Ad affascinarmi è stata l’aura di
mistero, ammaliamento che suscitarono le sue pagine. Non la brutalità, né
l’intelligenza se non la furbizia che è stata usata per scrivere questo
romanzo. Stare sulle proprie, ma alle sue regole. Come un ente supremo e
dominante, mi ha controllato sin dal primo momento in cui decisi di imbarcarmi
in questa storia. Ma cos’avrebbe detto Austin Wright se avesse saputo che in
Tony e Susan non mi sono sentita completamente al mio posto? Lo scrittore che
ha visto la seconda guerra mondiale, ha ideato la storia che si portò dentro
ignaro che nel XXI secolo questo tipo di storie avrebbero sortito un effetto
completamente poco attitudinale. Non sarebbe riuscita ad avere un posto
speciale nei meandri della letteratura americana, se l’atto del descrivere
l’allegoria di una forma violenta e suprema che predomina e subentra su ogni
cosa si divide in passi rituali, concentrazione e autocontrollo. A fregarlo, a mio avviso, è stato il
ritmo troppo serrato della narrazione di sfociare nel turbamento,
nell’apprensione che alla fine sfumano con la consapevolezza che la scrittura è
spesso un buon surrogato contro i rimedi del cuore e dell’anima. Non lasciando
alcuna prova tangibile, che tuttavia si consuma in brutte sensazioni che non ci
lasceranno mai. Sorvegliando la mente, lì, cercando di darci bella posta.
Titolo: Tony e
Susan
Autore: Austin
Wright
Casa editrice:
Adelphi
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 408
Trama: Confessa,
lettore. Se un conoscente ti recapita un manoscritto ingiungendoti di leggerlo
entro qualche giorno, quando vorrà incontrarti per un responso, cosa provi?
Nervosismo? Fastidio? Imbarazzo? Bene, più o meno quello che prova Susan, anche
perché il mittente non è una persona qualsiasi, ma il suo ex marito, e il
romanzo che le ha spedito è quello che ha fantasticato di scrivere, senza
riuscirci, per tutta la durata del matrimonio. Quindi mentre tu, lettore, puoi
accampare un qualsiasi pretesto che ti impedisce di fare quanto più
desidereresti al mondo, cioè leggere quel benedetto manoscritto. Susan deve
sedersi, e cominciare da pagina uno. Dove si racconta di una famiglia che torna
a casa nella notte, in aperta campagna. Di un sorpasso e di un contropasso con una
macchina sconosciuta. Di uno scambio di insulti dai finestrini. Di un agguato, qualche
chilometro dopo. Di una moglie e una figlia portate via da tre balordi. Di un uiomo
rimasto solo, che vaga alla loro ricerca in una notte che, come un incubo perfetto,
sembra sempre ricominciare daccapo. Allora, lettore? Se alla fine hai ceduto anche
tu, se ormai stai leggendo da sopra le spalle di Susan, devi fermarti, come lei.
Fare una pausa. Cercare conforto nei suoi pensieri, nel suo sforzo di capire da
dove tutto questo abbia avuto inizio. Prima o poi però, insieme a lei, dovrai ricominciare
a leggere. Di alcuni fatti muti, semplici, atroci. E di una lenta, feroce, allucinata
vendetta…
La
recensione:
Si
scrive perché tutto muore, si scrive per sollevare quello che muore. Si scrive
perché il mondo è un caos inarticolato, e non riesci a vederlo finchè non ne
disegni la mappa con le parole… Scrivere significa mandare come una sonda nei
crani altrui, aspettando qualcuno risponda.
Sorgono impetuosi, i dubbi, ed sfociano in
quattrocento pagine di dialoghi e riflessioni che hanno una certa importanza,
affascinano nell’aspetto e nel concepimento che la scrittura sia completamente
fagocitata dalla realtà. Dà ampio spazio ai ricordi e al passato, al concetto
di vita matromoniale e attuale. Con la mia agenda preferita, ho seguito le
vicende di Tony e Susan quasi incapace di raccapezzarmi dove l’autore volesse
andare a parare, nell’articolazione di parole che sconcertano ma non
sconvolgono, per descrivere un sogno romantico di cui gli stessi personaggi
sono e rimarranno per sempre imprigionati. Poiché dotato di una mente logica e
organizzata, in cui scrivere è un’infezione all’ego, contratta chissà dove, che
ci permetterà di crescere assieme. Il talento a questo proposito ha poca
importanza, un epiteto maliziosamente razziale.
Aaccogliere Austin Wright nel mio cantuccio
personale non è stato propriamente facile. Leggere di una coppia attanagliata
costantemente da una sete di potere inviolabile, irraggiungibile,
sopravvalutata, che impedisce di capacitarsi fra due mondi a confronto, molto
simile fra loro, a eccezione della violenza, dei timori e delle paure che
occupano una posizione principale e sostanziale, amplifica la vita di queste
due marionette in un confronto o scontro che sfocerà poi a grave collisione.
Poiché, sin dal primo momento che li conobbi, fui sicura che non si sarebbero
comportati più garbatamente dell’ultima volta che i loro problemi di coppia li
aveva sorpresi in liti concitate e violente, conducendomi al punto in cui
criticare la loro condotta o criticarne gli interessi anche solo per parlarne
sarebbe stato vano.
Quando mi regalarono una copia un po’ sgualcita
di Tony e Susan, non potei credere
che un semplice e normalissimo uomo di oltre cinquant’anni avesse dipinto un
quadro estremamente moralista, fatalista che rievoca continuamente il passato,
i ricordi, la loro abbondante intimità, la coscienza in sé, arrancando o
avanzando in un mondo completamente devastante, timoroso dagli uomini, come un
reietto abbandonato dalla propria specie. Soggetto a brusche sferzate di ansia
e paura, intrappolato in una zona grigia che soffoca, schiavizza
all’immaginazione. Intimidendo coloro che hanno osato criticare i loro
pregiudizi, non potendo più rendere insulsa una storia che è dentro la stessa
storia che avrebbe potuto colpire, se non nell’immediato ma a singhiozzo, che
ha minacciato la sua egemonia, il suo stare nel mondo, ripescando, dai più
profondi recessi della memoria, due candidati alla sottomissione, al
rinnegamento, alla ribellione, alla violenza che è il prototipo dell’impotenza
individuale tipica del secolo: loro che avrebbero potuto, a pieno titolo, definirsi
individui maltrattati non faranno nulla pur di non mostrarsi così. Tony e Susan, infatti, è la raccolta di
informazioni poco chiare ma vaste della vita di due ex coniugi, che in un
brusco e orripilante momento, ci limita all’esecuzione di colpe che via via
diverranno sempre più ampie: in questi personaggi ho scovato infatti due
stranieri nella notte che valutano e conoscono, osservando e studiando,facendo
di ogni azione o forma di << ribellione >>, nel desiderio di
vivere, mediante scrittura, o lettura, frammanti di una vita necessaria e
indispensabile.
E niente e nessuno potrà fermare tutto
questo. Nessuno avrebbe potuto impedire ciò. Sebbene non sempre sia stata
entusiasta di seguire o intepretare gli eventi, di cui Wright ha enfatizzato
privandoci di ogni autorità di intrusione. Attraverso Tony, Austin Wright
restituisce ed elargisce un immagine speculare dell’uomo, il suo modo di
comportarsi nel pensarlo o concepirlo assieme alla sua amata. Ma, allo stesso
tempo, ha abilmente mascherato e poi svelato al mondo chi sono esattamente
queste due figure, così devastate dalla vita. Non sono stata così ingenua da
non capirlo, ma nemmeno tanto crudele da trarne soddisfazione.
Articolata così in frasi spontaneamente
esplosive, che dal momento in cui si intraprenderà questo viaggio ribollì di
sdegno al pensiero di quanto la vita sia spesso ingiusta e malvagia, ho letto Tony e Susan sorpresa di come l’autore
abbia trasformato in un trastullo esseri umani sofferenti come Susan e Tony
solo per consentire a questi di vendicarsi. Era questo il vero e proprio
messaggio? Attenuare una certa forza aggressiva e rabbiosa all’inclinazione
della scrittura come surrogato per vivere con più serenità non sottovaluta
tuttavia il suo essere poco avvincente. Ad un certo punto della lettura, non mi
importava nient’altro che di “mascherare” Tony.
Tony
e Susan è pregno di quell’idealismo più sfrenato che abbia mai prodotto
la coscienza mediante letteratura. Non propriamente soddisfatta a scagliarmi
contro un così ignobile atto, ma immaginare che ci sarebbe stata una via di
salvezza senza speranza come quella fra questi due ex coniugi mi rese libera da
ogni umana considerazione. Non potendo esserci, per chi legge, l’illusione più
grande di questa: credersi furbi come l’autore. In un marasma di parole che ci
informa sin da subito di un segreto ancora insvelato, che in mani più sapienti
sarebbe stato trasformato in un’accusa con la quale, compromettendo persino me
stessa, mi avrebbe rovinata completamente.
Il
racconto si costruisce nel tempo e si dispone di cellule in cui vengono
immagazzinati i lampi, a mano a mano che arrivano. Il racconto trasforma la
memoria in un testo, liberando la mente dal bisogno di scovare e di inseguire.
Valutazione
d’inchiostro: 3 e mezzo
Interessante, ottima recensione
RispondiElimina☺️
EliminaHo visto il film, Animali notturni, e potrei dirmi già contento così! :)
RispondiEliminaPenso che fai benissimo! ☺️☺️
EliminaMah... non mi convince molto, comunque bella recensione ;)
RispondiEliminaGrazie! :)
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