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mercoledì, luglio 03, 2019

Gocce d'inchiostro: Le assaggiatrici - Rosella Postorino

Penosamente in dubbio se il romanzo della Postorino avesse diritto ad un posto particolare in questo blog, cominciai a considerare un vantaggio non disprezzabile il fatto che almeno nutrisse di certi principi; anche perché l’incontro fra me e questo romanzo fu favorito dal Fato, dato che sino ad oggi non mi ero ancora mostrata entusiasta nell'osservare certe pratiche letterarie come condizione alla mia scelta. Conclusi che era finalmente giunto il momento, e che avrei dovuto agire in fretta poiché una sensazione, non propriamente buona, mi disse qualcosa che non avrei voluto sentire.
Perciò, non poter trattenermi più di tanto, per quanto attinenti al vero ed esaltando il passato, ero ancora alienata da diversi pregiudizi, tipicamente superficiali, che nemmeno la lettura de Le assaggiatrici ha superato con tatto. Anche se i requisiti di questa storia hanno reciso una certa differenza fra il sottilissimo confine fra reale e possibile, in quanto abbiamo continuato a vivere lontano l’uno dall’altro. Eppure i miei sentimenti sono stati in parte feriti, ma tutto sommato mi sono resa conto che trattare un certo tipo di argomento è qualcosa che perpetuerà nel tempo.




Titolo: Le assaggiatrici
Autore: Rosella Postorino
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 17€
N°di pagine: 285
Trama: La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà continuare i suoi prossimi pasti è affamata. << Da anni avevamo fame e paura >>, dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le Ss posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: <<mangiate >> dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa game. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44 in caserma arriva un nuovo comandate, Albert Zeigler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Fuhrer - fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.

La recensione:

Partire dall’intimità, riappropriarsene, sino ad afferrare il desiderio come al risveglio si cerca di afferrare un sogno appena fatto e già svanito: né ricordi l’atmosfera, ma nemmeno un immagine.

Mi resi conto della mia poca attitudine a riscontrare questi particolari accidentali della storia che la Postorino si porta dentro come se fossero attributi essenziali. La Postorino, ha affermato in un intervista, ha scritto questa storia traendo ispirazione da una storia realmente esistita. Dalla brutale testimonianza di una donna, un assaggiatrice, che visse e dovette subire gli opprusi del SS. Non propriamente il classico tipo di storia che avvinga alle pagine affinché l’abilità di chi l’ha scritta, la sua attitudine agli studi e alle ricerche, i suoi semplici atti di fede, come un’esistenza sofisticata, all’aria aperta, richiedette una vernice di solidità per renderla più desiderabile. Sono del parere che Le assaggiatrici non è un brutto romanzo, ma che l’istruzione talvolta non oltrepassa i limiti delle emozioni e gli impulsi da cui dipendono sentimenti di inespugnabile felicità. Probabilmente se ad una storia di guerra e romanticismo la Postorino avesse espresso una voce tutta sua, in un caos fantasmagorico di luci e colori, avrebbe notevolmente elevato gli istinti naturali, inconsci, della natura umana, ma sino ad oggi la cultura la si può solo giudicare, influenzando superficialmente la vita di coloro che anni fa caddero sotto l’influenza del Fuher. Tale convinzione è stata ampiamente confermata dall’esperienza personale di una donna, che la Postorino rende del tutto romanzata e poco tangibile, insegnandomi quanto poco differenza tra una donna saggia e una ventiseienne ci fosse.
Il mio  cuore emotivo batté contro quello di questa storia per tutta risposta; e così ho voluto scandagliare la profondità della sua anima sempre più diversa dalla mia, con una storia che avrebbe potuto essere brillante, mentre la contemplavo come chiunque altro.
A suo tempo avevo giudicato quello della Postorino un esperienza che non vedevo l’ora di vivere, ma ben presto i miei pensieri si uniformarono. I piccoli episodi di questa assaggiatrice, Rosa, di questo continuo senso di oppressione e malessere, le sue abitudini attorno al villaggio e alla famiglia, man mano si trasformarono in un oppressa coltre di piattezza, tedio, quasi sofferenza che fece scomparire le ondulazioni positive riscontrate all’inizio.
L’essenza di questo romanzo certamente si fa presente nel cuore del lettore attraverso varie rassicurazioni e previsioni di ogni sua mossa, gettando una certa inquietudine fra masse di colori sfocati, eclissi che volgono al termine, nell’esatto istante in cui la mia anima avrebbe potuto essere risucchiata, risvegliando fantocci umani non ancora spirati. In mezzo alle diverse voci della narrativa italiana, l’autrice, come un burattino che tira i fili, tiene in una mano una ragazza che si crogiola nel labirinto delle parole, nell’altra gruppi di anime attorniate come in una grande sala. Il suo nome: il Fuher. Un punto nero inciso alla fine di un paragrafo. La fine. L’esito. 
Diversamente dalle mie previsioni, Le assaggiatrici non mi hanno trattenuto nel loro freddo abbraccio. Piuttosto mi hanno spinta avanti, a guardare oltre e comprendere come questa storia tratta certamente una storia verosibilmente affine, ma che non mi ha emozionato. Non ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Sebbene di motivi per amarlo ce ne sarebbero stati, ma da cui traspare nulla di così vantaggioso da riservargli le medesime amorevoli cure con cui è stato scritto. 
Quello della Postorino è senza dubbio un trattato storico, un pezzo di anima della Seconda guerra mondiale che è stato scritto con parole solenni, dure che abbagliano l’anima di chi legge con una certa cautela ma non inondano i sensi come un beneficio che esprima qualcosa che è stato visto e vissuto. 
Ho raccolto questa storia con la consapevolezza che le parole, penzoloni lungo le mie braccia, avrebbero indugiato nella mia testa. All’inizio pensavo andasse così. Poi.. La voce dell’autrice è giunta alle mie orecchie, ma il manto della diffidenza e dello stordimento si avvinghió nelle mie morbide e calde membra. E lì ci rimase. 
Le assaggiatrici a questo proposito non rientrano nel podio di quelle strabilianti letture del 2019. Eppure racchiude al suo interno un messaggio piuttosto importante, significativo, cioè quanto ci sia stato di terribile e irritante in un periodo come quello del Fuher, che tuttavia resta sullo sfondo, totalmente libero del mio entusiasmo iniziale che aveva cominciato a manifestarsi molto prima. 
Valutazione d’inchiostro: 3

10 commenti:

  1. Voglio leggerlo da anni ma, effettivamente, nella valutazione mi aspettavo qualcosa in più...

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    1. Anche io, Michele. Ma se ti incuriosisce sarei curiosa di sapere come la pensi 😊😊

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  2. Seems interesting and impressive book ... Thanks for your sharing 😊

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  3. A me è piaciuto molto nonostante non abbia amato il personaggio della protagonista; ho apprezzato soprattutto le parti che si concentrano più sulla guerra e sulle vicende delle assaggiatrici, molto meno le parti "sentimentali"-

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    1. Non lo considero un brutto romanzo, ma a me non ha particolarmente colpito per certe parti che mi sono sembrate superfle e un pó piatte 🙄

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  4. Ho questo libro in WL da molto tempo e vorrei leggerlo, ma sembra che il momento fatidico per recuperarlo non arrivi mai. Il tuo parere non entusiasto mi sospinge ad attendere ancora prima di prenderlo in mano! ☺️

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  5. ho il libro dal salone dello scorso anno, ancora da leggere. Magari tergiverso ancora un po'

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    1. Fammi sapere, Chiara. Sarei curiosa di sapere come la pensi 😊❤️

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