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martedì, febbraio 16, 2021

Gocce d'inchiostro: Il duca e io - Julia Quinn

Gli ultimi giorni di dicembre la storia di una ragazza comune, giovane, semplice, ingenua ma bellissima che scopre di amare qualcuno di diverso e inaspettato dai suoi desideri, perde la sua innocenza, rinasce da un piccolo germoglio appena colto in una città che da sempre desta il mio fascino e veste da teatro di azioni che giudicano un uomo, un individuo dalla posizione che questi esercita, la storia di due << amici >> che smettono di essere amici per colpa di una brusca interferenza del destino che scrive la loro storia con raffinatezza, semplicità e tanto amore.
Il romanzo di Julia Quinn, che in un altro tempo non gli avrei dato nemmeno un occhiata, mi ha insegnato a guardare oltre le apparenze con più attenzione, a misurare il peso di ogni parola, gesto o frase che entrano nella costruzione di una scena o episodio che per quanto scialba, quasi insulsia sia la sua scrittura, parla al cuore come pochi romanzi hanno saputo fare fino ad oggi. Talvolta un romanzo scritto bene dice molto poco a dispetto di ciò che una frase di senso compiuto e ben costruita può sfoggiare, che nonostante mi sembri ancora un tantino ridicolo mi ha letteralmente indirizzata in un profondo stato di estasi, persuasione, che a fine visione della serie tv ho desiderato leggere i romanzi nell’immediato. Ed ecco che la Quinn divenne subito quell’autrice necessaria ed essenziale, quella voce altisonante che ha sussultato fra le pareti della mia gabbia toracica, ancor più sorprendente per non dire prezioso e fondamentale. Il duca ed io, dunque, seppur quel romanzetto di cui effettivamento non avevamo bisogno, per le più romantiche e i più sensibili occupa un posto speciale per la bellezza con cui sono sciorinati i sentimenti, l’emozioni intrappolate fra le stanze lussuose di una bellissima villa o di una camera da signorina che ho avvertito ed avverto tutt’ora come un pugno nello stomaco. Inspiegabile ma potente.

 

Titolo: Il duca ed io
Autore: Julia Quinn
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14, 50 €
N° di pagine: 341
Trama: Londra, 1813. Simon Arthur Henry Fitzranulph Basset, nuovo duca di Hastings ed erede di uno dei titoli più antichi e prestigiosi d’Inghilterra, è uno scapolo assai desiderato. A dire il vero, è letteralmente perseguitato da schiere di madri dell’alta società che farebbero di tutto pur di combinare un buon matrimonio per le loro fanciulle in età da marito. E Simon, sempre alquanto riluttante, è in cima alla lista dei loro interessi. Anche la madre di Daphne Bridgerton è indaffaratissma e intende trovare il marito perfetto per la maggiore delle sue figlie femmine, che ha già debuttato in società da un paio d’anni e che rischia di rimanere – Dio non voglia! – zitella. Assillati ciascuno a suo modo dalle ferree leggi del “ mercato matrimoniale”, Daphen e Simon, vecchio amico di suo fratello Anthony, escogitano un piano: si  fingeranno findanzati e così saranno lasciati finalmente in pace. Ciò che non hanno messo in conto è che, ballo dopo ballo, conversazione dopo conversazione, ricordarsi che quanto li lega è solo finzione diventerà sempre più difficile. Quella che era iniziata come una recita sembra proprio trasformarsi in realtà. Una realtà tremendamente ricca di passione e coinvolgimento.

 

La recensione:

Julia Quinn non è un’autrice sublime le cui opere diverranno una costante della mia vita, ma essenziale perché ha costruito un mondo sorretto da immagini bellissime di cui io stessa ho avvertito intensamente, ritrovandomi in ogni parola o frase quasi si trattasse di un piccolo ritratto in miniatura, un’unità che non ha bisogno di grandi elementi per essere sorretta, né alcun sospiro o respiro eccessivo, bensì il brivido di sentirsi amati. Quel brivido che percuote le tue membra fragili non sapendo mai quanto sarebbe stato devastante questa percussione con cui si passa da una frase ad un'altra, da un ballo ad un altro, a volte solo questione di centimetri purchè le loro labbra si sfiorassero, le loro anime danzassero, entrassero in contatto, e l’effetto destabilizzante di queste tresche, di questi avvicinamenti improvvisi e repentini, così irregolari per me, mi insegnarono a calibrare il tono delle mie letture in maniera più semplice e sottile, meno serioso di un tempo ma con quella giusta dose di frivolezza che talvolta funge da beneficio per l’anima. Ho così notato come gli sforzi di sfornare un opera che non apparisse uguale a tutte le altre ma che combina due impulsi opposti e inconcilliabili, di cui gli stessi Simon e Daphne faticheranno a controllare rischiando continuamente. Era questo il segreto. Era questo il movente, il controllo che avrebbe prodotto, collaudato un caos devastante e destabilizzante che messi insieme sono un canto altisonante di bellezza e armonia. Le parole, sguardi sfuggevoli colti nel cuore della notte, forse le stesse parole che mi sono ronzate in testa hanno cantato sulla stessa, esplose come bombe, abbattendo qualunque pregiudizio, qualunque diffidenza facendo si che il mondo apparisse diverso.
E i romanzi di Julia Quinn, seppur non sono il mio pane quotidiano, hanno funto da bisogno selvaggio di essere se stessi, solo e unicamente se stessi e la persona amata, perfino a costo di compromettere qualunque forma di ribellione o convenzione, anime testarde che affascinano sempre la più testarda e intransingente me, l’adolescente che ogni tanto sonnecchia, che ha visto in questi ragazzi quell’amore forte e indissolubile che non si sono mai trasformati in adulti corrotti, venduti, ragazzi coraggiosi a oltranza, ma al di là dell’imperativo spirituale di trasformarsi in uomini e donne liberi, sicuri di se, con la sua sfilza di confutazioni da parte di Simon del presupposto sociale di non sposare la donna del tuo migliore amico, il rifiuto nei confronti del governo inglese di concepire un figlio con un colore di pelle diverso dal nostro, l’essere disposto di perdersi in qualche landa desolata e non trovare alcuna via d’uscita. E poi ovviamente, la sorprendente svolta che ha cambiato il mondo, l’idea che ha contribuito a rendere Daphne una donna migliore di quel che era, la stessa idea che in quel momento era dissipata da fermenti e pretendenti vari e che avrebbe contribuito a delinearne una posizione, la disobbedienza di non avvalersi del parere altrui, la resistenza violenta e non violenta di perseguire un sogno d’amore che a causa di leggi ingiuste potrebbe trasformarsi in una guerra. Ci sono stati momenti in cui sembrava che questo mondo perfetto stesse cadendo a pezzi, che si stesse mandando alle ortiche qualunque intento o possibilità di vita e che l’orrore di certi << sacrifici >> sarebbe evaporato oscurando tutto e tutti.
Questa nuova serie e l’entusiasmo che inevitabilmente gli ho riservato è dipeso dall’inefferabile e entusiasmante conversazione fra il mio corpo e la mia anima nel leggere o meno i romanzi, ma adesso che ogni dubbio è svanito come mi auguravo, sono felice di aver compiuto questo passo. Non come la serie tv, ma questa lettura è stata davvero bella. Adesso che ci sono dentro, non credo me ne andrò tanto facilmente. Presa da qualunque forma di seduzione, irretita e affascinata al solo pensiero che di Simon e Daphne avrà modo di conoscere più a fondo. Quante cose avrei da dire; questi primi giorni dell’anno sono stati all’insegna dell’emozioni. Positive e negative, altalenanti, dunque, che mi hanno aiutato a vincere la parsimoniosa necessità di scrivere, riporre nero su bianco tutto ciò che mi passa per la testa, che mi ha preso alla gola all’improvviso, proditoriamente, sgorgando da una melodia, da una lettura che ha suscitato svariate sensazioni, innescato ricordi, dai colori sgargianti, da atteggiamenti non sempre gentili ma al passo di quelli ritratti nel bellissimo romanzo di Jane Austen. Perché Il duca ed io è esattamente un classico come quelli che mi piace tanto leggere, in cui dare forma agli incauti sussulti del mio cuore è stato davvero difficile. Con un certo riserbo, mi vergogno valicare la barriera del possibile, dunque ritaglio frasi o parole sensate con tutta la cura possibile. Non cadendo a pezzi, ma standoci a testa alta esprimendo i miei sentimenti solo su carta. Di pagine da riempire in proposito ce ne sarebbero, ma quello che mi sento di dire l’ho già detto, e man mano i giorni passano ciò si intensifica maggiormente.
Di punti di forza questo romanzo ne possiede ben pochi, ma finchè la forza dell’amore e dei sentimenti proclamano su ogni cosa, essere in balia di sensazioni particolari, combattuta, scombussolata, in preda a sensazioni che non riesco nemmeno io a dare voce, dettati dagli incauti sussulti di un cuore ancora giovane, mi ha permesso di cogliere la bellezza e la forza di queste pagine affermando come quella de i Bridgerton sia una saga raffinata come un ritratto. Un’immagine che corrisponde a quella dei romanzi inglesi di Jane Austen, di cui un giudizio obiettivo prometterebbe qualunque forma di bellezza.
Vivendo nell’immaginazione la vita, la storia d’amore di due ragazzi comuni il cui destino è nelle mani di un Fato crudele ed egoista, ho tentato di porre rimedio alla limitezza della mia esistenza trovando un margine di libertà in cui spesso vi ho cercato rifugio. Ho così letto e accolto questa storia come se stessi interpretando un continuo gioco del cuore umano che induce a guardare il temperamento di ognuno di noi, soppiantato dalle credenze e dalle vedute del secolo, che incautamente spingono verso un abisso di voli pindarici. Un amore giovane, ma appassionante e passionale di cui irrimediabilmente mi ha offerto la bellezza di uno spettacolo straordinario, affascinante che serberò nel mio cuore gelosamente.

Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo

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