Questa ennesima lettura conferma il talento del mio amico di carta,
Ivano Mingotti. Raccontarvi il mio percorso letterario, avvenuto in passato, mi
risulta un po' difficile. Ma per accennarvi qualcosa di Ivano e della sua ultima
fatica, ho deciso così di darvi il buongiorno, quest'oggi, scrivendo e intrappolando
su due fogli di Word, un breve racconto di chi sia il suo autore e un breve
pensiero sul suo ultimo romanzo. Ma per timore di dire troppo, data la mole
piuttosto ridotta del romanzo, vi lascio a questo ennesimo pensiero stando in ascolto
per percepire il minimo rumore dei vostri commenti.
Ivano e i suoi libri sopravvengono, oramai annualmente, ed io non
posso che abbracciare il suo entusiasmo, venendogli incontro, rallegrandomi
della sua compagnia anche se per poco tempo!
Titolo: Piccole cose paurose
Autore: Ivano Mingotti
Casa editrice: Augh!
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 138
Trama: Il protagonista è un ragazzino di undici anni: durante il
processo ai suoi genitori accusati di omicidio, viene chiamato a testimoniare davanti
al giudice. Con una scrittura adattata a un linguaggio infantile, l'autore affronta
tematiche contemporanee attraverso gli occhi di un bambino, dalla povertà allo
sfruttamento sul lavoro, dalla prepotenza gratuita a una violenza ancora più
subdola sotterranea, su uno sfondo surreale, ipnotico, in cui il male sociale affiora
in vesti demoniache. Da una tragedia annunciata, prendono forma gli implacabili
incubi del teste, immerso negli abissi spietati della propria psiche.
La recensione:
Mi
è sembrato tutto così strano, avvolto in una cortina di turbamento o
perplessità, ma non dissi ne scrissi alcuna parola, sulla mia immancabile
agenda, nemmeno quando avevo letto una cinquantina di pagine. Cosa mi stava
riservando Ivano? Se non mi avesse contattato lui, non penso avrei scoperto
l'uscita della sua ultima pubblicazione, non penso sarei stata così fortunata
da scovarlo da sola. Così un mercoledì sera di metà gennaio, Ivano mi scrisse
ed era chiaro già dall'oggetto della sua email che qualunque cosa contenesse
questo suo messaggio intendeva condividerlo con me. Sono sempre stata franca,
realista con lui, e poteva darsi che con Piccole
cose paurose i miei dubbi o le mie perplessità fossero infondate.
Certamente Celeste 1872 e Minoica hanno lasciato un segno
indelebile che sono certa né il tempo né una nuova veste grafica potranno
soppiantare.. Ed io che li amo ancora, nonostante sia passato del tempo,
proprio così come sono, e che rivelano maggiormente quel mio lato romantico e
passionale, e che ridicolarizzano la mia ansia come uno sciocco atteggiamento,
provo un'improvvisa ed entusiastica sicurezza quando si tratta dei romanzi di
Ivano che effettivamente non ha un vero e proprio fondamento logico.
Ivano,
come scrittore, col tempo, ha subito diversi cambiamenti. Ogni anno, una nuova
opera, una nuova storia, hanno rivelato
aspetti che l'anno scorso o tre anni fa non riuscivo a vedere. Ogni volta
sorpresa di cogliere certi cambiamenti in onore di opere scarne ma ricche di
contenuto. In momenti svariati della mia vita, dipingendo su semplici fogli
bianchi disegni di ogni tipo, forma e colore, che nel momento in cui prendono
vita fanno il proprio dovere. Questi rinnovati aspetti che adesso mi preme
evidenziare sono i punti focali della prosa semplice ma diretta di Ivano
Mingotti, che in tristi mattine di metà o inizio gennaio danno un aspetto più
gaio a tutta la sua produzione.
Avendo
accolto questo nuovo anno con la lettura de il terzo volume de L'amica geniale, ho deciso di dare
omaggio e fare onore a Ivano, con l'ennesimo delirante post, l'ennesimo
sproloquio, consapevole che quando questi avrebbe bussato alla mia porta il suo
tempo di soggiorno sarebbe stato ridotto, come del resto accade tutte le volte,
ma entusiasmante nell'aver partecipato all'ennesima sceneggiata a cui sono
stata invitata.
Piccole cose paurose, a dispetto
dei romanzi precedenti, non assicurava che io sarei stata felice di leggere e
seguire le vicende di un ragazzino presente in questo breve racconto; non avevo
però considerato che sarebbe stato proprio il ragazzino a chiedermi aiuto. Non
ho idea se altri lettori, prima di me, gli hanno risposto, mentre il padre e la
madre erano impegnati con i loro problemi lavorativi e di coppia, deplorando la
loro fretta di trascurare il frutto del loro amore. Ma facendo buon viso a
cattivo gioco, Piccole cose paurose
non esula alcuna informazione da quella che la vittima di violenza fisica o
mentale sia un ragazzino di soli dodici anni, quel bambino che ha un età in cui
non si può supporre sia il miglior giudice.
Questa
freddezza da parte di questi due coniugi mi ha addolorato molto, se non avessi
avuto la famosa occasione con la quale Ivano mi aveva sorpreso a suo tempo.
Presentare un ragazzino come violato mentalmente dalle stesse persone che lo
hanno messo al mondo, familiarizzato nel mio cerchio personale da un
incredibile ma breve viaggio di una lettura come questa, mi indusse a provare
moti di affetto o tenerezza come tale degno di un simile comportamento.
Ho
trascorso qualche manciata di ore in sua compagnia, contemplando in assoluto
silenzio ciò a cui presto avrei assistito. Ciò che non mi aspettavo fu che,
osservando questa coppia sgomitare fra la monotonia del giorno, avanzare in una
trama che ha di per se nulla di originale, capì che ancora una volta Ivano mi
aveva sorpreso. Ho avvertito quasi lo sghembo satanico dell'orribile entità che
popolerà ben presto le loro vite, il suo modo riservato di uscire allo scoperto
solo nel momento più adatto e, chiaramente, nessuna idea di quello che poteva
essere. Da dove essa deriva, o quale sconcertante spiegazione che ne esplichi
la sua provenienza.
Ivano
Mingotti ha riempito una storia di quasi centocinquanta pagine logorando lo
spirito da dentro. Un orrore che si aggiunge ad altri orrori, che è stato
creato con certe immagini, tenuto a bada grazie al filo della routine e alla
vita in generale. Raccontate in poche ma salienti pagine, separate dall'unità
della totalità e della concretezza, scritto con parole che hanno avuto una sua
importanza.
Quel
romanzo in cui la mente umana è soggetta a diversi giochi di vita. L'individuo
è signore e padrone di tutto ciò che vede e che immagina, talmente forti da
trasmettergli ogni tanto malessere o disagio, in cui il centro del corpo si
intorpidisce come quando un treno in corso si arresta a una stazione.
Ivano
Mingotti, in questa sua ennesima straodinaria opera, affronta una tematica
davvero assurda che, elaborata minuziosamente, quasi claustofobica e dal ritmo
moderato, mi ha permesso di sprofondare abilmente nel sotterraneo buio della
psiche umana di cui non si trovano limiti, non si conosce la fine e che forse
non dà alcuna via d'uscita.Una lettura davvero bella e particolare che
nonostante la poca originalità del tema trattato, mi ha condotta lungo una strada
da cui non ci sarà alcuna via d'uscita. Un opera i cui protagonisti sono figure
recise, solitarie, quasi folli, dalla personalità vivacissima, dominati da un
istinto disumano che si mescola ai grandi conflitti interiori della letteratura
classica che io amo particolarmente.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Spero che il 2019 sia un buon anno per te😊i tuoi sogni diventano realtà,leggi molti libri 😊
RispondiEliminaGrazie mille! Te lo auguro anche io ☺☺
EliminaProprio oggi ho recensito anch'io un romanzo della Augh, e mi sono andato subito a spulciare il suo catalogo.
RispondiEliminaPoi ecco il tuo post, proprio sul titolo che più mi aveva attratto. Un caso?
Segno. :)
Uh, penso proprio di no ☺☺ questo autore non è la prima volta che leggo qualcosa di suo. Se ti interessa, te lo consiglio caldamente ☺☺
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