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martedì, maggio 25, 2021

Gocce d'inchiostro: Shirley - Charlotte Bronte

Finalmente accadde di poter cogliere l’occasione di leggere questo bellissimo romanzo. C’erano donne forti, atti d’accusa senza remore contro di esse, che mi condusse in un luogo in cui feci perdere completamente le mie tracce. Ero interessata? Assolutamente si. Si trattava di un nuovo viaggio, una nuova occasione trasformata in opportunità, con una vasta gamma di nozioni e ideologie in cui si avverte una parvenza di inquietudine, il desiderio di non poter raggiungere quella strada che avrebbe indotto alla redenzione, a gesta individuali insopportabili e irreparabili, attraverso cui la società dovrebbe interessarsi a dissipare tali mali. Un carico fin troppo pesante, nella resistenza a un dovere che prostra in due, recide chiunque. Chi è dotato di una certa intelligenza confida presto o tardi che sia fatta giustizia, nonostante ciò avrebbe potuto comportare a una scossone di cuori fragili e innocenti, sciolto qualunque privilegio immeritato. L’animo necessita di essere risvegliato, il cuore dovrebbe bearsi di qualunque assetto spontaneo e naturale… cosa fare affinchè l’uomo possa migliorarsi, avvertire più intensamente la vita? Non soltanto le virtù, quelle virtù che si credevano perdute, ma anche difetti e aspetti malvagi?
Shirley è un romanzo che, a dispetto de Il professore o di Jane Eyre, non lascia adito ad alcun dubbio: l’amore, la congiunzione è un lusso che non ci si può osservare. È un vizio, un bene supremo riservato esclusivamente ai ricchi, che si incastra irrimediabilmente e come una tela alla nostra anima, dà libero sfogo ai sentimenti, ai sensi. Ma, grazie alla fede, a un certo dovere e sentimento di profonda devozione che si riserva a Dio, sovvertire ogni cosa. In un contesto a dir poco parco, quasi povero, misero in cui la stessa idea di dovere è intrisa in quella di sopravvivenza e comprensione mancata. 

Titolo: Shirley
Autore: Charlotte Bronte
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 658
Trama: Presto fa amicizia con Caroline, orfana e nullatenente, praticamente il suo opposto. Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore sommerso dai debiti, spietato con i dipendenti e determinato a ristabilire l’onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. Pur invaghito a sua volta dalla dolce Caroline, Robert è conscio di non poterla prendere in moglie: la ragazza è povera, e lui non può permettersi di sposarsi solo per amore. Così, mentre da una parte Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert – convinta che non sarà mai ricambiata – dall’altra Shirley e il suo terreno allettano tutti gli scapoli della zona. Ma l’ereditiera prova attrazione per un insospettabile….


 La recensione:

 

E poi l’amore perdona tutto tranne la meschinità, che uccide l’amore e mutila perfino gli affetti naturali. Senza stima non ci può essere amore.

 

Fra le migliori opere scritte da Charlotte Bronte, personalmente questa, non è da considerarsi alla pari di Jane Eyre o Il professore. Si dice che Shirley sia una storia, un romanzo storico cui molti hanno nutrito serie difficoltà ad avvicinarsi, nonostante la sua autrice sia la stessa che anni fa scrisse e narrò di giovani donne, apparentemente fragili ma forti. Amo la letteratura classica proprio per questo. Non vi è una spiegazione specifica. In Shirley, l’azione si muove mediante l’introspezione dei personaggi … si personaggi, al plurale, che quasi tutti sono legati sentimentalmente a forme di vita o convenienza che in un certo senso si oppongono alle convenzioni del secolo, fuggendo da qualunque forma di serenità o armoniosità. L’Inghilterra era prigioniera e soggettata dal regime napoleonico. Chinque, qualunque agricoltore o coltivatore vagano lungo il sentiero insidioso della vita con nient’altro che sentimenti forti di insoddisfazione morale, un certo disagio a non poter modificare il corso del tempo, sfiaccati e sfiniti, logorata da forze che ostacalano qualunque forma di progresso o ripristino. Il tutto proiettato in un epoca così remota, velata da un’oscurità tanto indefinita che ogni parvenza di consuetudine e ogni confine di laicità sfugge a qualunque forma di comprensione. Creature che sono morte nel momento in cui furono consapevoli che l’Inghilterra stesse avviandosi verso il declino più totale, sebbene qualcosa di essenzialmente balsamico avrebbe potuto favorire ogni cosa.
Il regime napoleonico impedisce di avere un quadro completo di ciò che è necessario e ciò che non lo è. Se una società tendenzialmente misera, popolata da quacchere e anriconformisti, unanimamente diventa un tutt’uno non potendo fare nient’altro che attuare grandi progetti di restrinzioni nonostante non si posseggono i mezzi adatti per raggiungere certi traguardi, ma un buon posto, un luogo adatto affinchè la fede, le virtù, la bontà d’animo possano colmare quel senso di vuoto di un’esistenza sempre uguale a se stessa. Amichevoli, comprensivi, desiderosi di aiutare il prossimo, ma anche rispettosi per quel poco che hanno.
Disseminato come una miniera di risorse e piccoli ed essenziali tesori, Shirley si rifà al Leviatico della Sacra Bibbia. Basta lasciarsi andare. Comprendere ciò che è celato ai nostri occhi, darsi tempo, stare seduti senza poter fare niente ma pregare che qualunque forza suprema possa contrastare ogni impurità, che può scaturire in una rivolta, in dettami stupide e rigide che diventono specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più bisogno di andare altrove. Questo romanzo ha funto esattamente da miniera: leggerlo è bastato per comprenderla.
Mi recai in questo splendido posto per pura e semplice curiosità, destinazione estremamente affascinante a cui mi approcciai non conoscendo alcunchè. Contavo di restarci per qualche giorno, il tempo di trovare un punto d’incontro, stabilire un contatto che mi facesse amare immensamente questa lettura. E pian pianino venni coinvolta nella quotidianità di questa cittadina in cui – me ne resi conto solo dopo – avrei trascorso più tempo. Uno di quei luoghi apparentemente invalicabili da trovare su carta che mi indussi a fiondarmici mediante una catena infinita di casi che fanno il destino come una serie di opportunità.
Mettere su del materiale per scrivere un ritratto della storia della letteratura inglese era un esempio per comprendere il passato e alcune nozioni del mondo circostante, sbarcando in Inghilterra, coinvolta nel dramma di questo disgraziato paese, finendo vittima di Rivoluzioni violente e inaspettate. Mrs Shirley e la catena di eventi che la impelagheranno in situazioni inavvicinabili e crudeli, che ho avuto il piacere di conoscere ampliamente, non aveva un carattere spavaldo ne vivace. Per gran parte della sua vita aveva sonnecchiato in solitudine, fin quando qualcosa e qualcuno la sollevarono dal suolo come un’alveare circondato in cui le forme vaghe sprofondarono come nebbia leggera e vaporosa. Il raggiungimento di svariate forme di indulgenza, che nascondono una grande oscurità: una necessità di cimentarsi in qualcosa, di correre dei rischi, trovarsi sul filo del rasoio.
Cercare soddisfazioni morali osservando certi doveri sociali, politici, individuali, mantengono intatto il carattere e le consuetudini di uomini rispettabili, vagabondando nei cuori di uomini comuni con la certezza che l’amore avrebbe misurato ogni sua resistenza. In vicende che sono uno squarcio relistico e sociale, attorno a gruppi di funamboli insoddisfatti e combattivi per la realizzazione di ideali che avrebbero fatto della loro esistenza espedienti per corrodere il passato, Shirley è un romanzo che abbraccia la religione, la forza dei sentimenti in un epoca che poteva essere afflitta, da un momento all’altro, dalla sofferenza.
Di un certo spessore, di una certa importanza, una bellissima lettura che mi ha travolto lentamente, mediante squarci dell’anima che la sua autrice ha ripercorso mediante un processo a ritroso. Lasciando così, nell’anima di chi legge, un solco profondo del suo passaggio, meritando così una certa importanza.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti: