Non ci sono eventi
tendenzialmente gioiosi, entusiasti fra le pagine di questo bellissimo classico
della letteratura spagnola, l’aria pregna di sofferenza e disperazione che
ancora odora di fazoletti inzuppati, ma contornati dall’odore degli eucalipti
che scoprii erano ovunque, diffusero un profumo penetrante e inebriante che
pulisce ogni impurità, sia fisica sia spirituale, ogni volta che si inspirava.
Fiorentino Ariza si riempiva i polmoni di questa profumata aria da tantissimo
tempo.La sua storia,
tuttavia, sotto certi aspetti bizzarra, lenta, densa e monotona, non è tendenzialmente
seria per il posto reale in cui è proiettata quanto per lo stile, il modo per
cui è scritto, un presidio fra magia e realtà progettato da una mente che non
tollerava affatto la sporcizia o l’imperfezione, cosa che effettivamente rese
il tutto estremamente monotono e artificiale, quasi un pittoresco villaggio
della Spagna remota abitato da figure recise da una brutta disgrazia. Per quanto
mi riguarda, ci trascorrei il mio tempo abbondantemente. Qui vi avevo messo
piede tantissimo tempo, poi una manciata di anni, e adesso in cui i miei occhi
non hanno smesso un attimo di seguire ciò che gli furono posti davanti. Una miscela
disomogenea di suoni, odori, forme e passioni, versati abbondantemente in quel
contenitore imperfetto che è la scrittura che come una splendida commedia non ho potuto fare a meno di ammirare a bocca
aperta. Ancora una volta.
Titolo:
L’amore ai tempi del colera
Autore:
Gabriel Garcia Marquez
Casa
editrice: Oscar Mondadori
Prezzo:
14 €
N°
di pagine: 376
Trama:
Per cinquant’anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato
nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai
vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza
perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il
dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a
nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice
conclusione.
Così aveva finito per pensare a
lui come non si era mia immaginata che si potesse pensare a qualcuno,
presagendolo dove non era, desiderandolo dove non poteva essere...
E' stato impossibile rimanere indifferenti alla prosa semplice ma intensa di un poeta romantico come Marquez, quando la luce che irradia i sentimenti di anime tristi in cui sono riversati messaggi tristi, invisibili al tatto ma non allo splendore ardente dell'animo, è troppo intensa persino per il nostro sguardo debole... E' stato impossibile ignorare l'intensità dei tumultuosi sentimenti di due giovani, che quasi come un ossessione morbosa, in ogni passo, in ogni momento della loro vita non hanno smesso di esistere se non grazie alla persona amata. In un epoca che non è più la nostra, si aggirano in silenzio dentro fortezze sguarnite e, come unico segno di vita, in languidi esercizi di pianoforte nella penombra del pomeriggio.
Ricordo la tristezza della paura, l'odore delle mandorle amare che rievoca immagini frammentarie di amori contrastanti, il silenzio che attornia il paese come un brutto presagio, o, ancora, la fragranza dei gelsomini che, come un vento lontano, mi ricorda come tutto questo non ha nulla a che vedere con la mia vita. Amori lenti e difficili, spesso turbati da orribili presagi, e il corso del tempo che scorre ininterrotto.
Non esistono ragioni per cui amo le storie d'amore. Mi sono sempre sentita attratta da quella forza potente che spinge gli uomini a continuare ad andare avanti ogni giorno, forte, avvolgente, sconvolgente ma anche rassicurante, capace di renderci felici anche solo per qualche attimo. Ed, nonostante cercarle mi ha sempre permesso di allontanarmi dalla vita, dalla quotidianità, questa è una felicità imprecisa. Così vera al punto di non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione, e a non impedirmi di ricordare gli episodi più belli.
L'amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez ha allietato pomeriggi estremamente tediosi. Mi ha trasmesso fascino e curiosità, in un cataclisma amoroso che non si è concluso nemmeno mezzo secolo dopo. Necessario come una questione di vita e di morte, potente come dominio di supremazia e ribellione.
Leggendolo in una manciata di giorni, nonostante il tempo mi abbia costretto a dimenticare cose che non avrei voluto dimenticare - immagini, scene di vita che hanno nutrito il mio cuore come nettare di vita -, muovendomi furtiva in mezzo a innamorati insaziabili che non finivano mai di baciarsi nelle tenebre, non ho trovato tra le sue pagine quell'amore forte e potente cui mi ero immaginata. Ed non l'avvertì nemmeno quando giunsi alla conclusione della storia, riscontrandoli esclusivamente in gesti o azioni quotidiane. In un pomeriggio di fine aprile sono stata catapultata nei Caraibi, contro le mie abitudini e i miei desideri, come se non fossi consapevole di quello che stavo facendo, analizzando con occhio clinico gli intricati passi azzardati di due amanti impossibili, che non hanno idea di cosa voglia dire amare. Un tempio segreto in cui, nonostante tutto, ho potuto contemplarne le meraviglie e di cui mi ero completamente assuefatta, perché stregata da questa contorta concezione d'amore.
Assistere alle meravigliose ed esilaranti impennate amorose del timido Florentino, che avvelena la sua anima scrivendo in silenzio lettere d'amore, lunghe e bislacche da eguagliare gli antichi volumi di storia, vivere in prima persona il suo tormentato amore, ritrovarsi in un luogo che avevo del tutto dimenticato è stata la prova che questo tipo di storie mi permettono sempre di aprire finestre di chimere felicità. I miei ricordi nei riguardi di questo romanzo scivolarono dalla mia memoria come una cisterna sfondata e, ritratto estremamente realistico di giovani intrappolati nel lungo limbo delle convenzioni sociali, è una malattia di cui tuttavia non si conosce cura. L'ombra di un sentimento che nessuno ha mai conosciuto, poiché incerti se l'amore sia in realtà quello di cui hanno bisogno.
E' una storia intrappolata nella ruggine dell'abitudine, tanta denigrata quanto temuta, che prevale nel ricordo dell'amore dei due amanti.
Una storia che ha un ché di tragico e solenne, come un valoroso eroe tornato nella sua amata terra, che ci parla di menzogne, follia. E che ci permette di seguire attentamente le vicende di Fermina, Florentino e la loro ingarbugliata storia che, da sempre desiderata, li ha tramutati in anime erranti. Ripercorrendo il tempo del ricordo ed evocando scene di vita legati alla donna amata: innumerevoli scogli che sono stati superati; gli incidenti causati pur di vedersi anche solo per un istante. La consapevolezza che l'amata appartenga a lui e nessun altro.
Lento e prolisso, fa sorgere le riflessioni più profonde dell'animo umano. E, inno all'amore, alle ossessioni e alle possessioni dei personaggi, capace di renderci partecipi della loro stessa vita, è una sorta di omaggio alla bellezza dell'amore. A questo sentimento protratto nel tempo, capace di renderci vittima di tranelli poco caritatevoli del cuore umano.
Valutazione d’inchiostro: 4
Mai letto, forse dovrei rimediare; bella recensione, grazie
RispondiEliminaA te ☺️
EliminaLetto da ragazzino, amato.
RispondiEliminaMi ripropongo di comprare altro di Marquez da decenni!
Anche io... Prima o poi qualcosa prenderò ☺️☺️
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