Titolo:
Una pedina sulla scacchiera
Autore:
Irène Nèmirovsky
Casa
editrice: Adelphi
Prezzo:
18 €
N°
di pagine: 174
Trama:
All’era dei pirati della finanza e dell’industria, degli imperi economici
costruiti sui campi di battaglia è succeduto lo scenario desolante degli anni
Trenta: la borsa in caduta libera, la crisi, la disoccupazione, e “tutti quegli
scandali ignobili, quei processi, quei tracolli privi di grandezza” … Come
molti della sua generazione, Christophe Bohun non ha né ambizioni, né speranze,
né desideri, né nostalgie. È un modesto impiegato nell’azienda che suo padre,
il Bohum dell’acciaio, il Bohum del petrolio, è stato costretto, dopo un
clamoroso fallimento, ad abbandonare nelle mani del socio. Si lascia
svogliatamente amare da una moglie di irritante perferzione e da una cugina da
sempre innamorata di lui. “E’ la pedina “ annota laNèmirovsky sulla minuta del
romanzo “ che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi
al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita”. Alla
morte del padre, però, Christophe trova in un cassetto, bene in evidenzia, una
busta sigillata: dentro, un elenco di parlamentari, giornalisti, banchieri a
cui, nel tentativo di evitare il crac, il vecchio Bohun aveva elargito somme
ingenti affinchè spingessero il governo ad accellerare i preparativi bellici. Riuscirà
questo bruciante retaggio, questa potenziale arma di riscatto, e di riscatto, a
scuotere Christophe dal suo “cupo torpore”? Difficile trovare un romanzo così
puntualmente appicabile a temi e fatti di ottant’anni dopo.
La recensione:
“Va tutto bene; il mondo è buono, e anche se non lo fosse a cosa servirebbe recriminare? Bisogna rassegnarsi, chiudere gli occhi e non pensare, ecco, soprattutto non pensare…”
Ancora una volta ho avuto ragione. Una
manciata di ore in compagnia di una delle mie tante autrici preferite, dopo
essermi accaparrata con una certa fatica questo romanzo, avendo oramai
stipulato un patto di sangue che la mia anima è completamente assuefatta alla
sua, avendo vissuto una calda e rasserenante manciata di storie con amici vari,
anime dannate che vagano lungo la riva dell’assurdo, mi sono convinta di essere
davvero completamente affine allo spirito nèmirovskiano. L’autrice riposa
silenziosamente dentro di me, così come Zafon, Murakami, Paul Auster, Philip
Roth e che a dispetto della mia, la sua vita fu più complicata, sacrificata,
sacrificabile rispetto a quella di tanti altri autori ottocenteschi, ma forse
anche più ricca e stimolante, avendo oramai letto tutto di lei, avendo
raggiunto il mio cuore, stretto fra le sue mani e non mollato mai più. Ed
essendo tornata da lei, sul finire di questo secondo mese dell’anno, essendo
tornata a leggere di figure che alenano a scovare una via di fuga, una via di
salvezza che ci renda completi nonostante l’amore sia una costante. L’amore
corrisposto per la persona amata non basta, dunque ci sia aggrappa a inutili
fantasticherie che avrebbero rimpiazzato il denaro, l’assenza, l’incertezza,
qualunque elemento che avrebbe indotto all’insuccesso, alla povertà, pur di
ottenere una vita semplice, appassionante, placida, senza rimpianti e
insoddisfazioni, liberi da qualunque forma di tirannia. Avendo oramai una certa
esperienza, avevo compreso che quella di Christophe è una punizione <<
divina >> che è stato beccato in un momento particolare e insoddisfacente
della sua vita, non rubando niente e nessuno ma sottratto dalla stessa
felicità.
Nel periodo di assimilazione alle opere nèmirovskiane,
nei sobborghi logori e puzzolenti di qualche strada parigina o ucraina, ogni
romanzo dell’autrice si diradò dinanzi ai miei occhi come un nastro colorato in
cui la drammaticità di certi episodi, proiettati su uno spazio temporale remoto
molto simile al nostro, avrebbe riempito lo spazio circostante di elementi
estremi d’identità e sopravvivenza. Se all’uomo fu sottratto del denaro non
restava nient’altro che niente, poiché è un essere perduto che trova sfogo nel
maneggiare un qualcosa che lo rende un essere supremo ma che senza sarebbe un
essere nullo. Avvelenando comunque la sua anima semplice, qualunque forma di
vita, sia essa buona che cattiva. Descrivendo il paesaggio circostante
analizzandolo come osservandolo da una lente d’ingrandimento, paesaggi, cieli
grigiastri che trasmettono la sensazione di camminare fra la nebbia o ascoltare
il soffio del vento fra i rami, mediante monologhi provenienti dalla soglia
morale di ognuno per diventare persone o almeno provare a capirle. Persone
conosciute e non che, in una manciata di pagine, compongono modelli sintattici
di vita, usano verbi intransitivi per sentiri i ritmi cruciali nelle ossa da
dove nasce la vita con la v maiuscola. Una curiosa sequenza di scenette nate da
figure che sono mosse da ideali romantici e persecutori di cui l’ottenere una
certa gloria per la Francia con mezzi pacifici è un buon antidoto contro
qualunque forma maligna. Con i loro occhi stanchi sembravano aver guadagnato
qualcosa che scruti l’anima di chiunque, come se contemplassero dal profondo
del loro cuore grandi tribolazioni, osservanze cui è impossibile non asservire.
Vagheggiando in questa landa deserta non potendo sfuggire alla vecchiaia, alla
malattia, ma desideroso anche di vincere per non rinunciare ad una vita piena
di fatiche pur di ottenere qualcosa. La malinconia, il rimpianto di non aver
potuto vivere come si deve, raffinato ma intimistico, drammatico e crudele
tiene insieme un complesso perfetto gioco di richiami stilistici.. una curiosa
sequenza di scenette nate da giochi di perversione, spostamenti da un luogho ad
un altro, cambi di prospettiva, tradimenti, legami recisi e non, ore selvagge
di vera e propria solitudine, si legge schiarendosi le idee ogni volta che
Christophe era bloccato. Provocante ma scombussolante, come del resto ogni
romanzo nèmirovskiano, che vuota l’anima. La riempie, per meglio dire, di una
tristezza indicibile, sentimenti contrastanti che bruciano disgustati qualunque
forma di bontà, comprensione. Come la maggior parte dei personaggi, non
demordendo, ma sforzandosi di combattere malgrado i risultati alquanto
deludenti, perché consapevoli che la loro unica speranza sta nel riporre forza,
speranza che in un modo o nell’altro li avrebbero resi uomini migliori.
Il destino dei figli nèmirovksiani è quasi sempre lo
stesso. Vivono, parlano e poi muiono, perché nonostante le fatiche e
l’insoddisfazione per le pagine inerti che spesso trapelano, vivere gli procura
una gioia indescrivibile, lo fanno sentire vivo come non mai, niente che
eguagli la sensazione di annullarsi ed entrare nel grande mondo che fervono
dentro parole che gli ronzano in testa. Un’inaspettato male, nonché
sconvolgente forma di malvagità e crudeltà che con scoppio inconteninili di
anime recise, si presta ad altri romanzi dell’autrice. Nonché piccoli squarci
di anima che tendono la mano a chiunque, senza però comprendere appieno il vero
significato di questo racconto che ha abbracciato me e la mia anima con il
cuore colmo di amore, affetto, inevitabilmente. Quello ritratto in Una
pedina sulla scacchiera è una situazine analoga a quella ritratta
in David Golder, lontana da concetti o prototipi imposti dall’amore
o dall’amicizia, proiettata su uno spazio crudele, egoista, terrificante che
appesantiscono il tono serioso, scrupoloso, algido in cui si esige
un’attenzione in più di un semplice atto di comprensione, qualcosa di più di un
semplice rapporto abituale in cui ci si veste di mali che attanagliano l’anima
fragile e devole. Si alena ad ottenere qualcosa che in un primo momento
fortifica, ma poi distrugge.
Culla di un ritratto estremamente fedele e
appassionante in cui ci si impegna di cancellare quei momenti di astio, povertà
che attanagliano forme inespugnabili e che lentamente trascina sempre più nel
basso, è un opera che mi ha lasciata con un forte senso di sconforto specie nel
momento in cui Christopher otterrà la sua pace dei sensi. Nonostante gli
innumerevoli tentativi di nascondersi dietro una corazza di freddezza e finto
perbenismo, nonostante la volontà di dissipare qualunque forma di cattiveria;
un acuta riflessione da cui si trae ispirazione dalla stessa vita, senza
contare le innumerevoli esperienze che bisogna ancora vivere.
Valutazione d’inchiostro: 4 +
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te ☺️
EliminaBom dia obrigado pela dica especial. Bom final de semana.
RispondiEliminaAnche a te ☺️
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