Ha avuto ragione la protagonista di questa bella e
intensa storia, quando vedeva il mio turbamento, le mie esitazioni. Penso che
talvolta mi lascio influenzare da certe cose, una conseguenza di letture
passate inappaganti e poco memorabili. Non saprei da che cosa dipende. Sono
situazioni dovute da qualcosa di inspiegabile, e questo blog è un quaderno dove
annoto la mia introversione, un libro di recensioni e pensieri che è pieno di
tante cose.
Questa recensione si
presenta un po' diversa dalle altre, forse, in cui abbandonarne la lettura è
stato davvero difficile. Mi sono sentita come una lumaca senza guscio, e non
pensandoci troppo mi appresto a riporre in queste poche righe incitandomi ad
prendere in mano un altro libro, un'altra storia, affinché il vuoto della
solitudine possa riempirsi. Vi conduco quindi ad Amsterdam, negli anni 40,
battendo sulla tastiera quelle parole che spero possano portarvi lontano, forse
nel momento in cui qualcun altro lo ha fatto al posto mio.
Titolo: La ragazza con la bicicletta rossa
Autore: Monica Hesse
Casa editrice: Piemme
N° di pagine: 298
Prezzo:17,50 €
Trama: E' l'inverno del 1943 ad Amsterdam. Mentre i
cieli europei sono sempre più offuscati dal fumo delle bombe, Hanneke percorre
ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città
occupata. Ma non lo fa per gioco, come si aspetterebbe da una ragazzina della
sua età. Hanneke è una "trovatrice", incaricata di scovare al mercato
nero beni oramai introvabili: caffè, tavolette di cioccolato, calze di nylon,
piccoli pezzetti di felicità perduta. Li consegna porta a porta, e lo fa per
soldi, solo per quello: non c'è tempo per essere buoni in un mondo ormai
svuotato da ogni cosa. Perché Hanneke, in questa guerra, ha perso tutto. Ha perso Bas, il ragazzo che le ha dato
il primo bacio, e ha perso i propri sogni. O almeno così crede. Finché un giorno una delle sue clienti, la
signora Janssen, la supplica di aiutarla, e questa volta non si tratte di
candele o zucchero. Si tratta di ritrovare qualcuno: la piccola Mirjam, una
ragazzina ebrea che l'anziana signora nascondeva in casa sua … Hanneke, contro
ogni buon senso, decide di cercarla. E di ritrovare, con Mirijam, quella parte
di sé che stava quasi per lasciar andare, la parte di sé in grado di sperare,
di sognare e vivere.
La recensione:
Nel
suo romanzo d'esordio, Monica Hesse ha parlato in modo eloquente e perfetto -
oserei dire - della guerra. La sua figlia di carta, Hanneke, mi ha raccontato
cosa volesse dire viverla sulla propria pelle. Ma noi lettori siamo consapevoli
che certe cose per capirle necessitano di essere sentite, affinché si possa
comprendere appieno, per i pericoli o gli anni di esilio e devastazione che
incorsero negli anni '40.
La
giovane Hanneke arrivò nella soleggiata città di Messina pallida e molto
stanca. Di qualche anno meno di me si trovò invischiata in una
"missione" la cui portata era alquanto pericolosa, e, coraggiosamente
subì un grave combattimento che fortunatamente non la gasarono contro
l'esercito olandese. Due o tre anni fa perse l'amore della sua vita, Bos, e,
molto umana e sincera, mi istigò a leggere la sua storia come un trattato
realistico, con un buon periodo storico, credendo che chiunque ascoltasse ciò
che si porta dentro provocasse affetto, conforto e solidarietà da chi riuscì a
capirla.
Mi
sono permessa di denotarmi come una di queste persone, come una viaggiatrice
d'inchiostro che aveva disegnato la sua orbita e che, chiedendo quali fossero
le sue ansie e paure, sussurrate nel cuore della notte, dietro ad una porta di
bottega vecchia e sgangherata, mi ha confessato di soffrire di mancanza di
tranquillità e del bisogno di una pace interiore che incorre da molto tempo. L'amore
che riceve dai suoi genitori, dai suoi amici, le attenzioni ossequiose della
gente da cui e per cui lavora, sembrano troppo poco quando si sente la
necessità di avere qualcosa di più. Si avverte il bisogno di combattere per
qualcosa che sembri non avere mai fine.
Improvvisamente
compresi la tragedia della vita della scaltra Hanneke. Il controllo di una
guerra furibonda e crudele che imperversava nei cuori di gente umile e povera,
esercitando un autonomia, una supremazia che gli ha permesso tuttavia di trovare
quella forza interiore che le facesse combattere il prossimo, condividendo un
segreto temibile, intimità, di sapere più di quanto la gente credeva di sapere,
della guerra, del Terzo Reich, di Hitler, completamente immersa nell'anima e
nel corpo di una ragazza a cui è stato addossato un fardello forse fin troppo
pesante. Ma è giusto le sia stato concesso solo di guardare, di cercare, di
essere la "spia", di non agire pur di sopravvivere, di non ottenere
quell'amore che tanto agogna, desiderato e talvolta odiato? La mia vita gli è
stata offerta su un piatto d'argento, Hanneke se n'è appropriata a suo
piacimento.
Quando
la vidi per la prima volta pensai che forse non ero pronta a compiere un
viaggio in una terra interamente vestita di neve, quasi avesse indossato un
maglione, piena di foschia e vapore, a bordo di una bicicletta rossa che non
arresta mai la sua corsa come un treno prima del tempo. Compresi che quello che
avevo davanti era una tela ingrigita da una nebbia soffusa, un immagine strana
il cui aspetto è così bizzarro e impressionante in cui si vigila una ragazza
come tante altre, ma le cui gesta saranno annoverate fra le più famose di
questo periodo. Hanneke, infatti, con
la sua figura esile e minuta, ha ceduto il posto alla vigile presenza di un
segugio appassionato e famelico, che, silenzioso e autoritario, guarda con
vigore e intensità quella gioventù sulla terra, così traboccante d'interesse.
La
sua essenza, nell'immediato, si fa presente nei cuori dei lettori, attraverso
avvertimenti, previsioni, gettando una certa inquietudine fra masse di colori
sfocati, eclissi che volgono al termine … nell'istante esatto in cui una
giovane anima viene risucchiata, attanagliata dalla morsa della guerra, risvegliando atrocità e
crudeltà vagamente accennati.
Fra
una distesa di cadaveri, in una città in cui il cielo viene lavato
ripetutamente, sporcato e imbrattato di sangue, zolfo e paura e polvere, Monica
Hesse ci inoltra in un labirinto di parole, corte e spiegazzate, inchiostri
sciolti e sbiaditi che, come un burattinaio tira i fili, in una mano tiene una
ragazzina che si crogiola nel labirinto delle parole, nell'altra gruppi di
anime attorniate come in una grande sala. Il suo nome: la guerra. Un punto nero
inciso alla fine di un paragrafo. L'esito. La fine.
A
bordo di una bicicletta rossa in corsa verso la salvezza, come una guida onnisciente,
tentatrice e furba, l'autrice mi ha attirato involontariamente per la forza, la
dolcezza con cui ha carpito l'anima di questa storia e il suo bisogno di
comprendere gli esseri umani: il modo in cui generazioni passate sono riuscite
ad rialzarsi, a combattere, seppur barcollando, persino quando fiumi di lacrime
invadevano i loro volti. E la sua voce è
così scrupolosamente camuffata fra un coro di voci e suoni che lascia adito a
dubbi, su dove possa trovarsi, sollecitando i sensi, traendo anime vagabonde
che cadono a terra come gusci vuoti. Spirano in cielo, assolutamente
costernati. Osservando una tela dipinta d'azzurro mutarsi d'argento o grigio al
colore della pioggia.
In
un meraviglioso viaggio nella Germania nazista, ho trattenuto questa storia in
un caloroso abbraccio. Mi sono spinta avanti, verso sobborghi spogli e
polverosi, a bordo di una piccola vettura diretta verso un paradiso mancato.
Una piccola parte di una nazione, sacrificata al caos e al disordine.
Cruento,
duro, indimenticabile, talvolta straziante talvolta drammatico, un romanzo
solenne ed evocativo che ha abbagliato un frammento di storia. Una storia che
mi ha invaso persino le viscere, e che, con un debole fruscio, ha aperto una
finestra che ha fatto luce su un mondo che mi ha procurato una tristezza
indescrivibile. Le parole, il mercanteggiare, le scorribande e i furti
divengono parte dell'anima di una ragazza che non ha mai saputo cosa voglia
dire vivere. Raccolte in una mano esperta, con eleganza e lucidità, che ha dato
vita ad effetti efficaci ma devastanti.
Inducendo
a chi legge a raccogliere questa storia con la consapevolezza che parole di
questo tipo, penzoloni come lunghe trecce, avrebbero indugiato sulla mia testa
molto più del necessario, La bambina con
la bicicletta rossa, infatti, è quel genere di storia che io mi ero
prefissata e in cui ho potuto constatare quanto ci sia di terribile e
meraviglioso fra le sue pagine, che tuttavia resta sullo sfondo, ai bordi
dell'anima di una storia che inquina certamente il sorriso ai più romantici.
Valutazione
d'inchiostro: 5
Ci sono molti romanzi ambientati durante la seconda Guerra mondiale che vorrei leggere e questo è uno di quei titoli.
RispondiEliminaTe ne consiglio vivamente la lettura! ☺
EliminaWow valutazione piena. Devo segnarmelo perchè la trama mi incuriosisce molto
RispondiEliminaÈ davvero molto bello ☺☺
EliminaE' già presente in WL dalla sua uscita, ma dopo le tue parole non vedo l' ora di leggerlo =)!!
RispondiEliminaFammi poi sapere :)
Elimina