Ogni romanzo è in attesa del suo momento. Credo
fortemente in questa concezione, per molti insulsa e inspiegabile, perché in un
certo senso inaugura svariati intenti di mostrarsi in un momento particolare
della tua vita. Eppure secondo me, in questa magia, si cela molto più di quel
che si crede. Quel tipo di magia che ha a che fare con la volontà del lettore e
il potere del Caso. Fu così che il Caso volle che mi inerpicassi fra le pagine
di questo bel romanzo, conoscendo la Eliot già da qualche anno, sapendo che lo
spazio in cui avrei potuto rifugiarmi sarebbe stato molto più confortevole del
previsto. Quasi duecentocinquanta pagine in cui ha persistito l’eco dell’antico
culto dei demoni, perché le menti che popolano queste pagine sono così rozze,
difficilmente associabili al potere e alla benevolenza di un’indistinta
concezione di potere – grazie a un certo potere persuasivo, che infligge un
certo dolore spirituale -, offrendo uno squarcio di vita che è priva di
immaginazione poiché dona vita e desiderio e speranza, ricordi che producono
paura.
Silas Marner così come Middlemarch
o Il mulino sulla Floss è soggetto di forme di vita che si staccano del
tutto dal culto dell’invenzione per radicarsi su un terreno famigliare in cui lo
scovare una certa Beatitudine eterna avrebbe pervaso non solo il corpo ma anche
lo spirito, aggrappandosi a qualunque forma di credenza che possa fare effetto grazie
alla parola di Dio. La mente è sconvolta dalla fede e dall’amore, gli effetti
sono netti, obnubilanti nell’esilio, dove il passato diventa sogno. Il presente
è quella forma intrinseca di irrealtà che scandaglia qualunque assetto illusorio.
Titolo: La bella storia di Silas Marner
Autore: George Eliot
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 216
Trama: Abbandonato dagli amici, dalla fidanzata, e allontanato dalla comunità a cui apparteneva fin dalla nascita a causa di un'accusa ingiusta, a Silas Marner, povero tessitore e uomo semplice, non resta altro a cui attaccarsi se non il denaro. Un bel giorno, però, dopo essere stato derubato, e aver perso quindi ogni interesse per la vita, Silas si trova costretto a fare i conti con un'inattesa novità: davanti al suo caminetto, infatti, sola e tremante per il freddo, ecco spuntare una bimba di pochi anni...
Autore: George Eliot
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 216
Trama: Abbandonato dagli amici, dalla fidanzata, e allontanato dalla comunità a cui apparteneva fin dalla nascita a causa di un'accusa ingiusta, a Silas Marner, povero tessitore e uomo semplice, non resta altro a cui attaccarsi se non il denaro. Un bel giorno, però, dopo essere stato derubato, e aver perso quindi ogni interesse per la vita, Silas si trova costretto a fare i conti con un'inattesa novità: davanti al suo caminetto, infatti, sola e tremante per il freddo, ecco spuntare una bimba di pochi anni...
La recensione:
Possiamo lottare, sforzarci e faticare, ma
in fondo possiamo fare poco. Le cose grandi vanno e vengono senza che possiamo
fare niente. È così e basta.
Bello e appassionante, penso mentre ripongo queste poche righe, stringendo ancora
il libro al petto, la penna in mano, il bloc notes zeppo di ghirigori e
scarabocchi che hanno un senso solo per me stessa, che richiamano un certo disordine
malgrado il mio essere ordinato e pulito, una gran sfilza di pensieri che
concernano un guazzabuglio di emozioni e sensazioni estrapolate da questa
splendida lettura. Un gruppo di anime che rievocano il passato mediante esperienze
dirette, in un terreno ignoto e misterioso, intrappolati in una forte
condizione di isolamento. Silas Marner rievoca, in mezzo a queste
figure, la sua identità ripristinando qualunque elemento, forme di vita che si
credevano perdute, comprendendo quei valori che sono rimasti sepolti per molto
tempo. Il gusto pungente del dolore induce a vivere forme di prigionia da cui è
impossibile liberarsi. Trovano la pace solo nel monotono tran tran della loro
esistenza, ma quasi tutti dotati di un animo semplice e sincero che si aggrappano
alla forza del denaro e al lavoro, rafforzando sempre più il monotono desiderio
alla monotona reazione.
Questa era una delle innumerevoli opere scritte da una delle autrici più avvenenti della letteratura inglese, perlomeno per me, così dolce, intenso, profondo ma grande tesoriere di innumerevoli pene che affliggono lo spirito di chiunque, squallide desolazioni derivanti da diverse perdite mancate, fiducie introvabili, gesti sleali da cui l’anima non riesce ad elevarsi beatamente nell’Etere perché intaccata da ogni forma maligna e perversa che inzuppa il nostro spirito di gesti e impurità da cui bisognerebbe trarne salvezza. Le sofisticate ripercussioni cui Silas Marner sarà protagonista coincideranno con forme di rinascita e salvezza mediante cui sarà possibile riconoscere i veri valori umani, scovare forme di vita in affetti e legami che si credevano inconcepibili, in un luogo e periodo storico che è considerato come particolare dono della Provvidenza per gli interessi dei proprietari terrieri, il crollo dei prezzi che non aveva ancora trascinato i signorotti locali lungo la riva della rovina. Il passato sfumava perché dispensatore di rovine, calunnie e sofferenze, la censura morale non così rigida come sembra ma da cui derivano una vasta varietà di correnti, filosofiche, politiche, letterarie, che si muovono e si intrecciano in forme di vita improbabili. I sotterfugi, le bugie innocenti angosciano qualunque ambizione di rimanere puri come un grande artista inquieto dalle false pennellate che nessun occhio può vedere, eccetto il suo che è usato a cuor leggero nel momento in cui le azioni divengono menzogna. La morte non è così nefasta come può sembrare, in cui il destino di ognuno sembra così insignificante quanto la caduta prematura di una foglia, per alcune esistenze cariche di fatalità, fonte di gioia e dolori.
Se non amassi così tanto la Eliot non credo che Silas Marner, così come precedentemente accadde con Il mulino sulla Floss e Middlemarch, me ne sarei andata con garbo e forse fatto ritorno a data da destinarsi. Ma questo fu il momento perfetto, il momento ideale per inerpicarsi fra le pianure verdeggianti di un piccolo villaggio inglese, ed io volevo esserci, ammaliata sin dal principio da una storia che diceva tutto e niente, inchiodata al punto da essere ridotta in uno stato di muta soggezione. Ed è così che ho infatti letto e divorato questo romanzo, nel giro di due giorni, seduta in un angolo nella mia poltrona preferita, troppo coinvolta per intendere e volere alcunchè per comprendere la realtà circostante, per nulla scoraggiata dall’idea che della Eliot adesso non avrei avuto più niente da leggere. Posso sempre tornarci quando mi pare e piace!
Mossa in un miscuglio di rigogliose tradizioni sociali, frammenti di dottrine ecclesiastiche comprese e ragionamenti fanciulleschi basati su esperienze limitate, inducono ad osservare le cose tanto quanto le persone devote le cui credenze sono sorrette da un sistema di cui i personaggi non hanno alcuna conoscenza.
La strada che ho percorso per giungere in questo piccolo paesino immaginario dell’Inghilterrra, costeggiò dinanzi alla mia anima per qualche tempo come una delle più belle opportunità per scoprire e conoscere a fondo un mondo di cui avevo sentito parlare tantissimo tempo fa, diventando così per due giorni quella strada maestra popolata da contadini, nobili, negoziatori, cultori, agricoltori e, tipico moto d’attrazione per la mia anima, figure intrappolate in fantasmi di passati o epoche differenti che aiutano in un certo senso a costruire quello che successe prima che il mondo cadesse, si sgretolasse, stritolasse in mutamenti che potrebbero sortire conseguenze. La ragione è quel lume fievole che dovrebbe essere acceso e tenuto in vita costantemente, ma purchè ciò accada non è necessario non farsi contagiare dalla scienza, dalla religione, dalla stessa cultura. Se aperta alla speranza, all’azione prevale su ogni cosa – sulla presunzione, sull’umiltà; la brama del sapere nasce dal desiderio di operare a favore degli altri da cui derivano impulsi e idee. La vita dovrebbe essere vissuta con ardore e razionalità e dal momento che la preghiera alimenta tutto questo struggimento la cultura è l’unico espediente per cui elevarsi, scovare a fondo nel nostro spirito che non ci induce ad ottenere la felicità piuttosto a sguazzare in stanze spoglie di solitudine e spossatezza, in un allargamento dei rapporti sociali, la crescente consapevolezza di gestire una certa consapevolezza. La Eliot si premura a descrivere cosa succede quando si prende a cuore il destino di una piccola creatura specialmente se essa è intrappolata in un presente sordido, degenerante, atrofizzante, vigoroso, veritiero, comprendendo i segreti dell’esperienza umana che riflettono quel senso di solitudine citato. Il tutto immerso in un atmosfera così ossessiva, persuasiva così invisibile ai sensi ma non al tatto, così irraggiungibile dietro i vari concatenamenti dell’universo, altre forme espressive che affinano il resto.
Silas Marner mi ha riservato un piccolo spazietto, un angolo di Paradiso in cui ho amato viverci ma un po’ appartato dagli altri, la più vicina alle mie predisposizioni spirituali. Un posto semplice, accogliente il cui vero obiettivo o messaggio sta nell’interpretazione concreta che si dà alla vita, vestita di principi morali e filosofici che esulano da qualunque forma semplicistica di solo intrattenimento, lontanissima da tutto ciò che ho visto sino a ora, in uno stato fangoso in cui cresce un piccolo cigno senza però poter spiccare il volo. Ed ecco che Silas Marner si distanzia da ciò costruendo un mondo il cui passato possa prevalere sulla forza del presente, sulla verità, la vera ricchezza non sia valutata mediante l’esame fondato ed esplicito dell’osservazione ma che rivelano prepuzi che gravano sulle nostre spalle, spingendo così chi abbraccia questi concetti ad entrare nell’essere che li divora.
Questa era una delle innumerevoli opere scritte da una delle autrici più avvenenti della letteratura inglese, perlomeno per me, così dolce, intenso, profondo ma grande tesoriere di innumerevoli pene che affliggono lo spirito di chiunque, squallide desolazioni derivanti da diverse perdite mancate, fiducie introvabili, gesti sleali da cui l’anima non riesce ad elevarsi beatamente nell’Etere perché intaccata da ogni forma maligna e perversa che inzuppa il nostro spirito di gesti e impurità da cui bisognerebbe trarne salvezza. Le sofisticate ripercussioni cui Silas Marner sarà protagonista coincideranno con forme di rinascita e salvezza mediante cui sarà possibile riconoscere i veri valori umani, scovare forme di vita in affetti e legami che si credevano inconcepibili, in un luogo e periodo storico che è considerato come particolare dono della Provvidenza per gli interessi dei proprietari terrieri, il crollo dei prezzi che non aveva ancora trascinato i signorotti locali lungo la riva della rovina. Il passato sfumava perché dispensatore di rovine, calunnie e sofferenze, la censura morale non così rigida come sembra ma da cui derivano una vasta varietà di correnti, filosofiche, politiche, letterarie, che si muovono e si intrecciano in forme di vita improbabili. I sotterfugi, le bugie innocenti angosciano qualunque ambizione di rimanere puri come un grande artista inquieto dalle false pennellate che nessun occhio può vedere, eccetto il suo che è usato a cuor leggero nel momento in cui le azioni divengono menzogna. La morte non è così nefasta come può sembrare, in cui il destino di ognuno sembra così insignificante quanto la caduta prematura di una foglia, per alcune esistenze cariche di fatalità, fonte di gioia e dolori.
Se non amassi così tanto la Eliot non credo che Silas Marner, così come precedentemente accadde con Il mulino sulla Floss e Middlemarch, me ne sarei andata con garbo e forse fatto ritorno a data da destinarsi. Ma questo fu il momento perfetto, il momento ideale per inerpicarsi fra le pianure verdeggianti di un piccolo villaggio inglese, ed io volevo esserci, ammaliata sin dal principio da una storia che diceva tutto e niente, inchiodata al punto da essere ridotta in uno stato di muta soggezione. Ed è così che ho infatti letto e divorato questo romanzo, nel giro di due giorni, seduta in un angolo nella mia poltrona preferita, troppo coinvolta per intendere e volere alcunchè per comprendere la realtà circostante, per nulla scoraggiata dall’idea che della Eliot adesso non avrei avuto più niente da leggere. Posso sempre tornarci quando mi pare e piace!
Mossa in un miscuglio di rigogliose tradizioni sociali, frammenti di dottrine ecclesiastiche comprese e ragionamenti fanciulleschi basati su esperienze limitate, inducono ad osservare le cose tanto quanto le persone devote le cui credenze sono sorrette da un sistema di cui i personaggi non hanno alcuna conoscenza.
La strada che ho percorso per giungere in questo piccolo paesino immaginario dell’Inghilterrra, costeggiò dinanzi alla mia anima per qualche tempo come una delle più belle opportunità per scoprire e conoscere a fondo un mondo di cui avevo sentito parlare tantissimo tempo fa, diventando così per due giorni quella strada maestra popolata da contadini, nobili, negoziatori, cultori, agricoltori e, tipico moto d’attrazione per la mia anima, figure intrappolate in fantasmi di passati o epoche differenti che aiutano in un certo senso a costruire quello che successe prima che il mondo cadesse, si sgretolasse, stritolasse in mutamenti che potrebbero sortire conseguenze. La ragione è quel lume fievole che dovrebbe essere acceso e tenuto in vita costantemente, ma purchè ciò accada non è necessario non farsi contagiare dalla scienza, dalla religione, dalla stessa cultura. Se aperta alla speranza, all’azione prevale su ogni cosa – sulla presunzione, sull’umiltà; la brama del sapere nasce dal desiderio di operare a favore degli altri da cui derivano impulsi e idee. La vita dovrebbe essere vissuta con ardore e razionalità e dal momento che la preghiera alimenta tutto questo struggimento la cultura è l’unico espediente per cui elevarsi, scovare a fondo nel nostro spirito che non ci induce ad ottenere la felicità piuttosto a sguazzare in stanze spoglie di solitudine e spossatezza, in un allargamento dei rapporti sociali, la crescente consapevolezza di gestire una certa consapevolezza. La Eliot si premura a descrivere cosa succede quando si prende a cuore il destino di una piccola creatura specialmente se essa è intrappolata in un presente sordido, degenerante, atrofizzante, vigoroso, veritiero, comprendendo i segreti dell’esperienza umana che riflettono quel senso di solitudine citato. Il tutto immerso in un atmosfera così ossessiva, persuasiva così invisibile ai sensi ma non al tatto, così irraggiungibile dietro i vari concatenamenti dell’universo, altre forme espressive che affinano il resto.
Silas Marner mi ha riservato un piccolo spazietto, un angolo di Paradiso in cui ho amato viverci ma un po’ appartato dagli altri, la più vicina alle mie predisposizioni spirituali. Un posto semplice, accogliente il cui vero obiettivo o messaggio sta nell’interpretazione concreta che si dà alla vita, vestita di principi morali e filosofici che esulano da qualunque forma semplicistica di solo intrattenimento, lontanissima da tutto ciò che ho visto sino a ora, in uno stato fangoso in cui cresce un piccolo cigno senza però poter spiccare il volo. Ed ecco che Silas Marner si distanzia da ciò costruendo un mondo il cui passato possa prevalere sulla forza del presente, sulla verità, la vera ricchezza non sia valutata mediante l’esame fondato ed esplicito dell’osservazione ma che rivelano prepuzi che gravano sulle nostre spalle, spingendo così chi abbraccia questi concetti ad entrare nell’essere che li divora.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo
Libro intrigante, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te ☺️
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