Organizzarsi con le letture, con la vita in generale, è uno dei
miei più grandi difetti. Adopero questa terminologia perché, pur quanto le idee
non scarseggiano mai, mi scopro sempre pronta a valicare confini di estimabile
bellezza, ma ogni tanto riconosco come io sia troppo ligia ai miei doveri. Ogni
tanto fa bene infrangere le regole, e nel mio percorso letterario di questo
penultimo mese dell’anno mi vide recarmi in un bellissimo posto. In un luogo
cui avevo risieduto qualche mese fa, con la lettura del suo volume precedente,
ma che mi ha conferito dei messaggi straordinari. Sensazioni altalenanti che
evidenziano il mio amore per la sua autrice, davanti alla quale ho letto quasi
tutto pubblicato in Italia. Sono stata così trattenuta, sul finire del mese di
novembre, dalla mia cara e amata Elizabeth Jane Howard, che mi comunicò certi
messaggi che custodirò gelosamente, la triste ma appassionante storia
famigliare di una generazione che non è più la nostra ma a cui mi sono sentita
coinvolta con estrema cura. Quest’ultimo volume decreta la fine di questo
meraviglioso viaggio, esordito in sordina sul finire del mese di agosto, zeppo
di speranza, cura per i dettagli, raffinato e sofisticato in cui le parole
prendono vita sulla stessa carta, fatichi a lasciar andare persone che sono
diventate care ai tuoi occhi. Fra inquietudini, lutti interiori e ansie di ogni
genere, per cui Tutto cambia è una tela dipinta mediante l’idea di approfondire
l’assoluta condizione di prostrazione dei suoi figli di carta, dinanzi alle
difficoltà della vita, in cui l’essere condannati coincide con forme
sofisticate di silenzio. Un certo prestigio ad una buona posizione sociale. L’affetto,
l’amore, l’amicizia a forze indistricabili che nemmeno l’incuria del tempo
potrà mai cancellare.
Titolo: Tutto cambia
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 610
Trama: E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta, che portano
via gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù
in casa, della classe sociale, della tradizione. È il mondo in cui i Cazalet
sono cresciuti. Louise, oramai divorziata, resta invischiata in una relazione
pericolosa, mentre Polly e Clary faticano a conciliare il matrimonio e la
maternità con le loro idee e ambizioni. Hugh e Edward, oramai sessantenni, si
sentono mai equipaggiati per questo mondo moderno; mentre Villy, da tempo
abbandonata dal marito, alla fine deve imparare a vivere in maniera
indipendente. Ma sarà Rachel, che ha sempre vissuto per gli altri, a dover affrontare
la sfida più difficile. A Natale tutte le vicende convergono, e una nuova
generazione Cazalet si ritrova a Home Place. Solo una cosa è certa: niente sarà
mai più lo stesso.
La recensione:
Quest’ultimo volume mostra una faccia un po’ diversa dai volumi
precedenti. Sempre bellissimo, raffinato e curato nel dettaglio, ma zeppo di
ripensamenti, ansie, preoccupazioni varie che hanno appesantito il tono già di
per se drammatico, estremamente emotivo, non solo perché la presenza della
Guerra e l’avvicendarsi di svariati scontri fossero sempre più ostili nei
riguardi delle sorti di questa famiglia, non solo perché i figli, gli
adolescenti, quelli dalle idee ingenui e infantili insistono ad tracciare loro
un segno di un passaggio piuttosto diverso dai loro genitori o famigliari, non
solo perché certi affetti sono stati troncati repentinamente, e non solo perché
Tutto cambia è ambientato negli anni ’50,
che ha sempre destato in me un certo interesse, al momento sfiancato dalle
situazioni politico e sociale che gravano sulle loro fragili spalle, ma anche
per via di tante cose messe insieme, che non hanno niente di nuovo, ma una
sorta di introspezione maggiore, di distacco che ho constatato in certi
personaggi, che fra le varie preoccupazioni varie e per le situazioni emotive,
comunicano momenti, attimi di vita in cui mi sono immedesimata moltissimo.
Un fine settimana piovoso e uggioso, mi vide così divorare – come se
animate da volontà propria – le seicento pagine di quest’ultimo volume, e visto
che della famiglia Cazalet avrei saputo nient’altro, a meno che io non
decidessi di compiere delle riletture, mi ha donato il tempo necessario per
salutarli doverosamente. Evitando così di farmi contagiare dal tono drammatico
con situazioni svariate, davanti alle quali probabilmente io avrei affrontato
diversamente, con più tenacia e meno coinvolgimento emotivo, a cui mi sono
trattenuta con conversazioni varie, tristi e brutte notizie relative alla morte
di una persona cara, la cui presenza è stata come un cordoglio di
demoralizzazioni e cambiamenti vari che all’inizio non ho compreso i motivi per
cui ciò fossero analizzati dal punto di vista di ogni personaggio, ma parti
integranti di un tutto a cui è stata data una certa voce. Cosa rara ed
estremamente personale dell’autrice, aver donato una loro identità a figure che
sono esistite solo nella sua testa, ma che esplicano quelle inquietudini,
paure, ansie di ogni genere per cui ancora prima di giungere alle prime cento
pagine ero curiosa di scoprire in che modo fossi stata << messa da parte
>>. Riposta in un angolo della sua anima perché i protagonisti non
desideravano condividere il loro dolore personale, aggravando così l’idea di
confusione iniziale, perché insomma la morte di una persona cara conferisce
sempre elementi che in un modo o nell’altro parlano alla tua anima, ritenendo
che i lettori avrebbero assorbito meglio il colpo insieme ad ogni figura anziché
separatamente, perciò ho compreso solo dopo i << difetti >> che
questo lutto aveva recato.
Da anni in conflitto con battaglie interiori, situazioni
famigliari che hanno inevitabilmente sconvolto il loro cerchio personale, le
questioni in sospeso su cui ruota l’intero romanzo divennero sempre più
irrisolvibili. Sarebbe stata dura tornare indietro, molto più dura che
affrontare la morte di qualcuno con cui avevi instaurato un certo rapporto, che
adoravi senza riserve, perché almeno avresti continuato a portarti dentro il
ricordo di quella persona con affetto.
Ho trottato così lungo una via pianeggiante, che si snodò fra le
strade polverose e fuligginose, estese per migliaia e migliaia, spalleggiata
all’orizzonte dallo sguardo attento e scrupoloso di una donna non proprio
attraente ma carismatica, sul cui palmo della mano risiedettero beatamente
nient’altro che piccoli frammenti della sua anima, che pareva rifulgere man
mano che si avvicinavano, ricoperti di dramma e sentimentalismo. Fui così
assorta da questo tipo di vicinanza reciproca che non riuscì a farmi contagiare
dal tono intimo, introspettivo e diretto della sua autrice. Il silenzio rotto
esclusivamente dallo sfogliare di pagine nelle manciate di ore che mi sono
lasciata alle spalle. I sentieri che ho percorso furono così solitari che le
figure che popolano queste pagine rimasero incastrati nella sua anima,
scivolate fuori e dalla loro corazza di figure recise e drammatiche le cui colpe
pendono in pesanti grappoli di carne e ossa. L’atmosfera grave, attanagliante,
in cui tutto ciò avviene, consolidano in un quadro a dir poco magnifico che
riluce nei visi di chi legge: il rivestimento puro ma opaco con quale è
rivestito l’anima del romanzo prese vigore sin dalle prime battiture, con i
suoi ampi spazi introspettivi da cui non è entrata molta luce, ma che permisero
uno squarcio dell’anima dei protagonisti, la cui superficie è molto simile a quella della sua creatrice. Uno spettacolo
meraviglioso, assurdamente romantico e folle che non mi ha turbato ma
conquistata maggiormente. Unanime ai suoi personaggi, penetrata nei tessuti
adiposi dei loro algidi cuori, rispondendo a drammi o dilemmi del cuore, che
alla fine avranno una loro risposta.
La conclusione di una saga che ha funto da dimora per una manciata
di giorni, e che ha avuto una certa influenza su di me. Un certo magnetismo,
ammaliamento a cui rivolgo ancora i miei pensieri, sentimenti contrastanti,
emozioni che nemmeno io riesco a tenere a bada, avvolti da una spessa coltre di
melanconia nell’estinguersi da una dinasti così feroce, tirannica, brutale.
Con le sue più incredibili conseguenze, fra il mondo solitario e
la vita moderna, che allunga quest’ultima i tentativi di sfiorare quelle
semplici esistenze locali di uomini o individui comuni, ritratto con semplicità
ma una certa tristezza che sedimenta nell’animo. Conferiscono un chè di amaro,
arrestandosi dinanzi a una storia che è un moto volontario, un frammento di
vita in cui chiunque può specchiarsi, dando voce a chi non ha avuto voce. Recidendo
un pezzo del mio cuore, lasciandolo nelle abili mani della sua creatrice.
Valutazione d’inchiostro:
4 e mezzo
Ciao Gresi, proprio in questi giorni sto leggendo il terzo volume, che mi sta coinvolgendo sempre di più ;-)
RispondiEliminaAllontanarsi è altrettanto bellissimo 🤗🤗
EliminaOttima recensione, serie stupenda, grazie
RispondiEliminaVero. Indimenticabile 🤗🤗
EliminaNon amo il genere particolarmente, ma è una saga che mi piacerebbe cominciare!
RispondiEliminaNe vale la pena, Michele 🤗🤗
EliminaBoa noite Gresi, obrigado pela dica especial.
RispondiEliminaGrazias 🤗🤗
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