La lotta è stata
tremenda: il mio cuore è stato così intensamente attratto da quello di questo
romanzo, due cuori ardenti contro una sola piccola coscienza, che la mia
decisione di concludere questa saga divenne sempre più forte giorno dopo
giorno. Ero giunta nel cuore pulsante di queste pagine con le idee ben chiare;
per nessuna ragione avrei acconsentito a un passo che avrebbe potuto causarmi
amaro pentimento per la cecità dimostrata nel non avvicinarmi. Mi sono sempre
più convinta che la mia coscienza aveva deciso per me a mente lucida di non
poter più tirarmi indietro.
Purché questo mio
splendido viaggio continui, per qualche giorno dovrò tornare distante dalla
Howard e dai suoi figli di carta. Ma, poiché sento ancora la loro mancanza,
vuoto per cui so ben certa che colmeró non appena acquisterò i volumi
successivi, quest’oggi vi invito a leggere questa saga, amici lettori, e di
perdervi anche voi nei meandri più reconditi del cuore umano. Fra gruppi
di fantocci che non si sentono mai del tutto sicuri, fuori posto, terrorizzati
dalla paura di poter perdere un loro caro, con un forte senso di disagio e
frustrazione che attanaglia continuamente la loro natura artificiosa e poco
riconosciuta.
Titolo: La saga dei
Cazalet. Gli anni della leggerezza
Autore: Elizabeth
Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18,50€
N° di pagine: 500
Trama: È l’estate
del 1937 e la famiglia Cazalet si appresta a riunirsi nella dimora di campagna
per trascorrervi le vacanze. È un mondo dalle atmosfere d’altri tempi, quello
dei Cazalet, dove tutto avviene secondo rituali precisi e codici che il tempo
ha reso immutabili, dove i domestici servono il tè a letto al mattino, e a cena
si va in abito da sera. Ma sotto la rigida morale vittoriana, incarnata appieno
dai due capostipiti affettuosamente soprannominati il Generale e la Duchessa,
si avverte che qualcosa sta cominciando a cambiare.
Ed ecco svelata,
come attraverso un microscopio, la verità sulle dinamiche di coppia fra i figli
e le relative consorti. L’affascinante Edward si concede svariate amanti mentre
la moglie Villy si lacera nel sospetto e nella noia; Hugh, che piega ancora i
segni della grande guerra, forma con la moglie Sybyl una coppia perfetta, salvo
il fatto che non abbiano idea l’uno dei desideri dell’altra; Rupert, pittore
mancante e vedovo, si è risposato con Zoe, un’attrice bellissima e frivola che
fa fatica a calarsi nei panni della madre di famiglia; infine Rachel, devota
alla cura dei genitori, che non si è mai sposata per un motivo ben preciso. E
poi ci sono i nipoti, descritti mirabilmente nei loro giochi, nelle loro
gelosie e nei loro sogni, in modo sottile e mai condiscendente, dalle ingenuità
infantili alle inquietudini adolescenziali.
Ma c’è anche il
mondo di fuori, e la vita domestica dei Cazalet si intreccia inevitabilmente
con la vita di un paese sull’orlo di una crisi epocale. Mentre le
vicissitudini private dei personaggi vengono messe a nudo e vicende grandi e
piccole intervengono a ingarbugliare le loro esistenze, si comincia a mormorare
di una minaccia che viene dal continente, e che assume sempre più spessore
nelle consapevolezze dei protagonisti, fino a diventare tangibile: la seconda
guerra mondiale è alle porte.
La vita era una
gigantesca trappola predisposta degli uomini, pensò, e il sesso ore e ore di
sgradevoli, dolorosi e infine noiosi rapporti intimi da cui, per qualche
ragione, non si ricavava alcuna soddisfazione.
Fui presa
immediatamente da un forte e imprescindibile ardore, che la mia diffidenza ad
approcciarmi a questa saga dovette spezzarsi contro la violenza del desiderio.
Ma i lettori sono
così: talvolta loro stessi non si riconoscono. Non posso credere che mi sia
comportata così. Che ho tormentato il mio spirito senza posa. Perché ero così
diffidente? Avevo paura di incappare nell’ennesima cocente delusione? A volte
sono un pó stupida, lo ammetto. Cosa c’è di male ad approcciarsi a un qualsiasi
romanzo? La concezione di bello e brutto avviene successivamente. Ma, di primo
acchito, è l’oggetto, il libro stesso, che dovrebbe affascinare. Un romanzo
dalla copertina abbastanza sofisticata e di vecchio stampo. Io spesso seguo il
mio istinto; mi lascio travolgere dalle emozioni, e poi cambio rotta. Proprio
come quando accade con quei romanzi che considero poco soddisfacenti. E questo
è proprio il genere di cose che mi aspetto di vedere in romanzi come
quello della Howard… eh, si. Alla fine ho preso un granchio. Dovevo capire come
la Howard e questo suo primo figlio non fossero che creature oneste, sincere,
lampanti così come appaiono. Come ho potuto pensare che il loro racconto mi
avrebbe tediato?
Lo sforzo di
mettere da parte il mio profondo rammarico è stato superiore alla capacità di
vivere sulla pelle una storia estremamente intensa, travolgente, coinvolgente e
introspettiva che fui costretta a ricredermi.
Come sopra una
nuvola di morbidi cuscini e lenzuola, sono rimasta prostata in preda a un
interesse crescente affannosamente interrotta da attimi di vita quotidiana che
neppure il timore che tutto ciò che ho letto sin ora si sarebbe tristemente
concluso nel quinto e ultimo volume.
In poche parole, mi
sono sentita trascinata dalla vicende della famiglia Cazalet. Da gruppi di
donne e uomini che accondiscendono a qualunque volere poiché imprigionati in
una dimensione del dovere. Poiché condannati a una vita estremamente vacua,
triste ma non infelice su cui si sono riversate ogni alito di respiro, ogni
flusso del loro sangue, ogni pulsazione che cantava alle mie orecchie una
melodia che si è unita alla natura per distogliermi da diversi scrupoli:
ascoltarli trasportata dalla voce carezzevole dell’autrice, con leggerezza e
magnetismo, unendosi a loro, carpendo il maturo piacere, l’eterna soddisfazione
di trovarsi dinanzi a un classico della letteratura americana. Era ciò che mi ha
suggerito il mio cuore è quasi in un terrore d’estasi ho compreso che, malgrado
il lasso di tempo non sarà propriamente corto, il consiglio del mio cuore di
restare ancora in loro compagnia vinse su ogni cosa.
I romanzi della
Howard sono quel genere di letteratura che è/verrà ricordata nel tempo non
tanto per il suo valore materiale, quanto la potenza di una voce femminile
capace di far cantare l’anima d chiunque. Conservata come una reliquia sacra,
in mezzo a gente che non sa che farsene dello sfarzo e del lusso senza le
migliori ricchezze morali i cui fili d’oro sono intrecciati così bene che ne
decorano una trama armoniosa e semplice, dal forte potere rasserenante.
Involontariamente
qualcosa mi ha fatto prendere consapevolezza di una decisione che non mi farà
più tornare indietro. È qualcosa strettamente legato alla scrittura, alla
letteratura. Io non posso fare a meno di sentirmi coinvolta; non riesco a non
pensare a Zoe, Rachel, Edward, Rupert, Philips. E se per caso, in questo lasso
di tempo, verrò contagiata dalla malinconia, devo solo tenere a mente un unico
obiettivo: raccogliere tutta la passione insita nel mio animo per fagocitare
storie come queste.
Le diramazioni di
questa famiglia erano sempre più intricate, oltre che motivo di fascino. Ero giunta
nell’America del 1937 trascinata senza che io me ne accorgessi, consegnata ad
un autrice che diverrà una delle mie preferite.
In realtà è
qualcosa che per me non è sconosciuto. Eppure Gli anni della leggerezza mi ha
lasciato addosso un manipolo di sentimenti che ancora tutt’ora non riesco a
tenere a bada. Secondo questa testimonianza, mi sono recata in una lussuosa
dimora nelle prime soleggiate settimane di giugno. Condotta lungo le rovine di
una cittadina che lentamente si sta avviando verso lo sfacelo, spettatrice di
eventi straordinari e fantastici. Una penna mossa da una mano invisibile che
traccia un segno indelebile; il tradimento come forma di espiazione alla
libertà, il mondo di carta in cui amo vivere perfettamente reale e
tangibile.
Una miscela
disomogenea di colori che convergono in un unico bellissimo quadro, un
giovamento per l’anima dovuto dalla tenacia, da anni e anni di sofferenze,
costrizioni, mentre un drammaturgo invisibile componeva con un sorriso
abbozzato sulle labbra. Una pace interiore ottenuta solo dopo anni di
sacrifici, silenzi, repressioni, costruita nel tempo come una corazza, che si
sono riversati in me come un mare in tempesta. Il piacere squisito dello
scrivere, di sentirsi compresa e di rendere questa passione come un mestiere di
vita, uno stile curato, armonioso, quasi solenne, che lenisce qualunque ferita
nascosta, Gli anni della leggerezza è un magnifico mosaico che mi ha fatto
comprendere come talvolta la bellezza di una storia può entrarci dentro
letteralmente. Come? Raccontando semplicemente quella che è la vita di ognuno
di noi. Piccoli squarci di anima in cui chiunque può riconoscersi. Romanzo che
ha vasti richiami alla letteratura classica e quella vittoriana, che non
colpisce per il numero spropositato dei personaggi o per il tedio e la
monotonia che praticamente sono raccolte in queste pagine, bensì vicende di
sconvolgente verità che fluttuano in un mare di ricordi, intrappolati nel tempo
sempre più remoto.
Valutazione
d’inchiostro: 4+
Le saghe familiari mi spaventano sempre, così come i mattoni. Ma ne sento parlare così bene di questi Cazalet...
RispondiEliminaMe ne sono innamorata anche io, Michele, e non vedo l'ora di proseguire con la lettura dei prossimi ����
EliminaKitabın etkileyici ve duygusal bir konusu var anladığım kadarıyla... Paylaşım için teşekkürler Gresi 😊
RispondiEliminaSana teşekkürler 😊😊
EliminaCiao Gresi, ho letto e amato anch'io il primo volume della saga... e conto di proseguirla!
RispondiEliminaSono felice, Ariel! Io francamente non vedo l'ora; sono davvero curiosa, oltre che entusiasta a proseguire 📚❤️😊
EliminaIo ho letto i primi capitoli, ma non era il momento giusto, sono stata frenata soprattutto dai tanti personaggi. Magari ci riproverò in un altro momento.
RispondiEliminaIo gli darei un'altra possibilità, Beth 😉❤️
EliminaHo adorato tutti volumi di questa saga, tanto che alla fine mi è quasi sembrato di fare parte di quella famiglia. Ancora mi mancano...
RispondiEliminaTi consiglio di continuare la serie al più presto perché letti uno dopo l'altro rendono sicuramente di più! ;)
Lo farò, Daniela 😊 Il tempo dell'attesa infatti sarà la mia prossima lettura 😊😊
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