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lunedì, novembre 18, 2019

Gocce d'inchiostro: La vita bugiarda degli adulti - Elena Ferrante

La produzione ferrantiana nel mio piccolo ma sgargiante mondo si era conclusa ad inizio anno quando conclusi di leggere ogni opera pubblicata da questa autrice. Mi ci è voluto un pó di tempo per riprendermi dal dolore di ferite ancora aperte, ma mi sono ripresa nell'immediato. Il mio povero cuore, oramai lo sa, quando si imbatte in romanzi di questo tipo, desidera trovare un posto tutto suo. Era stato con Lila e Lenù, poi con il carosello di personaggi della trilogia de L'amore molesto, e infine con l'ultima fatica letteraria recentemente pubblicato da edizioni EO. Il proposito di leggere ciò non mi abbandonó dunque nemmeno per un secondo, e richiamata per un nuovo sbocco narrativo, un nuovo avvento di un epoca che non si discosta poi molto da quella narrata ne L'amica geniale, ho ascoltato ogni cosa con precisione e franchezza, e lentamente rattristata con le parole.





Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19 €
N°di pagine: 336
Trama: Il bel viso della bambina Giovanna si è trasformato, sta diventando quello di una brutta malvagia adolescente. Ma le cose stanno proprio così? E in quale specchio bisogna guardare per ritrovarsi e salvarsi? La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.

La recensione:
I primi giorni di novembre mi hanno vista impegnata, sfrenata, quasi spasmodica, assorbita da una routine sempre uguale a sé stessa, con spesso forti mancanze di insoddisfazioni, avarizia di incoraggiamemto per combattere e andare avanti. In misura tale, checché si voglia, tali stati d'animo non mi hanno però mai distolta dai miei propositi ne ostacolato i miei obiettivi. La vita mi ha insegnato, che qualunque sia l'offesa o l'intralcio, lo affronto come affronto gli ostacoli durante una corsa. Se non altro per dare una pennellata di colore a paradigmi sociali un pó grigi e ombrosi, me ne sono sempre infischiata di cose che - diciamo - cerco di non prendere seriamente, trovando conforto e sfogo nella letteratura. Massima di vita. Bisogno primordiale sopra ogni cosa. Ho sempre creduto che la letteratura, i libri in generale divenissero un giorno fondamentali, pezzi della mia anima, e giorno dopo giorno constato quanto ciò sia vero. Perciò non ho potuto credere ai miei occhi a ciò che un mese e mezzo fa videro; una nuova opera di Elena Ferrante in fase di pubblicazione. Non avrei mai creduto che la casa editrice E/O pubblicasse un nuovo romanzo, e non ne ebbi bisogno.... fin quando non lo lessi! Forse perché ero fermamente convinta che la Ferrante avesse sospeso la sua attività di scrittura, o forse perché mediante la serie televisiva non ne sentii più il bisogno. Ma quando seppi della pubblicazione di La vita bugiarda degli adulti non esitai nemmeno per un istante ad averlo: una certa perplessità iniziale mi accompagnó per tutto il corso della lettura, e lo interpretai come effetto poco scatenante degli eventi narrati. Quando la conobbi, mi trovai catapultata nei rioni maleodoranti di una Napoli antica e orribilante, i cui stessi personaggi diffidavano nell'entrare a contatto col mondo. Anche in questo romanzo, c'è ritratta una Napoli di questo tipo che di per sé conferisce una certa lezione, un certo insegnamento, al quale non c'è affronto che mancasse di fare effetto. Si, la maggior parte dei casi prevede uno scenario simile. Era troppo scontato per non saperlo. Ho visto, ho sentito...ho colto al volo le parole di chi mi circondava. La protezione di genitori egocentrici ma studiosi, la libertà, il desiderio di lasciarsi completamente andare, l'amore, il tradimento sono alcuni degli specchi che riflettono opacamente l'individuo, il suo sentirsi informe alla società. Attenuano quelle che non sono altro che offese che Giovanna, la protagonista, trova intollerabile. Poi c'è la differenza di personalità: Giovanna era brutta, guasta, incapace, indegna persino a ricambiare l'amore dei suoi genitori, così piccola e fragile più di quanto crede. Forse la spiegazione su cui ruota il messaggio dell'intero romanzo è proprio questa, la diversità che la Ferrante attribuisce a uno scricciolo come Giovanna in relazione col prossimo. 
Ma.... Perché? Perché l'eroine ferrantiane sono così drammatiche? Perché nemmeno l'età adulta sarà un vero e proprio aiuto? La vita, i romanzi dell'autrice, nel corso del tempo, mi hanno insegnato come, una volta ci si impelaga in certe situazioni, non è poi così disagevole sentire come nostra la storia di una ragazzina intrappolata in garbugli di parole, un marasma di pensieri in cui le anime sono intrappolate senza scovare alcuna via d'uscita. Sebbene ci si aggrappi all'idea di come la vita sia assurda e crudele, ma in cui può trovarvi una strada che ci redima dalla nostra condizione. 
Non fece stupore non scorgere dunque alcuna parvenza di felicità, alcuna traccia di serenità o spensieratezza, in gruppi di anime la cui vita è stata devastata, recisa, mettendo in discussione tutto ciò che si credeva di conoscere. Eppure le perplessità, per usare un eufemismo, di Giovanna pesano sulla sua coscienza come un fardello troppo pesante, per comprendere come alla fine non ci sono parole che bastino, giustifichino gesti o frasi. La spiegazione è celata nel paragone insensato con una sua lontana zia. E solo a questo punto verremo condotti nel sotterraneo buio e oscuro della mente umana, sebbene domande o quesiti resteranno sospesi in una gigantesca bolla. 
Quando si parla di adolescenza, di profondi stati d'animo che inducono a inclinazione di inferiorità, mantenere un certo controllo è davvero difficile, specie se in La vita bugiarda degli adulti è ritratto con una certa fretta, con inquietudine e incoscienza di cui l'uomo stesso e la sua esistenza sono appesi a un filo. Questo romanzo su interroga sulla condizione dei suoi protagonisti, sul loro adattarsi nel momento, che alla tragicità dell'atto in sé. Esso infatti non ci fa ingerire non più di una piccola dose di malessere, che sedimenta tuttavia nell'anima mediante un forte sentimento di solitudine, malessere, sofferenza, e per guarire da ciò sarebbe stato necessario molto più di interpretare un modo contorto per comprendere il mondo.
Uno schiaffo che, specialmente alla fine, brucia ancora sul viso, continuo e perpetuo vagheggiamento completo di una piccola donna che segue l'ideale di riscattare se stessa dal gioco perverso della crudeltà e dell'ingiustizia, in una ricerca continua di se, della propria identità, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. 
Piccola ma intensa tragedia scritta in pochi atti, spruzzata qua e là da qualche pennellata di colore, che mi ha dato l'impressione mancasse un pó di mordente, ma che, nel frastuono del silenzio e dell'immobilità spicca per la crudeltà dei temi trattati. Raccontata come una confessione sussurrataci con una certa forza e una certa moralità, ha sprigionato una melodia che però è comunque giunta al mio cuore. 
Valutazione d’inchiostro: 4

8 commenti: