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lunedì, marzo 08, 2021

Gocce d'inchiostro: L'amore ai tempi del colera - Gabriel Garcia Marquez

Non ci sono eventi tendenzialmente gioiosi, entusiasti fra le pagine di questo bellissimo classico della letteratura spagnola, l’aria pregna di sofferenza e disperazione che ancora odora di fazoletti inzuppati, ma contornati dall’odore degli eucalipti che scoprii erano ovunque, diffusero un profumo penetrante e inebriante che pulisce ogni impurità, sia fisica sia spirituale, ogni volta che si inspirava. Fiorentino Ariza si riempiva i polmoni di questa profumata aria da tantissimo tempo.
La sua storia, tuttavia, sotto certi aspetti bizzarra, lenta, densa e monotona, non è tendenzialmente seria per il posto reale in cui è proiettata quanto per lo stile, il modo per cui è scritto, un presidio fra magia e realtà progettato da una mente che non tollerava affatto la sporcizia o l’imperfezione, cosa che effettivamente rese il tutto estremamente monotono e artificiale, quasi un pittoresco villaggio della Spagna remota abitato da figure recise da una brutta disgrazia. Per quanto mi riguarda, ci trascorrei il mio tempo abbondantemente. Qui vi avevo messo piede tantissimo tempo, poi una manciata di anni, e adesso in cui i miei occhi non hanno smesso un attimo di seguire ciò che gli furono posti davanti. Una miscela disomogenea di suoni, odori, forme e passioni, versati abbondantemente in quel contenitore imperfetto che è la scrittura che come una splendida commedia  non ho potuto fare a meno di ammirare a bocca aperta. Ancora una volta.


Titolo: L’amore ai tempi del colera
Autore: Gabriel Garcia Marquez
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 376
Trama: Per cinquant’anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione.

 La recensione:

 

Così aveva finito per pensare a lui come non si era mia immaginata che si potesse pensare a qualcuno, presagendolo dove non era, desiderandolo dove non poteva essere...

 
E' stato impossibile rimanere indifferenti alla prosa semplice ma intensa di un poeta romantico come Marquez, quando la luce che irradia i sentimenti di anime tristi in cui sono riversati messaggi tristi, invisibili al tatto ma non allo splendore ardente dell'animo, è troppo intensa persino per il nostro sguardo debole... E' stato impossibile ignorare l'intensità dei tumultuosi sentimenti di due giovani, che quasi come un ossessione morbosa, in ogni passo, in ogni momento della loro vita non hanno smesso di esistere se non grazie alla persona amata. In un epoca che non è più la nostra, si aggirano in silenzio dentro fortezze sguarnite e, come unico segno di vita, in languidi esercizi di pianoforte nella penombra del pomeriggio.
Ricordo la tristezza della paura, l'odore delle mandorle amare che rievoca immagini frammentarie di amori contrastanti, il silenzio che attornia il paese come un brutto presagio, o, ancora, la fragranza dei gelsomini che, come un vento lontano, mi ricorda come tutto questo non ha nulla a che vedere con la mia vita. Amori lenti e difficili, spesso turbati da orribili presagi, e il corso del tempo che scorre ininterrotto.
Non esistono ragioni per cui amo le storie d'amore. Mi sono sempre sentita attratta da quella forza potente che spinge gli uomini a continuare ad andare avanti ogni giorno, forte, avvolgente, sconvolgente ma anche rassicurante, capace di renderci felici anche solo per qualche attimo. Ed, nonostante cercarle mi ha sempre permesso di allontanarmi dalla vita, dalla quotidianità, questa è una felicità imprecisa. Così vera al punto di non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione, e a non impedirmi di ricordare gli episodi più belli.
L'amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez ha allietato pomeriggi estremamente tediosi. Mi ha trasmesso fascino e curiosità, in un cataclisma amoroso che non si è concluso nemmeno mezzo secolo dopo. Necessario come una questione di vita e di morte, potente come dominio di supremazia e ribellione.
L'ennesima lettura spagnola di cui avevo avuto il piacere di scoprire qualche anno fa, zeppa di distrazioni amorose e realistiche, che si ammanta di uno stile ipnotico che richiama alla mente gli antichi poemi omerici, e che penetra nel cuore del lettore come un eco perduto nella brezza fresca di un fiume, nel ricordo dell'amata. L'incontro con un vecchio amico di lunga data. Una storia d'amore che è un valzer che è stato composto in molti anni, emblema di complicità contrastata. Parole sussurrate, lacrime appena versate e un'ispirazione così intensa da risvegliare, col suo brusio, i cittadini. Una storia che ho riesumato in qualche stanza remota della mia memoria che, col tempo, era scomparsa così come era apparsa. Riassumendo la trama della vita di queste anime come una serie di eventi occasionali.
Leggendolo in una manciata di giorni, nonostante il tempo mi abbia costretto a dimenticare cose che non avrei voluto dimenticare - immagini, scene di vita che hanno nutrito il mio cuore come nettare di vita -, muovendomi furtiva in mezzo a innamorati insaziabili che non finivano mai di baciarsi nelle tenebre, non ho trovato tra le sue pagine quell'amore forte e potente cui mi ero immaginata. Ed non l'avvertì nemmeno quando giunsi alla conclusione della storia, riscontrandoli esclusivamente in gesti o azioni quotidiane. In un pomeriggio di fine aprile sono stata catapultata nei Caraibi, contro le mie abitudini e i miei desideri, come se non fossi consapevole di quello che stavo facendo, analizzando con occhio clinico gli intricati passi azzardati di due amanti impossibili, che non hanno idea di cosa voglia dire amare. Un tempio segreto in cui, nonostante tutto, ho potuto contemplarne le meraviglie e di cui mi ero completamente assuefatta, perché stregata da questa contorta concezione d'amore.
Assistere alle meravigliose ed esilaranti impennate amorose del timido Florentino, che avvelena la sua anima scrivendo in silenzio lettere d'amore, lunghe e bislacche da eguagliare gli antichi volumi di storia, vivere in prima persona il suo tormentato amore, ritrovarsi in un luogo che avevo del tutto dimenticato è stata la prova che questo tipo di storie mi permettono sempre di aprire finestre di chimere felicità. I miei ricordi nei riguardi di questo romanzo scivolarono dalla mia memoria come una cisterna sfondata e, ritratto estremamente realistico di giovani intrappolati nel lungo limbo delle convenzioni sociali, è una malattia di cui tuttavia non si conosce cura. L'ombra di un sentimento che nessuno ha mai conosciuto, poiché incerti se l'amore sia in realtà quello di cui hanno bisogno.
E' una storia intrappolata nella ruggine dell'abitudine, tanta denigrata quanto temuta, che prevale nel ricordo dell'amore dei due amanti.
Una storia che ha un ché di tragico e solenne, come un valoroso eroe tornato nella sua amata terra, che ci parla di menzogne, follia. E che ci permette di seguire attentamente le vicende di Fermina, Florentino e la loro ingarbugliata storia che, da sempre desiderata, li ha tramutati in anime erranti. Ripercorrendo il tempo del ricordo ed evocando scene di vita legati alla donna amata: innumerevoli scogli che sono stati superati; gli incidenti causati pur di vedersi anche solo per un istante. La consapevolezza che l'amata appartenga a lui e nessun altro.
Lento e prolisso, fa sorgere le riflessioni più profonde dell'animo umano. E, inno all'amore, alle ossessioni e alle possessioni dei personaggi, capace di renderci partecipi della loro stessa vita, è una sorta di omaggio alla bellezza dell'amore. A questo sentimento protratto nel tempo, capace di renderci vittima di tranelli poco caritatevoli del cuore umano.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti: