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sabato, febbraio 10, 2018

Gocce d'inchiostro: Winter. Cronache lunari - Marissa Meyer

Sono rimasta davvero sorpresa, oltre che piacevolmente colpita, da questa giovane autrice americana, mamma e moglie che, mediante la partecipazione a un concorso, con quel suo modo inconsueto che la contraddistingue dalle sue "colleghe", ha dato vita a una saga che altri non è che il rifacimento di storie che ognuno di noi tiene saldamente nascosto nella soffitta impolverata della propria anima, con immagini tanto tristi quanto significative.
Questo pomeriggio di quasi metà febbraio, mi trovo nuovamente qui ad esprimere a parole mie, spontanee, quelle emozioni che mi si sono agitate dentro, aiutata un poco dalla presenza dei protagonisti dei volumi precedenti, con sentimenti che ho considerato espressioni che mi appartengono: l'amore che valica qualunque barriera. Persino la morte.
Titolo: Winter. Cronache lunari
Autore: Marissa Meyer
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 650
Trama: La giovane principessa Winter è molto amata dal suo popolo per la sua grazia e la sua gentilezza. E, nonostante le cicatrici che ne deturpano il volto, è considerata uno splendore dai Lunari, anche più della regina Levana, la sua matrigna. Winter, poi, disprezza la sovrana con tutta se stessa, anche perché sa che la donna non approverà mai i suoi sentimenti per il bel Jacin, amico d'infanzia nonché guardia del palazzo. Ma Winter non è la fragile creatura che Levana pensa che sia. Infatti, la ragazza ha l'occasione di privarla del suo potere. E ora, grazie all'aiuto della cyborg Cinder e delle sue alleate, le viene offerta la possibilità concreta di dare inizio a una rivoluzione che rovesci la sovrana e ponga fine così alla guerra che infuria ormai da tanti, troppi anni. Riusciranno Cinder, Scarlet, Cress e Winter a sconfiggere Levana e a trovare ognuna il proprio lieto fine?

La recensione:

E' facile credere che se scegliamo di fare del bene, siamo buoni e basta, che possiamo rendere felici le persone. Che possiamo procurare la loro tranquillità, la loro soddisfazione o l'amore, e che questa sia una cosa buona. Non riusciamo a capire che la menzogna può diventare sinonimo di crudeltà.

Il capitolo conclusivo delle Cronache lunari giunse e passò silenziosamente, perché non ci fu nulla che mi annunciò lungo i terreni freddi e incolti della Luna.
Poco tempo dopo aver concluso il terzo capitolo, Cress, mi sono sentita chiamare da un mare di stelle, ed ogni cattiveria sembrava essere svanita del tutto. Ero stata condotta in questo bellissimo pianeta senza che io me ne accorgessi, rifugiandomi ed abbandonandomi in questa piccola utopia, atterrando su questo pianeta, tanto che mi è stato difficile distinguere le cupole scintillanti sotto il sole.
Non avevo ancora ben chiare quali fossero le intenzioni dell'autrice, se pure ne avesse più di una, e mi sorpresi a fare delle congetture sulla faccenda di come avrei potuto agire al suo posto. Avevo consegnato tutta me stessa, con estrema naturalezza, e gioivo al pensiero che questa storia fosse divenuta di mia proprietà, di cui ho potuto disporre come più ho potuto. Mi aveva confortato sentire, sotto l'incombente terrore di una rivoluzione repentina, che in questo momento l'avrei riconosciuta realmente per quella che è, una saga fantasy davvero entusiasmante e molto carina, che non allontanerò mai da me, anche se in questo riconoscimento mi sono spinta così tanto da arrogarmi il diritto di proteggere chiunque.
Dinanzi al luogo in cui sono stata portata, questo piccolo angolo di Paradiso mancato, ho contemplato tutto questo con il desiderio irrefrenabile di poter vivere nel mondo che ci parla la Meyer, un mondo rinchiuso in uno specchio fiabesco, nella lotta incessante fra Bene e Male, nel quale esiste una specie di morale artistica che proibisce di raggiungere la supremazia o la fama molestando il prossimo, e nel quale i malvagi che hanno avuto l'ardire di farlo alla fine hanno visto prosciugato di colpo i loro patetici tentativi, condannandoli a condurre un'esistenza ingrata e insoddisfacente.
Era indispensabile che il Bene prevalesse sul Male, io stessa avevo cominciato a tramare contro il nemico, in questo caso incarnato in una pazza dall'aspetto austero e malvagio, Levana, essendo immune agli attacchi interni e inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. L'eccitazione mi aveva in parte riscaldata, infiammata durante le numerose impennate che mi hanno vista in questi giorni d'avventura; ma questo beatifico viaggio era svolto al termine.
Non vi furono ulteriori difficoltà a tornare nel posto che avevo inconsapevolmente lasciato. Fui persuasa ad abbracciare questa storia con un certo entusiasmo, e di volgergli le spalle e darle un arrivederci con un casto sorriso sulle labbra. Pensavo che tutto questo avrebbe placato il dolore bruciante della separazione dal mondo di carta dove per quasi due settimane ho fatto perdere completamente le mie tracce, ma la voce interiore della mia coscienza era talmente forte che mi impedirono di stare tranquilla.
Questo è stato il motivo scatenante per cui in questo grigio pomeriggio di febbraio, per una manciata di giorni, ho immaginato la scrittrice che salutava con le lacrime agli occhi i suoi figli di carta, così assorta da una metropoli grande e orgogliosa in cui vive. La storia delle Cronache lunari infatti, ha avuto la degna conclusione che da tempo speravo, perché il disegno creato dall'autrice è un'alleanza di ricordi e letteratura che nel 2017 ha decretato definitivamente il suo posto nel mondo.
A dire il vero, Winter, mi è sembrato, come del resto i suoi predecessori, un'opera deliziosamente intrattenevole che ha macchiato la mia anima irrimediabilmente e irrecuperabilmente, in una traversata solitaria di ingranaggi e bulloni in cui battersi per la sopravvivenza è una concezione di vita a cui si aggrappano i personaggi meyerani, pur di scoprire cosa e chi sono veramente, recuperando la memoria e lo spirito di macchine che hanno un anima.
Il tema della fiaba in questa serie possiede un'importanza molto superiore, e lo fa imitando il verismo col quale scrittori come Handerson e i fratelli Grimm avevano impregnato i loro romanzi. Favole che sono uno specchio su un mondo, una proiezione artistica su ciò che rappresenta la vita in generale, di cui l'autrice si è servita per lanciare un messaggio devastante riguardante lo smisurato potere che celano questo tipo di storie, in un caos fantasmagorico di un giro di vite che sono state rubate, fra anime dannate e peccaminose il cui spirito è simile a quello di tanti altri.
La lettura di questo ultimo volume è stata l'occasione perfetta per sedermi alla scrivania, e scrivere ciò che mi è passato per la testa nel lasso di tempo che ho impiegato nel mondo meyerano. Completamente persa e avvinta alle sue pagine, inoltrandomi in un labirinto da cui ho potuto scorgere la luce solamente nel momento in cui ho letto la parola Fine.
Avvolta in una bruma appiccicosa, mi sono lasciata trascinare da Cinder, Scarlet, Kay, Thorne, Cress, Winter, attraverso i corridoi bui della loro anima, così famigliare e riconoscibile, con la fugace impressione di dover combattere anch'io questa guerra cruenta. Scoprendomi sorpresa a seguirli nella ricerca infruttuosa di una vittoria che il mondo chiede da tempo, con passo barcollante, fino a giungere all'ultima agognata pagina dalla quale mi sono congedata con un sorriso stampato sulle labbra.
Winter è il quarto volume di una saga in cui ho decantato le bellezze dall'inizio alla fine, equilibrando la mia anima, fissandosi nella mia mente con forza e impetuosità. Condotta in una specie di gioco in cui si lotta per la supremazia, seducente, spontaneo, avventuroso, del quale mi è stato possibile viaggiare, come una meravigliosa esploratrice che contempla ammaliata il paesaggio circostante.
Fra traumaturghi spettrali dai corpi inerti, marciapiedi ricoperti di polvere e sangue, a mezzanotte ho finito di respirare lì. Dopo aver raggiunto vette d'estimabile piacere, vani e inutili pause dell'esistenza, riposi che avrebbero potuto dilaniare la mia inesorabile passeggiata verso l'insoddisfazione morale.
Speziato con i profumi di tutti i volumi precedenti, Winter è la conclusione di una saga molto carina, semplice e avvincente che decreta il mio ammaliamento nei riguardi di questa autrice. Romanzi che non sono altro manifestazioni di vita, fuggendo da se stessi, in cui sono stati districati i fili di una matassa contorta, che mi ha resa prigioniera di cyborg, macchine e fantocci che non possiedono una loro identità, macchiati da crimini e gesti violenti, che hanno già provato tutto ciò che c'è da provare.
Valutazione d'inchiostro: 4

2 commenti:

  1. Ciao Gresi!
    Questa serie mi ha sempre incuriosita, ma nello stesso tempo i cyborg non mi attirano e mi frenano...
    Ho visto che hai recensito anche il primo della trilogia, non avendoli letti questa tua rece non la leggo altrimenti mi spoilero la storia a parte che non ci capirei nulla XD

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    1. Va bene, Simis ☺ se cambi idea, intendo riguardo la serie, fammi sapere ☺☺

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