Gli ultimi giorni di dicembre la storia di una
ragazza comune, giovane, semplice, ingenua ma bellissima che scopre di amare
qualcuno di diverso e inaspettato dai suoi desideri, perde la sua innocenza,
rinasce da un piccolo germoglio appena colto in una città che da sempre desta
il mio fascino e veste da teatro di azioni che giudicano un uomo, un individuo
dalla posizione che questi esercita, la storia di due << amici >>
che smettono di essere amici per colpa di una brusca interferenza del destino
che scrive la loro storia con raffinatezza, semplicità e tanto amore.
Il romanzo di Julia Quinn, che in un altro tempo
non gli avrei dato nemmeno un occhiata, mi ha insegnato a guardare oltre le
apparenze con più attenzione, a misurare il peso di ogni parola, gesto o frase
che entrano nella costruzione di una scena o episodio che per quanto scialba,
quasi insulsia sia la sua scrittura, parla al cuore come pochi romanzi hanno
saputo fare fino ad oggi. Talvolta un romanzo scritto bene dice molto poco a
dispetto di ciò che una frase di senso compiuto e ben costruita può sfoggiare,
che nonostante mi sembri ancora un tantino ridicolo mi ha letteralmente indirizzata
in un profondo stato di estasi, persuasione, che a fine visione della serie tv
ho desiderato leggere i romanzi nell’immediato. Ed ecco che la Quinn divenne
subito quell’autrice necessaria ed essenziale, quella voce altisonante che ha
sussultato fra le pareti della mia gabbia toracica, ancor più sorprendente per
non dire prezioso e fondamentale. Il duca ed io, dunque, seppur quel romanzetto
di cui effettivamento non avevamo bisogno, per le più romantiche e i più
sensibili occupa un posto speciale per la bellezza con cui sono sciorinati i
sentimenti, l’emozioni intrappolate fra le stanze lussuose di una bellissima
villa o di una camera da signorina che ho avvertito ed avverto tutt’ora come un
pugno nello stomaco. Inspiegabile ma potente.
Titolo:
Il duca ed io
Autore: Julia Quinn
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 341
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissma e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “ mercato matrimoniale”, Daphen e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno findanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.
Autore: Julia Quinn
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 341
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissma e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “ mercato matrimoniale”, Daphen e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si fingeranno findanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.
La recensione:
Julia Quinn non è un’autrice
sublime le cui opere diverranno una costante della mia vita, ma essenziale perché
ha costruito un mondo sorretto da immagini bellissime di cui io stessa ho
avvertito intensamente, ritrovandomi in ogni parola o frase quasi si trattasse
di un piccolo ritratto in miniatura, un’unità che non ha bisogno di grandi
elementi per essere sorretta, né alcun sospiro o respiro eccessivo, bensì il
brivido di sentirsi amati. Quel brivido che percuote le tue membra fragili non
sapendo mai quanto sarebbe stato devastante questa percussione con cui si passa
da una frase ad un'altra, da un ballo ad un altro, a volte solo questione di
centimetri purchè le loro labbra si sfiorassero, le loro anime danzassero,
entrassero in contatto, e l’effetto destabilizzante di queste tresche, di
questi avvicinamenti improvvisi e repentini, così irregolari per me, mi
insegnarono a calibrare il tono delle mie letture in maniera più semplice e
sottile, meno serioso di un tempo ma con quella giusta dose di frivolezza che
talvolta funge da beneficio per l’anima. Ho così notato come gli sforzi di
sfornare un opera che non apparisse uguale a tutte le altre ma che combina due
impulsi opposti e inconcilliabili, di cui gli stessi Simon e Daphne
faticheranno a controllare rischiando continuamente. Era questo il segreto. Era
questo il movente, il controllo che avrebbe prodotto, collaudato un caos
devastante e destabilizzante che messi insieme sono un canto altisonante di
bellezza e armonia. Le parole, sguardi sfuggevoli colti nel cuore della notte,
forse le stesse parole che mi sono ronzate in testa hanno cantato sulla stessa,
esplose come bombe, abbattendo qualunque pregiudizio, qualunque diffidenza
facendo si che il mondo apparisse diverso.
E i romanzi di Julia Quinn,
seppur non sono il mio pane quotidiano, hanno funto da bisogno selvaggio di
essere se stessi, solo e unicamente se stessi e la persona amata, perfino a
costo di compromettere qualunque forma di ribellione o convenzione, anime
testarde che affascinano sempre la più testarda e intransingente me, l’adolescente
che ogni tanto sonnecchia, che ha visto in questi ragazzi quell’amore forte e
indissolubile che non si sono mai trasformati in adulti corrotti, venduti,
ragazzi coraggiosi a oltranza, ma al di là dell’imperativo spirituale di
trasformarsi in uomini e donne liberi, sicuri di se, con la sua sfilza di
confutazioni da parte di Simon del presupposto sociale di non sposare la donna
del tuo migliore amico, il rifiuto nei confronti del governo inglese di concepire
un figlio con un colore di pelle diverso dal nostro, l’essere disposto di
perdersi in qualche landa desolata e non trovare alcuna via d’uscita. E poi
ovviamente, la sorprendente svolta che ha cambiato il mondo, l’idea che ha
contribuito a rendere Daphne una donna migliore di quel che era, la stessa idea
che in quel momento era dissipata da fermenti e pretendenti vari e che avrebbe
contribuito a delinearne una posizione, la disobbedienza di non avvalersi del
parere altrui, la resistenza violenta e non violenta di perseguire un sogno d’amore
che a causa di leggi ingiuste potrebbe trasformarsi in una guerra. Ci sono
stati momenti in cui sembrava che questo mondo perfetto stesse cadendo a pezzi,
che si stesse mandando alle ortiche qualunque intento o possibilità di vita e
che l’orrore di certi << sacrifici >> sarebbe evaporato oscurando
tutto e tutti.
Questa nuova serie e l’entusiasmo
che inevitabilmente gli ho riservato è dipeso dall’inefferabile e entusiasmante
conversazione fra il mio corpo e la mia anima nel leggere o meno i romanzi, ma
adesso che ogni dubbio è svanito come mi auguravo, sono felice di aver compiuto
questo passo. Non come la serie tv, ma questa lettura è stata davvero bella. Adesso
che ci sono dentro, non credo me ne andrò tanto facilmente. Presa da qualunque
forma di seduzione, irretita e affascinata al solo pensiero che di Simon e
Daphne avrà modo di conoscere più a fondo. Quante cose avrei da dire; questi
primi giorni dell’anno sono stati all’insegna dell’emozioni. Positive e
negative, altalenanti, dunque, che mi hanno aiutato a vincere la parsimoniosa
necessità di scrivere, riporre nero su bianco tutto ciò che mi passa per la
testa, che mi ha preso alla gola all’improvviso, proditoriamente, sgorgando da
una melodia, da una lettura che ha suscitato svariate sensazioni, innescato
ricordi, dai colori sgargianti, da atteggiamenti non sempre gentili ma al passo
di quelli ritratti nel bellissimo romanzo di Jane Austen. Perché Il duca ed
io è esattamente un classico come quelli che mi piace tanto leggere, in cui
dare forma agli incauti sussulti del mio cuore è stato davvero difficile. Con
un certo riserbo, mi vergogno valicare la barriera del possibile, dunque
ritaglio frasi o parole sensate con tutta la cura possibile. Non cadendo a
pezzi, ma standoci a testa alta esprimendo i miei sentimenti solo su carta. Di pagine
da riempire in proposito ce ne sarebbero, ma quello che mi sento di dire l’ho
già detto, e man mano i giorni passano ciò si intensifica maggiormente.
Di punti di forza questo
romanzo ne possiede ben pochi, ma finchè la forza dell’amore e dei sentimenti
proclamano su ogni cosa, essere in balia di sensazioni particolari, combattuta,
scombussolata, in preda a sensazioni che non riesco nemmeno io a dare voce,
dettati dagli incauti sussulti di un cuore ancora giovane, mi ha permesso di
cogliere la bellezza e la forza di queste pagine affermando come quella de i
Bridgerton sia una saga raffinata come un ritratto. Un’immagine che corrisponde
a quella dei romanzi inglesi di Jane Austen, di cui un giudizio obiettivo
prometterebbe qualunque forma di bellezza.
Vivendo nell’immaginazione
la vita, la storia d’amore di due ragazzi comuni il cui destino è nelle mani di
un Fato crudele ed egoista, ho tentato di porre rimedio alla limitezza della
mia esistenza trovando un margine di libertà in cui spesso vi ho cercato
rifugio. Ho così letto e accolto questa storia come se stessi interpretando un
continuo gioco del cuore umano che induce a guardare il temperamento di ognuno
di noi, soppiantato dalle credenze e dalle vedute del secolo, che incautamente
spingono verso un abisso di voli pindarici. Un amore giovane, ma appassionante
e passionale di cui irrimediabilmente mi ha offerto la bellezza di uno
spettacolo straordinario, affascinante che serberò nel mio cuore gelosamente.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo
Ciao Gresi, non ho letto il romanzo ma la serie tv mi è piaciuta molto :-)
RispondiEliminaAnche a me ❤️
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