Nella mia carriera di lettrice, ci sono
stati momenti in cui le strapiene librerie che compongono la mia camera
fondarono una sorta di fortezza contro gli assalti ingiusti della sottoscritta.
Perché scrivo questo? Perché da grande amante della letteratura, del cartaceo,
di romanzi << vecchio stile >> è capitato che io percorressi
inalberando espressioni di diniego e protesta contro l’anima di qualcosa o
qualcuno che non fu attinente al mio spirito. La lettura del romanzo di Balzac
ha sortito questa riflessione, e da essa un post che non vuol mettere contro niente
e nessuno ma che appoggia ciò per cui sono una grande promulgatrice: se non
compi certe esperienze non puoi sapere cosa aspettarti. Nel caso del romanzo La
cugina Bette non si è rivelata quel tipo di lettura da bocciare impunemente ma
nemmeno quel romanzo le cui vicende mi avvinsero al punto da farmi perdere
completamente il senso del tempo, ma scontrandosi contro quegli idiomi del
giusto o sbagliato appoggio la mia posizione che se non avessi abbracciato
certe letture non sarei la lettrice che sono. Nel bel mezzo di tutto questo, il
mondo del digitale ha funto da straordinario espediente. Quante ciofeche mi
sono risparmiata! Quanti acquisti impulsivi ho scansato, contro ogni impulso,
contro ogni emozione. E l’unica ragione è la mia insana diffidenza, che in
certi casi si è rivelata benefattrice. Incoraggiata ad aderire e soddisfare
quell’insana curiosità che spesso mi contraddistingue, quindi nel corso degli
anni non ho mai perso tempo ad abbracciare opere che, a lettura terminata,
avrei relegato in una stanza remota della mia coscienza. E senza perdermi ulteriormente
in chiacchiere, ecco quei romanzi che in un certo senso mi hanno salvata…. Mi hanno
indotto a scansare l’acquisto compulsivo! Dato che il mio spirito predilige le
storie classiche, quelle intrappolate in anime romantiche e sensibili, senza dubbio
quelle in cui sguazzo impunemente. E anche se alla fine sembra del tempo perso,
non ho mai creduto fosse così. Non il massimo dell’esperienze letterarie
vissute, ma ammenda a trarre tesoro da ciò che talvolta la vita ci riserva.
Prima delusione letteraria, in ordine
cronologico, è sicuramente quella del romanzo di Jennieke Cohen. Una
lettura che nel suo piccolo ha funto da piacevole distrazione agli assalti
incauti e bruschi della vita, ma per nulla incline all’idea di classico che
attribuisco solitamente a questo tipo di letture in cui l’angoscia persiste
anche quando nessun segno di essa è visibile a occhio nudo.
Titolo: Un’alleanza pericolosa
Autore: Jennieke Cohen
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 456
Trama: Lady Victoria Aston ha tutto ciò che potrebbe desiderare: una sorella maggiore felicemente sposata, il futuro della proprietà di famiglia assicurato, e la possibilità di perdere tempo gironzolando nei campi attorno a casa. Ma basta una notte per sconvolgere definitivamente la sua vita comoda e idilliaca. Suo cognato si rivela infatti un terribile mascalzone e adesso tocca a lei trovare un marito, o la sua famiglia perderà tutto. Armata solo di quello che ha imparato dai romanzi di Jane Austen, Vicky fa il suo debutto in società: ma nemmeno le parole della scrittrice sono in grado di aiutarla a capire se il meraviglioso e astuto signor Carmichael sia in realtà una canaglia; se il suo ex migliore amico, il bellissimo Tom Sherborne, sia più interessato alla sua dote o al suo cuore; né sono in grado di aiutarla a liberarsi delle attenzioni del lezioso signor Silby. Soprattutto, nei libri di Vicky non c'è nulla riguardo gli strani incidenti che iniziano a capitare attorno a lei. E che potrebbero non farla arrivare viva al giorno delle nozze.
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Altra delusione, un romanzo che mi
affascinò sin dalla copertina ma che si è rivelato nient’altro che l’assimilazione
del processo di natura predominante sulle donne che produce un'infinità di
domande a cui non ci verrà data una risposta. Accozzaglia di sensazioni che
predominano su forze o entità sconosciute che gettano il sesso femminile fra le
fiamme, anneriti e distrutte come carta dalla crudeltà umana.
Titolo: La custode dei peccati
Autore: Megan Campisi
Casa editrice: Nord
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 400
Trama: Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May, si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all’unico persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d’intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre…
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Altro romanzo, altra opera a cui ho
riservato un certo fascino in cui ho trovato nozioni e concetti concerni al
secolo, scevro di passione, sentimenti di autoaffermazione dell’anima, rabbia o
follia, sciatto, impreciso, imperfetto destinato a divenire massima di vita,
istinto e carne. Conseguenza dello spirito di consumarsi come una candela. Così
triste e amaro, di cui la stessa autrice si fa alata e inavvicinabile.
Raccontate non in prima persona ma costruita con eventi che le scombussoleranno
la vita con prepotenza e impetuosità.
Titolo: Il cuore vero
Autore: Sylvia Townsend Warner
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 240
Trama: Nell’Inghilterra vittoriana Sukey Bond, appena uscita dall’orfanotrofio, viene mandata a servizio in una fattoria dell’Essex. Nulla di meno fiabesco, verrebbe da pensare. Eppure la scrittura obliqua e onirica di Sylvia Townsend Warner ci fa vivere, in questo romanzo una delle più enigmatiche ed emozionanti storie d’amore che sia dato leggere, ispirata ad Amore e Psiche. Perché nella fattoria lavora un giovane bellissimo ed elusivo, che nei loro rari, furtivi incontri guarda Sukey << con un’espressione di splendente trionfo >>. Tutti dicono che è un << idiota >>, ma Sukey lo vede solo << ilare e candido >>, nella consapevolezza che lei, e solo lei, potrà renderlo felice. E quando Eric verrà rapito, Sukey capirà che il suo futuro non è più << una regione inesplorata fatta di nuvole >>, e andrà a cercarlo con infinita determinazione: innumerevoli saranno le sue peripezie, al termine delle quali ritroveremo, miracolosamente, la fiducia nell’impossibile.
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Romanzo che disgraziatamente non ho << capito >> non rifiutandomi tuttavia
a farlo. E ciò ha suscitato un malessere fisico; ho avuto la sensazione di
mancare di rispetto al suo autore, ai suoi personaggi perché tutto sommato
Aristotele e Dante sono stati quella comitiva piacevole che nessuno
rinnegherebbe. Specialmente per il target a cui è indirizzato. Un
piccolo opulento gioiellino di malinconica aspirazione morale, ombre oscurate
da un sole forse fin troppo gigantesco persino per loro.
Autore: Benjiamin Alir Sàenz
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 360
Trama: Dante sa nuotare. Ari no. dante è colto e sicuro di se. Ari non conosce abbastanza parole. Dante si perde pensando all’arte e alla poesia. Ari si perde pensando al fratello maggiore in carcere. Tutto farebbe pensare che un ragazzo come Dante, che ha davanti a sé la prospettiva di una vita eccezionale, sia l’ultima persona in grado di rompere il muro che Ari si è costruito attorno. Ma quando si incontrano, Dante e Ari legano subito. Condividono libri, pensieri, sogni, risate. Imparano l’uno dall’altro nuove parole e iniziano a ridisegnare i confini dei loro mondi. Soprattutto, scoprono che l’universo è un posto enorme e difficile.
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Un opera che non sconsiglio specie agli
appassionati di mitologia greca, ma che non ha abbattuto quell’effetto
iniziale di credere alla sua magnificenza. E non credo che sia colpa dello
stesso autore, quanto di gusto personale. Fantasia illusoria che si è dimenata
alla luce morente di un crepuscolo – più reale del mio irresistibile desiderio
di incontrare faccia a faccia l’autore, come un lontano amico di vecchia data.
Autore: Neil Gaiman
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 28, 50 €
N° di pagine: 523
Trama: Dopo tre anni di prigione Shadow sta per tornare in libertà quando viene a sapere della morte misteriosa della moglie e del suo migliore amico. Sull’aereo che lo riporta a casa l’uomo riceve una proposta di lavoro da un tipo piuttosto enigmatico, Mister Wednesday; Shadow accetta, ma gli servirà ancora qualche tempo per scoprire chi sia in realtà il suo capo, chi siano i suoi compagni d’affari e chi i suoi concorrenti.
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Un
linguaggio schietto e semplice, una storia che non colpisce ma allieta l’animo
per il suo essere superficiale, quasi ridicolo, purchè entri nella nostra vita.
Fonte inesauribile di nozioni di cui la Flagg non ha attinto egregiamente
affinchè potesse instaurarsi un legame profondo fra me e la sua storia.
Autore: Fannie Flagg
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 368
Trama: Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un’isolata località dell’Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poeti banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell’esistenza.
Un romanzo dal fragoroso,
forte senso di riscatto che disgraziatamente non è divenuto parte di me. Più
distaccata, una volta che ero partecipe alla vicenda, un po’ insoddisfatta ad
abbracciare un opera che non dice più di ciò che è stato detto da altri autori.
In un giardino solidificato da alte muraglie, ingiusto, imprescindibile, il suo
essere vulnerabile che solo in contrappeso di forme di sostentamento al nulla
più assoluto.
Autore: Jean Rhys
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 170
Trama: “C’è in “Jane Eyre” di Charlotte Bronte un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella erediteria creola. Jean Rhys ha avuto l’idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell’arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un’idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell’esecuzione. Ora l’esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia… scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d’amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda.
Domande a cui non si ha una vera risposta, svanisce nel
momento in cui la sua figura silenziosa si mosse attorno alla mia aura lucente
divenendo, anche se per poco tempo, quel compagno da cui ho imparato qualcosa.
Ma non sedotto al punto da esserne ammaliata, giunto silenziosamente e congedatosi
tra il frastuono dei miei pensieri.
Titolo: Una cosa divertente
che non farò mai più
Autore: David Foster Wallace
Casa editrice: Minimum Fax
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 150
Trama: A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana
in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la
permanenza sulla “meganave” si trasforma in un’esilarante cronaca, ma anche in
un acido ritratto dell’americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della
sua eleganza pacchiana e naturalmente della sua ricerca di un forzato e
artificiale relazione.
Il pianto trattenuto di chi
lo ha scritto. Un pianto irrefrenabile misto a una serie di lamenti che non
interpreta solo il linguaggio dell’amore, privato e intimo, ma quell’infinità
di sensazioni che non hanno anticipato il piacere di leggere l’ennesima storia
d’amore. Si perché sono altre le storie d’amore che mi danno alla testa.
Nonostante, paradossalmente, quello dell’autore sia stato un gesto di seduzione
originale, drammatico, passionale, tragico lanciato come una confessione
sussurrata dalla soglia morale della nostra insoddisfazione. Ed è da qui che
deriva il mio giudizio, il mio sentirmi insoddisfatta che non ha colto
nient’altro che la pazienza di un ossessione che non ha avuto sfogo ed effetto.
Titolo: Che tu sia per
me il coltello
Autore: David Grossman
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 330
Trama: In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un
gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair
le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi
vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione e
Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro,
ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare a qualcuno, e in
questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza
dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle
parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno
aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una
svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e
"impudico" che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere
la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima (e il corpo)
di un altro essere umano.
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Post interessante, grazie
RispondiEliminaA te 🤗❤️
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