Pages

martedì, ottobre 31, 2023

Gocce d'inchiostro: L'esorcista - William Peter Blatty

Le vicende da cui fu tratto il romanzo di William Peter Blatty, poi trasposto e portato sul grande schermo, sarebbe divenuto un cult della modernità. Un emblema per quegli amanti del genere e non, nonostante i temi, i dilemmi morali cui ci si sente intrappolati, tartassati, terreno ricchissimo di nozioni, elementi che forniscono un chè di pericoloso, forme di degrado non nel vero e proprio senso del termine quanto un dirupo morale che risucchia in un marasmo di dolore, orrore, oppressione, ostracismo, ammantato tuttavia da strane forme di ammaliamento. Indubbiamente dovevo leggere questo capolavoro, perchè altri non si tratta, e necessitavo a fine lettura di sedermi alla scrivania e riporre nero su bianco i miei più profondi desideri. Il mio corpo ancora in balia di certi eventi, le mie narici ancora invase da un puzzo insopportabile, un freddo pungente o un gelo che scava persino nella nostra anima, mentre tutt’attorno i rumori esterni svanivano, un urlo lancinante proveniente dal profondo dell’anima, tramutata in una risata roca, gutturale, in un guaito orribile, carico di astio, rabbia e frustrazione. Un contatto, non proprio umano, che sarebbe diventato simbolico in quasi cinquant’anni dalla sua esistenza.
Titolo: L’esorcista
Autore: William Peter Blatty
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 452
Trama: Che cosa succede alla piccola Regan, trasformatasi in un mostro blasfemo che urla oscenità e frasi sconnesse? Sua madre, la famosa diva del cinema Chris MacNeil, non riesce a capirlo. Né ci riescono i medici e gli psichiatri né la polizia. Forse solo un esorcista può dare una risposta. Ma la Chiesa impone cautela, esige prove, chiede tempo. Intanto la casa risuona di colpi, i mobili si spostano da soli, un uomo muore con il collo spezzato, il fragile corpo di Regan sembra cedere alla tempesta che lo sconquassa. E lo scontro tra l'uomo di Dio e gli spiriti del Male sembra ormai inevitabile.

La recensione:

Non è semplice parlare di un capolavoro, letterario e non come questo, ora che si appresta a spegnere cinquanta candeline dalla sua genesi, dal suo esordio, dal primo momento in cui emise un certo vagito nel mondo, ma fino a quando questo romanzo non fosse approdato anche nel mio cantuccio personale non avrei dichiaratamente preso parte e eventi che mi hanno letteralmente macchiata, lo spirito e la coscienza, lavorando su di me quasi come se protagonista di una strana fattura, aggiungendo nel carosello di letture effettuate quest’anno anche questa. Come in altri momenti in cui leggo un romanzo, il processo di ricerca è molto più lungo, più dettagliato di quel che si pensa. Le informazioni cercate, scovate possono essere infinitesimali o povere, efficaci o meno a produrre un qualcosa che vada al di là dello stesso romanzo o del film ma doni un quadro sempre più completo. Con questo romanzo tuttavia, questo processo di cui faccio cenno, non è stato per niente semplice. Arzigogolato, ipotetico, non credibile e a tratti romanzato, ma parecchio scarso. Ma, alla fine, sufficiente a idealizzare un pensiero che ho lentamente assemblato e che ora ripongo in queste poche righe. Un discorso forse lungo e insensato, che non sembrerebbe togliere niente a chi, prima di me, abbia provato a incastrarsi in un’avventura orripilante come questa. Ma leggere è qualcosa che ha a che fare con l’isolamento, perché ciò che si vede o si sente, in un certo senso, avviene solo nella nostra testa, sentendosi certamente un pò persi e indignati di non poter condividere ciò ma intrappolati quasi come in un conclave dalla tradizione e dai colori sgargianti. Forse l’ennesima intrusa per aver invaso la privacy di una famiglia come tante, che mi parve desiderosa di avere aiuto e perciò alimentò il mio disagio di trovarmi qui. Leggere di una ragazzina qualunque, posseduta dal Diavolo, credo che inevitabilmente si nutrano moti di affetto, quasi compassione, alcuni dei quali riconducibili alle innumerevoli motivazioni per cui questa entità maligna si sia accanito su di lei, brillante o spaventoso, audace o furioso, ma abbastanza da ricondurre a forme di possessione, violenza che è così oscura, lontana da Dio, dal Cristianesimo, dalla stessa Chiesa, e la questione più importante era perché il Diavolo si fosse accanito su di lei, ragioni che sono forse riconducibili a incertezze, gesti dell’anima oscuri e quasi come forme pusillanime, e che attecchiscono ogni idea di bontà o semplicità. Da giorni dalla lettura di questo grande capolavoro della letteratura, ho dovuto attendere qualche momento per schiarirmi le idee, sedermi alla scrivania e riporre qualcosa che fosse semplice e sensato. e qui la figura del Diavolo tartassava ancora le stanze buie e polverose del mio animo, anche quando le mie innumerevoli ricerche mi condussero alla scoperta di questo evento come pura ispirazione ad un fatto reale. Un caso di possessione avvenuto nei primi anni 40, all’epoca diagnosticata come forma distorta di schizofrenia, meramente confusa e attribuita ad elementi negativi. Personalmente non mi sarei dichiarata contro la testimonianza di chi fu protagonista di ciò che surclassò l’anima di questo povero ragazzo, non perché fossi consapevole di aver visto altro quanto perchè il mio rendimento religioso mi induce a credere, a porre certezza alla consapevolezza che come, in ogni cosa, si nascondano forme benigne e maligne. Perchè non siamo altro che piccole anime, relitti che vagano su questa terra quasi privi di identità, impossibilitati a sconfiggere la morte, ad annientarla completamente e la paura a cui essa è legata ha a che fare con il potere della fede, dell’innocenza perduta, l’oscenità, l’occulto, quasi come espedienti per comprendere la fede. E seppur si tenta di respingere, qualunque essa sia la sua origine, ci si rifugia inevitabilmente in un nichilismo turbolento e confuso che ha come unico fine la distruzione. Non avevo mai letto, sino a questo momento, romanzi che proiettassero la loro idea di conoscenza in un divario di generazioni che avessero un respiro più ampio o potenzialmente pericoloso. Ma L’esorcista è qualcosa che ha a che fare con lo smorzare di ogni sentimento bonario, quali l’amore, la bellezza dei ricordi, la purezza.I primi giorni di ottobre mi videro ospite ma anche spettatrice attenta di una vicenda che non mi ha intimorito o fatto sobbalzare dalla sedia per la presenza di questa entità così maligna e putrida, quanto per l’idea stessa di cattiveria, malvagità, impossibile da estirpare persino da un’anima così pura e innocente come quella di Regen, ma presumibilmente inaccettabile mediante il potere della parola. Il Verbo che fu trasmesso da Dio ad Abramo, e che avrebbe eretto barriere contro cui sarebbe stato possibile trincerarsi. Uno degli artifici supremi che detiene l’uomo, in risposta a certi gesti che assieme alla piccola protagonista saremo spettatori.Sono ancora senza parole. Dopo un’immersione così folgorante, quasi metafisica e disturbante cui sono stata spettatrice, non aveva senso commettere l’errore di non approfittare degli sconti Fazi per appropriarmi di una copia cartacea. Poiché annientata, sballottata, sporca di sostanze indefinibili, effluvi corporali ancora immaturi, che anziché allontanarmi mi hanno indotta ad avvicinarmi sempre più. affascinata, smaniosa di scoprire se Regen fosse stata redenta, se il Bene avesse proclamato la sua supremazia sul Male, ancora una volta, annientando, devastando. annullando ogni fattura o incantesimo lanciato, più sottile e controllato degli innumerevoli insulti e delle atrocità da adolescente ribelle. Disgustoso o affascinante? Sicuramente formidabile, talmente formidabile da convincermi a vedere nell’immediato il film che non avrei visto perchè ne sottovalutavo il suo valore, oltraggiato la sua memoria, scivolando in un carro funebre e malinconico che mi ha posta in situazioni scomode, in una perpetua lotta di vincere e sopravvivere, in profondi stati di solitudine che coincisero con l’anima dello stesso romanzo.
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo

4 commenti:

  1. Interessante, ma non fa per me; ottima recensione, grazie

    RispondiElimina
  2. L'esorcista è uno dei miei libri preferiti. L'ho letto qualche anno fa dopo aver visto il film decine di volte. È un romanzo straordinario con una scrittura che è pura poesia.
    Un saluto

    RispondiElimina