L'eco lontano di un
palpito insistente e accelerato strappò la
mia anima sognatrice e
romantica da un mondo di ombre che si tengono per mano e una sfilata di figure
pubbliche che fanno parte di un paesaggio confuso a cui non si presta
particolare attenzione, che si fusero in immagini variopinte e spiegazzate.
Qualcuno stava bussando leggermente con nocche invisibili sulla finestra della
mia anima. E, riconoscendo il volto rugoso di Kawabata dall'altra parte del
vetro, provai un brivido di eccitazione scorrermi come sangue nelle vene, come
una porta che si apre su un mondo ed invita a entrare.
Non mi trovavo più fra
le vecchie mura della mia camera. Non era il sole ma la potenza di una storia
che avevo letto qualche tempo fa - capace di riannodare due sottilissimi fili
che si erano persi nella confusione della vita, da un capo all'altro del mondo,
a splendere fra anfratti, paradossi del cuore umano. Accompagnata dalla voce potente di un uomo trasumanato in
vizi strani e brucianti, che sfiorarono i contorni della mia figura piccola ed
esile.
Titolo:
La casa delle belle addormentate
Autore:
Yasunari Kawabata
Casa
editrice: Oscar Mondadori
Prezzo:
9, 50€
N° di
pagine: 158
Trama:
Un raffinato racconto erotico centrato sulle visite del vecchio Eguchi a un
inconsueto postribolo in cui gli ospiti possono passare la notte con
giovanissime donne addormentate di un narcotico. Un viaggio tra i più
misteriosi recessi della psiche.
La
recensione:
Qualunque
vita, per quanto inumana, con l'assuefazione diventa umana. Immoralità d'ogni
specie sono nascoste nelle tenebre del mondo.
Una
piacevole sorpresa è stato Yasunari Kawabata. Nella mia mente me lo immagino
sulla settantina, alto, magro, leggermente curvo, avvolto in una tunica
arancione, solo e un po' incompreso. Lui e la sua storia, quella di Eguchi e
delle belle addormentate arrivò, inaspettatamente, in un giorno d'inverno di
circa tre settimane fa, e con questo suo primo romanzo mi diede una nuova
visione sul mondo. Mi spiegò la nobile arte dell'amore, con uno stile denso ed
ermetico, e del piacere che si avvale interamente di attimi di vita. Frammenti
in cui si assiste alla visione di fanciulle "annegate" in un sonno
profondo, quasi comatoso. Bambole viventi senza alcuna esistenza: burattini
concepiti per far vergognare vecchi asessuati. Un meccanismo naturale.
Sapevo
bene a cosa andavo incontro e presto avrei constatato, con notevole ironia, il
tema per il quale mi ero ritrovata lì, in un Giappone funereo e fragoroso di
pensieri che prepotentemente invase le mie orecchie.
La
storia di Eguchi, raccontata come una lunga reminescenza, assomiglia molto a
quel genere di storia che, per esser raccontata, ha bisogno di parole. Altrimenti
impallidisce, si ammala e muore. Ossessionandoci febbrilmente.
Da
lettrice onnivora e appassionata di Murakami, La casa delle belle
addormentate mi ha appassionato, anche se non completamente.
Incalzante, seducente, il cui ritmo è come il forte frastuono delle onde.
L'incalcolabile estensione del sesso e la sua inconcepibile profondità un
occasione per raggiungere vette di puro piacere. E, la scintilla dell'amore,
come un dolce scherzo che la natura ha inventato per unire due corpi, quando la
distanza diviene quasi insopportabile. Nella sua 'purezza' può fornire efficaci
mezzi per evadere dalla realtà - grazie alla possibilità di donare sensazioni
inimmaginabile, nel momento in cui le anime entrano a contatto, e soprattutto
quanto più si desidera: amare l'amato effettivamente per quello che è, senza
aggrapparsi a qualche illusione o stramba idea.
Quando
Kawabata pubblicò La casa delle belle addormentate non era
ancora famoso, aveva una cerchia ristretta di fan e, nel suo piccolo, poteva
vantarsi di aver scritto una storia che affidasse al lettore la libertà di
sentirsi libero di spaziare con la fantasia ed emozionarsi, interpretando
l'intricato linguaggio del sesso. Kawabata aveva così messo radici nella
letteratura giapponese che, secondo molti critici, a suo modo, fu in grado di
aprirsi a dismisura senza più sentirsi solo e divenire una delle più importanti
icone della letteratura giapponese.
La sua
storia, almeno da lontano, era di quelle che non potevo lasciarmi scappare. Un
vecchio giapponese ossessionato dalle parole s'era impegnato ad adoperarle con
estrema cura, scalando montagne invisibili, descrivendo le bellezze di una
città onirica e straordinaria, prima di morire, come una sorta di commiato: un
arrivederci dall'aldilà.
Dopo
anni di studi e ricerche, evocare cose o nozioni che avevano aspettato sotto
l'ombra, prima che il fuoco della vita se le prendesse e le ammutolisse, La
casa delle belle addormentate poté dirsi completo. Si trattava
dell'estratto resoconto di un ardente desiderio di sogni irrealizzati di poveri
vecchi, il tutto racchiusi nel sarcofago segreto di un umile dimora, i cui
visitatori hanno sempre considerato miracolosa e che sin dai primi anni '80
compare nelle raffigurazioni di alcuni romanzi, specie di quelli che professano
il culto giapponese.
Adesso
che ho terminato di leggere, mi viene solo da pensare che storie di questo tipo
- seppur brevi, ma dalla forte carica sensuale - mi hanno sempre dato alla
testa, predisponendomi a mondi fantasiosi come piccoli dettagli che si
stanziano sul nulla. Il motivo? Forse non c'è alcuna ragione. Talvolta nutro il
forte desiderio di imbarcarmi verso luoghi sconosciuti e, insoddisfatta e sola,
sono alla ricerca di qualcosa. O qualcuno. Qualcuno che, con la sua dolcezza e
premurosità, potrebbe tagliare in due il filo della routine e, specialmente,
non darmi alcuna ragione per tormentare senza posa il mio spirito.
La
casa delle belle addormentate è un affresco della
letteratura giapponese, concepito come un surreale dramma della vita che, nella
sua semplicità disarmante, cela un certo fascino. E' come muoversi
silenziosamente fra le vecchie mura di questa casa, impersonare la piccola e
minuta padrona e trovarsi nella condizione di offrire un 'dono', a una somma
esorbitante, a uomini soli e frustrati che giacendo con l'altro sesso,
ritrovano la vita. Letteralmente.
Imparagonabile
alla pienezza e alla bellezza di una camelia, ma pieno di vita e desiderio,
quello di Kawabata è un ricettacolo di corpi nudi, disinibiti ma pieni di
vita, la cui sede sta nella bellezza e nella forza.
Valutazione
d'inchiostro: 3
Ciao Gresi, non ho letto nulla di letteratura giapponese e non conoscevo il romanzo che hai recensito... mi sembra una lettura molto particolare, diversa dalle solite!
RispondiEliminaLo è, e te la consiglio se ti interessa ☺☺☺
EliminaCiao Gresi! Sono sempre io! Ahah.. Per iscriverti al gruppo Goodreads devi avere un account Goodreads, non so ce l'hai. Fammi sapere qual è il problema. E devi lasciare la tua email nel commento, così da poterti rintracciare per qualunque cosa :)
RispondiEliminaVa bene ☺
EliminaIo l'ho letto una paio di anni fa e nonostante non mi abbia proprio conquistata, mi sono piaciute molto le atmosfere e il modo dell'autore di parlare di memoria e del tempo che passa. Non ho ancora letto altro di Kawabata, ma vorrei provare a leggere qualcos'altro di suo.
RispondiEliminaNemmeno io, Beth ☺ questo è il suo primo romanzo, e non ti nascondo non mi è dispiaciuto ☺
EliminaCiao Gresi, nuova lettrice fissa :)
RispondiEliminaComplimenti per la scelta delle letture, mi piacciono molto!
A presto!
Connor
xoxo
http://daily-connor.blogspot.it/
Grazie, Connoe! Verrò a trovarti con piacere :)
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