A
volte ci sembra che una cosa sia finita e all'improvviso ci accorgiamo che non
lo è affatto.
L'altra
sera ho ricevuto una visita. E' stata la mia coscienza ad accorgersene. Era lì
che canticchiava in attesa che io potessi accorgermi di lei. Margaret aveva
fatto nuovamente la sua comparsa stuzzicando la mia curiosità, facendosi largo
in attimi che scandiscono una vita tranquilla ma frenetica, giungendo come un
angolo dorato, o come un angelo speranzoso della sua venuta.
Era
qualche anno che non la rivedevo, e rispolverare la sua storia mi ha permesso
di conoscerla meglio, così sopraffatta dall'emozioni e dalla gioia di
rivederla. Margaret era venuta per me ed io non ho potuto fare a meno di
prendermi cura di lei.
Titolo: La tredicesima storia
Autore: Diane Setterfield
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 13€
N° di pagine: 438
Trama: Margaret Lea è una giovane libraia antiquaria
che negli anni trascorsi con il padre tra pagine immortali e volumi sepolti
dall'oblio, ha coltivato una quieta passione per le biografie letterarie in cui
di tanto in tanto si cimenta. La sua prevedibile esistenza viene sconvolta un
giorno da una letterata tanto enigmatica quanto perentoria: "L'ora è
giunta. Venga lunedì con il treno delle quattro e mezzo. Manderò una macchina a
prenderla alla stazione di Harrogate. Vida Winter". E' questo l'invito con
cui Vida Winter, sfuggente e carismatica scrittrice alla fine dei suoi giorni,
informa Margaret della sua investitura e propria biografia ufficiale. Dopo
mille esitazioni - perché proprio lei? Sarà all'altezza delle aspettative di
una delle più grandi scrittrici viventi? - la giovane parte alla volta
dell'isolata magione dell'anziana autrice. Superate non solo le proprie
resistenze ma anche le spigolosità della sua difficile interlocutrice, Margaret
si accinge finalmente all'opera rimanendo immediatamente stregata dalle vicende
della famiglia Angelfield e dalla sorte di un misterioso racconto che Vida Winter
non ha mai voluto pubblicare.
La recensione:
Una volta morte, le persone scompaiono.
La voce, le risate, il calore del loro respiro. La carne. E alla fine le ossa.
Il ricordo perde ogni elemento vitale. E' una cosa tremenda e naturale.
Fin da piccola, qualunque momento di
noia, di apprensione, di paura, di felicità, mi spediva dritta agli scaffali
della mia strapiena libreria dove sfogliavo pagine ricche di nomi, mistero e
amori inconfessabili alla luce morente di un crepuscolo estivo. Fra quelle
copertine, poche righe di brutale neutralità riassumevano vite passate.
In quel mondo gli uomini erano vampiri
famelici o licantropi spocchiosi, alieni dalla forza sovraumana e quasi sempre
innamorati pazzi di donzelle svampite e in pericolo. Niente rivelava se quel
genere di mostri avessero una particolare predisposizione, quale forma di paura
turbasse i loro sogni quando, la sera, il loro alito caldo soffiava sulla
candela. Leggerle, tuttavia, stimolava qualcosa in me. L'altra mia parte che
era già sul versante opposto, dalla forza travolgente e molto differente a ciò
che conosco, si risvegliava accarezzandomi. Mi avvolgeva come una seconda
pelle, infuocandomi come un incendio.
Quando scopriamo un nuovo
autore ci auguriamo sempre di trovare qualcosa di speciale. Eventi che
rimangono dentro come pietre militari. Situazioni che potrebbero sconvolgere il
nostro universo personale. Per me il
primo incontro con Diane Setterfield è uno di questi. In quanto, La tredicesima storia, mi diede lo
stesso brivido provato la prima volta cui scoprì la storia segreta di Miss
Winter.
Sono sempre stata una
lettrice e, in ogni fase della mia vita, non c'è mai stato un periodo in cui la
lettura non sia stata per me la gioia più grande. Sempre uguale a se stessa,
mentre il resto del mondo cambiava quando meno me lo aspettavo, e simbolo di
una
parte della mia anima sognatrice e masochista. Una parte
del mio essere che conferma come le storie che più amo e a cui non rinuncerei
per nulla al mondo hanno bisogno di parole. Leggerle mi ha sempre dato
l'impressione di perdere la cognizione di me stessa. La lucidità. Il senso del
tempo. E, per un certo periodo della mia vita, sono stati più essenziali della
mia vita stessa.
Dentro di me resta sempre una brama intensa per il
piacere dei libri. E La tredicesima
storia - in questi due giorni trascorsi a leggere dal mattino inoltrato
fino a tarda sera, sotto un cielo perennemente nuvoloso ma afoso in cui le
giornate passavano in un lampo prima di riemergere da questo strano stato di
torpore - con la figura austera di Miss Winter e la giovane Margaret, m'incantò
con la loro incantevole storia.
Isolandomi con persone fatte esclusivamente di carta e
inchiostro ho chiuso la porta della mia stanza sul mondo. Ho origliato
impunemente per sentire la vita di persone che non esistono. Ho sbirciato senza
ritegno nel loro cuore e alle loro spalle per seguire i loro movimenti. Mi sono
avvicinata a tal punto su Margaret, che dormiva nel proprio letto, da fargli
sentire il mio fiato sul viso. Lasciargli un segno del mio passaggio, dove ho
visto i suoi sogni.
Sogni che coincidono col passato turbolento di Miss
Winter. Un fiore da serra esotico in un giardino invernale del Nord che, al di
là della sua figura, nasconde il suo bocciolo: una bambina che si è divertita a
giocare con i trucchi della mamma e che adesso si è stufata. Ha trascorso la
sua vita raccontando storie semplicissime, di poco conto. Qualche filo
intrecciato che ha dato forma a un graziosissimo disegno, un motivo memorabile
ricco di lustrini. Materiale da cui ha ricavato trame mai concluse, personaggi
abortiti, ambientazioni pittoresche che non hanno mai trovato una sua
collocazione. Rimasugli di materiale sacrificato in fase di revisione.
L'incontro fra lei e la bella Margaret è stato come una
collisione fra due mondi che restano tuttavia nettamente separati. Lascia ammutoliti,
privi di logica, curiosi, spingendoci, per un momento, a voler intraprendere
anche noi questa strada insidiosa. Attingere a memorie che non vedono le stampe
da decenni; dare voce a chi non ha voce. Nonostante tutti i libri custoditi, le
parole, l'interno che il più delle volte abbia rivelato qualcosa di più
scoraggiante dell'esterno. Ma che possiedono qualcosa in grado di emozionare.
E' una sensazione molto forte, magica. Ma il bello delle
biblioteche, a volte, è proprio questo: si colgono frammenti di storie, echi di
voci che, al buio, sembrano farsi più forti.
La tredicesima storia è una dichiarazione d'amore ai libri e alla buona letteratura la cui storia riesce a districarsi perfettamente tra esperienze e generazioni diverse, tra presente e passato. Una storia che crea dipendenza, struggimento. Un quadro raffinato che sa di amore, fede e fiducia e che riesce a scalfire persino i muri più solidi.
La tredicesima storia è una dichiarazione d'amore ai libri e alla buona letteratura la cui storia riesce a districarsi perfettamente tra esperienze e generazioni diverse, tra presente e passato. Una storia che crea dipendenza, struggimento. Un quadro raffinato che sa di amore, fede e fiducia e che riesce a scalfire persino i muri più solidi.
E' una storia che avevo già letto, qualche anno fa. I
personaggi li conoscevo tutti. Ma, andando avanti nella lettura, poco a poco,
mi sono accorta come avevano perso un po' di quella famigliarità. Erano
diventati strani. Nuovi. Non erano i manichini ombrosi che ricordavo, pronti a
rivestire meccanicamente i loro panni, per l'ennesima volta. Erano divenute
"persone". La tristezza e l'insoddisfazione di Miss Winter è talmente
palpabile che, quando lei la lascia trapelare, sembra di viverla in prima persona.
Il sale delle lacrime versate da Margaret ricordando la madre morta, bruciano
il viso. Lo spirito del romanzo ha tanto di famigliare. Tutti i personaggi,
alla fine, realizzano i loro desideri più profondi: Miss Winter vede riesumare
la storia della sua vita, nella landa deserta del suo spirito, prima di morire;
Margaret scrive la biografia più celebre del secolo. Ma solo troppo tardi ti
accorgi del prezzo che hanno dovuto pagare per sottrarsi al loro destino. Ogni
grumo di felicità sembra essere stato deturpato. Il fato, così docile,
ragionevole, disponibile a trattare all'inizio, alla fine ha esagito una
crudele vendetta in cambio della felicità.
Gli ingredienti per far sì
che il romanzo della Setterfield divenisse un vero e proprio successo editoriale,
a mio avviso, c'erano tutti: una casa spettrale e isolata; uno sbaffo grigio
contro la nuda parete del cemento; il senso d'inquietudine che aleggia attorno.
L'esordio di una talentuosa scrittrice americana, che sembrava stesse cadendo negli ormai classici cliché che predominano nella letteratura nostrana.
In soli due giorni mi sono totalmente immersa nella storia che "ascoltavo", prendevo appunti, leggevo da non desiderare altro. Il weekend estivo appena entrato è stato popolato da figure appartenenti non al mio mondo ma a quello di Margaret e Miss Winter. Durante la lettura sentivo come "mia" la sua voce e assieme a Isabelle e Charlie e al resto della grande famigliola viaggiavo con la mia immaginazione, lungo i quali si sono rivolti costantemente, in questo lasso di tempo, i miei pensieri. Era un modo carino per rinunciare, anche se per poco, alla mia vita. Calarmi completamente nella storia dei personaggi della Setterfield e volgere le spalle a un mondo in cui sono in voga l'insoddisfazione e l'ingratitudine. Sentirmi placare, cullare dalla sicurezza di una bugia era quello che mi ci voleva. Una buona storia che abbacinasse sempre più un frammento di verità. Che mi ha fatto arrabbiare e rendermi felice, allo stesso tempo.
L'esordio di una talentuosa scrittrice americana, che sembrava stesse cadendo negli ormai classici cliché che predominano nella letteratura nostrana.
In soli due giorni mi sono totalmente immersa nella storia che "ascoltavo", prendevo appunti, leggevo da non desiderare altro. Il weekend estivo appena entrato è stato popolato da figure appartenenti non al mio mondo ma a quello di Margaret e Miss Winter. Durante la lettura sentivo come "mia" la sua voce e assieme a Isabelle e Charlie e al resto della grande famigliola viaggiavo con la mia immaginazione, lungo i quali si sono rivolti costantemente, in questo lasso di tempo, i miei pensieri. Era un modo carino per rinunciare, anche se per poco, alla mia vita. Calarmi completamente nella storia dei personaggi della Setterfield e volgere le spalle a un mondo in cui sono in voga l'insoddisfazione e l'ingratitudine. Sentirmi placare, cullare dalla sicurezza di una bugia era quello che mi ci voleva. Una buona storia che abbacinasse sempre più un frammento di verità. Che mi ha fatto arrabbiare e rendermi felice, allo stesso tempo.
Riposto il libro sullo scaffale e aver assimilato al
massimo ogni informazione, più tardi in camera mia, col silenzio greve della
mia stanza, trascrissi quanto avevo letto. Le parole scorrevano dalla punta
della penna al foglio evocandomi l'immagine di Margaret seduta comodamente in
una delle vecchie poltrone di Miss Winter e Miss Winter con la sua rigidezza
spigolosa. Una scatola con dentro racchiuse tante vite. Una scatola che
contiene le schede con i particolari delle persone che popolano questo
straordinario romanzo.
<< Una nascita non è propriamente un inizio. La
nostra vita al principio non è propriamente nostra, è sola la continuazione
della storia di qualcun altro. >>
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo
Questo libro è in TBR letteralmente da secoli; spero di aver presto l'occasione di poter andare in biblioteca per poter prendere la copia da leggere!
RispondiEliminaPenso, Silvia, che non te ne pentirai :) Se deciderai di leggerlo ;)
EliminaSono anni che ho questo libro in wish list, ma poi non lo prendo mai. Eppure, anche leggendo la tua recensione, sono quasi certa che mi piacerebbe molto.
RispondiEliminaGrazie, Beth!! Spero allora sia così :)
Eliminadavvero interessante questo romanzo
RispondiEliminaMi sono imbattuta nel titolo di questo libro molte volte, ma è la prima recensione che leggo. Ancora una volta mi hai incuriosito e la trama mi piace. Finisce subito in wish list!
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