienhardt
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 520
Trama: Di lei credevamo di sapere tutto: dalla nascita a Kiev nel 1903 alla morte ad Auschwitz nel 1942, dall’avventura del manoscritto di “David Golder”, inviato anonimo nel 1929 all’editore Grasset, al manoscritto salvato di “Suite francese”, apparso nel 2004 e tradotto ormai in trenta lingue. Sbagliavamo: Philipponnat e Lienhardit ce lo dimostrano in questa biografia. Per tre anni, costantemente affiancati dalla figlia di Irène, Denise Epstein, gli autori hanno consultato le carte inedite della scrittrice: la corrispondenza con gli editori come gli appunti presi a margine dei manoscritti, i diari come i taccuini di lavoro. Un’opera che non solo fa risorgere dall’oblio con una vividezza sorprendente le diverse frasi dell’esistenza di Irène ( l’infanzia nella Russia prima imperiale e poi rivoluzionaria, la fuga prima in Finlandia e poi in Svezia, la giovinezza dorata in Francia, i rapporti con la società letteraria degli anni Trenta, gli sconvolgimenti della guerra, gli ultimi mesi di vita nel paesino dell’Isère dove si è rifugiata con la famiglia), ma coglie e restituisce tutte le sfaccettature di una personalità complessa, affrontandone senza remore di alcun tipo anche gli aspetti più discussi e contraddittori.

sabato, febbraio 20, 2021

Gocce d'inchiostro: Una pedina sulla scacchiera - Irène Némirovsky

La Nèmirovsky parla alla mia anima. Mi rendo conto quanto queste parole siano ricche di sentimentalismo, che non dovrei lasciarmi andare a inutili squinquiliglie, altrimenti non nutrei un così profondo affetto da quant’è che il suo primo romanzo giunse fra gli scaffali zeppi della mia libreria. Questo weekend, dopo aver fatto un salto nella libreria più vicina della mia città, mi sono accaparrata dei penultimi romanzi nèmirovskiani che ancora non possedevo, sparandomi di una di queste le sue pagine come se non ci fosse un domani. Totalmente immersa in un’atmosferma appiccicosa, soffocante, densa di significato, quasi in uno stato di illusione, innocenza in cui ingenuamente si crede che niente e nessuno potrà dissipare quei pochi averi che si possono avere assecondando così qualunque forma di vita del mondo. Al termine della lettura, i miei sentimenti erano contrastanti. Il mio cuore aveva preso una strada tutta sua; decisi che nel momento in cui avrei potuto concepire qualche idea di senso compiuto non solo per me stessa, avrei conservato una parvenza di normalità. Sarebbe stato l’unico modo per tenermi ancora stretta all’autrice pur di non perderla. Il suo ricordo perpetuerà nella mia coscienza e nel tempo, ignorando il fatto che di suo non ho più quasi nulla da leggere. Il forte sentimentalismo sciorinato con dramma e passione è uno degli elementi fondamentali della poetica nèmirovskiana, che non l’hanno resa particolarmente celebre dai più ma accresciuta da una forte stima di chi umanamente si vestì dei suoi panni. Io però valico il confine del semplice vestire d’abito; questa donna ha sortito un fascino irrinunciabile e indescrivibile per me, il che suggerisce che dalla mia amata Nèmirovsky potrò tornarvi quando mi pare e piace.


Titolo: Una pedina sulla scacchiera
Autore: Irène Nèmirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 174
Trama: All’era dei pirati della finanza e dell’industria, degli imperi economici costruiti sui campi di battaglia è succeduto lo scenario desolante degli anni Trenta: la borsa in caduta libera, la crisi, la disoccupazione, e “tutti quegli scandali ignobili, quei processi, quei tracolli privi di grandezza” … Come molti della sua generazione, Christophe Bohun non ha né ambizioni, né speranze, né desideri, né nostalgie. È un modesto impiegato nell’azienda che suo padre, il Bohum dell’acciaio, il Bohum del petrolio, è stato costretto, dopo un clamoroso fallimento, ad abbandonare nelle mani del socio. Si lascia svogliatamente amare da una moglie di irritante perferzione e da una cugina da sempre innamorata di lui. “E’ la pedina “ annota laNèmirovsky sulla minuta del romanzo “ che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita”. Alla morte del padre, però, Christophe trova in un cassetto, bene in evidenzia, una busta sigillata: dentro, un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a cui, nel tentativo di evitare il crac, il vecchio Bohun aveva elargito somme ingenti affinchè spingessero il governo ad accellerare i preparativi bellici. Riuscirà questo bruciante retaggio, questa potenziale arma di riscatto, e di riscatto, a scuotere Christophe dal suo “cupo torpore”? Difficile trovare un romanzo così puntualmente appicabile a temi e fatti di ottant’anni dopo.

giovedì, febbraio 18, 2021

Gocce d'inchiostro: La città di vapore - Carlos Ruiz Zafon

  La morte di Zafon ha distrutto il mio universo personale, poco più di un impatto al suolo ma dalle dimensioni gigantesche per crudeltà del destino, e la pubblicazione di questa raccolta di racconti postumi che funse da beneficio per qualunque anima appassionata dello scrittore spagnolo, ospita un insieme di storie, sul finire del 1900 o agli albori, una popolazione in parte che io come tanti altri lettori ebbi modo di conoscere anni fa, una fetta della quale compongono questa Città di vapore. Uomini e donne le cui gesta convorgono con questioni relative a Il cimitero dei libri dimenticati, nessuno però che non riesca a non rievocare questa bellissima e inspiegabile magia di questo santuario magico, e solo meno di duecento pagine mi resero monocromatica alle vicende ritratte. Perché anche dopo tanto tempo, a distanza dell’ennesima rilettura, il ricordo di Carlos Ruiz Zafon perpetuerà nel tempo, nel mio cuore mediante ogni romanzo scritto, ogni frase riversata su fogli o pagine bianche. Come tentativo per sentirsi vivi anche quando si è consapevoli che non è così, donando la vita in tutti i sensi.

Titolo: La città di vapore
Autore: Carlos Ruiz Zafon
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 180
Trama: << Posso evocare i volti dei bambini del quartiere della Ribera con cui a volte giocavo o facevo a botte per strada, ma non ce n’è nessuno che desideri riscattare dal paese dell’indifferenza. Nessuno tranne quello di Blanca >>. Si apre così la raccolta di racconti che lo scrittore dell’indimenticabile saga del Cimitero dei libri dimenticati ha voluto lasciare ai suoi lettori. Un ragazzino decide di diventare scrittore quando scopre che i suoi racconti richiamano l’attenzione della ricca bambina che gli ha rubato il cuore. Un architetto fugge da Constantinopoli con gli schizzi di un progetto per una biblioteca inespugnabile. Un uomo misterioso vuole convincere Cervantes a scrivere il libro che non è mai esistito. E Gaudi, navigando verso un misterioso appuntamento a New York, si diletta con luce e vapore, la materia di cui dovrebbero essere fatte le città

martedì, febbraio 16, 2021

Gocce d'inchiostro: Il duca e io - Julia Quinn

Gli ultimi giorni di dicembre la storia di una ragazza comune, giovane, semplice, ingenua ma bellissima che scopre di amare qualcuno di diverso e inaspettato dai suoi desideri, perde la sua innocenza, rinasce da un piccolo germoglio appena colto in una città che da sempre desta il mio fascino e veste da teatro di azioni che giudicano un uomo, un individuo dalla posizione che questi esercita, la storia di due << amici >> che smettono di essere amici per colpa di una brusca interferenza del destino che scrive la loro storia con raffinatezza, semplicità e tanto amore.
Il romanzo di Julia Quinn, che in un altro tempo non gli avrei dato nemmeno un occhiata, mi ha insegnato a guardare oltre le apparenze con più attenzione, a misurare il peso di ogni parola, gesto o frase che entrano nella costruzione di una scena o episodio che per quanto scialba, quasi insulsia sia la sua scrittura, parla al cuore come pochi romanzi hanno saputo fare fino ad oggi. Talvolta un romanzo scritto bene dice molto poco a dispetto di ciò che una frase di senso compiuto e ben costruita può sfoggiare, che nonostante mi sembri ancora un tantino ridicolo mi ha letteralmente indirizzata in un profondo stato di estasi, persuasione, che a fine visione della serie tv ho desiderato leggere i romanzi nell’immediato. Ed ecco che la Quinn divenne subito quell’autrice necessaria ed essenziale, quella voce altisonante che ha sussultato fra le pareti della mia gabbia toracica, ancor più sorprendente per non dire prezioso e fondamentale. Il duca ed io, dunque, seppur quel romanzetto di cui effettivamento non avevamo bisogno, per le più romantiche e i più sensibili occupa un posto speciale per la bellezza con cui sono sciorinati i sentimenti, l’emozioni intrappolate fra le stanze lussuose di una bellissima villa o di una camera da signorina che ho avvertito ed avverto tutt’ora come un pugno nello stomaco. Inspiegabile ma potente.

 

Titolo: Il duca ed io
Autore: Julia Quinn
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 341
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissma e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “ mercato matrimoniale”, Daphen e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si  fingeranno findanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.

domenica, febbraio 14, 2021

Gocce d'inchiostro: La fiera delle vanità - William Makepeace Thackeray

Il mese di febbraio giunse lentamente, ma inaspettatamente recò con se svariate novità. Toltami finalmente il pensiero dell’ennesima reclusione forzata imposta dal sindaco della mia città, ripreso a lavorare, a vivere con maggior slancio, sciorinando così qualunque tentativo folle che mi avrebbe certamente condotto in chissà quale luogho o meta. La direzione, dunque, mi condusse fra le pagine di un classicone, un bel classicone, che frustatissima di non averlo ancora letto previde il mio approccio forse con troppo entusiasmo. Un po’ ingigantito, a dire il vero, però effettivo che ha mirato a registrare per scelta di approcciarmi all’autore gestendo le sue pagine come mi pare e piace. Fu così che in una manciata di giorni ho scorto le vicende di due giovani nobildonne, pagando però una somma di denaro per vedere questo spettacolo in cui la vivacità, l’allegria, le tronfie apparenze mi avrebbero accompagnata al centro della vanità. Cosa dovevo aspettarmi? Tutto e niente, se non il sollievo di scorgere la donna non più come quella figura vulnerabile e sottomessa bensì dotata di un cervello, una certa forza, una certa intraprendenza che – sebbene macchiata da atti o gesti impuri – la rendono speciale proprio per il suo essere imperfetto.

 

Titolo: La fiera delle vanità
Autore: William Makepeace Thackeray
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 912
Trama: La fiera delle vanità narra le vicende di due donne molto diverse: Becky Sharp, coraggiosa e intelligente quanto astuta, arrivista e priva di scrupoli, e la sua compagna di scuola Amelia Sedley, emblema di virtù ma anche terribilmente ingenua e un po’ sciocca.

venerdì, febbraio 12, 2021

Gocce d'inchiostro: Una cosa divertente che non farò mai più - David Foster Wallace

Questa settimana mi sono lasciata alle spalle qualunque tentazione, qualunque piacevole sorpresa virasse i miei buoni propositi, accogliendo il mese di febbraio con la certezza di seguire un certo percorso di letture. Chi miconosce si stupisce nel leggere queste poche parole; la lettrice istintiva che è in me non si lascia di certo influenzare da inutili TBR. Quale Fato crudele ed egoista avrebbe tracciato il mio passaggio in questa manciata di giorni? Ma da quant’è che è iniziato l’anno mi sono intestardita ad accogliere nel mio cantuccio personale questo folle proposito di essere guidata dal destino, anziché viceversa, che quasi sempre è infallibile, e ogniqualvolta un nuovo romanzo viene smaltito lo ripongo sullo scaffale con un sorriso stampato sulle labbra. Nella vita non c’è nulla di certo, ma era certo che questo mese sarebbe stato il mese di David Forster Wallace. Il mondo prosegue inesorabile il suo percorso, e di autori e romanzi ancora da leggere e vivere ce ne sono a bizzeffe. Ma spesso le delusioni sono dietro l’angolo con la stessa rapidità e foga con cui mi appresto a vivere la stessa letteratura, impreparata dunque a vivere l’ennesima delusione. Perciò, ora che ripongo queste poche righe, mi sento più amareggiata che altro. Come primo approccio con uno dei capostipiti della letteratura, ho vissuto con noia, monotonia, quasi riluttanza questo corredo di immagini che l’autore ci propina mediante un viaggio metatarsico che, sotto certi aspetti, gli ha reso il medesimo più complicato di quel che sembra. Alla fine ho fatto parte di questa nave, sono salita a bordo volontariamente, diretta chissà dove e con chissà chi, ma che non mi ha donato ciò che confidavo. Anzi,  il più complicato e solitario viaggio avessi mai fatto, perché di Wallace ho sentito parlare tanto, dissipando così qualunque dubbio. 

 Titolo: Una cosa divertente che non farò mai più
Autore: David Foster Wallace
Casa editrice: Minimum Fax
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 150
Trama: A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la permanenza sulla “meganave” si trasforma in un’esilarante cronaca, ma anche in un acido ritratto dell’americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della sua eleganza pacchiana e naturalmente della sua ricerca di un forzato e artificiale relazione.

mercoledì, febbraio 10, 2021

Gocce d'inchiostro: Piranesi - Susanna Clark

Dopo qualche svariata lettura, il romanzo fantasy più chiacchierato degli ultimi tempi atterrò nel mio campo visivo e si stanziò per un lasso di tempo piuttosto breve, in programmazione ad altre letture. Ed ecco che in un weekend estremamente mite e soleggiato, e produttivo, Piranesi atterrò nel mio cantuccio personale con una forme estremamente interessante, inatteso, almeno così mi sembrò all’inizio, ma che adesso che ripongo queste poche righe non così inatteso, perché la Clark la conoscevo già e sapevo a cosa sarei andata incontro.
Seduta sulla mia poltrona preferita, con il plaid sulle gambe e il romanzo posto a mò di leggio, mi sporsi dal davanzale di una finestra che funge da porta che tuttavia ha lasciato un buco nel mondo, da cui derivano svariati mondi che sono stati creati, in un labirinto da cui è impossibile scovare una via d’uscita. Io, che sono una lettrice assidua e solerte, ho risposto positivamente ed con un certo entusiasmo a qualcosa che non credevo potesse essere così bello nella sua artificiosità e che sono lieta di aver avuto il piacere di vivere, come in una realtà distorta, lontana, apparentemente semplice e variopinta ma ricca di significati effluvei, scovato dalle idee, da concezioni filosofiche appartenenti ad un altro mondo che ha parlato a me e ai personaggi mediante un ricco bagaglio di informazioni. La sua veridicità fondata sulla ricerca assidua della conoscenza di cui ci si è dibattuti per molto tempo e di cui il raggiungimento quasi impalpabile di conoscenza coincide con l’impossibilità di vivere in pace.

 

Titolo: Piranesi
Autore: Susan Clark
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 300
Trama: Piranesi vive nella Casa. Forse da sempre. Giorno dopo giorno ne esplora gli infiniti saloni, mentre nei suoi diari tiene traccia di tutte le meraviglie e i misteri che questo mondo labirintico custodisce. I corridoi abbandonati conducono in un vestibolo dopo l’altro, dove sono esposte migliaia di bellissime statue di marmo. Imponenti scalinate in rovina portano invece ai piani dove è troppo rischioso addentrarsi: fitte coltri di nubi nascondono allo sguardo il livello superiore, mentre delle maree imprevedibili che risalgono da chissà quali abissi sommergono i saloni inferiori. Ogni martedì e venerdì Piranesi si incontra con l’Altro per raccontargli le sue ultime scoperte. Quest’uomo enigmatico è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui sono ora soltanto scheletri che si confondono tra il marmo. Improvvisamente appaiono dei messaggi misteriosi: qualcuno è arrivato nella Casa e sta cercando di mettersi in contatto proprio con Piranesi. Di chi si tratta? Lo studioso spera in un nuovo amico, mentre per l’Altro è solo una terribile minaccia. Piranesi legge e rilegge i suoi diari ma i ricordi non combaciano, il tempo sembra scorrere per conto proprio e l’Altro gli confonde solo le idee con le sue risposte sfuggenti. Piranesi adora la Casa, è la sua divinità protettrice e l’unica realtà di cui ha memoria. È disposta a tutto per proteggerla, ma il mondo che credeva di conoscere nasconde ancora troppi segreti e sta diventando, suo malgrado, pericoloso.

lunedì, febbraio 08, 2021

Gocce d'inchiostro: Concerto di una sera d'estate senza poeta - Klaus Modick

Gira e rigira, romanzi intensi e densi di contenuti approdano nel mio salotto virtuale con una certa cadenza. Ad ogni modo, e per fortuna, sino ad oggi non ne sono rimasta delusa, però mi manca lo slancio, l’ispirazione in cui confido per il suo approccio, quella scintilla di interesse che mi faccia leggere quel determinato romanzo perché mi affascina – o mi chiami, come piace definirlo -, anziché per << dovere >>. Questo romanzo, la cui copertina è già di per se bellissima, è stata una lettura molto bella che ho accolto con una certa diffidenza mediante una reading challange a cui sto partecipando da inizio anno. L’espediente è di conoscere, approcciarsi ad autori sconosciuti e non, inerenti a delle tracce, che promettono viaggi spericolati e mozzafiato da cui ne esco quasi sempre guasta. Da quant’è partecipo è stato così, e anche con il romanzo di Klaus Modick la sua lettura è stato meno facile del previsto ma denso, ricco di svariati punti di vista fra letteratura, arte e pittura, che riscrive il mondo di Rilke mediante l’occhio di poeta. Ci si accosta alla sua aura mistica, quasi inavvicinabile, disegnando nel nulla parole, caricando voci che hanno una loro figura, riproducono qualcosa di buon gusto e pregio. L’individuo è un essere senziente venuto al mondo forse perché ha completamente perso la sua direzione. Cosa fare per rinascere da un mondo così piatto e vacuo?

 

Titolo: Concerto di una sera d’estate senza poeta
Autore: Klaus Modick
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 240
Trama: All’inizio del secolo scorso a Worpswede, nel nord della Germania, si erge una dimora che, con le pareti bianche e le finestre chiare, spicca fra le tante fattorie tozze e cupe della regione. È circondata di rose e, soprattutto, di betulle e si chiama perciò Barkenhoff, la casa delle betulle. Dal tetto fino alle cantine, non c’è stanza né oggetto dell’edificio che non sia stato elaborato o modellato dal suo creatore: Heinrich Vogeler, il << principe azzurro di Worpswede >>, il re dello Jugendstil, lo stile nuvo che ha elevato ad arte l’ornamento; un giovane uomo che si aggira nelle campagne intorno alla casa in completo da bohèmien Biedermeir, con tanto di colletto rialzato e fazzoletto da collo, cilindo e bastone da passeggio. Vera e propria opera d’arte totale, Barkenhoff ha attratto presso di sé i maggiori artisti e letterati dell’epoca. Tra tutti, il poeta uniuto da un intenso sodalizio spirituale con Vogeler: Rainer Maria Rilke, il giovane Bohèmien che ha dato del filo da torcere a tutti a Worpswede, andandosene in giro con la camicia fuori dai pantaloni e declamando versi nella sua stanza, mentre picchiava sull’assito i suoi stivali rossi a ritmo indolente e irregolare. Invitato per l’Esposizione d’arte della Germania nordoccidentale, Vogeler è in partenza per Berlino, dove si presenterà nel suo travestimento da << principe azzurro di Worpswede >>. E la granduchessa o il granduca, con indosso l’uniforme di gala, gli consegneranno la Gran medaglia d’oro per l’arte e la scienza per il suo Concerto, un quadro celebrato da un esperto come un inno sonoro alla pace della sera, un momento di festa, di gioia di vivere meditativa. L’esperto non sa che l’opera rappresenta per Vogeler l’esatto opposto: una tragica assenza e un follimento. La tragica assenza è quella di Rilke. Il poeta, nel dipinto, avrebbe dovuto sedere fra paula e Clara, là dove si è seduto quando è comparso per la prima volta al Barenhoff, un genio enigmatico e precoce le cui parole e sguardi facevano struggere le due donne. Il posto, invece, è vuoto, in un’opera che sancisce deliberatamente la fine del sodalizio tra un artista e un poeta che non si limitava a poetare. Il fallimento è quello dell’intera famiglia del Barkenhoff, la comunità di artisti andata in pezzi quando le dolci parole del poeta, per il quale le donne erano amanti o, nella migliore delle ipotesi, muse, sono improvvisamente apparse solo come vuote ideologiche, prediche di un ciarlatano.

sabato, febbraio 06, 2021

Gocce d'inchiostro: Martin Eden - Jack London

Si può non vivere un’esperienza come questa? Ebbi come un’illuminazione, uno scoppio di ilarità, un brivido di eccitazione mista a una buona dose di interesse che, come una risata spontanea, rimbalzò sulle pareti della mia stanza. Invase la mia coscienza al punto tale da non poterne dare una sua forma. Sono giunta tardi in balia della coscienza di questo giovane, con la copia perfetta e ancora profumata di nuovo che stanziava sullo scaffale da parecchio tempio. Ma i romanzi, per fortuna o per sfortuna, sono pazienti ed il momento di leggere della storia di Martin giunse inaspettato solo negli ultimi giorni di gennaio. Venne a trovarmi nel momento in cui mai me lo sarei aspettata, di cui io stessa ho interpretato in svariato modo. Non eclissando però ciò che effettivamente è: un viaggio interiore che è il raggiungimento delle proprie aspirazioni letterarie nonché ascesa nel campo dell’alta società, ma in particolare una parabola. Una rappresentazione dell’inizio di un avventura verso l’inconfutabile fine. Una specie di processo naturalistica dove l’ascesa sociale è narrata come una progressiva regressione autodistruttiva, in cui lo scontro fra uomo e natura non sarà altro che metafora dei contrasti sociali dell’America fra il XIX – XX secolo.

Titolo: Martin Eden
Autore: Jack London
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 11, 90 €
N° di pagine: 526
Trama: Martin Eden, un giovane marinaio di Oackland, salva la vita a un ragazzo della buona borghesia di San Francisco, Arthur Morse. Per ringraziarlo, questi lo presenta alla famiglia e alla sorella Ruth. Tra lei e il giovane marinaio scatta subito un’attrazione vitale, ostacolata però dalle differenze di classe e quindi dalla prevedibile resistenza della famiglia di Ruth. Un po' per farsi accettare socialmente, un po' perché sinceramente affascinato da quel mondo borghese, Martin decide di affinare la propria cultura. Da giovinastro un po’ rozzo, in anni di studio forsennato si trasformerà in uno scrittore di successo. Sembra finalmente realizzata quell’ascesa sociale tanto agognata da Martin.

giovedì, febbraio 04, 2021

Gocce d'inchiostro: Un paese terribile - Keith Gessen

Stavolta il Fato mi aveva condotto in un luogo famigliare, che inizialmente mi ha estraniata, disorientata, e anche se non nego mai la lettura di un buon libro, checche esso sia conosciuto o sconosciuto, ho ceduto con un certo slancio sin dal primo momento in cui Andrew cominciò a parlare. Fuori posto, un piccolo sassolino in una scarpa, che si avviò lungo una strada da cui non vi farà più ritorno nel quale tuttavia si sentirà estraneo, esattamente come mi sono sentita io sin dal primo momento, quasi a disagio, radicandoci con una certa estrema difficoltà. Eppure il bello della sua lettura sta nel squarciare il velo delle convenzioni; oltrepassare un limite che traccia il passaggio di certe figure, certi funnamboli che non sono propriamente buoni né cattivi, che si affannano a sopravvivere. Impegnati nell’eterna e sconfortante lotta di sopraffare il Male. Quasi come un derivato poema russo, una reliquia sacra descritto con un certo distacco emotivo, ho osservato il tutto trincerandomi dietro coperte di solitudini, diffidenza, cappe di silenzio e inquietudini talmente intensi da divenire quasi disturbanti, assordanti, fragorosi. Un istillato di crudele realtà russa il cui messaggio molto bello, però, è un urlo dalla soglia dell’insoddisfazione morale di chiunque. Di chi è costretto ancora a << vivere >> in uno stato totalitario perverso e crudele e di chi giorno dopo giorno ne trae vantaggio, come una sorta di effetto devastante e scatenante.

 

 

Titolo: Un paese terribile
Autore: Keith Gessen
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 20
N° di pagine: 360
Trama: << Questo è un paese terribile >>: è così che nonna Seva, classe 1919, accoglie Andrej, il nipote che è tornato a Mosca dagli Stati Uniti per prendersi cura di lei. È il 2008 e anche se il grigiore sovietico e il regime comunista sono un ricordo, Andrej sospetta che Baba Seva, benchè un po’ svanita, abbia ragione, non foss’altro per il consumismo tossico che assedia la Mosca patinata del nuovo millenio. In fondo, però, al ragazzo non dispiace essere tornato. La casa della nonna ha custodito intatti i ricordi della sua infanzia, quelli accumulati prima di partire con la famiglia e di diventare un esule suo malgrado. E poi a New York non aveva tanto di meglio da fare. Sarah lo ha lasciato malamente, e la sua carriera di docente universitario è di una promettente precarietà. La proposta di suo fratello Dima che di solito si occupa di Seva – doveva lasciare con una certa urgenza la Russia, non si sa bene perché – è arrivata proprio al momento giusto. A Mosca, la vita di Andrej è completamente diversa. Deve adeguarsi alle abitudini della nonna: la spesa al mercato, le sfide agli anagrammi, la visione obbligata del telegiornale della sera. Ma non mancano momenti di grande tensione, come l’imminente bisogno di acquistare delle pantofole bielorusse, le visite da Emma Abramanova, la cui dacia è oggetto di bruciante invidia, o la scoperta di verità impensabili sul passato della famiglia. Dopo poco, Andrej sente il bisogno di frequentare altri giovani. Nonostante qualche primo, inevitabile attrito con gli autoctoni, il ragazzo esce con alcuni amici del fratello, trova una squadra per giocare a hockey, comincia a frequentare un gruppo di attivisti socialisti e incontra Julija, un’affascinante dottoranda. Più impara a conoscere quel paese, che la nonna aveva definito così terribile, più Andrej si convince di voler rimanere. Ma davvero per lui il ritorno in una patria impunemente abbandonata per anni può essere senza conseguenze? 

martedì, febbraio 02, 2021

Romanzi su misura: Gennaio

Malgrado i miei più umili propositi, questo primo mese dell’anno mi sorprese impelagata in situazioni o vicende che in un primo momento mi hanno destabilizzata, in un secondo attanagliata nella sua morsa ferrea. Di sorprese, al giorno d’oggi, ve ne sono di consuete che ti inducono a vestire i panni di situazioni in cui raccapezzarsi non è semplice. Nella landa deserta della mia vita, tuttavia, ad accrescere un racconto tendenzialmente banale e poco originale è la gioia perpetua di catturare il pensiero astratto su carta di altri individui, interpretare il loro linguaggio contorto, comprendere come talvolta si è veramente fortunati a donare sangue e vita a tutto questo.
Questo lungo preambolo, per dire, che questo mese dell’anno è stato essenzialmente inquieto, ma la luce accecante del lavoro che riverso nelle recensioni che scrivo, nei romanzi che leggo, ha reso più magnifico il tutto. Così disguastata del mondo da condurre un esistenza vana, lasciandomi consumare dai rintocchi di storie perlopiù belle il cui eco risuona ancora nella mia testa.

 

 

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Romanzi su misura in carta e inchiostro:


Immerso in una patina di cupezza, drammaticità, fatalità che sedimenta nell’animo come un male incurabile, sentendoci oppressi, desiderosi di scovare una via di fuga abbracciando nuovi dogmi o paradigmi, esplica forti concetti che non ammettono alcun tipo di disuguaglianza. Vivendo ciò che si credeva perduto, conformandosi poi in un'unica bellissima materia.
Valutazione d’inchiostro: 4