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venerdì, maggio 24, 2019

Gocce d'inchiostro: La fine della fine della terra - Jonathan Franzen

Riconosco ancora una volta come certi libri, o, in questo caso, certi saggi, anche i più corti, celano messaggi piuttosto significativi. Sfiorano la mia anima sognatrice e romantica in quanto predilige la prosa articolata dei romanzi, che quella concisa e loquace dei saggi. Solitamente mi allontano impunemente da quei libri che si presentano come dei romanzi, con quelle copertine luminose e sfavillanti, quel bagaglio culturale che intrigherebbe persino il lettore più sfaticato, e che alla fine non sono altro che squarci dell'anima di chi lo ha scritto. Spesso e volentieri mi sbaglio; non riesco a vedere quello che l'autore vuole trasmettere. L'episodio repentino e straordinario con Jonathan Franzen non è stato quell'incidente increscioso che mi ha costretto a maledire fra me e me il poco tempo sprecato in sua compagnia. Poiché Franzen ha scritto un saggio straordinariamente affascinante, realistico, attuale in cui il silenzio è stato il miglior confidente a cui affidarsi, nel momento in cui cominciai quest'avventura e a tenere per la maestosità di questo romanzo; ed in un certo senso così è stato.
E così, ambiziosa a perseguire questo percorso intrapreso dall'autore che ha poi rivelato una parvenza di diritto a controllare i suoi pensieri e le sue azioni, ho accolto tranquillamente questo saggio che trasferisce una certa responsabilità, sentendolo col cuore, bussando alla mia anima. Formando dal nulla una specie di cortina in cui mi sono rifugiata connettendomi completamente con il suo autore, il suo spirito, il suo essere scrittore, quanto osservatore di un mondo che lentamente si avvia sempre più verso la distruzione.

Titolo: La fine della fine della terra
Autore: Jonathan Franzen
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 208
Trama: Che differenza c'è fra un tweet dell' << attuale presidente degli Stati Uniti >> e un saggio come quelli cui da sempre Jonathan Franzen si dedica fra l'uno e l'altro dei suoi romanzi? Si tratta in entrambi i casi di << micronarrazioni personali e soggettive >>, eppure puntano in direzioni diametralmente opposte. Se i 280 caratteri con cuiTrump bombarda i suoi follower mirano a semplificare la realtà, il saggio letterario produce, o dovrebbero produrre, l'effetto contrario; esplorare, comprendere e illustrare la complessità. E' il risultato che Franzen ottiene in ognuno dei sedici testi raccolti in questo libro. Testi che, pur toccando una molteplicità di argomenti, sono legati da un evidente filo rosso. Chiunque abbia letto "Le correzioni", "Libertà" o "Purity" ritroverà in queste pagine la vivace intelligenza dell'autore, la sua volontà di mettersi continuamente in discussione, il suo ostinato desiderio non solo di capire il mondo che lo circonda, ma di cambiarlo per il meglio, anche quando tutto parrebbe indicare che quel mondo stia correndo via verso l'apocalisse. E così, col suo stile sempre pacato e meditato, col suo approccio sempre schivo e trattenuto, Franzen finisce per spingersi << alla fine della terra >>, ad esempio stringendo amicizia con uno degli scrittori americani più radicali e intrattabili degli ultimi decenni, William Vollmann, di cui in queste pagine viene fornito un indimenticabile ritratto, oppure piazzandosi sul ponte di una nave diretta verso l'Atlantide, << esposto al vento pungente e agli spruzzi salmastri, lo sguardo fisso nella nebbia o nella luce abbagliante >>, nella speranza di intravedere un pinguino imperatore. Perché, come recita il titolo di uno dei più accorati fra questi saggi, << gli uccelli sono importanti >>. Gli uccelli infatti, che si tratti di un colibrì che attraversa in volo il Golfo del Messico, di un falco pellegrino che si tuffa in picchiata a trecentosessanta chilometri all'ora o di un albatro che si libra solitario a centinaia di migliaia da qualunque altro membro della sua specie, fanno << quello che tutti vorremmo saper fare, ma che ci riesce solo in sogno >>. Un po' come la letteratura.


La recensione:



Siamo dotati di coscienza e libero arbitrio, siamo capaci di ricordare il passato e plasmare il futuro.

L'approccio con un nuovo autore, una nuova storia ti induce a cercare spontaneamente reciproca compagnia; sincera e fiduciosa, non mascherando alcun desiderio di stare insieme. A voler essere sinceri, una delle più brutte conseguenze cui incorre un lettore avido e curioso è che non sempre accade tutto ciò, poiché le sensazioni istintive spesso e volentieri portano a credere che quella caratteristica elusiva - pregio di alcune celeberrime figure del panorama letterario, che in generale attirano e attraggono in qualunque modo possibile, possono rivelarsi insoddisfacenti, infruttuosi per un conoscitore di parole, un esploratore di viaggi, dopo una confessione estremamente sentita, perché porta con se, per sua stessa natura, un sospetto di artificio.
L'usanza intimistica di un cameratismo senza riserve dinanzi al fragore del mondo durante il periodo di conoscenza è uno dei tanti che più temo e che si può riassumere brevemente in incresciosi buchi nell'acqua; sembro quasi prematura, impulsiva, quando mi capita di vivere certe situazioni finchè non mi rendo conto quanto sia normale la cosa per me e per chi si approccia a un autore sconosciuto. Così, durante le mie innumerevoli ispezioni in libreria, vagando con lo sguardo da uno scaffale a un altro, sulle copertine scintillanti e luminose di nuove o vecchie voci nel panorama letterario, accolsi La fine della fine della terra muovendomi fra le sue pagine come se le stesse avessero vita propria. Dunque per nulla lontano dal rumoreggiare squillante di quelle voci che si prefissano come voci di un coro che la gente ricorderà a vita, ma un dolce mormorio accompagnato da intense e profonde riflessioni di carattere realistico/ filosofico. Nell'insieme formava un pulviscolo luminoso sopra un paesaggio che ritrae una parte di universo che si avvia lentamente verso lo sfacelo, e da cui è davvero impossibile scorgere qualcosa che possa appagare completamente l'anima. Il senso della vita è qui interpretato e studiato in tutta la sua pienezza, mettendosi in gioco e guardandosi da dentro come se possessori di un occhio esterno, un terzo occhio, che acquieta e cambia qualcosa dentro di noi.
C'è stato bisogno di parecchio materiale purchè questo piccolo gioiellino funzionasse. Sia perfetto, prenda una giusta strada. La nostra identità consiste nella convinzione che le storie che raccontiamo procedono verso un sentiero denominato << non casualità >>. Mucchi di fogli trascritti con l'inchiostro e col sangue testimoniano la presenza di un autore onnipresente, i suoi ricordi, il suo vedere ciò che effettivamente è ma con occhio clinico. Macerati e depurati, affinati sino a raggiungere una straordinaria produttività; da qui proviene la fertilità di questo terreno, che in una manciata di pagine funge da oggetto di studio, e il benessere dell'anima di Franzen che pian piano si acquieta. Jonathan Franzen infatti tiene tenacemente e audacemente il proposito che l'atto dello scrivere è una forma di ribellione, un urlo lanciato dalla soglia morale della nostra insoddisfazione che rivela come l'individuo ha una certa responsabilità, che sia di tipo etico o sociale non ha importanza, nei riguardi della sua specie. Lo scrittore veste i panni di pompiere, e lo fa tuffandosi in mezzo alle fiamme della vergogna mentre tutti gli altri scappano. La speranza però è più importante di quanto si pensi, per un pessimista depresso o per tutti coloro per i quali il futuro è una prospettiva torrida e funesta. Intollerabilmente triste e spaventosa, ma dove il perdono è ammissibile se c'è volontà o potere.
Non ho potuto rispondere che osservando il tutto in silenzio, tanto grande e vivo era il mio interesse che invase il pensiero di andare per il mondo con lui, come un'amica inseparabile. Le sue parole risuonano ancora nelle mie orecchie come un mormorio d'onde e trasparivano dalle mie pupille. Mi sono fermata per qualche giorno assieme a lui scoprendo come da puritanesimo ha osservato ogni cosa. L'individuo è un uccello che se considererebbe le differenze, osservasse le sottigliezze o sfumature, accetterebbe e convivrebbe maggiormente. In mezzo al caos, alla confusione, riempiendo pagine e pagine di diario come se fosse un gesto naturale.
L'obiettivo è ricordare come dietro la prosperità, l'autocompiacimento c'è la morte in attesa e che molti la temono. L'autore, dunque, rende La fine della fine della terra una riaffermazione sull'importanza che l'ordine delle cose, spesso banali e inutili, sfocino in tensioni o conflitti, di fronte all'instabilità e alla paura. Ogni cosa o persona si trasforma in questo importante saggio in qualcosa di affascinante, una star dell'inquadratura di una fotografia un po' sfocata ma evidentissima, splendidamente illuminata da continue disgressioni morali, personali o riflessive che soddisfano alcuni importanti criteri dell'autore, che aveva abilmente nascosto nella manica un fondale nero quasi da studio fotografico e un piccolo assortimento di oggetti peculiari sull'essere un artista, o, in questo caso, un abile scrittore.

Ognuno di noi ci scrive la propria storia descrivendo alla perfezione cosa ci hanno fatto, e cosa abbiamo fatto noi.

Valutazione d'inchiostro: 4+ 

6 commenti: