Titolo: Il mulino sulla Floss
Autore: George Eliot
Prezzo: 10, 50 €
Casa editrice: Oscar Mondadori
N° di pagine: 638
Trama: Cresciuti insieme e legati da un tenace
affetto i due figli del mugnaio Tulliver vedono le loro strade dividersi
drammaticamente quando l'impetuosa Maggie scopre che la società, e il suo stesso
fratello, non le lasciano spazio per vivere e amare.
La
recensione:
Non
c'è sconforto più triste di quello della prima giovinezza, quando l'anima è
fatta di desideri e non ha vecchi ricordi, ne una vita supplementare in quella
altrui; e tuttavia noi che l'osserviamo, consideriamo con leggerezza questa
disperazione prematura, come se la nostra visione dell'avvenire rischiarasse il
cielo presente di chi soffre.
I
protagonisti di questa storia vivono in un posto in cui l'irruenza dell'acqua,
il rimbombo di un mulino, infondono il tutto in uno stato di sognante
stordimento che sembra acquisire una certa quiete al paesaggio. Come un ampio
scenario sonoro, Il mulino sulla Floss
mi ha colta del tutto impreparata celando al suo interno un mondo di cui non ne
conoscevo nemmeno l'esistenza.
Le
mie intenzioni riguardo le sorti di questo romanzo erano avvolte in una nebbia
di dubbi e perplessità, e l'ennesima sfida indetta su Facebook mi aveva
"costretta" a prendere consapevolezza che Il mulino sulla Floss fosse attinente alle tracce scelte mentre io
mi preparavo una lista infinita di letture che sapevo non avrei potuto
completare.
Avessi
fatto marcia indietro avrei provocato una grande delusione. Perché se io mi
trovavo qui, con la curiosità e tanta speranza di trovare qualcosa che potesse
soddisfarmi del tutto, appena arrivata capii che lì il problema ero io. Io ero
stata l'enorme dispiacere per l'autrice: una lettrice onnivora insicura e poco
appagante ( certamente mi avrebbero presentato così alla celeberrima George
Elliot ), giunta in una città di campagna nei primi anni del XIX secolo. Dovevo
intuirlo che questo sarebbe stato un temibile e irrecuperabile pregiudizio. I
libri sono per me il rifugio preferito nella vita, specie quando il sole non
scalda con i suoi raggi luminosi; qui mi abbandono a tutti i miei malumori e
ogni tanto mi sorprendo a dialogare con personaggi fatti solo di carta e
inchiostro. Qui conservo sempre una piccola parte di me i cui libri
contribuiscono a darmi l'impressione che ci sia un mondo a parte. Un mondo
staccato dalla vita quotidiana che si svolge all'esterno.
La
storia raccontata in Il mulino sulla
Floss ha equivalso la medesima cosa, ed è stata piuttosto semplice. Spesso
mi faccio condizionare dall'istinto, ma anche a questo sono preparata e la
soluzione arrivò presto a bordo di una nave che aveva appena dispiegato le sue
vele. Il suo è stato un viaggio che mi ha lasciato addosso una strisciante
malinconia. Il propagarsi di tanta insoddisfazione, con tutte le conseguenze
implicite, coincidenze miracolose, avvenimenti e persone che ritornano e poi
svaniscono, è stato talmente contagioso che gli oggetti inanimati sembravano
dotati di una qualche magia. Poiché non esiste alcuna magia o differenza fra
ciò che è e ciò che potrebbe essere, e chi legge si sente legato ai protagonisti.
Soprattutto per la viziosa Maggie, priva di colore, amante dei libri e della
buona letteratura, sofferente per tutto e per tutti, dalla natura contorta e
opprimente per emozioni gettate sul suo cuore da qualche crudele legge della
natura: qualcosa che forse non arriverà mai.
Solenne
e superstiziosa fantasia architettonica, caso fantasmagorico dell'amore forte,
indomito e incondizionato di due fratelli, Il
mulino sulla Floss è stata una delle migliori letture inglesi di questo
2018 in cui la protagonista principale dell'intero romanzo è la natura come Paradiso mancato.
Realtà
e fantasia si sfiorano anche mentre il sole illumina le sue figure contro il
verde delle siepi e le facciate delle case, paesaggi nettamente realistici in
quanto ciò che è narrato è narrato attraverso gli elementi della produzione
elliotiana. Il cui mondo che la circonda è zeppo di meschinità, ipocrisia,
cattiveria, che rivelano l'intento dell'autrice di esaminare, con profondità e
un certo distacco, un tema piuttosto importante nella produzione dell'autrice:
il senso della vita.
Ritratto
umano terribilmente realistico e coinvolgente di protagonisti intrappolati nel
lungo limbo delle convenzioni sociali, che incorrono esclusivamente l'ideale
dell'uomo intrappolato nella mentalità del secolo, incapace di vedere la netta
differenza fra verità locale e verità universale, quella della Elliot è una
complicata emozione che custodisce gelosamente due fratelli nella sfera
insondabile dell'amore. Unico moto perpetuo dell'universo, unica ragione
accidentalmente intrufolabile, creata apposta per impedire ai due fratelli di
non consolidare la loro separazione. Unica dimensione in cui è semplicissimo
riconoscersi, assistendo alla crescita di qualcosa di bellissimo, tattile e profondo, devastati nell'anima e nel corpo.
Creature piene di poesia, tradizioni tradotte nella realtà, i cui cuori ardenti
lottano contro una sola povera coscienza, inteneriti e un po' folli che
vegliano sulle sorti dell'uno e dell'altro.
Una
storia che è stata raccontata con la consapevolezza di recare sofferenza,
capace di logorare dall'interno lo spirito di chiunque. Suscita un empatia
naturale, risvegliando zone assopite nel fondo della coscienza, e che ci parla
di due fratelli e del loro affacciarsi sul mondo.
Il mulino sulla Floss
è un dramma sentimentale, realistico e profondo che mi ha resa prigioniera
delle stesse colpe, degli stessi peccati di Maggie. Un opera raffinata,
delicata come un tulipano, che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una
proiezione in cui si provano più sofferenze che gioie. Sciorina continuamente
descrizioni dettagliate, e cattura l'attenzione per il toccante e sano sentimento
di fratellanza che si respira fra le sue pagine e in cui diviene sempre più
forte l'esigenza dell'autrice di esplorare la zona dei sentimenti e la natura
circostante.
Una
storia che, in una notte di fine luglio dall'aria torrida ma pulita, è emersa
dal passato come un'immagine definita nell'immediato. Con una voce
apprezzabile, matura, profonda, e i contorni simili a quelli degli antichi
poemi cristiani.
E'
cosa tanto profondamente radicata in questa nostra vita, che gli uomini debbono
soffrire a vicenda per i loro peccati, e tanto inevitabilmente diffusiva è la
sofferenza umana, che persino la giustizia miete le proprie vittime, e non è
concepibile un castigo che non si propaghi oltre il suo affetto con pulsazioni
di dolore immeritato.
Valutazione
d'inchiostro: 4+
Grazie Gresi per questa recensione, George Eliot è una di quelle scrittrice che spero di affrontare prima o poi.
RispondiEliminaGrazie a te, Beth! Anche per me questa è stata una delle mie prime esperienze, e sono contenta di averlo letto ☺
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