Una manciata di anni dopo, mentre sfilavo il Kobo dalla mia personalissima custodia, assediata dal tempo che passa, dal desiderio di divorare una manciata di romanzi in niente, ricordai uno dei momenti più belli della mia carriera letteraria ( la nascita di questo piccolo angolo virtuale, androne di un salotto paradisiaco, che coincise col momento in cui mi approcciavo per la prima volta a David Grossman). Da ciò ricordai anche il momento in cui mi sentii affascinata, tornai con la mente alla mia 'giovinezza' e a quel lontano pomeriggio di fine giugno che mi avevano sbattuto fuori dalla timidezza e l'insicurezza.
Da lettrice curiosa e avida di sapere fu così che Grossman fu colui che assistette al momento in cui mi accinsi ad occupare un piccolo spazio nel mondo di blogger.
Quest'anno sono andata a sbattere contro un pilastro della sua produzione letteraria che mi affascinó, sin dal primo momento che ne seppi della sua pubblicazione, e in una manciata di giorni, entrai e vissi con l'aria rarefatta e pesante che si respirava tutt'attorno.
Titolo: La vita gioca con me
Autore: David Grossman
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 21 €
N°di pagine: 300
Trama: "Tuvia era mia nonno. Vera è mia nonna. Rafael, Rafi, mio padre, e Nina... Nina non c'è. Nina non è qui. È sempre stato questo il suo contributo particolare alla famiglia", annota Ghili nel suo quaderno. Ma per la festa dei novant'anni di Vera, Nina è tornata; ha preso tre aerei che dall'Artico l'hanno portata al kibbutz, tra l'euforia di sua madre, la rabbia di sua figlia Ghili e la venerazione immutata di Rafi, l'uomo che ancora, nonostante tutto, quando la vede perde ogni difesa. E questa volta sembra che Nina non abbia intenzione di fuggire via; ha una cosa urgente da comunicare. E una da sapere. Vuole che sua madre le racconti finalmente cosa è successo in Iugoslavia, nella "prima parte" della sua vita, quando, giovane ebrea croata, si è caparbiamente innamorato di MiloS, figlio di contadini serbi senza terra. E di quando MiloS resta in prigione con l'accusa di essere una spia stalinista. Vuole sapere perché Vera è stata deportata nel campo di rieducazione sull'isola di Goli Otok, abbandonandola all'età di sei anni e mezzo. Di più, Nina suggerisce di partire alla volta del luogo dell'orrore che ha risucchiato Vera per tre anni e che ha segnato il suo destino e poi quello della giovane Ghili. Il viaggio di Vera, Nina, Ghili e Rafi a Goli Otok finisce per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio, risvegliando sentimenti ed emozioni con la violenza della tempesta che si abbatte sulle scogliere dell'isola. Un viaggio catartico affidato alle riprese di una videocamera, dove memoria e oblio si confondono in un'unica testimonianza imperfetta.
La recensione:
Nei romanzi di Grossman i personaggi, anime dannate e contrite, sono lì che vagano sulla riva dell'assurdo quando una qualche entità benigna, uno squarcio di luce li invade o sorprende, a seconda dei casi; in questa luce romantica che mi piace attribuire ad un autore come Grossman mi sono approcciata a La vita gioca con me. Qui, come immaginavo, nessuno mi avrebbe fatto perdere tempo con inutili piagnistei, a parte qualche momento in cui avrei conosciuto qualche personaggio solitario e pessimista, troppo malinconico, serio, quasi angosciante. Aveva rivelato qualcosa che lo impelacava in una certa situazione, e a me non era stato simpatico.
La nuova ed ennesima fatica dell'autore targata Mondadori al contrario mi ha fatto sentire speranzosa. Ho già vissuto, nelle innumerevoli vite che vivo ogni giorno, un gran numero di emozioni, ho tanto pensato e ripensato, e sofferto, più o meno, a seconda dei casi: all'età di ventisette anni non mi spaventa più niente e nessuno. Un pó ho deciso di accogliere questa nuova storia per 'fuggire' dalla vita, dalla frenesia di giorni sempre più impegnativi e logoranti ( e anche per uscire da quel dramma che da gran tempo dubitavo su questa nuova edizione, che a quanto sembra era la vita di una donna forte e coraggiosa realmente esistita, combattente e allo stesso tempo vittima di soprusi morali e fisici) . Nella sua battaglia per trovare o scovare la pace con cui elevarsi fra le avverse stelle è stato davvero molto triste.
Altri che si spacciano per cantastorie, o commediografi di biografie realizzano poi qualcosa di accettabile ma che poi, alla fine, non soddisfa completamente. A volte qualcosa di abbastanza irrilevante, ironico o abbastanza malizioso per riuscire simpatico, ma quella di Grossman fu una testimonianza molto bella più di quanto immaginavo, e per un autore come lui, un uomo che sa parlare al cuore ma non impersonare una donna, così delicato e intimo più di quel che si vede, mi sono ritrovata immersa in qualcosa di estremamente potente. Un contatto intimo, confidenziale, marasma di sensazioni disagevoli, drammatiche furono quel pezzo di pellicola, riversato in un breve documentario che rievoca ricordi di giovinezza sconnessi e privi di montaggio. E ciò che mi ha lasciato pienamente soddisfatta è stato questo coinvolgimento emotivo, questo desiderio di scovare se stessi trovando un posto che reclami una parte di noi.... Tutti così presi dalle nostre azioni. Ma qual'era il vero messaggio del romanzo?
Piccolo trattato sui ricordi, i sentimenti, l'emozioni, un libro che ci parla di donne - 3 donne, in particolare -, che non avevo preso sul serio, qualunque sia stata l'influenza avuta su di me. Il loro ardore, il loro sentirsi continuamente guaste, animali selvatiche predatrici e combattenti, a cui non è preservata nemmeno l'ingenuità del fanciullo, che dovrebbe invece restare intatta, è una visione profonda e sentita dell'autore di aprirsi, confidarsi affinché la ricerca della verità non si riveli vana, piuttosto purificante che nel giro di un attimo potrebbe perdere vitalità.
Qualcosa però è successo: il mio cervello ha conservato una certa dose di cose, forse fin troppo grandi. La vita gioca con me riflette fedelmente quelle incommensurabili emozioni che prevedono la poetica dell'autore, nonostante questo romanzo ha una voce tutta sua. Prese vita, nel momento in cui il mondo dell'autore e quello della sua combattente entrarono in conflitto, nonostante un romanzo, la letteratura di per sé, non potrà mai cogliere appieno tutta una vita. Eppure si ricava un'incredibile dolcezza, venata di una certa tristezza, in cui spazio, tempo e possibilità hanno un certo spessore.
Un romanzo bello, ma non bellissimo per i continui salti temporali che a lungo andare mi hanno un pó tediata, che si perde fra ricordi, il vocio sonante di tre donne di diverse generazioni che in un certo senso regalano un significato all'esistenza. Si sofferma su un tipo di cultura i cui temi sono purtroppo attualissimi in cui la vita stessa equivale a una tortura, che non cessa nemmeno quando giungeremo all'epilogo. L'autore a questo proposito ha spremuto il desiderio accumulato da anni di oppressione, silenzi dell'anima, che svolgono un ruolo piuttosto importante. Gli è stato chiesto di prendersi cura di piccole creature, affidate volontariamente ad un abile lettore di anime, e non potendo resistere ha custodito nel palmo della sua mano cose che sarebbero rimaste protette per sempre.
Un urlo al passato, un atto di ribellione - a modo suo - che desidera ristabilire un certo equilibrio, sia fisico sia mentale, che tuttora è infranto da diverse suddivisioni. Breve ma saliente opera ancorata alla mia anima, metodo segreto utile per interpretare e capire un pó meglio il mondo.
Valutazione d’inchiostro: 4-
Sembra interessante, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaSpero lo leggerai ☺️☺️
EliminaVorrei leggere molto l'autore, ma magari scelgo qualcosa di più riuscito. :)
RispondiEliminaPoi mi dirai ☺️☺️
EliminaCiao Gresi, non conosco il libro che hai recensito, ma dello stesso autore ho letto "Qualcuno con cui correre", davvero molto bello :-)
RispondiEliminaQuesto che citi, invece, non l'ho ancora letto... Ho a casa Che tu sia per me il coltello, e presto lo leggerò ☺️☺️
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