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domenica, aprile 17, 2022

Gocce d'inchiostro: Washington Square - Henry James

Certe letture arrivano senza nemmeno te ne accorgi. Così come questa recensione, assolutamente imprevista ma che, in un pomeriggio di metà aprile, sconvolse in un certo senso il mio universo personale. Perché? Perché procedo spedita lungo una strada che mi induca a raggiungere qualche obiettivo: in primis, smaltire la pila di arretrati che hanno esaudito e infervorato il mio spirito qualche tempo fa. Sono delle bellissime sensazioni, dei bellissimi momenti, quelli in cui ti scopri a stringere l’ennesimo romanzo. Portarlo a casa, leggerlo nel momento più adatto. E, come ogni cosa, anche per questo romanzo giunse il suo momento, accrebbe il mio amore per la letteratura classica che per forza di cose pervade il mio spirito. Soprattutto se a scriverlo è uno dei miei tanti autori preferiti. Il numero delle sue opere – alcune – già lette, ma sufficienti per comporre un quadro bellissimo e splendido. Alla fine però il cuore è quasi sempre infranto, ma intanto la mia coscienza continua a ripetere che questa è la giusta strada.




Titolo: Washington square
Autore: Henry James
Casa editrice: Newton & Compton
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 250
Trama: È la storia di Catherine Sloper, figlia di un ricco e affermato medico di New York, che ama e crede di essere amata dall'attraente avventuriero Morris Townsend, il quale si rivelerà un cacciatore di dote. Ma è soprattutto la storia drammatica dell'inganno e dell'illusione, di cui Catherine è tragicamente vittima. Washington Square prelude al periodo culminante dell'arte di James, incentrato sul tema del denaro e su quello della rinuncia. Il denaro, infatti, mostra già in questo romanzo tutta la sua forza distruttiva e fatale, la sua capacità di corrompere l'armonia del mondo (come quella della piazza newyorkese che dà il titolo al romanzo e in cui James aveva dimorato con la famiglia), di far esplodere le qualità negative che albergano nell'uomo. Ma quest'opera è anche uno dei primi esempi - il più tangibile - del passaggio da un realismo della vita esterna a quel realismo della coscienza che è il grande contributo di James alla narrativa moderna. 


La recensione:

 

Il suo odio per lei arde con una fiamma livida, la fiamma che non muore mai. Ma essa non illumina il buio del suo avvenire. Se potesse farlo il mio affetto, tutti gli anni della sua vita sarebbero un’eterna giornata di sole.

 
C’era un bellissimo paesaggio. Una New York scintillante in cui vi regna una strana pace, così dignitosa che non capita mai di trovare in altri posti. E un narratore onnisciente, quasi anonimo e invisibile, che riscuotono l’anima di questo romanzo apparentemente semplice e insulsa, ma vigorosa, energica, vivace che mettono su una bella sceneggiatura teatrale nell’ottima posizione di possedere gli affetti come mezzo per riscuotere una rinascita. Perché se di sentimenti Henry James è davvero bravo a parlarne, mi affascina constatarne la bellezza toccando la loro anima. Se ci si accosta, li si osserva con certo stupore, curiosità, conoscerli sarebbe stata l’unica risorsa. Per questo motivo è stato interessante leggere Washington square, accettando ogni cosa, non perché fossi impossibilitata a non farlo semplicemente perché sentivo di farlo, lasciarmi andare affinchè mostrassero le loro difficoltà.
Quella ritratta infatti è la storia di una commedia all’inglese, che ambientata in una zona sontuosa e fatiscente di New York, rispetta i dogmi scelti dalla società del secolo. Catherine, capricciosa e viziata come la bella eroina di Emily Bronte, aveva come unico sostegno quello del padre, e dall’incontro del bel Morris avrebbe finanziato una certa posizione economica.
Quella di Washington square è una storia un po’ ruvida che cade nel sentimentalismo, nel romanticismo, nei gesti imprevedibili del cuore umano che non si esprime tramite gesti eclatanti quanto il reciproco rispetto che incorre fra una relazione e un’altra. Allo stesso tempo, non accettare questo tipo di sentimento ritratto però così bene e confrontato a pensieri inviolabili e drammatici voleva dire non guadagnarne la fiducia dei protagonisti, anche se dalle parti di Washington square era difficile trovare anche la minima parvenza di tranquillità, ed io sapevo già come sarebbero andate le cose. Per me, il solo pensiero di metterci piede mi bastò per rivivere, cogliere la bellezza di implicito che ho colto nella bellezza di un tumulto trascinante, discordante, angosciante, che mi ha permesso di comprendere Catherine in ogni sua sfaccettatura. Lei, che stramazzavo a tentoni per terra, lei stessa a subire ingiustizie, umiliazioni, a versare calde lacrime per qualcuno che non avrebbe forse meritato, non era la storia d’amore per eccellenza, ma è stata quella storia giunta al momento giusto.
Comprendo perfettamente i motivi per cui James è ricordato calorosamente. Non nego che anche io sono una sua grande amante, poiché impossibilitata a comprendere per quale motivo uno avesse voglia di avventurarsi su un terreno incerto come quello dell’instabilità, che sembra una follia delirante, l’ineluttabile discesa nel pietoso, nel disgusto, nel fallimento e nella delusione, ma anche perché, essendo stato scritto in un epoca parecchio lontana alla nostra, è stato consacrato e tuttora ricordato come quel pilastro della letteratura vittoriana che volente o nolente ricorderemo per sempre. Chi ce l’avrebbe fatta con le proprie forze, la propria pazienza, avrebbe scansato le innumerevoli occasioni in cui un sentimento come questo doveva sfociare in qualcosa di meno dannoso e gravoso, umiliandosi e perdendo fiducia in se stessa struggendosi per un uomo così pusillanime e restio alla sensibilità o alla comprensione. Non credo però che l’amore fra due giovani amanti sia perfetto, e non credo ci sia niente di male ad amare qualcosa di così imperfetto che disgraziatamente non sarà mai perfetto, ma la cui anima – così lucente e scintillante come avverse stelle – sarebbe rimasta, si sarebbe mantenuta là dove le nostre anime riposeranno eternamente. Nel bene o nel male, in monologhi o dialoghi che vertono quasi sempre nell’egoismo, nella proclamazione del loro impetuoso amore.
Washington square svettava dinanzi ai miei occhi come quella sentinella solitaria, ammantata da luci sgargianti e palazzi fatiscenti. Ha funto da litania sofisticata, turbolenta e magnetica che mi ha ammaliata intensamente. Ha lacerato il mio cuore ancora giovane, nonostante tutto attorno si sia celato un mondo di sfarzo e ombre. Una lettura da cui sono stata affascinata dalla bellezza e dei misteri di questo splendido posto, incaponita a raddrizzare la testarda Catherine, destinata a non saper del tutto cogliere i confini fra intimitià, essenza, assenza. Avventura letteraria che non scompare con l’ultima pagina ma il cui ricordo perpetua nel tempo, precipitando irrimediabilmente in una caterva di episodi coinvolgenti e straordinari.

Valutazione d’inchiostro: 4 +

2 commenti: