Quando mi trovo in
balia di sensazioni particolari, combattuta, scombussolata, in preda a
sensazioni che non riesco nemmeno io a dar voce, rimango saldamente convinta
che esistono storie capaci di logorare letteralmente il nostro animo. Come un
treno in corsa che, arrestandosi davanti a un grande palazzo, sferraglia
necessariamente sulle rotaie. Come un anima in pena che avanza inevitabilmente
verso un baratro di disperazione e vede la distanza diminuire ad ogni passo
senza poter evitare di cascarci dentro.
Questo è quello che è accaduto con Frankenstein,
capolavoro della letteratura ottocentesca. Questa è stata la condizione di
malessere che, senza alcun fondamento logico, dettata dagli incauti sussulti di
un cuore ancora giovane, mi ha catapultato in una Pietroburgo magica e
bellissima. Intrufolandomi come una ladra fra le scalcinate mura di una vecchia
dimora, sbirciando senza ritegno nei cuori di due anime che, inconsapevolmente,
hanno finito per raccontarsi.
Titolo: Frankenstein
Autore: Mary Shelley
Casa editrice: Giunti
Prezzo: 7 €
N° di pagine: 235
Trama: Nel 1816 Lor Byron, durante una tempesta nella sua villa a Ginevra, propone ai suoi ospiti - Mary e Percy Shelley, e William Polidori - di scrivere, per gioco, un racconto dell'orrore. Ricollegandosi al mito di Prometeo, Mary scriverà Frankenstein. Una storia che è un groviglio etico, un ragionamento profondo sull'origine della vita: l'angosciante storia di uno scienziato che conduce macabri esperimenti nel tentativo di restituire la vita ai cadaveri. Una favola terribile capace di imporsi con la forza delle immagini e la sua anatomia di mito universale. Uno sconvolgente racconto dell'orrore in cui il mostro è più umano del suo creatore.
Autore: Mary Shelley
Casa editrice: Giunti
Prezzo: 7 €
N° di pagine: 235
Trama: Nel 1816 Lor Byron, durante una tempesta nella sua villa a Ginevra, propone ai suoi ospiti - Mary e Percy Shelley, e William Polidori - di scrivere, per gioco, un racconto dell'orrore. Ricollegandosi al mito di Prometeo, Mary scriverà Frankenstein. Una storia che è un groviglio etico, un ragionamento profondo sull'origine della vita: l'angosciante storia di uno scienziato che conduce macabri esperimenti nel tentativo di restituire la vita ai cadaveri. Una favola terribile capace di imporsi con la forza delle immagini e la sua anatomia di mito universale. Uno sconvolgente racconto dell'orrore in cui il mostro è più umano del suo creatore.
La recensione:
Così strano è il
modo in cui è costruita la nostra anima, e così tenui i fili che ci legano alla
prosperità o alla rovina.
Ci vuole tempo
perché la mente riesca a convincersi che colui che vedevamo ogni
giorno e la cui storia ci sembrava parte della nostra possa essere scomparso
con un <<arrivederci>>; che il più spietato dei veleni - che
lentamente e silenziosamente, si era nutrito della nostra coscienza - si sia
consumato, e il suono di una voce così familiare e cara all'orecchio sia mutato
in silenzio, e non si udirà più per un tempo indefinibile. Queste sono state le
mie riflessioni riguardo a Frankenstein; ma quando il passare
del tempo, nuove ed entusiasmanti letture che invitano a varcare la soglia di
mondi altrettanto straordinari dimostrano la realtà dell'abbandono, allora si
comincia a dimenticare, a ricordare solo quello che è necessario. Ma a chi
questa bellissima storia non ha strappato qualche lacrima? Chi, leggendo, non
ha sentito il bisogno di tormentare senza posa lo spirito? Per quale motivo, mi
domando? Per quale motivo dovrei scrivere la recensione di un romanzo che mi ha trasmesso soltanto tanto dolore e dispiacere, e continuare a insistere?
Col tempo ho capito che viene il bisogno di confidarsi con qualcuno, specialmente
quando si è in balia di sensazioni altalenanti e confusionarie. Col tempo viene
il momento in cui quello che teniamo saldamente nascosto e riversiamo in quel
contenitore imperfetto che è la scrittura è più una debolezza che una
necessità; e il sorriso che poi affiora sulle labbra, sebbene mero e di
circostanza, non viene bandito. Frankenstein ed io ci eravamo appena salutati,
ma io avevo ancora un compito da assolvere; dovevo urlare al mondo tutto quello
che avevo appreso. Dovevo dar sfogo a me stessa, ripercorrendo mentalmente il
cammino insidioso di questa storia, entrando nel cielo di questo pover uomo e
trovarlo pieno di nuvoloni grigi e poco accoglienti. Trasportata dalla corrente
del tempo, desiderosa di esplorare una parte di mondo che mai prima d'ora è
stata esplorata, tracciando i confini di un luogo dove mai piede umano ha
lasciato la sua impronta. La mente comincia a tranquillizzarsi, come un fermo
proposito, un punto in cui l'anima può posare il suo sguardo intellettivo. Il
nostro sguardo segue i passi di un viaggiatore curioso e intrepido, che in una
notte d'inverno decide di inoltrarsi fra le fredde e buie strade di
Pietroburgo. E una piacevolissima brezza, che è giunta sino a qui da luoghi
remoti verso i quali ci si allontana, ci offre un assaggio di quello che la
sorte ci riserverà.
Vivendo
nell'immaginazione la vita di un uomo solo e incompreso, a cui affida i suoi
pensieri alla carta, adoperando il linguaggio del cuore, che possa dar sfogo ed
espressione al bruciante ardore della sua anima, ho tentato di porre rimedio
dalla limitatezza della mia esistenza, trovando un margine di libertà in cui
spesso vi ho cercato rifugio. Ed estremamente incline a questo tipo di
riflessioni, quando leggo un romanzo non immagino le cose come le giudicano gli
altri, ma riesco a vederle come effettivamente sono.
Questo mese, il
desiderio di tornare a Pietroburgo danzava tra
le pareti stracolme della mia libreria, solleticando la mia pelle, dipingendo
figure di carta grigia nel vuoto. La brama ardente di esser affiancato da un
uomo capace di un'intesa profonda, i cui occhi e la cui anima corrispondano -
un amico che non disprezza sogni o illusioni romantiche, ma che affettuosamente
mette in ordine i pensieri, raddrizza l'equilibrio incerto della vita, come uno
straordinario mistery, lambì il mio cuore di una dolcezza ardente. Con la
triste storia di una malinconia senza confini, la serenità di un cuore che
avrebbe dovuto indurre a guardare il passato con soddisfazione, soppiantata dal
rimorso e dal senso di colpa, che incauti ci spingono verso un abisso di
torture infernali, quale nessuna voce può spiegare. Frankenstein e il mostro.
Due entità avvolte da una nube di angoscia e tormenti che nessuna influenza
benefica può penetrare. Confinati ognuno nel proprio spazio, senza la
possibilità di redimere la propria anima dal dolore.
Quando le nostre
anime si incrociarono, le nostre facce s'incontrarono. Forse, chissà, in quel
momento anche i nostri cuori battevano all'unisono. E nel momento in cui ci
ritrovammo ognuno nella nostra solitudine vedevo perfetta la nostra unione.
Il cielo stellato,
il mare, la parola scritta riversata in pagine bianche e lucenti che offrono
allo sguardo la bellezza di uno spettacolo straordinario - innalzano l'anima di
chi legge al di sopra della terra -; osservavo tutto questo dalla finestra della
mia camera. Un rettangolo grigio dal quale era entrato un grigiore spettrale,
che incupii ogni forma e aspetto, mi permise di stabilirne le coordinate.
Capirne la provenienza, soffrendo di una terribile infelicità. Sopraffatta
dalle delusioni, ritirandomi in me stessa, come uno spirito celestiale
circondata da un aureola nel cui cerchio non penetrano ne il dolore ne la
follia.
Di quale strana
natura è la conoscenza! Si abbarbica alla mente una volta che l'ha afferrata,
come un lichene sulla roccia.
Frankenstein ed il
mostro erano proprio lì, davanti a me. Erano gli stessi amici immaginari che
prima avevo visto vagare lungo la riva dell'assurdo, i cui occhi lustri
indugiarono su di me più del necessario. Con tutta la loro malinconica
dolcezza, osservando le loro anime levarsi verso il cielo per il loro essere
uniti, mentre i lineamenti del loro viso erano illuminati dal pozzo buio della
loro anima. Erano soli, contriti, affascinati dalla passione degli uomini per
le leggi nascoste della natura, come una gioia simile al rapimento quando esse
si svelano. Mi è rimasta ancora impressa nella mente la bellezza che celavano
arcani del cielo e della terra, che si tramutavano in sostanze visibili delle
cose, o lo spirito invisibile della natura umana, come un indagine che mirava a
segreti metafisici.
Assistere a tutto
questo, esaminare le cause della vita ricorrendo alla morte, non trovandovi
solo insegnamento ma riscontrandone persino il dolore, mi ha trasmesso un certo
fascino. Leggevo unicamente per capire le intenzioni del dottor Frankenstein, e
la sua malinconia sembrava consistere in un paesaggio spoglio senza figure, nei
pianti e nelle gioie di una creatura che è stata messa al mondo senza alcuna
ragione, nel dolore che consuma il cuore. Inoltrandomi in questo luogo fui
invasa da una strana angoscia. Il paesaggio sembrava un vasto e lugubre teatro
del male, ed io ebbi l'oscuro presentimento che il dottore fosse destinato a
diventare il più infelice degli esseri umani.
L'uomo non
completamente libero perché mosso da ogni spirare dei venti; spaventose
ossessioni e possessioni; promesse ad una nascita che verrà messa a dura prova
hanno dato forma a un suggestivo disegno a tinte fosche, un motivo memorabile
ricco di scienza e amore. Così potente che avrebbe potuto lasciare una
cicatrice sul petto, causando una grande infelicità da cui ho riscontrato
solamente un vuoto cieco in cui è impossibile scorgere qualcosa. Ha cucito due
lembi rossi che strisciavano l'uno verso l'altro, come due satelliti che hanno
lentamente segnato la loro orbita, riempiendo il mio animo di una dolce
melodia, sentimenti la cui natura infruttuosa confina con l'orrore, la
deformità, la follia.
Frankenstein è un racconto
straordinario, profondo, quasi toccante che è un inno alla buona letteratura
ottocentesca. Una storia che ha il sentimento delle storie d'amore senza tempo,
e che ci parla di anime inquiete e insoddisfatte che vagano inconsapevolmente
senza alcuna meta. Un quadro raffinato che ci illustra le teorie metafisiche
della scienza; il desiderio di congiunzione di due entità instabili e prive di
vita; la natura del sentimento, dalla landa deserta dei loro spiriti.
Una storia che
mozza il fiato, che non può non incastrare nella sua morsa, appassionante,
emozionante che altro non è che una storia di pena eterna. Tormenti, flagelli
del cuore, nella quale i protagonisti ambiscono alla redenzione dei peccati.
Anche quando gli
affetti non sono fortemente stimolati da qualità superiori, i compagni della
nostra infanzia possiedono sempre un certo potere sulla nostra mente, che
difficilmente qualunque amico conosciuto più tardi nella vita potrà ottenere.
Valutazione
d'inchiostro: 4 e mezzo
İlginç bir kitap ☺️ teşekkürler paylaşım için Gresi 😊
RispondiElimina🤗❤️
EliminaCiao Gresi! Non ho mai dato una possibilità a questo classico, ma prima o poi devo rimediare! Sono sicura, anche grazie alla tua recensione, che sia una bella lettura! :)
RispondiEliminaCiao, Sara ☺️☺️ si, te lo consiglio caldamente ☺️☺️
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