Sentivo che, nel
momento in cui avrei preso consapevolezza di leggere un romanzo come questo,
qualcosa sarebbe accaduto. Lo sentivo, lo avvertivo, ed in effetti qualcosa è
accaduto, che ho abbracciato questa lettura tardivamente – a distanza cioè di qualche
anno dalla visione della sua trasposizione cinematografica – perché il tempo
aveva emesso una sentenza. Quando avrei nutrito il desiderio di leggerlo, sarei
tornata da Susie e dalla sua triste storia. Consapevole di cosa andavo incontro
e per il piacere di colmare l’ennesima lacuna letteraria, la sua lettura mi ha
sorpresa positivamente ma non ha infervorato il mio animo come credevo. Perché definito
come un giallo, cade fortunatamente per me in un resoconto dettagliato di ciò
che avrebbe voluto Susie, la cui vita fu così crudele con lei, cosa che rese ai
miei occhi la lettura molto più godibile di quel che credevo.
Titolo: Amabili resti
Autore: Alice Sebold
Casa editrice: E/O
Prezzo: 10, 90€
N° di pagine: 345
Trama: Susie, quattordicenne, è stata assassinata da un serial killer che abita a due passi da casa. È stata adescata da quest'uomo dall'aria perbene, che la stupra, poi fa a pezzi il cadavere e nasconde i resti in cantina. Il racconto è affidato alla voce di Susie, che dopo la morte narra dal suo cielo la vicenda con inedito effetto straniarne. Il libro procede avvincente come un giallo: vogliamo sapere chi l'ha uccisa, cosa fa l'assassino, come avanzano le indagini, come reagisce la famiglia. Ed è Susie che ci racconta tutto questo, aumentando così la nostra partecipazione emotiva. Lei "fa il tifo" per suo padre quando, opponendosi alla svolta che hanno preso le indagini della polizia, capisce chi è il vero assassino e, pur non avendo le prove, cerca d'incastrarlo. "Amabili resti" è un romanzo che ci commuove senza mai indulgere a sentimentalismi. Le vite dei genitori, dei fratelli e degli amici di Susie, spezzate dalla sua tragica scomparsa, vengono raccontate con lo spirito allegro e senza compromessi dell'adolescenza. E Susie aiuterà tutti, i lettori per primi, a riconciliarsi con il dolore del mondo.
Autore: Alice Sebold
Casa editrice: E/O
Prezzo: 10, 90€
N° di pagine: 345
Trama: Susie, quattordicenne, è stata assassinata da un serial killer che abita a due passi da casa. È stata adescata da quest'uomo dall'aria perbene, che la stupra, poi fa a pezzi il cadavere e nasconde i resti in cantina. Il racconto è affidato alla voce di Susie, che dopo la morte narra dal suo cielo la vicenda con inedito effetto straniarne. Il libro procede avvincente come un giallo: vogliamo sapere chi l'ha uccisa, cosa fa l'assassino, come avanzano le indagini, come reagisce la famiglia. Ed è Susie che ci racconta tutto questo, aumentando così la nostra partecipazione emotiva. Lei "fa il tifo" per suo padre quando, opponendosi alla svolta che hanno preso le indagini della polizia, capisce chi è il vero assassino e, pur non avendo le prove, cerca d'incastrarlo. "Amabili resti" è un romanzo che ci commuove senza mai indulgere a sentimentalismi. Le vite dei genitori, dei fratelli e degli amici di Susie, spezzate dalla sua tragica scomparsa, vengono raccontate con lo spirito allegro e senza compromessi dell'adolescenza. E Susie aiuterà tutti, i lettori per primi, a riconciliarsi con il dolore del mondo.
La recensione:
All’inizio di una settimana estremamente calda e
infuocata, a nemmeno metà percorso al raggiungimento di quell’isola felice che
mi avrebbe permesso di staccare dalla routine generale, venne a farmi visita
una ragazzina, che conoscevo già, ma che non vedevo da qualche anno. Entrambi eravamo
cambiate parecchio, entrambe avevamo preso strade diverse, una ragazzina qualunque
aveva nuovamente bussato al mio animo ed io non potevo non prestarle
attenzione. Era una giovane donna cui avevo << visto>> la sua
storia, intrappolata su uno schermo gigante del cinema più vicino della mia
città, che adesso aveva qualcosa da sussurrarmi all’orecchio.
Una mattina, nel mentre attendevo alla fermata dell’autobus il nobile destriero che mi avrebbe ricondotto a casa, aprì il mio Kobo e mi immersi in questa lettura, finalmente oserei dire, dopo che mi aveva aspettata, ed ha aspettato per oltre dieci anni. Sfociato nella sorprendente doppia confessione delle nostre tendenze di conoscerci a vicenda, mi chiesi se l’avvento di Susie fosse un’apparizione premeditata dal Destino, e se in tal caso dovessi dare peso a questa ennesima apparizione. Quasi un miraggio nel bel mezzo di una landa desolata arida, ardente, che aprì la porta della conoscenza per lasciarmi intravedere cosa aveva smorzato la sua piccola esistenza. Avevo visto uno spiraglio della sua vita privata, quando mi inoltrai tra le sue pagine. Quello a cui non avevo ancora dato peso era la questione << lato >>, quella cioè che la Susie che mi aveva chiamata vestiva semplicemente i panni di osservatrice, spettatrice attenta anziché protagonista vera e assoluta di ciò che fu la sua vita. Chiaramente mi ero fatta un’idea sbagliata e che il mio interesse stava decisamente decollando era piuttosto evidente, ma tutto sommato mi stava piacendo ciò che stavo vedendo e in un certo senso mi sentì partecipe a quella terribile tragedia di cui la stessa Sebold fu protagonista assoluta.
Fu bello ritrovarsi e ritrovarmi fra queste pagine, ma con alcuni assetti del tutto diversi, così famigliare e naturale, così strano rispecchiarsi in qualcuno che ho voluto conoscere anni fa, e più leggevo più la vocina interiore del mio essere fu grata di questo nostro incontro. Susie non stava davvero bene, come in realtà voleva farci credere, e seguirla in questo percorso – banalmente concepito come un giallo -, prese una svolta decisiva nel momento in cui compresi come questa sfortunata ragazzina aveva bisogno di qualcosa di più. Meritava di meglio.
Imponente. Era qualcosa che saltava agli occhi, una normalissima famiglia americana surclassata dal peso di un brutale gesto, un atto di ribellione quasi di rivolta contro ogni forma di femminicidio, violenza o cattiveria che continuano ad essere sollecitate da uomini o donne, in qualunque parte del mondo, il tipo di storia che sicuramente non resterà impressa nella nostra mente per com’è stata scritta, per com’è stata narrata, quanto il gesto, la motivazione vera e propria che indussero alla sua autrice di riporre nero su bianco come dovette sentirsi, quando fu lei stessa protagonista di un simile brutale evento. Maledettamente crudele, sporco, ingiustificabile, che fece di questo suo personalissimo frammento esercitazioni sull’anima, sbocchi nel ritrovare una felicità perduta ma da sempre agognata.
Fra un viaggio e un altro si rischia quasi sempre di confondersi, lasciare dietro qualche strascico, qualche rimasuglio di storia precedente – così impossibile da staccare – nel quale spesso desidero protrarne il suo ricordo evitando qualunque romanzo possa non coincidere con la mia anima. E quasi sempre i suggerimenti non si rivelano i più adatti, fremente di riscontrarne fra le sue pagine quella magia riscontrata precedentemente. Ma la lettura de Amabili resti, che ho ignorato impunemente per qualche anno, è stata la parte più interessante che mi ha concesso di conoscere la sua autrice e vedere, o, per meglio dire, toccare ciò che fece di questo romanzo un’opera acclamatissima e tutt’ora ricordata.
Mi sono così avventurata in lande desolate e sconosciute, in meno di tre
giorni, dopo letture di svariato tipo, affrontando ed interpretando il <<
cruento >> mondo dell’autrice, circumnavigato da un folle cantastorie che
ebbe il potere di trasformare la vita in un fiume sanguinoso, l’epopea di
macchiette in bianco e nero in un posto confortevole e comprensibile si rivelò
quell’unico spazio bianco che solo grazie all’arte potrà elevarci ad interpretare
il linguaggio contorto della vita. Qualunque sfaccettatura, che essa sia pregna
di passione o estetica, pur di dare un certo valore. E tornare al mio ovile
cambiò completamente il mio atteggiamento nei riguardi di questa autrice, che
era rimasta “relegata” scomodamente sul ripiano di una libreria fin troppo
capiente, in compagnia di tanti altri autori già letti e amati intensamente.
Abili cantastorie, schietti, spesso malinconici e depressi, che mi colpirono
proprio per il loro essere tranquilli e disinvolti: scambiarsi facezie con
altri compagni di penna senza alcuna faida visionaria che spesso incorre fra i
più grandi autori, dai quali mi sono state rivolte numerose domande sul mio
essere, sul mio modo di fare, che sfociano quasi sempre in vicende bellissime e
indimenticabili. Ed ecco che qualche giorno dopo, anche Amabili resti si disperse nello spazio ristretto della
mia camera, dimorò elegantemente, maestosamente, quasi
impercettibilmente, in illusioni rocambolesche che decretano quell’eterna lotta
del reale sul possibile.
Non so se definirmi completamente contenta, penso, mentre ripongo queste
poche righe. Non so di preciso come mi senta, a qualche giorno di distanza
dalla sua lettura, ma ho dichiarato un certo interesse a queste pagine, e
qualcosa mi dice che si tratta anche questa di una forma di conoscenza. Non si
sa come né perché, ma indubbiamente i pochi giorni trascorsi con Susie sono stati
davvero interessanti. Forse perché la sua avrebbe dovuto essere una storia in
giallo ma che, per mia fortuna, è scivolata nel resoconto dettagliato delle sue
emozioni, delle sue sensazioni, non trasmettendo però alcuna emozione se non semplice
compassione?
Questi resti di cui ci parla l’autrice erano in realtà la stessa protagonista, Susie, di cui non resta nient’altro che la voce, una parvenza di vita, mentre si affannava ad osservare come ogni essere umano è immerso in una sorta di eterna malinconia, appiccicosa e penetrante, impossibile da ignorare, in cui non c’è posto per la poesia, l’amore, nel quale l’individuo dovrebbe essere grato per ciò che ha, sebbene grande estimatore di qualunque forma logica, sincera, schietta che denuncia qualunque forma o atto di vulnerabilità. Alimentato tuttavia dalla stessa forza delle passioni, sospese in un vuoto cosmico che ancora non fa sentire l’inattuabilità di certe battaglie. In viaggi dell’anima che non attanagliano lo stomaco ma lo colpiscono, nella loro inafferrabilità, guidandoci inconsapevole ad imboccare strade che ci inducono a fermarci sui nostri passi, riflettere, e solo dopo giudicare cosa e chi ci circonda veramente.
Romanzo che potrebbe conferire qualche delusione a chi ingenuamente crede di leggere un giallo per ragazzi ma che cade invece in un esame attento della vita, in ogni sua forma e sfaccettatura, e che a tentoni sorvola cieli di mero sentimentalismo, nella vacuità di certe emozioni in cui la protagonista è un’anima alla deriva che è stata trascinata prima nel fango, poi nella crudeltà, ed infine dalla morte, come uno squarcio di luce che ne risalta le tenebre. Dipingendo la storia di una piccola donna che, in un modo o nell’altro, abbiamo compreso tutti, che non si discosta dall’idea di tristezza o rammarico che suscitano le sue pagine, in quanto ogni forma di gioia o contentezza è un soffio di vento che a malapena si riesce ad avvertire.
Una mattina, nel mentre attendevo alla fermata dell’autobus il nobile destriero che mi avrebbe ricondotto a casa, aprì il mio Kobo e mi immersi in questa lettura, finalmente oserei dire, dopo che mi aveva aspettata, ed ha aspettato per oltre dieci anni. Sfociato nella sorprendente doppia confessione delle nostre tendenze di conoscerci a vicenda, mi chiesi se l’avvento di Susie fosse un’apparizione premeditata dal Destino, e se in tal caso dovessi dare peso a questa ennesima apparizione. Quasi un miraggio nel bel mezzo di una landa desolata arida, ardente, che aprì la porta della conoscenza per lasciarmi intravedere cosa aveva smorzato la sua piccola esistenza. Avevo visto uno spiraglio della sua vita privata, quando mi inoltrai tra le sue pagine. Quello a cui non avevo ancora dato peso era la questione << lato >>, quella cioè che la Susie che mi aveva chiamata vestiva semplicemente i panni di osservatrice, spettatrice attenta anziché protagonista vera e assoluta di ciò che fu la sua vita. Chiaramente mi ero fatta un’idea sbagliata e che il mio interesse stava decisamente decollando era piuttosto evidente, ma tutto sommato mi stava piacendo ciò che stavo vedendo e in un certo senso mi sentì partecipe a quella terribile tragedia di cui la stessa Sebold fu protagonista assoluta.
Fu bello ritrovarsi e ritrovarmi fra queste pagine, ma con alcuni assetti del tutto diversi, così famigliare e naturale, così strano rispecchiarsi in qualcuno che ho voluto conoscere anni fa, e più leggevo più la vocina interiore del mio essere fu grata di questo nostro incontro. Susie non stava davvero bene, come in realtà voleva farci credere, e seguirla in questo percorso – banalmente concepito come un giallo -, prese una svolta decisiva nel momento in cui compresi come questa sfortunata ragazzina aveva bisogno di qualcosa di più. Meritava di meglio.
Imponente. Era qualcosa che saltava agli occhi, una normalissima famiglia americana surclassata dal peso di un brutale gesto, un atto di ribellione quasi di rivolta contro ogni forma di femminicidio, violenza o cattiveria che continuano ad essere sollecitate da uomini o donne, in qualunque parte del mondo, il tipo di storia che sicuramente non resterà impressa nella nostra mente per com’è stata scritta, per com’è stata narrata, quanto il gesto, la motivazione vera e propria che indussero alla sua autrice di riporre nero su bianco come dovette sentirsi, quando fu lei stessa protagonista di un simile brutale evento. Maledettamente crudele, sporco, ingiustificabile, che fece di questo suo personalissimo frammento esercitazioni sull’anima, sbocchi nel ritrovare una felicità perduta ma da sempre agognata.
Fra un viaggio e un altro si rischia quasi sempre di confondersi, lasciare dietro qualche strascico, qualche rimasuglio di storia precedente – così impossibile da staccare – nel quale spesso desidero protrarne il suo ricordo evitando qualunque romanzo possa non coincidere con la mia anima. E quasi sempre i suggerimenti non si rivelano i più adatti, fremente di riscontrarne fra le sue pagine quella magia riscontrata precedentemente. Ma la lettura de Amabili resti, che ho ignorato impunemente per qualche anno, è stata la parte più interessante che mi ha concesso di conoscere la sua autrice e vedere, o, per meglio dire, toccare ciò che fece di questo romanzo un’opera acclamatissima e tutt’ora ricordata.
Questi resti di cui ci parla l’autrice erano in realtà la stessa protagonista, Susie, di cui non resta nient’altro che la voce, una parvenza di vita, mentre si affannava ad osservare come ogni essere umano è immerso in una sorta di eterna malinconia, appiccicosa e penetrante, impossibile da ignorare, in cui non c’è posto per la poesia, l’amore, nel quale l’individuo dovrebbe essere grato per ciò che ha, sebbene grande estimatore di qualunque forma logica, sincera, schietta che denuncia qualunque forma o atto di vulnerabilità. Alimentato tuttavia dalla stessa forza delle passioni, sospese in un vuoto cosmico che ancora non fa sentire l’inattuabilità di certe battaglie. In viaggi dell’anima che non attanagliano lo stomaco ma lo colpiscono, nella loro inafferrabilità, guidandoci inconsapevole ad imboccare strade che ci inducono a fermarci sui nostri passi, riflettere, e solo dopo giudicare cosa e chi ci circonda veramente.
Romanzo che potrebbe conferire qualche delusione a chi ingenuamente crede di leggere un giallo per ragazzi ma che cade invece in un esame attento della vita, in ogni sua forma e sfaccettatura, e che a tentoni sorvola cieli di mero sentimentalismo, nella vacuità di certe emozioni in cui la protagonista è un’anima alla deriva che è stata trascinata prima nel fango, poi nella crudeltà, ed infine dalla morte, come uno squarcio di luce che ne risalta le tenebre. Dipingendo la storia di una piccola donna che, in un modo o nell’altro, abbiamo compreso tutti, che non si discosta dall’idea di tristezza o rammarico che suscitano le sue pagine, in quanto ogni forma di gioia o contentezza è un soffio di vento che a malapena si riesce ad avvertire.
Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo
Peccato sia andata male; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaSpero possa piacerti :)
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