Penosamente in dubbio se il romanzo della
Postorino avesse diritto ad un posto particolare in questo blog, cominciai a
considerare un vantaggio non disprezzabile il fatto che almeno nutrisse di
certi principi; anche perché l’incontro fra me e questo romanzo fu favorito dal
Fato, dato che sino ad oggi non mi ero ancora mostrata entusiasta
nell'osservare certe pratiche letterarie come condizione alla mia scelta.
Conclusi che era finalmente giunto il momento, e che avrei dovuto agire in
fretta poiché una sensazione, non propriamente buona, mi disse qualcosa che non
avrei voluto sentire.
Perciò,
non poter trattenermi più di tanto, per quanto attinenti al vero ed esaltando
il passato, ero ancora alienata da diversi pregiudizi, tipicamente
superficiali, che nemmeno la lettura de Le assaggiatrici ha
superato con tatto. Anche se i requisiti di questa storia hanno reciso una
certa differenza fra il sottilissimo confine fra reale e possibile, in quanto
abbiamo continuato a vivere lontano l’uno dall’altro. Eppure i miei sentimenti
sono stati in parte feriti, ma tutto sommato mi sono resa conto che trattare un
certo tipo di argomento è qualcosa che perpetuerà nel tempo.
Titolo: Le
assaggiatrici
Autore: Rosella
Postorino
Casa editrice:
Feltrinelli
Prezzo: 17€
N°di pagine: 285
Trama: La prima
volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà continuare i suoi
prossimi pasti è affamata. << Da anni avevamo fame e paura >>,
dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross Partsch, un villaggio molto vicino
alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa ed è
arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito
Gregor, che combatte sul fronte russo. Le Ss posano sotto ai suoi occhi un
piatto squisito: <<mangiate >> dicono, e la fame ha la meglio sulla
paura, la paura stessa diventa game. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e
le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma,
cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a
Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto
lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si
allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel
gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere
benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno.
Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più
carismatica. Poi, nella primavera del ’44 in caserma arriva un nuovo comandate,
Albert Zeigler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di
terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare
mai, incombe il Fuhrer - fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.
La recensione:
Partire
dall’intimità, riappropriarsene, sino ad afferrare il desiderio come al
risveglio si cerca di afferrare un sogno appena fatto e già svanito: né ricordi
l’atmosfera, ma nemmeno un immagine.
Mi resi conto della
mia poca attitudine a riscontrare questi particolari accidentali della storia
che la Postorino si porta dentro come se fossero attributi essenziali. La
Postorino, ha affermato in un intervista, ha scritto questa storia traendo
ispirazione da una storia realmente esistita. Dalla brutale testimonianza di
una donna, un assaggiatrice, che visse e dovette subire gli opprusi del SS. Non
propriamente il classico tipo di storia che avvinga alle pagine affinché
l’abilità di chi l’ha scritta, la sua attitudine agli studi e alle ricerche, i
suoi semplici atti di fede, come un’esistenza sofisticata, all’aria aperta,
richiedette una vernice di solidità per renderla più desiderabile. Sono del
parere che Le assaggiatrici non è un brutto romanzo, ma che
l’istruzione talvolta non oltrepassa i limiti delle emozioni e gli impulsi da
cui dipendono sentimenti di inespugnabile felicità. Probabilmente se ad una
storia di guerra e romanticismo la Postorino avesse espresso una voce tutta
sua, in un caos fantasmagorico di luci e colori, avrebbe notevolmente elevato
gli istinti naturali, inconsci, della natura umana, ma sino ad oggi la cultura
la si può solo giudicare, influenzando superficialmente la vita di coloro che
anni fa caddero sotto l’influenza del Fuher. Tale convinzione è stata
ampiamente confermata dall’esperienza personale di una donna, che la Postorino
rende del tutto romanzata e poco tangibile, insegnandomi quanto poco differenza
tra una donna saggia e una ventiseienne ci fosse.
Il mio cuore
emotivo batté contro quello di questa storia per tutta risposta; e così ho
voluto scandagliare la profondità della sua anima sempre più diversa dalla mia,
con una storia che avrebbe potuto essere brillante, mentre la contemplavo come
chiunque altro.
A suo tempo avevo
giudicato quello della Postorino un esperienza che non vedevo l’ora di vivere,
ma ben presto i miei pensieri si uniformarono. I piccoli episodi di questa
assaggiatrice, Rosa, di questo continuo senso di oppressione e malessere, le
sue abitudini attorno al villaggio e alla famiglia, man mano si trasformarono in
un oppressa coltre di piattezza, tedio, quasi sofferenza che fece scomparire le
ondulazioni positive riscontrate all’inizio.
L’essenza di questo
romanzo certamente si fa presente nel cuore del lettore attraverso varie
rassicurazioni e previsioni di ogni sua mossa, gettando una certa inquietudine
fra masse di colori sfocati, eclissi che volgono al termine, nell’esatto
istante in cui la mia anima avrebbe potuto essere risucchiata, risvegliando
fantocci umani non ancora spirati. In mezzo alle diverse voci della narrativa
italiana, l’autrice, come un burattino che tira i fili, tiene in una mano una
ragazza che si crogiola nel labirinto delle parole, nell’altra gruppi di anime
attorniate come in una grande sala. Il suo nome: il Fuher. Un punto nero inciso
alla fine di un paragrafo. La fine. L’esito.
Diversamente dalle
mie previsioni, Le assaggiatrici non mi hanno trattenuto nel
loro freddo abbraccio. Piuttosto mi hanno spinta avanti, a guardare oltre e
comprendere come questa storia tratta certamente una storia verosibilmente
affine, ma che non mi ha emozionato. Non ha lasciato un segno indelebile del
suo passaggio. Sebbene di motivi per amarlo ce ne sarebbero stati, ma da cui
traspare nulla di così vantaggioso da riservargli le medesime amorevoli cure
con cui è stato scritto.
Quello della
Postorino è senza dubbio un trattato storico, un pezzo di anima della Seconda
guerra mondiale che è stato scritto con parole solenni, dure che abbagliano
l’anima di chi legge con una certa cautela ma non inondano i sensi come un
beneficio che esprima qualcosa che è stato visto e vissuto.
Ho raccolto questa
storia con la consapevolezza che le parole, penzoloni lungo le mie braccia,
avrebbero indugiato nella mia testa. All’inizio pensavo andasse così. Poi.. La
voce dell’autrice è giunta alle mie orecchie, ma il manto della diffidenza e
dello stordimento si avvinghió nelle mie morbide e calde membra. E lì ci
rimase.
Le assaggiatrici a questo
proposito non rientrano nel podio di quelle strabilianti letture del 2019.
Eppure racchiude al suo interno un messaggio piuttosto importante,
significativo, cioè quanto ci sia stato di terribile e irritante in un periodo
come quello del Fuher, che tuttavia resta sullo sfondo, totalmente libero del
mio entusiasmo iniziale che aveva cominciato a manifestarsi molto prima.
Valutazione
d’inchiostro: 3
Voglio leggerlo da anni ma, effettivamente, nella valutazione mi aspettavo qualcosa in più...
RispondiEliminaAnche io, Michele. Ma se ti incuriosisce sarei curiosa di sapere come la pensi 😊😊
EliminaSeems interesting and impressive book ... Thanks for your sharing 😊
RispondiEliminaThank you ❤️
EliminaA me è piaciuto molto nonostante non abbia amato il personaggio della protagonista; ho apprezzato soprattutto le parti che si concentrano più sulla guerra e sulle vicende delle assaggiatrici, molto meno le parti "sentimentali"-
RispondiEliminaNon lo considero un brutto romanzo, ma a me non ha particolarmente colpito per certe parti che mi sono sembrate superfle e un pó piatte 🙄
EliminaHo questo libro in WL da molto tempo e vorrei leggerlo, ma sembra che il momento fatidico per recuperarlo non arrivi mai. Il tuo parere non entusiasto mi sospinge ad attendere ancora prima di prenderlo in mano! ☺️
RispondiEliminaFammi sapere 😉❤️
Eliminaho il libro dal salone dello scorso anno, ancora da leggere. Magari tergiverso ancora un po'
RispondiEliminaFammi sapere, Chiara. Sarei curiosa di sapere come la pensi 😊❤️
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