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mercoledì, marzo 13, 2024

Gocce d'inchiostro: Charles Dickens - Peter Ackroyd

A me Charles Dickens piace un sacco, e il mio amore profondo nei suoi riguardi quest’anno, per la precisione nel settembre del 2023, si è intensificato dopo la bellissima e intensa lettura de La bottega dell’antiquario, in cui vicende di vita quotidiana si intrecciavano a momenti di puri e nefasti compassionevoli. Senza il risvolto di una trama intavolata esclusivamente per suscitare moti di affetto o denigrazione, Charles Dickens divenne icona mondiale. Pensate, sono trascorsi più di centocinquant’anni dalla sua prematura scomparsa, eppure il suo eco, le sue storie rimbomano ancora nell’anima di molti lettori. Sicuramente, una di questi, sono io, che prendendo in considerazione l’idea di leggere ogni suo romanzo, si è avvicinata a questa biografia col semplice desiderio di conoscerlo …. più da vicino. E ci sono riuscita? Assolutamente si! Parabola di vita di un uomo narrata egregiamente, che non sembra una biografia quanto la storia di un uomo - narrata dallo stesso Dickens - che sembra prendere viva. respirare letterarlmente.

Titolo: Charles Dickens

Autore: Peter Ackroyd

Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 25 €

N° di pagine: 587
Trama: Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore a cinquantotto anni a Gads Hill, la sua casa a Higham, nel Kent. La notizia del suo decesso fa subito il giro del mondo. Negli Stati Uniti, Longfellow, il poeta più famoso del secondo Ottocento americano, dichiara di non aver mai assistito a un cordoglio tanto diffuso per la morte di un autore, con «il Paese intero colpito dal lutto». Il giorno successivo alla sua dipartita, il Daily News sentenzia: «È stato senza dubbio il romanziere di quest’epoca». In Inghilterra l’opprimente senso di perdita attraversa tutte le classi sociali, in primo luogo la classe lavoratrice che si è sentita ampiamente rappresentata nelle sue opere. La percezione generale è che l’anima stessa del popolo inglese, il suo umorismo e la sua malinconia, la sua baldanza e la sua ironia, abbiano trovato una piena espressione nei romanzi di Dickens. Scrivendo questa imponente biografia dell’autore di Grandi speranze e di altri capolavori della letteratura mondiale, Peter Ackroyd non soltanto non si sottrae alla percezione dei contemporanei di Dickens, ma mostra come la sua morte, per tutti i vittoriani, sia stata la testimonianza di un’enorme transizione. Più della stessa regina Vittoria, Charles Dickens appare, in queste pagine, il rappresentante illustre di un’epoca non perché ce ne restituisce semplicemente la testimonianza, ma perché percepisce, saggia, proclama, nella sua narrativa, le svolte e i passaggi fondamentali di un secolo, sino al punto che la sua stessa vita si trasforma in «un simbolo di quel periodo».

La recensione:

I primi mese dell’anno giungono quasi sempre all'improvviso. Pare giungano inavvertitamente, insieme a un marasma turbolento di eventi gonfiati dalla freddura invernale e la sera si stendono sulla città oscurata come una notte mentale registrabile in tutta la nazione, un silenzioso e malevole rabbonimento, inseparabile dalla freschezza della piena stagione invernale.. Anche questa volta avrei dovuto inventarmi qualcosa su una nuova voce del XIX secolo. Gli spiriti che abitano la mia coscienza si radunano a confabulare nei corridoi con aria solenne, custodendo storie, segreti inconfessabili. I mesi scorsi parlare di qualcuno era stato alquanto semplice, quasi come l'aria che respiro. Durante il sopraggiungere della stagione primaverile mi sono sorpresa distratta, impreparata, e una mattina in particolare, con gravi difficoltà su chi questa volta impiegare del tempo.

Stavo per sprofondare nella malinconia, nella tristezza. Le mie idee sembravano si fossero esaurite poco alla volta, impercettibilmente, giorno dopo giorno. Un caso, al principio, un evento che di primo acchito mi aveva inorgoglito, mentre adesso attecchito. Bisognava pur fare qualcosa! La rubrica di quest'oggi propone solo otto di quegli autori la cui produzione letteraria è stata dura, profonda, numerosa, una sorta di squilibrio dell'anima, una temerarietà quasi inavvicinabile, la tranquillità dei sensi che non mostra più alcunché.

Come se non bastasse, Charles Dickens bussò alla mia porta con l'eterna riconoscenza acquistata negli anni. Avevo vissuto storie dalle tinte grigiastre, malinconiche e drammatiche che andarono soggetti al mio incommensurabile amore nei suoi riguardi. Nei momenti di distrazione, ad esempio, nemmeno quando ne ero completamente cosciente, Dickens tendeva ad appoggiare il suo grande palmo sulla mia guancia, infondendo al mio animo una tenerezza che ogni tanto mi piace rievocare. Ogni cosa gli veniva registrata in silenzio, fino a quando non giungevo al culmine dell'eccitazione, la passione per la letteratura e la scrittura mi si abbattevano addosso come un temporale. Magari proprio quando non credevo di esserne così assuefatta.

Ognuno delle sue storie, ognuno dei suoi personaggi era entrato nella mia vita inaspettatamente, come una lacrima trattenuta a lungo e ora che è scesa sulla guancia, aveva iniziato a scuotermi con raffiche di brutte speranze, portandosi addosso la polvere delle disgrazie accumulate nelle sue tristi vicende.

Un paesaggio lugubre, piatto, fanno da sfondo, e personaggi che emergono e si profilano dritte all'orizzonte come un fuso, mi indicarono la rotta come un navigante.

Temi come l'infanzia, che scorre lentamente con la scioglievolezza e la dolcezza di un sogno, l'ombra incombente di un dolore, una serie di sfortunati avvenimenti che non hanno sempre una sua forma, un generale senso di malinconia in cui l'inconscio aspetta che un mero sprazzo di luce illuminasse le tenebre dell'animo dei suoi fantasmi. Mescolanza disomogenea di bontà e cattiveria, ambiguità, disperazione, il tutto immerso nella pace del giorno, lasciano dietro uno spazio vuoto che ha una sua forma.

I romanzi dickesiani sono quel genere di lettura che danno un senso alla vita. Pagine di memoria che trascinano in un luogo da cui non si vede immediatamente la luce, e che mettono a nudo ogni cosa. Persino l'anima dell'autore. Gettando così una spettrale aria di malinconia e pervadendo i sensi in una lenta agonia, nel pellegrinaggio solitario della giovinezza, o dell'età adulta, brillando per la sua lucentezza e simbologia.

Opere che sono radicate nel territorio dell'immaginazione urbana e neli spazi urbani, in cui fa quasi sempre da sfondo una Londra distesa in una cappa di vapore. In un palcoscenico frenetico in cui il lungo viaggio del protagonista o dei protagonisti entrano in contatto con diversi meccanismi: la famiglia, l'istruzione, la prigione. Viaggi in cui si ha la consapevolezza di vivere amori folli, ardenti, malesseri e benesseri, in cui si cerca di crescere in questa tetra landa. Rifocillando l'anima, e ripristinando quel briciolo di serenità che ancora ci è riservata.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti: