Ben ritrovati, amici lettori! Come state? Come
procedono le vostre letture? J
Per quanto mi riguarda, le mie elaborate ed intense letture di questo mese sono
state a dir poco proficue. Il mese non è ancora terminato; un altro romanzo
reclama a grande voce la mia attenzione. Ma prima, come faccio tutte le volte
che termino di leggere una nuova storia, desidero parlarvi di qualcosa che
ho letto e sentito. Ho avvertito sulla mia pelle srotolando su carta concetti o
nozioni che ho già visto in altri romanzi, ma di gran lunga cuore pulsante del
romanzo di questa talentuosa autrice.
Invitandovi caldamente fra le sue pagine, e
ringraziando ancora una volta l'autrice - grazie, Maria Teresa! -, vi
garantisco come fra le sue pagine potreste accumulare abbastanza fascino mista
a una buona dose di curiosità per quasi tutta la durata della lettura,
accarezzando teneramente l'anima di questa storia come si trattasse di un
oggetto prezioso, dove ho lasciato la mia coscienza si perdesse nei meandri più
reconditi della mente umana.
Titolo: Come un dio immortale
Autore: Maria Teresa Steri
Casa editrice: Selp pubblishing
Prezzo: 15, 10 €
Prezzo ebook: 2, 99 €
N° di pagine: 552
Trama: Aggredito in un parco cittadino, Flavio si
risveglia nella baracca di una giovane senzatetto, Lyra. Dopo essersi presa
cura di lui per tre giorni, la donna lo manda via in modo brusco. Tornato a
casa, per Flavio nulla è più come prima. Il rapporto con la fidanzata va a
rotoli, mentre crescono la passione e
l'ossessione per la misteriosa Lyra. Indagando, Flavio apprende che a sei anni
è scomparsa da casa senza lasciare tracce. Il suo caso però non è l'unico in
città. Negli ultimi vent'anni, altre sei persone sono sparite nel nulla, e
tutte erano collegate a un noto scrittore dell'occulto. Convinto che Lyra sia
scappata da una setta, Flavio è deciso a liberarla dal suo oscuro passato. Ma
quando scopre che dietro la sua storia si cela una verità che dietro la sua
storia si cela una verità del tutto diversa, comincia a capire di essere anche
lui una pedina di un gioco più grande, iniziato cinquant'anni prima. Un gioco
che si fa sempre più pericoloso e che lo costringerà a mettere in dubbio tutto
ciò che sa della sua vita e della realtà che lo circonda.
«Si fanno chiamare “Olimpo”», spiegò lei. «Ed è
proprio ciò che sperano di diventare un giorno, un piccolo circolo di esseri
superiori ai comuni esseri umani».
Coloro
che si cimentano per la prima volta nella lettura del romanzo di Maria Teresa
sanno che le sensazioni viaggiano più in fretta della luce e, prima che il
finale ci sorprenda come una pugnalata in pieno petto, gli effluvi di intimità
narrativa realizzatasi fra lettore e personaggi e il penetrante odore della
paura, dell'adrenalina che scorrono nelle nostre vene si immischiano ancora
al freddo dell'aria novembrina. Sgusciando fra gruppi di anime dannate ma
pentite, donne che non hanno un passato ne un volto, raggiunsi questa piccola
cittadella con una certa curiosità, dove attorno a me si raggrupparono altre
povere creature come me, esibendo forza e decisione, in attesa che la mano
elegante dell'autrice mi scegliesse per condurmi in un viaggio che non avrà mai
fine perché continua oltre la carta. Armata di penna sfera e del mio blocnotes
preferito, mi confusi fra la folla, nella quale riconobbi immediatamente
Flavio, un giovane alto e muscoloso con il quale, gettata repentinamente fra le
sue pagine, ho stretto quasi senza volerlo una vaga amicizia. Mi accolse con un
vago cenno della testa, e seguendolo in ogni sua mossa tentai di mischiarmi
alla folla, per non attirare l'attenzione di altri passanti. In generale, fui
scelta ad inerpicarmi in questo nuovo viaggio, e tutto ciò accadde nei pochi
giorni che scandirono una settimana frenetica e un po' turbolenta. La mia anima
si era fusa a quella di questi strambi personaggi, e mi diressi verso una
strada che era stata scelta, insieme ad altri passanti che prima di me avevano
lasciato un segno del loro passaggio.
A
me piacciono questo genere di storie. Semplici ma oscure; oneste ma in cui
inevitabilmente si avanza verso un baratro in cui non è possibile scorgere la
luce. Tutto questo non richiede altro che una certa conoscenza letteraria, una
certa abilità stilistica, non soltanto perché al termine di un faticoso lavoro
come questo permette di contemplare il meraviglioso spettacolo concepito, ma
anche perché inietta nelle vene un'energia tonificante e rasserenante, in cui i
pensieri vagano alla deriva e prendono strade a volte impensate. E' qualcosa di
simile a ciò che sono solita fare quando termino di leggere un romanzo; riporto
le mie vivide impressioni su un foglio bianco intrappolato in una finestra
virtuale dall'aria vaporosa e dalla luce luminosa, non tenendo in
considerazione chi mi circonda o chi se ne sta ammucchiato nel mio piccolo
spazio. Sono cose che scopro nelle mie innumerevoli passeggiate letterarie, in ridotti di carta e parole che sono arrivata a considerare il mio santuario
privato, una specie di cappella rintanata in vecchie e ingrigite mura dove vi
trovo rifugio nel momento del bisogno, o mettere insieme un marasma di lettere che, con mia grandissima sorpresa, mi rivelano il senso della mia
stessa esistenza, abitualmente abbastanza insoddisfacente. Seduta alla
scrivania, dinanzi al pc, osservando questa mia banale esperienza srotolarsi
rapidamente come se fosse di un altro, e
giudicarla con dispiacere e rammarico con cui avrei valutato quella di
un estraneo.
La
mente umana però è sempre stata per me motivo di grande fascino e l'occasione
di leggere Come un dio immortale, ennesima lettura di una talentuosa ed
esordiente autrice italiana, fu irresistibile: rifocillare il mio spirito con
la sua lettura, avrebbe avuto l'effetto desiderato. Forse. Si trattava
letteralmente di dare una risciacquata al mio animo. Maria Teresa ha celebrato
con grande fervore il suo apparire nella cittadella della mia coscienza e lo ha
fatto con una storia oscura come la notte, ambigua, deteriorata da un passato
di cui si sa poco e niente, lacerando la mia anima in minuscoli pezzettini.
Nel
giro di qualche giorno ho imparato a "conoscerla" e a sentire gli
effetti della sua storia, raccontata elegantemente ma con fervore. E,
corrodendo e annientando il mio spirito, anche se in minima parte, mi ha
incoraggiata ad accettare il suo invito senza pensarci due volte.
Immagini
e figure recise i cui messaggi sono verità che salvano. L'unica cosa vera che
forse condurrà alla salvezza. Intriga, sbigottisce, dominando sulla scena come
figure invisibili che sottopongono le loro creature a un trattamento speciale,
per usare un eufemismo, che include un esame attento sulla psiche umana.
Considerati come messaggi provenienti da un altro mondo, un'altra dimensione,
lunghi percorsi ad ostacoli senza alcuna possibilità d'uscita.
Identità
distorte o mal celate che come animali selvaggi ringhiano e agognano la
libertà; assurde chimere di felicità dove esiste la compassione, il conforto,
l'amore. Una ragazza misteriosa scappata da casa; un amore segreto e insano di
cui non si conosce la natura; indelebili ferite dell'anima che ricoprono il
nostro cuore ma lo intrappolano nelle tenebre di una mente inconsapevole e
folle.
L'abilità
dell'autrice sta nel sprofondare abilmente nel sotterraneo buio della psiche
umana di cui non si trovano limiti, non si riconosce la fine e che forse non dà
alcuna speranza di sopravvivenza. Ci invita a percorrere questa straordinaria
storia avvicinandoci a tentoni verso suoni, voci confusi. Qualunque cosa,
qualunque sia la voce che sussurra il nostro cuore, e che ci porta dritto
all'isolamento. Alla solitudine.
Capitoli
che scorrono velocemente da indurci a confondere la realtà con la fantasia che,
tra un colpo di scena e un altro, un'indagine sconvolgente e rivelazioni
macabre, racchiude un impasto di pensieri, sogni, speranze, delusioni, sospesi
nell'aria stagnante impossibili da annullare del tutto, in tutto il loro
incredibile terrore. La vera identità di una ragazza qualunque, recisa come una
linea di demarcazione.
In
una manciata di giorni, sul finire del mese di novembre, il romanzo di Maria
Teresa ha sconvolto del tutto il mio universo personale. E, stupefacente,
spontaneo, elegante, oscuro, è una giostra di gesti sconsiderati e folli che
tormentano il nostro animo di inquietudine. Il flusso sinuoso della storia
scorre, silenziosamente, in un paesaggio famigliare di cui ho fatto perdere
volontariamente le mie tracce, in cui spicca la figura evanescente di una
coppia che cammina inconsapevolmente senza fermarsi lungo una strada in cui non
si potrà più tornare indietro.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Grazie, Gresi, per le bellissime parole che hai dedicato al mio romanzo. E' stato per me un carosello di emozioni leggere queste tue impressioni così profonde e particolari, e rivivere attraverso di esse la storia e l'atmosfera della storia. Un regalo grande di cui ti ringrazio di cuore.
RispondiEliminaGrazie mille a te per tutto!! ☺☺☺
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