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giovedì, giugno 29, 2023

Gocce d'inchiostro: Diario 2 - Anaïs Nin

L’emozioni suscitate in queste pagine sono state infinitesimali, se si considera solo l’arte di un meccanismo di parole che è stato adoperato. Questi Diari ci pongono al  centro di vicende in cui si desidera ripercuotere il passato, mantenere vivo, intatto l’andamento accidentale e casuale della vita. Affinando uno stile di per sé netto ma drammaticamente nevrotico, poiché l’Io non è solo camuffato ma assente. Un tipo di scrittura che si pose dinanzi al mio animo come modo di donare o adornare “gioielli”, tendere cioè alla perfezione, all’ordine, all’impeccabilità, alla lucentezza delle cose e non alle imperfezioni umane ma ai balbettii del cuore, esattamente come facevano gli altri. Una poetica influenzata soprattutto da Proust, in quanto non parla solo a se stessa ma condivide i suoi stati d’animo, i suoi più intimi segreti, proiettati in una città sfavillante, luminosa come un sogno avvolto nella nebbia e negli effluvi morali.

Titolo: Diario 2
Autore: Anaïs Nin
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 480
Trama: Questo secondo volume del diario di Anais Nin comincia con l'arrivo a New York, dove Otto Rank l'ha chiamata per aiutarlo nel suo lavoro di psicoanalista. È il successo, con Rank e con i pazienti; è la vita varia, pulsante, brutale della città nuova; è la riconferma della propria vocazione di scrittrice. Ritorno in Francia, nuove amicizie, nuovi incontri, dubbi e messe a fuoco sempre più precise delle proprie scelte umane e artistiche. Ma lo scoppio della guerra civile spagnola e poi della Seconda guerra mondiale mette fine a tutto un modo di vivere costruito con fatica e amore. Il volume si chiude con una seconda partenza per New York, non più all'insegna dell'avventura e della scoperta, ma in fuga, con smarrimento.

La recensione:

 

Quando un desiderio è bloccato, la maggior parte della gente reagisce con filosofia. Ma in me, il desiderio sconfitto è una porzione di vita che viene ucciso.

 

La produzione letteraria di un’autrice straordinaria, e che io amo molto, come Anais Nin, è discretamente vasta, per me ancora sconosciuta ma bellissima opportunità per conoscerla e studiarla a fondo.  Tre romanzi prima di questo, dichiarazioni d’amore a uomini ambiziosi e potenti, divagazioni sulla vita e sul sesso senza alcuna remora erano pieni di << magia >>, parole evocative che esplicano nient’altro che l’anima di una ragazza qualunque intrappolata in un  mondo che si sta sbriciolando lentamente ai suoi occhi e in cui, ogni donna qualunque, e non solo, avvertirono il desiderio di affermarsi nel mondo individuale ma con panico e una certa isteria.
Questi Diari, per la precisione questo secondo, furono concepiti come esigenza di riversare in quel contenitore imperfetto sprazzi di un’anima dilaniata, recisa dal tempo e dallo spazio attraverso cui ho potuto comprendere la frustrazione, l’amarezza che attanagliarono l’autrice, spesso nel momento in cui si sedette alla scrivania e scrisse. Uomini grandi e straordinari che non conobbero la povertà e la sofferenza, non poterono comprendere il significato dietro queste parole. Ma non lei, che colse questo assetto, rivelò un frammento della sua comprensione. Aspirando all’assoluto nella creazione e nell’esplicazione dell’amore, irruento, violento, volontario, spasmodico, e desiderosa di valicare i confini impersonali, impensabili e improponibili attraverso cui si abbraccia la vita soffermandosi proprio su quello che dovrebbe essere anziché quello che è. Perché pur quanto ci si affanni a realizzare il contrario, l’esperienza non potrà mai sostituire la saggezza. Affannosamente ha tentato di trovare un significato intero dell’esistenza, arrivando così alla conclusione quanto essa è assurda, illogica, priva di significato. Ma non c’è un vero e proprio significato cosmico per ogni cosa quanto si desidera attribuirla un significato particolare.
La quantità, il dramma e il conflitto contro la perdita della propria identità, dell’essenza, sono impersonali. Simboli di dramma americano, lo spirito che vorrebbe controllare la memoria, la materia. Ed ecco che, impegnarsi a scovare qualcosa di palese e coerente, che si installa dentro di lei come un seme della sua creatività, del suo genio, assieme ai misteri che la vita ci riserva, dimostra i segni di un arte istantanea, immediata, spontanea, più consona alla sua anima, prima che passi attraverso i suoi condotti cerebrali e diventi un’astrazione, un’invenzione, una bugia. E questa necessità di scovare nel profondo è deleteria perché in questo modo la donna svanirebbe comparatamente. Diventando cieca, o perlomeno facendo finta di non vedere.
Nella confusione di effluvi di sesso, inchiostro appena rovesciato, alcol e droghe, pensai che la Nin si fosse posta agli altri, costantemente, poiché solo così poté comprendere la letteratura. Il potere della scrittura, in quanto nessuno, prima di lei, sguazzarono nel fango e allo stesso tempo poterono rialzarsi. Proprio loro che si ribellarono, protestarono angosciosi, sgomentarono la gente, la ossessionarono a tal punto che la << estraniarono >> dalle sue stesse opere. I surrealisti credevano fosse possibile vivere di sovrapposizione, esprimendo passato e presente, sogno e realtà convinti che l’uomo fosse bidimensionale, non esistono o si sperimenti qualcosa che trascenda dalla stessa vita esistendo all’interno di uno stato multilaterale. E da qui deriva il mio amore incommensurabile nei suoi riguardi: far brillare di luce propria qualcosa che ha splendore diverso, una luce dal colore più acceso. Il desiderio violento di essere dentro calori e colori, di vivere respirando piacere, non essendo mai sola, infrangendo l’isolamento come qualcosa di folle ma assolutamente necessario.
Questo è un tipo di nevrosi, una forma moderna di scrittura e di romanticismo che genera sete di perfezione, l’ossessione di vivere quanto si è solo immaginato, e ciò rivela illusioni, il rifiuto della realtà, il potere di immaginare la << capacità >> di soffrire senza riuscire a sostenerla, dotato di una certa forza creativa che si trasforma in distruzione. Partorire un’idea, che è descritta e calibrata con una certa esagerazione e di cui la vita stessa è al culmine, così reale e appassionata, consapevole e distaccata. Rifugio per la sua anima semplice e appassionata, modo per sfogare la sua creatività, quando si credeva che il mondo non potesse cambiare realizzandone così uno personale.
La Nin fu sicuramente un tipo estroso ma dotata di un’anima buona, sensibile, grande e potente. La scienza avrebbe potuto aiutarla a illuminare il suo cammino, ad aprire la sua mente, illuminazione poetica dell’esistenza che fa innamorare i pazienti della vita, la restituisce. Scrivere diviene così un modo per essere liberi, far vibrare l’anima di una melodia tutta sua, scrollandoci di dosso il fardello della nuda e cruda realtà quanto mostrando le nostre paure, le nostre debolezze. Proiettati in un periodo storico di puro e vero disfacimento e disintegrazione, in cui l’arte non è considerata una vocazione quanto una professione, una riflessione, una religione, una malattia, una via di fuga, una forma di nevrosi da cui si fugge, ci si sente alla deriva. Forse un buon modo per sfuggire dalla fatalità di un mondo statico, tragico, crudele? Un espediente per scovare rifugio nell’arte mediante poesia?
La vita è una lunga fune da cui ci si districa precariamente, si cerca l’assoluto solo nella molteplicità. In elementi dispersi, in più vite, in funamboli che sembrano dotati di sinfonia sintetica, fuori da tutte le cose, in una trama che non è reale e umana ma che la poesia scuote come percosse. La donna desidera essere domata, coinvolta in qualunque intrigo amoroso e poetico, anche se racchiusi in disperati gesti, afflizioni, gente intrappolata in tragedie particolari da cui si tenta di avere compassione. E, nell’insieme, si aggrappano ad altre disperdendosi, atrofizzando, conducendoli dinanzi al vuoto, alla scissione, alla schizofrenia. Divorati da un forte sentimento che le impossibilita a non provare sentimenti per gli altri.
Ascesa nel futuro, nell’esultanza, nella brillantezza poetica, così rumorosa e frastornata, questi diari sono un invito a guardarsi dentro e da cui la stessa autrice potrà abdicare. Come? Interagendo col prossimo. Mutando da piccola e gentile donnina francese, rimpicciolita in un fascino intelligente e peccaminoso, in qualcosa di grande e potente che presto o tardi scoverà un mondo nuovo, dai valori vividi, vasti e giganteschi. Completamente travolta, solleticando la pelle, contorto le viscere, donato felicità, una felicità imprecisata che mi ha disintegrato. Nel bel mezzo di artisti, scrittori, spicca la sua ambivalenza, il suo coraggio di sostenere la propria condizione personale pur di seguire un’azione condivisa, mediante una fluidità distorta dei sogni, il timore di perdere qualcosa o qualcuno che solo il tempo potrà lenire. Aggrappata irrimediabilmente al mondo esterno, cercando così amore e colore.

Valutazione d’inchiostro: 5

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