lunedì, novembre 30, 2020

Gocce d'inchiostro: La saga dei Cazalat.Tutto cambia - Elizabeth Jane Howard

Organizzarsi con le letture, con la vita in generale, è uno dei miei più grandi difetti. Adopero questa terminologia perché, pur quanto le idee non scarseggiano mai, mi scopro sempre pronta a valicare confini di estimabile bellezza, ma ogni tanto riconosco come io sia troppo ligia ai miei doveri. Ogni tanto fa bene infrangere le regole, e nel mio percorso letterario di questo penultimo mese dell’anno mi vide recarmi in un bellissimo posto. In un luogo cui avevo risieduto qualche mese fa, con la lettura del suo volume precedente, ma che mi ha conferito dei messaggi straordinari. Sensazioni altalenanti che evidenziano il mio amore per la sua autrice, davanti alla quale ho letto quasi tutto pubblicato in Italia. Sono stata così trattenuta, sul finire del mese di novembre, dalla mia cara e amata Elizabeth Jane Howard, che mi comunicò certi messaggi che custodirò gelosamente, la triste ma appassionante storia famigliare di una generazione che non è più la nostra ma a cui mi sono sentita coinvolta con estrema cura. Quest’ultimo volume decreta la fine di questo meraviglioso viaggio, esordito in sordina sul finire del mese di agosto, zeppo di speranza, cura per i dettagli, raffinato e sofisticato in cui le parole prendono vita sulla stessa carta, fatichi a lasciar andare persone che sono diventate care ai tuoi occhi. Fra inquietudini, lutti interiori e ansie di ogni genere, per cui Tutto cambia è una tela dipinta mediante l’idea di approfondire l’assoluta condizione di prostrazione dei suoi figli di carta, dinanzi alle difficoltà della vita, in cui l’essere condannati coincide con forme sofisticate di silenzio. Un certo prestigio ad una buona posizione sociale. L’affetto, l’amore, l’amicizia a forze indistricabili che nemmeno l’incuria del tempo potrà mai cancellare.

Titolo: Tutto cambia
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 610
Trama: E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta, che portano via gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù in casa, della classe sociale, della tradizione. È il mondo in cui i Cazalet sono cresciuti. Louise, oramai divorziata, resta invischiata in una relazione pericolosa, mentre Polly e Clary faticano a conciliare il matrimonio e la maternità con le loro idee e ambizioni. Hugh e Edward, oramai sessantenni, si sentono mai equipaggiati per questo mondo moderno; mentre Villy, da tempo abbandonata dal marito, alla fine deve imparare a vivere in maniera indipendente. Ma sarà Rachel, che ha sempre vissuto per gli altri, a dover affrontare la sfida più difficile. A Natale tutte le vicende convergono, e una nuova generazione Cazalet si ritrova a Home Place. Solo una cosa è certa: niente sarà mai più lo stesso.


La recensione:

Quest’ultimo volume mostra una faccia un po’ diversa dai volumi precedenti. Sempre bellissimo, raffinato e curato nel dettaglio, ma zeppo di ripensamenti, ansie, preoccupazioni varie che hanno appesantito il tono già di per se drammatico, estremamente emotivo, non solo perché la presenza della Guerra e l’avvicendarsi di svariati scontri fossero sempre più ostili nei riguardi delle sorti di questa famiglia, non solo perché i figli, gli adolescenti, quelli dalle idee ingenui e infantili insistono ad tracciare loro un segno di un passaggio piuttosto diverso dai loro genitori o famigliari, non solo perché certi affetti sono stati troncati repentinamente, e non solo perché Tutto cambia è ambientato negli anni ’50, che ha sempre destato in me un certo interesse, al momento sfiancato dalle situazioni politico e sociale che gravano sulle loro fragili spalle, ma anche per via di tante cose messe insieme, che non hanno niente di nuovo, ma una sorta di introspezione maggiore, di distacco che ho constatato in certi personaggi, che fra le varie preoccupazioni varie e per le situazioni emotive, comunicano momenti, attimi di vita in cui mi sono immedesimata moltissimo.
Un fine settimana piovoso e uggioso, mi vide così divorare – come se animate da volontà propria – le seicento pagine di quest’ultimo volume, e visto che della famiglia Cazalet avrei saputo nient’altro, a meno che io non decidessi di compiere delle riletture, mi ha donato il tempo necessario per salutarli doverosamente. Evitando così di farmi contagiare dal tono drammatico con situazioni svariate, davanti alle quali probabilmente io avrei affrontato diversamente, con più tenacia e meno coinvolgimento emotivo, a cui mi sono trattenuta con conversazioni varie, tristi e brutte notizie relative alla morte di una persona cara, la cui presenza è stata come un cordoglio di demoralizzazioni e cambiamenti vari che all’inizio non ho compreso i motivi per cui ciò fossero analizzati dal punto di vista di ogni personaggio, ma parti integranti di un tutto a cui è stata data una certa voce. Cosa rara ed estremamente personale dell’autrice, aver donato una loro identità a figure che sono esistite solo nella sua testa, ma che esplicano quelle inquietudini, paure, ansie di ogni genere per cui ancora prima di giungere alle prime cento pagine ero curiosa di scoprire in che modo fossi stata << messa da parte >>. Riposta in un angolo della sua anima perché i protagonisti non desideravano condividere il loro dolore personale, aggravando così l’idea di confusione iniziale, perché insomma la morte di una persona cara conferisce sempre elementi che in un modo o nell’altro parlano alla tua anima, ritenendo che i lettori avrebbero assorbito meglio il colpo insieme ad ogni figura anziché separatamente, perciò ho compreso solo dopo i << difetti >> che questo lutto aveva recato.
Da anni in conflitto con battaglie interiori, situazioni famigliari che hanno inevitabilmente sconvolto il loro cerchio personale, le questioni in sospeso su cui ruota l’intero romanzo divennero sempre più irrisolvibili. Sarebbe stata dura tornare indietro, molto più dura che affrontare la morte di qualcuno con cui avevi instaurato un certo rapporto, che adoravi senza riserve, perché almeno avresti continuato a portarti dentro il ricordo di quella persona con affetto.
Ho trottato così lungo una via pianeggiante, che si snodò fra le strade polverose e fuligginose, estese per migliaia e migliaia, spalleggiata all’orizzonte dallo sguardo attento e scrupoloso di una donna non proprio attraente ma carismatica, sul cui palmo della mano risiedettero beatamente nient’altro che piccoli frammenti della sua anima, che pareva rifulgere man mano che si avvicinavano, ricoperti di dramma e sentimentalismo. Fui così assorta da questo tipo di vicinanza reciproca che non riuscì a farmi contagiare dal tono intimo, introspettivo e diretto della sua autrice. Il silenzio rotto esclusivamente dallo sfogliare di pagine nelle manciate di ore che mi sono lasciata alle spalle. I sentieri che ho percorso furono così solitari che le figure che popolano queste pagine rimasero incastrati nella sua anima, scivolate fuori e dalla loro corazza di figure recise e drammatiche le cui colpe pendono in pesanti grappoli di carne e ossa. L’atmosfera grave, attanagliante, in cui tutto ciò avviene, consolidano in un quadro a dir poco magnifico che riluce nei visi di chi legge: il rivestimento puro ma opaco con quale è rivestito l’anima del romanzo prese vigore sin dalle prime battiture, con i suoi ampi spazi introspettivi da cui non è entrata molta luce, ma che permisero uno squarcio dell’anima dei protagonisti, la cui superficie è molto simile  a quella della sua creatrice. Uno spettacolo meraviglioso, assurdamente romantico e folle che non mi ha turbato ma conquistata maggiormente. Unanime ai suoi personaggi, penetrata nei tessuti adiposi dei loro algidi cuori, rispondendo a drammi o dilemmi del cuore, che alla fine avranno una loro risposta.
La conclusione di una saga che ha funto da dimora per una manciata di giorni, e che ha avuto una certa influenza su di me. Un certo magnetismo, ammaliamento a cui rivolgo ancora i miei pensieri, sentimenti contrastanti, emozioni che nemmeno io riesco a tenere a bada, avvolti da una spessa coltre di melanconia nell’estinguersi da una dinasti così feroce, tirannica, brutale.
Con le sue più incredibili conseguenze, fra il mondo solitario e la vita moderna, che allunga quest’ultima i tentativi di sfiorare quelle semplici esistenze locali di uomini o individui comuni, ritratto con semplicità ma una certa tristezza che sedimenta nell’animo. Conferiscono un chè di amaro, arrestandosi dinanzi a una storia che è un moto volontario, un frammento di vita in cui chiunque può specchiarsi, dando voce a chi non ha avuto voce. Recidendo un pezzo del mio cuore, lasciandolo nelle abili mani della sua creatrice.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

8 commenti:

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