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venerdì, aprile 15, 2022

Solo un'illusione: romanzi che credevo di amare ma che ho odiato

Nella mia carriera di lettrice, ci sono stati momenti in cui le strapiene librerie che compongono la mia camera fondarono una sorta di fortezza contro gli assalti ingiusti della sottoscritta. Perché scrivo questo? Perché da grande amante della letteratura, del cartaceo, di romanzi << vecchio stile >> è capitato che io percorressi inalberando espressioni di diniego e protesta contro l’anima di qualcosa o qualcuno che non fu attinente al mio spirito. La lettura del romanzo di Balzac ha sortito questa riflessione, e da essa un post che non vuol mettere contro niente e nessuno ma che appoggia ciò per cui sono una grande promulgatrice: se non compi certe esperienze non puoi sapere cosa aspettarti. Nel caso del romanzo La cugina Bette non si è rivelata quel tipo di lettura da bocciare impunemente ma nemmeno quel romanzo le cui vicende mi avvinsero al punto da farmi perdere completamente il senso del tempo, ma scontrandosi contro quegli idiomi del giusto o sbagliato appoggio la mia posizione che se non avessi abbracciato certe letture non sarei la lettrice che sono. Nel bel mezzo di tutto questo, il mondo del digitale ha funto da straordinario espediente. Quante ciofeche mi sono risparmiata! Quanti acquisti impulsivi ho scansato, contro ogni impulso, contro ogni emozione. E l’unica ragione è la mia insana diffidenza, che in certi casi si è rivelata benefattrice. Incoraggiata ad aderire e soddisfare quell’insana curiosità che spesso mi contraddistingue, quindi nel corso degli anni non ho mai perso tempo ad abbracciare opere che, a lettura terminata, avrei relegato in una stanza remota della mia coscienza. E senza perdermi ulteriormente in chiacchiere, ecco quei romanzi che in un certo senso mi hanno salvata…. Mi hanno indotto a scansare l’acquisto compulsivo! Dato che il mio spirito predilige le storie classiche, quelle intrappolate in anime romantiche e sensibili, senza dubbio quelle in cui sguazzo impunemente. E anche se alla fine sembra del tempo perso, non ho mai creduto fosse così. Non il massimo dell’esperienze letterarie vissute, ma ammenda a trarre tesoro da ciò che talvolta la vita ci riserva.


Prima delusione letteraria, in ordine cronologico, è sicuramente quella del romanzo di Jennieke Cohen. Una lettura che nel suo piccolo ha funto da piacevole distrazione agli assalti incauti e bruschi della vita, ma per nulla incline all’idea di classico che attribuisco solitamente a questo tipo di letture in cui l’angoscia persiste anche quando nessun segno di essa è visibile a occhio nudo. 


Titolo: Un’alleanza pericolosa
Autore: Jennieke Cohen
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 456
Trama: Lady Victoria Aston ha tutto ciò che potrebbe desiderare: una sorella maggiore felicemente sposata, il futuro della proprietà di famiglia assicurato, e la possibilità di perdere tempo gironzolando nei campi attorno a casa. Ma basta una notte per sconvolgere definitivamente la sua vita comoda e idilliaca. Suo cognato si rivela infatti un terribile mascalzone e adesso tocca a lei trovare un marito, o la sua famiglia perderà tutto. Armata solo di quello che ha imparato dai romanzi di Jane Austen, Vicky fa il suo debutto in società: ma nemmeno le parole della scrittrice sono in grado di aiutarla a capire se il meraviglioso e astuto signor Carmichael sia in realtà una canaglia; se il suo ex migliore amico, il bellissimo Tom Sherborne, sia più interessato alla sua dote o al suo cuore; né sono in grado di aiutarla a liberarsi delle attenzioni del lezioso signor Silby. Soprattutto, nei libri di Vicky non c'è nulla riguardo gli strani incidenti che iniziano a capitare attorno a lei. E che potrebbero non farla arrivare viva al giorno delle nozze.

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Altra delusione, un romanzo che mi affascinò sin dalla copertina ma che si è rivelato nient’altro che l’assimilazione del processo di natura predominante sulle donne che produce un'infinità di domande a cui non ci verrà data una risposta. Accozzaglia di sensazioni che predominano su forze o entità sconosciute che gettano il sesso femminile fra le fiamme, anneriti e distrutte come carta dalla crudeltà umana.  


Titolo: La custode dei peccati
Autore: Megan Campisi
Casa editrice: Nord
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 400
Trama: Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece  il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May, si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all’unico persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d’intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre…

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Altro romanzo, altra opera a cui ho riservato un certo fascino in cui ho trovato nozioni e concetti concerni al secolo, scevro di passione, sentimenti di autoaffermazione dell’anima, rabbia o follia, sciatto, impreciso, imperfetto destinato a divenire massima di vita, istinto e carne. Conseguenza dello spirito di consumarsi come una candela. Così triste e amaro, di cui la stessa autrice si fa alata e inavvicinabile. Raccontate non in prima persona ma costruita con eventi che le scombussoleranno la vita con prepotenza e impetuosità.

Titolo: Il cuore vero
Autore: Sylvia Townsend Warner
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 240
Trama: Nell’Inghilterra vittoriana Sukey Bond, appena uscita dall’orfanotrofio, viene mandata a servizio in una fattoria dell’Essex. Nulla di meno fiabesco, verrebbe da pensare. Eppure la scrittura obliqua e onirica di Sylvia Townsend Warner ci fa vivere, in questo romanzo una delle più enigmatiche ed emozionanti storie d’amore che sia dato leggere, ispirata ad Amore e Psiche. Perché nella fattoria lavora un giovane bellissimo ed elusivo, che nei loro rari, furtivi incontri guarda Sukey << con un’espressione di splendente trionfo >>. Tutti dicono che è un << idiota >>, ma Sukey lo vede solo << ilare e candido >>, nella consapevolezza che lei, e solo lei, potrà renderlo felice. E quando Eric verrà rapito, Sukey capirà che il suo futuro non è più << una regione inesplorata fatta di nuvole >>, e andrà a cercarlo con infinita determinazione: innumerevoli saranno le sue peripezie, al termine delle quali ritroveremo, miracolosamente, la fiducia nell’impossibile.

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Romanzo che disgraziatamente non ho  << capito >> non rifiutandomi tuttavia a farlo. E ciò ha suscitato un malessere fisico; ho avuto la sensazione di mancare di rispetto al suo autore, ai suoi personaggi perché tutto sommato Aristotele e Dante sono stati quella comitiva piacevole che nessuno rinnegherebbe. Specialmente per il target a cui è indirizzato. Un piccolo opulento gioiellino di malinconica aspirazione morale, ombre oscurate da un sole forse fin troppo gigantesco persino per loro.


Titolo: Aristotele e Dante scoprono i segreti dell’universo
Autore: Benjiamin Alir Sàenz
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 360
Trama: Dante sa nuotare. Ari no. dante è colto e sicuro di se. Ari non conosce abbastanza parole. Dante si perde pensando all’arte e alla poesia. Ari si perde pensando al fratello maggiore in carcere. Tutto farebbe pensare che un ragazzo come Dante, che ha davanti a sé la prospettiva di una vita eccezionale, sia l’ultima persona in grado di rompere il muro che Ari si è costruito attorno. Ma quando si incontrano, Dante e Ari legano subito. Condividono libri, pensieri, sogni, risate. Imparano l’uno dall’altro nuove parole e iniziano a ridisegnare i confini dei loro mondi. Soprattutto, scoprono che l’universo è un posto enorme e difficile.


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Un opera che non sconsiglio specie agli appassionati di mitologia greca, ma che non ha abbattuto  quell’effetto iniziale di credere alla sua magnificenza. E non credo che sia colpa dello stesso autore, quanto di gusto personale. Fantasia illusoria che si è dimenata alla luce morente di un crepuscolo – più reale del mio irresistibile desiderio di incontrare faccia a faccia l’autore, come un lontano amico di vecchia data.  


Titolo: American Gods
Autore: Neil Gaiman
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 28, 50 €
N° di pagine: 523
Trama: Dopo tre anni di prigione Shadow sta per tornare in libertà quando viene a sapere della morte misteriosa della moglie e del suo migliore amico. Sull’aereo che lo riporta a casa l’uomo riceve una proposta di lavoro da un tipo piuttosto enigmatico, Mister Wednesday; Shadow accetta, ma gli servirà ancora qualche tempo per scoprire chi sia in realtà il suo capo, chi siano i suoi compagni d’affari e chi i suoi concorrenti.





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Un linguaggio schietto e semplice, una storia che non colpisce ma allieta l’animo per il suo essere superficiale, quasi ridicolo, purchè entri nella nostra vita. Fonte inesauribile di nozioni di cui la Flagg non ha attinto egregiamente affinchè potesse instaurarsi un legame profondo fra me e la sua storia.

 

Titolo: Pomodori verdi fritti
Autore: Fannie Flagg
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 368
Trama: Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un’isolata località dell’Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poeti banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza.

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Un romanzo dal fragoroso, forte senso di riscatto che disgraziatamente non è divenuto parte di me. Più distaccata, una volta che ero partecipe alla vicenda, un po’ insoddisfatta ad abbracciare un opera che non dice più di ciò che è stato detto da altri autori. In un giardino solidificato da alte muraglie, ingiusto, imprescindibile, il suo essere vulnerabile che solo in contrappeso di forme di sostentamento al nulla più assoluto.

Titolo: Il grande mare dei Sargassi
Autore: Jean Rhys
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 170
Trama: “C’è in “Jane Eyre” di Charlotte Bronte un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella erediteria creola. Jean Rhys ha avuto l’idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell’arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un’idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell’esecuzione. Ora l’esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia… scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d’amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda.

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Domande a cui non si ha una vera risposta, svanisce nel momento in cui la sua figura silenziosa si mosse attorno alla mia aura lucente divenendo, anche se per poco tempo, quel compagno da cui ho imparato qualcosa. Ma non sedotto al punto da esserne ammaliata, giunto silenziosamente e congedatosi tra il frastuono dei miei pensieri.


Titolo: Una cosa divertente che non farò mai più
Autore: David Foster Wallace
Casa editrice: Minimum Fax
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 150
Trama: A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la permanenza sulla “meganave” si trasforma in un’esilarante cronaca, ma anche in un acido ritratto dell’americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della sua eleganza pacchiana e naturalmente della sua ricerca di un forzato e artificiale relazione
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Il pianto trattenuto di chi lo ha scritto. Un pianto irrefrenabile misto a una serie di lamenti che non interpreta solo il linguaggio dell’amore, privato e intimo, ma quell’infinità di sensazioni che non hanno anticipato il piacere di leggere l’ennesima storia d’amore. Si perché sono altre le storie d’amore che mi danno alla testa. Nonostante, paradossalmente, quello dell’autore sia stato un gesto di seduzione originale, drammatico, passionale, tragico lanciato come una confessione sussurrata dalla soglia morale della nostra insoddisfazione. Ed è da qui che deriva il mio giudizio, il mio sentirmi insoddisfatta che non ha colto nient’altro che la pazienza di un ossessione che non ha avuto sfogo ed effetto.

Titolo: Che tu sia per me il coltello
Autore: David Grossman
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 330
Trama: In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro, ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare a qualcuno, e in questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e "impudico" che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima (e il corpo) di un altro essere umano.

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Nulla di particolarmente memorabile che indicasse un certo ammaliamento, un fantasy che ha funto da ponte di comunicazione che disgraziatamente mi ha indotta a giudicarlo diversamente da quel che credevo. Un mondo distorto, magico, ambientato in una terra lontana e remota in cui la fabula si intreccia a vicende di vita odierne, mondane. Una specie di beneficio per l’anima, che tuttavia alla mia ha dato l’effetto indesiderato, dolce ma allo stesso amaro, che si divora nel giro di una manciata di ore.

Titolo: Il viaggio di Halla
Autore: Naomi Mitchison
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 180
Trama:  Questa è la storia di Halla, figlia di un re che decide di abbandonarla nei boschi. Qui viene accudita dagli orsi e poi cresciuta dai draghi sulle montagne rocciose; ma il tempo dei draghi, minacciati dagli odiosi e crudeli esseri umani, sta per finire. Odino, Padre di tutte le cose, offre ad Halla una scelta: vivere alla maniera dei draghi, accumulando tesori da difendere, o viaggiare leggera e attraversare il mondo con passo lieve? Iniziano così le fantastiche avventure della ragazza, che girovagherà alla scoperta di nuove terre e antiche leggende, in mezzo a creature incredibili, luoghi misteriosi e magie dimenticate. La sua conoscenza di tutti i linguaggi, sia quelli umani che quelli animali, la aiuterà ad andare oltre le apparenze, ma anche a mettere in discussione ciò in cui ha sempre creduto, mentre affronta, una dopo l’altra, le nuove sfide sul suo cammino.

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