Invece di seguire i
miei << compagni >> di lettura, io ho aspettato silenziosamente il
momento in cui questo romanzo bussasse alla mia porta. Ero stata mandata qui,
tra queste pagine, per un motivo preciso, e sicuramente con l’ordine di
stabilire e sistemare ogni cosa. Un sabato mattina di fine luglio, più o meno
inconsapevolmente, mi trovai scaraventata in un loop, intrappolata in una
realtà apparentemente simile a quella in cui vivo in cui un forte senso di
malinconia gravava persino il mio spirito. Era qualcosa che aveva a che fare
con una forza superiore, di cui non ne avevo ancora compreso l’origine, che
sputava parole, espugnava qualunque tentativo di benevolenza ma che, nel suo
piccolo, mi avrebbe reso partecipe di situazioni che non hanno una loro parvenza
scientifica né specifica ma esulavano da ogni intento moderno.
Vita nostra mi ha affascinata
sin dal primo momento in cui vi ho messo piede e che, riflettendosi come uno
specchio cioè al contrario e ripetuto quasi monotonamente, restituisce un’immagine
distorta, quasi frammentaria a cui bisogna adeguarsi. Una realtà metafisica,
surreale ma ipnotica da cui non avrei mai voluto farvi ritorno, di cui il Tempo
è un’ancora a cui bisogna aggrapparsi pur di comprendere qualcosa, l’amore, lo
spazio, la materia uniti in forme di instabilità, irrequietezza da cui ho
potuto attingere ben poche risposte. Un guazzabuglio di domande da cui confido
di ricevere una risposta dalla lettura dei volumi successivi.
Titolo: Vita nostra
Autore: Marina Djachenko e Sergej Djachenko
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 400
Trama: Durante le vacanze estive, la giovane Saška viene avvicinata da un uomo che la costringe a eseguire una serie di compiti a dir poco bizzarri. La ragazza è spaventata ma non ha altra scelta se non obbedire, ricevendo in cambio dei gettoni d’oro con un marchio sconosciuto. Gli incarichi continuano e le monete si moltiplicano; l’autunno successivo, invece di iscriversi alla facoltà di Filologia come ha sempre sognato, Saška viene infine obbligata ad allontanarsi da casa per raggiungere l’Istituto di Tecniche speciali. Non è una scuola come le altre: i libri risultano incomprensibili, gli insegnanti negano qualsiasi spiegazione e gli studenti più grandi sembrano sempre altrove con la mente. La classe del primo anno prova a restare unita di fronte al rigore quasi crudele dei professori, mentre Saška trova conforto nell’amicizia con Kostja, un ragazzo sensibile che, come lei, vuole solo rimanere a galla per scongiurare terribili conseguenze. Nonostante tutto, Saška è sempre più attratta dalle lezioni e la sua improvvisa fame di sapere la trascina in uno studio ossessivo: quando diventa la migliore del suo corso, il severo e magnetico tutor Farit la prende sotto la sua ala e la spinge a sperimentare cose che Saška non avrebbe mai immaginato di poter fare. Non ci sono però solo giorni esaltanti costellati di progressi, ma anche estenuanti momenti di crisi e metamorfosi inaspettate: il sapere arcano e fondamentale che Saška insegue ha un prezzo molto alto, e lei deve decidere se è disposta a lasciare indietro tutta la sua vita precedente, incluse le persone a cui tiene di più.
Autore: Marina Djachenko e Sergej Djachenko
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 400
Trama: Durante le vacanze estive, la giovane Saška viene avvicinata da un uomo che la costringe a eseguire una serie di compiti a dir poco bizzarri. La ragazza è spaventata ma non ha altra scelta se non obbedire, ricevendo in cambio dei gettoni d’oro con un marchio sconosciuto. Gli incarichi continuano e le monete si moltiplicano; l’autunno successivo, invece di iscriversi alla facoltà di Filologia come ha sempre sognato, Saška viene infine obbligata ad allontanarsi da casa per raggiungere l’Istituto di Tecniche speciali. Non è una scuola come le altre: i libri risultano incomprensibili, gli insegnanti negano qualsiasi spiegazione e gli studenti più grandi sembrano sempre altrove con la mente. La classe del primo anno prova a restare unita di fronte al rigore quasi crudele dei professori, mentre Saška trova conforto nell’amicizia con Kostja, un ragazzo sensibile che, come lei, vuole solo rimanere a galla per scongiurare terribili conseguenze. Nonostante tutto, Saška è sempre più attratta dalle lezioni e la sua improvvisa fame di sapere la trascina in uno studio ossessivo: quando diventa la migliore del suo corso, il severo e magnetico tutor Farit la prende sotto la sua ala e la spinge a sperimentare cose che Saška non avrebbe mai immaginato di poter fare. Non ci sono però solo giorni esaltanti costellati di progressi, ma anche estenuanti momenti di crisi e metamorfosi inaspettate: il sapere arcano e fondamentale che Saška insegue ha un prezzo molto alto, e lei deve decidere se è disposta a lasciare indietro tutta la sua vita precedente, incluse le persone a cui tiene di più.
La recensione:
Nulla è come la
paura. Sono leggi obiettive, incontrollabili. Vivere significa essere vulnerabili.
Amare significa temere. E chi non teme è tranquillo come un boa, dunque non può
amare.
Stavolta mi trovo davvero in difficoltà.
Difficoltà… che parolone! Ma come descrivere quella sensazione di incapacità,
quasi impossibilità a fare o dire qualcosa? Non mento quando scrivo che, questa
volta, anche se non la prima a dire il vero, ho serie difficoltà a scrivere. A riporre
nero su bianco le mie più vivide impressioni. A parlarvi della mia ultima lettura,
l’ennesima, che mi ha trascinata in un loop geniale e straordinariamente folle,
cervellotico, da cui uscirne è stato davvero davvero difficile. Avvertirne la
sua essenza, al principio, quasi impossibile, ma una volta che ci fui dentro,
allontanarsi, tornare alla realtà, alla mia inutilissima vita, era qualcosa che
aveva a che fare con la trascendenza.
Sembra quasi uno scherzo, ma da tantissimo tempo non riscontravo effetti devastanti nel riempire queste poche righe. Da tanto tempo da quant’è ho abbracciato la scrittura come stile di vita non osservavo da quasi mezz’ora il cursore di Word lampeggiare quasi impazzito ai miei occhi in attesa …. Beh, nemmeno io lo so! Ma, pur di restare saldamente ancorati a questo mondo, bisogna parlarne. Almeno provarci, essendo ciò che più mi aiuta ad esprimere le mie emozioni, checchè sia un processo che abbia a che fare con lo stile o il tema trattato nel romanzo. Ma, la verità, è che io ho sottovalutato questo romanzo. Come sempre, ho dubitato della sua straordinaria essenza, fin quando l’ennesima sfida indetta su Facebook mi ha << spinta >> a porre da parte ogni remora, tralasciare ogni dubbio o perplessità, azzerando il cervello, risucchiata da una realtà metafisica, surreale e caotica che investe ogni cosa. Perché questo è uno dei principali dettagli che salta agli occhi. Risolvo questo problema di impossibilità ad esprimermi tentando di farlo, e ora che le parole scorrono quasi a briglia sciolta niente può più fermarmi.
Innanzitutto, c’era una ragazza. Sasenka, una diciannovenne che, in balia dell’ormone dell’adolescenza, cammina come un anima pentita sul sentiero insidioso della vita inconsapevole di dover affrontare e vincere i più svariati ed eccentrici avvenimenti su cui gli autori non si soffermano quanto investono mediante un ritmo lentissimo, forme teologiche, metafisiche legate al concetto di conferirci qualcosa che sia più grande di quel che è ma avvolto nel mistero, nella suspense, nell’impossibilità di comprendere, di conoscere. Perché interpretato dall’uomo che si fa Verbo al congiuntivo, e dunque ha una sua importanza in relazione alla sua identità, al suo essere. Perché le persone, a differenza delle parole, muoiono, nonostante l’involucro sottile da cui sono rivestiti e che, nel momento in cui abbandona questo mondo, resterà solo l’anima. L’anima che raggiungerà l’Etere e splenderà, come una stella luminosa, nell’avverso universo. Ogni cosa è soggetta a mutazione, ogni cosa segue un corso specifico di sequenze, regole, leggi a cui bisogna adempiere pur di raddrizzare, sistemare l’ordine delle cose. L’essere era dotato di materia che, predicando in ogni categoria e mediante Verbo, rivela forza e potenza? Cambiamento e mutamento?
Pur conservando le idee confuse riguardo la genesi di questa storia, ho accolto la storia di Vita nostra con grande gioia. L’estate avanzava, e non potevo rimandare oltre il momento in cui mi sarei persa in questa meravigliosa meraviglia in cui mi ero circondata: la splendida facciata di un prestigioso college, il mare scintillante lungo le sponde di una città misteriosa, un'oscurità straordinaria che cominciava a calare. Forse ero stata catapultata qui per cercare la pace, mi dissi. Concentrandomi nella lettura, perlomeno ho dimenticato temporaneamente il senso di insoddisfazione che si respirava.
E più mi beo di certe opere,
più cresce in me la sensazione di fascino e ammaliamento di natura sconosciuta.
Per quanto io cerchi di sforzarmi, non capivo quale fattura avessero compiuto questi
autori russi, i quali messaggi arrivarono dritto dritto nel mio cuore. Difficilmente
decifrabili, ma mai interpretabili. Come recitare giorno dopo giorno frasi di
cui non colgo del tutto il significato. Come guardare l'acqua di fiume che
scorre via. Non si arriva a nessun risultato. Eppure, spesso mi sono chiesta,
durante il corso della lettura, come fosse realmente questo posto. Che forma
possedesse, quale fosse la sua vera storia, chi ci ha vissuto e in quale modo.
Qualcuno sembrava stesse praticando un buco nel cranio con un trapano e vi
ficcava dentro una specie di rigido nastro di carta. Avevo aumentato la
frequenza delle mie visite in questi loop letterari con la lettura dei romanzi
di Murakami Haruki, ma l'innaturalità di queste storie è cresciuta in
proporzione.
Non ho potuto dunque sprofondare in una città che altri non è che un luogo innaturale, in cui ogni cosa era completamente sbagliata. Ma è nell'essere innaturale ed enorme che è divenuta ai miei occhi "perfetta". Ogni cosa era innaturalmente distorta, col risultato che ogni cosa combaciava perfettamente con l'altra. Mi sono sentita smarrita, impaurita. Ma era tutta una questione relativa alla concezione dell’essere che gli autori attribuiscono mediante la concezione aristotelica che combina e trasforma rimasugli di parole o verbi come forme di costruzione. Perché il vero pilastro su cui ruota tutto ciò riguarda la potenza delle parole, in quanto la mente avulsa alla materia procede ancora nella giusta direzione e stabilisce un proprio criterio d'azione.
Se fosse stato tutto vero penso chiunque avrebbe perso il senno. Gli autori sono stati così maledettamente bravi da realizzare una storia banalissima, ma così straordinaria. Fra le sue viscere ho percepito il respiro stesso della sua essenza. Ero dentro la storia, e lei era dentro di me. Respirava e oscillava accompagnando i movimenti del corpo. Uno spettacolo a dir poco fantastico in cui ogni luogo era fonte di luce. Una luce silenziosa offuscata al momento da un pantano di incertezze ma che è una promessa, come pietre visibili in fondo all'acqua. Lì, affiorato sotto le mie dita. Possessori di piccole quantità di calore e luce.
La realtà aveva superato già da un pezzo la fantasia, frantumato le barriere della nostra coscienza. Ed io non ho potuto fare a meno di saltare, dal mondo che separava la realtà dalla fantasia, usando il corpo fino ai limiti della sua resistenza.
Ero intrappolata in questo oscuro pozzo che non desideravo altro che toccare la luce. Avevo un desiderio struggente di luce, di vedere il cielo schiarirsi, di sfiorare le pagine dei miei cari e amatissimi libri che, in mezzo a buche e innumerevoli sanguisughe, ogni mia singola cellula desiderava essere irrigata. Imbevuta dei frammenti dell'esistenza che la gente conduceva in questo mondo.
Scenari onirici suggestivi e sconcertanti, ideati con raffinatezza e sontuosità, storie o successioni di eventi che - seppur potrebbero risultare un po' tutte uguali - non possiedono nulla di speciale ma che sono il vero ritratto della realtà, un quadro terribilmente surreale e ipnotico che è spuntato dal nulla, come germogli nati fuori stagione per qualche caso fortuito. Il processo di lettura è stato alquanto intenso, lungo, sincopato eppure in questo lasso di tempo sono stata invasa da un certo calore. Mentre il mondo si tingeva di oro, e sulla terra erano maturati i frutti.
Quattrocento pagine zeppe di teologia, metafisica, di strane creature dai mantelli dorati che vomitano monete d’oro, ragazzine giovani e belle ma grasse che si esprimono tramite labiale e bibliotecarie avvenenti e statuarie dallo stomaco capiente. Quattrocento pagine che colgono frammenti di memorie di un'altra vita o dimensione, che si ammantano di teologia, misticismo e macabro, e che riescono a coinvolgere e a condurre il lettore in una piccola e spettrale città dalle mura insormontabili o in un luogo dantesco e crudele animato da creature mostruose e maligne.
Quattrocento pagine che non sono altro che un viaggio infinito, splendido e di straordinaria immaginazione in cui nulla ha senso e dove realtà e finzione si mescolano. In un luogo mai vista prima, a dispetto di ciò che si dice, in cui ci si muove parallelamente fra due mondi che sono uno il riflesso dell'altro. Metafora di conoscenza che agita la coscienza umana. Guidati dalla voce gracchiante di due autori che calpestarono il suolo della mia dimora risuonando con una cadenza strana fra due pareti incartate. Due Cibernetici dipendenti dotati di senso pratico, senza particolari ambizioni ne avidità.
Leggere questo romanzo è stata un'esperienza meravigliosa in cui non tutti, credo, riuscirebbero tuttavia a captare le "fosforescenze" stilistiche. Bisogna chiudere gli occhi, azzerare i pensieri, ed inoltrarsi in questi magnifici e particolari luoghi che hanno un ché di straordinario. Mondi senza amore come il vento che soffia fuori dalla finestra che non si può sentire sulle mani, non se ne percepisce l'odore e lì quietamente si ferma.
Un romanzo innaturale,
inspiegabile ma straordinariamente indimenticabile in cui il bello della sua
lettura sta proprio in questo suo essere sbagliato. Estraneo ed erroneo,
probabilmente agli occhi di molti. Un’accozzaglia di circostanze e avvenimenti
assurdi che si verificano spesso senza motivo, e che non trovano una sua
collocazione esatta: interpretare le cose nella maniera più conveniente aiuta a
capirne la natura.
Un cosmo letterario di stupefacente bellezza oscurato da strambe ombre, misteri inspiegabili del cuore umano, sprazzi di dolore che altri non sono che il riflesso senza luce dell'amore.
Sembra quasi uno scherzo, ma da tantissimo tempo non riscontravo effetti devastanti nel riempire queste poche righe. Da tanto tempo da quant’è ho abbracciato la scrittura come stile di vita non osservavo da quasi mezz’ora il cursore di Word lampeggiare quasi impazzito ai miei occhi in attesa …. Beh, nemmeno io lo so! Ma, pur di restare saldamente ancorati a questo mondo, bisogna parlarne. Almeno provarci, essendo ciò che più mi aiuta ad esprimere le mie emozioni, checchè sia un processo che abbia a che fare con lo stile o il tema trattato nel romanzo. Ma, la verità, è che io ho sottovalutato questo romanzo. Come sempre, ho dubitato della sua straordinaria essenza, fin quando l’ennesima sfida indetta su Facebook mi ha << spinta >> a porre da parte ogni remora, tralasciare ogni dubbio o perplessità, azzerando il cervello, risucchiata da una realtà metafisica, surreale e caotica che investe ogni cosa. Perché questo è uno dei principali dettagli che salta agli occhi. Risolvo questo problema di impossibilità ad esprimermi tentando di farlo, e ora che le parole scorrono quasi a briglia sciolta niente può più fermarmi.
Innanzitutto, c’era una ragazza. Sasenka, una diciannovenne che, in balia dell’ormone dell’adolescenza, cammina come un anima pentita sul sentiero insidioso della vita inconsapevole di dover affrontare e vincere i più svariati ed eccentrici avvenimenti su cui gli autori non si soffermano quanto investono mediante un ritmo lentissimo, forme teologiche, metafisiche legate al concetto di conferirci qualcosa che sia più grande di quel che è ma avvolto nel mistero, nella suspense, nell’impossibilità di comprendere, di conoscere. Perché interpretato dall’uomo che si fa Verbo al congiuntivo, e dunque ha una sua importanza in relazione alla sua identità, al suo essere. Perché le persone, a differenza delle parole, muoiono, nonostante l’involucro sottile da cui sono rivestiti e che, nel momento in cui abbandona questo mondo, resterà solo l’anima. L’anima che raggiungerà l’Etere e splenderà, come una stella luminosa, nell’avverso universo. Ogni cosa è soggetta a mutazione, ogni cosa segue un corso specifico di sequenze, regole, leggi a cui bisogna adempiere pur di raddrizzare, sistemare l’ordine delle cose. L’essere era dotato di materia che, predicando in ogni categoria e mediante Verbo, rivela forza e potenza? Cambiamento e mutamento?
Pur conservando le idee confuse riguardo la genesi di questa storia, ho accolto la storia di Vita nostra con grande gioia. L’estate avanzava, e non potevo rimandare oltre il momento in cui mi sarei persa in questa meravigliosa meraviglia in cui mi ero circondata: la splendida facciata di un prestigioso college, il mare scintillante lungo le sponde di una città misteriosa, un'oscurità straordinaria che cominciava a calare. Forse ero stata catapultata qui per cercare la pace, mi dissi. Concentrandomi nella lettura, perlomeno ho dimenticato temporaneamente il senso di insoddisfazione che si respirava.
Non ho potuto dunque sprofondare in una città che altri non è che un luogo innaturale, in cui ogni cosa era completamente sbagliata. Ma è nell'essere innaturale ed enorme che è divenuta ai miei occhi "perfetta". Ogni cosa era innaturalmente distorta, col risultato che ogni cosa combaciava perfettamente con l'altra. Mi sono sentita smarrita, impaurita. Ma era tutta una questione relativa alla concezione dell’essere che gli autori attribuiscono mediante la concezione aristotelica che combina e trasforma rimasugli di parole o verbi come forme di costruzione. Perché il vero pilastro su cui ruota tutto ciò riguarda la potenza delle parole, in quanto la mente avulsa alla materia procede ancora nella giusta direzione e stabilisce un proprio criterio d'azione.
Se fosse stato tutto vero penso chiunque avrebbe perso il senno. Gli autori sono stati così maledettamente bravi da realizzare una storia banalissima, ma così straordinaria. Fra le sue viscere ho percepito il respiro stesso della sua essenza. Ero dentro la storia, e lei era dentro di me. Respirava e oscillava accompagnando i movimenti del corpo. Uno spettacolo a dir poco fantastico in cui ogni luogo era fonte di luce. Una luce silenziosa offuscata al momento da un pantano di incertezze ma che è una promessa, come pietre visibili in fondo all'acqua. Lì, affiorato sotto le mie dita. Possessori di piccole quantità di calore e luce.
La realtà aveva superato già da un pezzo la fantasia, frantumato le barriere della nostra coscienza. Ed io non ho potuto fare a meno di saltare, dal mondo che separava la realtà dalla fantasia, usando il corpo fino ai limiti della sua resistenza.
Ero intrappolata in questo oscuro pozzo che non desideravo altro che toccare la luce. Avevo un desiderio struggente di luce, di vedere il cielo schiarirsi, di sfiorare le pagine dei miei cari e amatissimi libri che, in mezzo a buche e innumerevoli sanguisughe, ogni mia singola cellula desiderava essere irrigata. Imbevuta dei frammenti dell'esistenza che la gente conduceva in questo mondo.
Scenari onirici suggestivi e sconcertanti, ideati con raffinatezza e sontuosità, storie o successioni di eventi che - seppur potrebbero risultare un po' tutte uguali - non possiedono nulla di speciale ma che sono il vero ritratto della realtà, un quadro terribilmente surreale e ipnotico che è spuntato dal nulla, come germogli nati fuori stagione per qualche caso fortuito. Il processo di lettura è stato alquanto intenso, lungo, sincopato eppure in questo lasso di tempo sono stata invasa da un certo calore. Mentre il mondo si tingeva di oro, e sulla terra erano maturati i frutti.
Quattrocento pagine zeppe di teologia, metafisica, di strane creature dai mantelli dorati che vomitano monete d’oro, ragazzine giovani e belle ma grasse che si esprimono tramite labiale e bibliotecarie avvenenti e statuarie dallo stomaco capiente. Quattrocento pagine che colgono frammenti di memorie di un'altra vita o dimensione, che si ammantano di teologia, misticismo e macabro, e che riescono a coinvolgere e a condurre il lettore in una piccola e spettrale città dalle mura insormontabili o in un luogo dantesco e crudele animato da creature mostruose e maligne.
Quattrocento pagine che non sono altro che un viaggio infinito, splendido e di straordinaria immaginazione in cui nulla ha senso e dove realtà e finzione si mescolano. In un luogo mai vista prima, a dispetto di ciò che si dice, in cui ci si muove parallelamente fra due mondi che sono uno il riflesso dell'altro. Metafora di conoscenza che agita la coscienza umana. Guidati dalla voce gracchiante di due autori che calpestarono il suolo della mia dimora risuonando con una cadenza strana fra due pareti incartate. Due Cibernetici dipendenti dotati di senso pratico, senza particolari ambizioni ne avidità.
Leggere questo romanzo è stata un'esperienza meravigliosa in cui non tutti, credo, riuscirebbero tuttavia a captare le "fosforescenze" stilistiche. Bisogna chiudere gli occhi, azzerare i pensieri, ed inoltrarsi in questi magnifici e particolari luoghi che hanno un ché di straordinario. Mondi senza amore come il vento che soffia fuori dalla finestra che non si può sentire sulle mani, non se ne percepisce l'odore e lì quietamente si ferma.
Un cosmo letterario di stupefacente bellezza oscurato da strambe ombre, misteri inspiegabili del cuore umano, sprazzi di dolore che altri non sono che il riflesso senza luce dell'amore.
Valutazione d’inchiostro: 5 .
Non conosco; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te :P
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