Sono rimasta davvero sorpresa, oltre che piacevolmente
colpita, da questa giovane autrice americana, mamma e moglie che, mediante la partecipazione a un concorso, con quel suo modo
inconsueto che la contraddistingue dalle sue "colleghe", ha dato vita
a una saga che altri non è che il rifacimento di storie che ognuno di noi tiene saldamente nascosto nella soffitta impolverata della propria anima, con
immagini tanto tristi quanto significative.
Questo pomeriggio di quasi metà febbraio, mi trovo
nuovamente qui ad esprimere a parole mie, spontanee, quelle emozioni che mi si
sono agitate dentro, aiutata un poco dalla presenza dei protagonisti dei volumi
precedenti, con sentimenti che ho considerato espressioni che mi appartengono:
l'amore che valica qualunque barriera. Persino la morte.
Titolo: Winter. Cronache lunari
Autore: Marissa Meyer
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 650
Trama: La giovane principessa Winter è molto amata dal
suo popolo per la sua grazia e la sua gentilezza. E, nonostante le cicatrici
che ne deturpano il volto, è considerata uno splendore dai Lunari, anche più
della regina Levana, la sua matrigna. Winter, poi, disprezza la sovrana con
tutta se stessa, anche perché sa che la donna non approverà mai i suoi
sentimenti per il bel Jacin, amico d'infanzia nonché guardia del palazzo. Ma
Winter non è la fragile creatura che Levana pensa che sia. Infatti, la ragazza
ha l'occasione di privarla del suo potere. E ora, grazie all'aiuto della cyborg
Cinder e delle sue alleate, le viene offerta la possibilità concreta di dare inizio
a una rivoluzione che rovesci la sovrana e ponga fine così alla guerra che
infuria ormai da tanti, troppi anni. Riusciranno Cinder, Scarlet, Cress e
Winter a sconfiggere Levana e a trovare ognuna il proprio lieto fine?
La
recensione:
E'
facile credere che se scegliamo di fare del bene, siamo buoni e basta, che
possiamo rendere felici le persone. Che possiamo procurare la loro
tranquillità, la loro soddisfazione o l'amore, e che questa sia una cosa buona.
Non riusciamo a capire che la menzogna può diventare sinonimo di crudeltà.
Il
capitolo conclusivo delle Cronache lunari giunse e passò silenziosamente, perché
non ci fu nulla che mi annunciò lungo i terreni freddi e incolti della Luna.
Poco
tempo dopo aver concluso il terzo capitolo, Cress,
mi sono sentita chiamare da un mare di stelle, ed ogni cattiveria sembrava
essere svanita del tutto. Ero stata condotta in questo bellissimo pianeta senza
che io me ne accorgessi, rifugiandomi ed abbandonandomi in questa piccola
utopia, atterrando su questo pianeta, tanto che mi è stato difficile
distinguere le cupole scintillanti sotto il sole.
Non
avevo ancora ben chiare quali fossero le intenzioni dell'autrice, se pure ne
avesse più di una, e mi sorpresi a fare delle congetture sulla faccenda di come
avrei potuto agire al suo posto. Avevo consegnato tutta me stessa, con estrema
naturalezza, e gioivo al pensiero che questa storia fosse divenuta di mia
proprietà, di cui ho potuto disporre come più ho potuto. Mi aveva confortato
sentire, sotto l'incombente terrore di una rivoluzione repentina, che in questo
momento l'avrei riconosciuta realmente per quella che è, una saga fantasy
davvero entusiasmante e molto carina, che non allontanerò mai da me, anche se
in questo riconoscimento mi sono spinta così tanto da arrogarmi il diritto di
proteggere chiunque.
Dinanzi
al luogo in cui sono stata portata, questo piccolo angolo di Paradiso mancato,
ho contemplato tutto questo con il desiderio irrefrenabile di poter vivere nel
mondo che ci parla la Meyer, un mondo rinchiuso in uno specchio fiabesco, nella
lotta incessante fra Bene e Male, nel quale esiste una specie di morale
artistica che proibisce di raggiungere la supremazia o la fama molestando il
prossimo, e nel quale i malvagi che hanno avuto l'ardire di farlo alla fine
hanno visto prosciugato di colpo i loro patetici tentativi, condannandoli a
condurre un'esistenza ingrata e insoddisfacente.
Era
indispensabile che il Bene prevalesse sul Male, io stessa avevo cominciato a
tramare contro il nemico, in questo caso incarnato in una pazza dall'aspetto
austero e malvagio, Levana, essendo immune agli attacchi interni e
inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. L'eccitazione mi aveva in parte
riscaldata, infiammata durante le numerose impennate che mi hanno vista in
questi giorni d'avventura; ma questo beatifico viaggio era svolto al termine.
Non
vi furono ulteriori difficoltà a tornare nel posto che avevo inconsapevolmente
lasciato. Fui persuasa ad abbracciare questa storia con un certo entusiasmo, e
di volgergli le spalle e darle un arrivederci con un casto sorriso sulle
labbra. Pensavo che tutto questo avrebbe placato il dolore bruciante della
separazione dal mondo di carta dove per quasi due settimane ho fatto perdere
completamente le mie tracce, ma la voce interiore della mia coscienza era
talmente forte che mi impedirono di stare tranquilla.
Questo
è stato il motivo scatenante per cui in questo grigio pomeriggio di febbraio,
per una manciata di giorni, ho immaginato la scrittrice che salutava con le
lacrime agli occhi i suoi figli di carta, così assorta da una metropoli grande e
orgogliosa in cui vive. La storia delle Cronache lunari infatti, ha avuto la
degna conclusione che da tempo speravo, perché il disegno creato dall'autrice è
un'alleanza di ricordi e letteratura che nel 2017 ha decretato definitivamente
il suo posto nel mondo.
A
dire il vero, Winter, mi è sembrato,
come del resto i suoi predecessori, un'opera deliziosamente intrattenevole che
ha macchiato la mia anima irrimediabilmente e irrecuperabilmente, in una
traversata solitaria di ingranaggi e bulloni in cui battersi per la
sopravvivenza è una concezione di vita a cui si aggrappano i personaggi
meyerani, pur di scoprire cosa e chi sono veramente, recuperando la memoria e
lo spirito di macchine che hanno un anima.
Il
tema della fiaba in questa serie possiede un'importanza molto superiore, e lo
fa imitando il verismo col quale scrittori come Handerson e i fratelli Grimm
avevano impregnato i loro romanzi. Favole che sono uno specchio su un mondo,
una proiezione artistica su ciò che rappresenta la vita in generale, di cui
l'autrice si è servita per lanciare un messaggio devastante riguardante lo smisurato
potere che celano questo tipo di storie, in un caos fantasmagorico di un giro
di vite che sono state rubate, fra anime dannate e peccaminose il cui spirito è
simile a quello di tanti altri.
La
lettura di questo ultimo volume è stata l'occasione perfetta per sedermi alla
scrivania, e scrivere ciò che mi è passato per la testa nel lasso di tempo che
ho impiegato nel mondo meyerano. Completamente persa e avvinta alle sue pagine,
inoltrandomi in un labirinto da cui ho potuto scorgere la luce solamente nel
momento in cui ho letto la parola Fine.
Avvolta
in una bruma appiccicosa, mi sono lasciata trascinare da Cinder, Scarlet, Kay,
Thorne, Cress, Winter, attraverso i corridoi bui della loro anima, così
famigliare e riconoscibile, con la fugace impressione di dover combattere
anch'io questa guerra cruenta. Scoprendomi sorpresa a seguirli nella ricerca
infruttuosa di una vittoria che il mondo chiede da tempo, con passo
barcollante, fino a giungere all'ultima agognata pagina dalla quale mi sono
congedata con un sorriso stampato sulle labbra.
Winter
è il quarto volume di una saga in cui ho decantato le bellezze dall'inizio alla
fine, equilibrando la mia anima, fissandosi nella mia mente con forza e
impetuosità. Condotta in una specie di gioco in cui si lotta per la supremazia,
seducente, spontaneo, avventuroso, del quale mi è stato possibile viaggiare,
come una meravigliosa esploratrice che contempla ammaliata il paesaggio
circostante.
Fra
traumaturghi spettrali dai corpi inerti, marciapiedi ricoperti di polvere e
sangue, a mezzanotte ho finito di respirare lì. Dopo aver raggiunto vette
d'estimabile piacere, vani e inutili pause dell'esistenza, riposi che avrebbero
potuto dilaniare la mia inesorabile passeggiata verso l'insoddisfazione morale.
Speziato
con i profumi di tutti i volumi precedenti, Winter è la conclusione di una saga
molto carina, semplice e avvincente che decreta il mio ammaliamento nei
riguardi di questa autrice. Romanzi che non sono altro manifestazioni di vita,
fuggendo da se stessi, in cui sono stati districati i fili di una matassa
contorta, che mi ha resa prigioniera di cyborg, macchine e fantocci che non
possiedono una loro identità, macchiati da crimini e gesti violenti, che hanno
già provato tutto ciò che c'è da provare.
Valutazione
d'inchiostro: 4
Ciao Gresi!
RispondiEliminaQuesta serie mi ha sempre incuriosita, ma nello stesso tempo i cyborg non mi attirano e mi frenano...
Ho visto che hai recensito anche il primo della trilogia, non avendoli letti questa tua rece non la leggo altrimenti mi spoilero la storia a parte che non ci capirei nulla XD
Va bene, Simis ☺ se cambi idea, intendo riguardo la serie, fammi sapere ☺☺
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