giovedì, ottobre 31, 2024

Gocce d'inchiostro: Il caffè della luna piena - Moi Machizuki

Questo romanzo, pur quanto sia stata una lettura davvero molto carina, non è divenuto indimenticabile. La memoria sicuramente annienterà qualunque ricordo serbo, ancora intatto, della sua lettura. Ma amando tanto leggere, ed essendo parecchio veloce, questi sono disgraziatamente le conseguenze cui vado incontro, ma che evocano gli albori di qualcosa che c’è stato e che il tempo perpetuerà per il resto dei nostri giorni. O forse no, perché quella della Mochizuki è sicuramente una storia molto carina, un omaggio da parte dell’autrice nel rievocare la bellezza dei sogni, ma vacuo e fin troppo << semplice >> che ha intonato una melodia, un coro di voci concitate ma che non hanno attanagliato il mio cuore, le mie viscere. Ma che felicità quella di rievocare un’altra epoca, quella che amo riscontrare nei romanzi murakamiani, quanto possa essere tenace la forza dei sogni che cedono il posto al passato, su uno sfondo apparentemente familiare ma distante e guardare dalla finestra virtuale della tua casa il paesaggio non proprio attinente a ciò che mi aveva sussurrato il cuore, ma di cui la Mochizuki avrà tratto ispirazione dalla sua terra natia. Quando non mi affacciavo a questa finestra il mondo distante di cui si parlava non mi sembrava non così distante dal mio, un frammento personale che avrebbe potuto essere più solenne ma oppresso da un sudario di immagini pregni di immagini surreali legati allo studio delle stelle, dell’universo che, seppur fulcro primordiale di ogni cosa, svaniscono così come appaiono: nel nulla.


Titolo: Il caffè della luna piena

Autore: Moi Machizuki

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 19 €

N° di pagine: 204

Trama: A volte, ma solo nelle notti di luna piena, tra le vie di Kyoto o in riva al fiume appare un caffè molto speciale: è una roulotte gestita da un eccentrico chef, un grande gatto tigrato esperto di astrologia, e da altri due felini suoi aiutanti, e si manifesta sul sentiero di chi si sente perso. In questo caffè non è possibile ordinare ciò che si vuole, sono i gatti a decidere cosa offrire ai propri clienti. Il menu prevede incredibili bevande e deliziosi dolci in grado di consolare i cuori affranti degli avventori. Ed è lo chef in "persona" a sedere al tavolo con loro per aiutarli a capire, attraverso la lettura della carta astrale, dove si sono smarriti. Fra una tazza di latte stellare e un pancake al burro del plenilunio, assaporando un gelato al chiaro di Luna e Venere, incontriamo Serikawa, che dopo una folgorante carriera da sceneggiatrice è diventata una scrittrice di videogiochi frustrata e infelice, incapace di risollevare il proprio destino; Akari, che ha amato l'uomo sbagliato e ora non sa immaginare un futuro accanto a qualcun altro; Megumi, alle prese con un'importante scelta lavorativa, e Mizumoto, che incontra nuovamente dopo molti anni il suo primo amore.

La recensione:

A me allietano sempre il cuore questa tipologia di testi, ma riconosco che a molti, soprattutto ai più cinici, ai meno avvezzi alle teorie murakamiane, l’esperienza potrebbe non essere medesima. Alcuni dicono di veder la luce alla fine di un tunnel zeppo però di figure o animali fantastici, altri solo pura noia. Un uomo, qualche anno fa, come un cantastorie onnisciente mi raccontò di essersi sentito travolgere ed avvolgere da uno strano bagliore, nel mentre assisteva ad una partita di baseball… Il tempo, gli anni, mi hanno poi concesso l’opportunità di farmi un’idea di questo mondo invisibile, personale che popolava la cittadella del suo spirito, e che, nell’insieme, coincise col mio. Da lì alla lettura di ogni testo il passo fu breve e il mio mentore, Murakami Haruki, una figura inestimabile e assoluta nel panorama della mia carriera di lettrice. Ero stata chiamata nel momento più imprecisato, assurdo della mia vita, e quando arrivò fu fatale. Scoccò come un’ora invisibile oramai morta. Indelebile sul mio spirito.

La storia di Mochizuki fu sotto certi aspetti quel flagello del cuore, quell omaggio alla malinconia e agli addii, che riprende o estrapola ogni cosa come prigionieri in un altro mondo, quello dei sogni, dei desideri, quanto la sua magia di cui è pregna risiede nel luogo in cui è proiettato. Un caffè galleggiante che compare e scompare a seconda degli incauti sussulti di un cuore fin troppo debole, Intrappolato in un mondo che è apparentemente simile al nostro, in cui ci si nasconde dietro falsi miti, falsi sorrisi che non coprono la malinconia del presente quanto lasciandosi andare all’assurdità del Caso.

Si trattava dunque di << digerire >> una storia che fosse bizzarra, irrazionale, a usare quella magia con cui ci si adorna come legame, collant o collegamento alla vita, a ciò che essa ci riserva, mediante la presenza di alcuni astri, la Luna in particolare, che veglia su ogni cosa. Proietta il suo bagliore acquoso su uno scenario che ha tanto del mondo orientale, giapponese, murakamiano cui sono affezionata, legato alle azioni umane e in cui affiorano quei ricordi, quelle emozioni, nel momento in cui ci lasciamo andare, facendoci sentire vulnerabili, umani. Forme insite non solo in questo universo, ma nell'universo di ognuno di noi. Con la particolarità di come le si vive, l’approccio che si riserva a un sistema umano non propriamente semplice ma che socchiude nel palmo di una mano una frazione di vita non propriamente difficile da trattare. La vita di tutti noi, quella piccola e significativa che mediante gesti o azioni può diventare splendida, straordinaria, o contornata da teorie o studi astrologici a cui si affida il nostro personale destino. 

Non è stato facile per me digerire tutto questo e lasciarsi andare all’idea che lo studio di alcuni segni zodiacali avrebbero tracciato il nostro personale cammino, io che sono una cinica incallita e che non crede all’oroscopo come non crede agli Ufo o agli alieni… finché non ci si affida all’immaginazione e su carta acquisiscono un altro significato. Non influenzando la mia vita quanto donando delle belle diapositive che sono legate al passato, rifiutano il presente mediante moti dell’anima che compaiono e scompaiono sul reale, per una << pulizia >> del corpo o dello spirito a cui ci si aggrappa come unica speranza. Un tentativo d’aiuto di cui molti si affidano o desiderano credere. Eppure pur quanto cinica e diffidente, intrepida eroina che ascolta solo la voce del suo cuore, da certe letture ne comprendo che esistono anche quella fetta di individui, anime pie che vagano lungo la riva dell’assurdo, che serbano nel cuore rancori, rimorsi che solo la contemplazione e lo studio delle stelle può rivelarci una strada, può donarci una prospettiva diversa. Non accettando il presente, quanto rinnegandolo.

Serikawa è arrivata alla conclusione che i malori della vita derivino da una mancanza di amore, mai ricambiato, e per questo suggerisce l’idea dell’universo come cura una grande dose di diapositive, immagini il cui effetto sarà benefico, nell’immediato. Sotto certi aspetti un atto di rivoluzione perché ingenuamente intrappolata in due mondi: quello dei credenti e quello dei non credenti. Quello di chi ama leggere l’oroscopo o si affida allo studio delle stelle per comprendere se stesso, e chi invece lo considera una perdita di tempo. E la differenza, la linea di demarcazione che inevitabilmente si frappone risiede nelle immagini. In ritratti di gatti parlanti, chef danzerini che avrebbero potuto conferire nell’insieme assetti bizzarri, quasi ridicoli quanto conformi a un tipo di realtà strettamente legata al mondo dei sogni. All’idea che il mondo onirico possa essere più accessibile di quel che si crede.

Ed eccoci qui, l’una dinanzi all’altra, io col fuoco della passione che giorno dopo giorno cresce ed alimento con l’amore che riservo alla lettura e alla scrittura, e Serikawa ed i suoi fantasmi che sembrano vacui, inesistenti si lasciano andare alle sorti di un destino, alla fatalità della vita senza tentare purchè essa non sia così. Mai Mochizuki non è il Murakami Haruki che amo, anche se di poco si avvicina – mi spiace, ma è così. Ma Il caffè della luna piena, di cui fortunatamente non è stato scritto da nient’altro se non dal bisogno di rievocare un frammento del passato, il suo e più precisamente quello dei suoi ricordi, con una sferzata di sentimentalismi ed emozioni varie che effettivamente travolgono e coinvolgono in un quadro surrealista prettamente carino, impressionistico, e le cui immagini sono emblema di fatalità, strettamente legato al rapporto uomo e natura, perché quando l’uomo avrebbe dovuto interrogarsi sul suo presente tentando di compiere azioni che l’avrebbero indotto a compiere un percorso di rinascita, spiccare per la loro <<particolare >> predisposizione di farsi sentire, il motore che li spinge ad abbracciare tutto questo, si consolida in un viaggio onirico che scalda il cuore, davvero carino e appassionante. Ma in cui si avverte questo desiderio di essere libera e soprattutto cosa esso comportò senza però compiere alcun gesto. In relazione al periodo storico, all’approccio con il prossimo, agli eventi che, come piccoli tasselli di un puzzle, sono stati sparsi qua e là in un paesaggio apparentemente familiare ma esacerbato. Vedere Il caffè della luna piena “muoversi” non come un posto qualunque, ma come emblema di riscatto e libertà. Diretta in nessun posto in particolare, né filo conduttore di un progetto architettonico le cui basi sono debolucce, poggiano sulla fantasia anziché sulla realtà, parecchio scarno ma che si alimenta di emozioni. Sentimenti scaturiti da un corollario di immagini, tra passato e presente, di cui io ho osservato imbambolata ma dibattendomi fra il possibile e il discutibile. Non conferendo alcun messaggio particolare ma trasmettendo qualcosa. E nonostante la semplicità, delle volte confusa con banalità, per me è stato così. Conservando questo aspetto peculiare ma non sfogando negli scambi individuali che il rievocare certi ricordi dovrebbe comportare né la presenza di anime che avrebbero dovuto perpetuare il suo ricordo nella mente di chi legge quanto conferma come anche lei, la stessa autrice,  sia stata una figura di passaggio. 

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

2 commenti:

  1. Peccato il voto basso, grazie per la recensione

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    Risposte
    1. Il voto è basso perchè ho letto romanzi molto più belli, ma si è rivelata una lettura molto dolce :)

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