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sabato, settembre 14, 2019

Gocce d'inchiostro: E venne chiamata due cuori - Marlo Morgan

Nel mentre che Mia si faceva strada fra masse impotenti di ombre e oscurità, un pomeriggio di metà settembre mi vide desiderosa di leggere un romanzo che languiva sullo scaffale già da qualche tempo. Altre volte non così esageratamente necessarie mi avrebbero allontanata da questo proposito. Molti altri autori, molte altre storie sarebbero state senza voce, inermi, sullo scaffale di una libreria alquanto piena, se non fosse stato per me e la mia insaziabile curiosità. Una strana forma di occorrenza si era abbattuta su di me e sul mio animo. Non ci pensai due volte a cogliere al volo l'occasione. Non ci sarebbe stata altra occasione. Dovevo procedere! Fu così che mi ritrovai a salutare momentaneamente Mia e il suo fidato Mister Cortese per precipitarmi in una terra che non ha mai destato il mio fascino ma che avrebbe potuto arricchire il mio universo personale.
Un intenso e solitario pomeriggio mi impedì di buttare giù il romanzo se non quando giunsi alla fine. E sebbene a sorpresa, questa recensione odierna è un simbolo d'espressione e d'esperienza che ha scandito attimi di vita quotidiana, mediante una certa solennità di stile che hanno suscitato qualche effetto collaterale ma che, mi rendo conto, non denigrano la sua importanza nel panorama letterario. 
Titolo: E venne chiamata due cuori
Autore: Marlo Morgan
Casa editrice: Bur
Prezzo: 240
N° di pagine: 11€
Trama: La straordinaria esperienza di una donna alla scoperta di sé, una professionista affermata che vive in Australia e parte, su invito di una tribù di aborigeni, convinta di partecipare a una cerimonia in suo onore. Si ritrova invece nel cuore di una foresta vasta e minacciosa, dove le viene chiesto di seguire la Vera Gente, come la tribù si definisce, in un viaggio di quattro mesi nell'Outback australiano, a piedi nudi, a volte senza acqua, cibandosi di quanto le offre la terra. Ma tra le privazioni e i sacrifici, impara a vivere in competa armonia con la natura e con sé stessa, in un percorso di conoscenza e cambiamento, e scopre, nei tanti giorni in cui la sua fragile vita è minacciata, il vero significato della parola stessa.

La recensione:

La Vera Gente non crede che la funzione precipua della voce sia quella di parlare. Parlare è qualcosa che coinvolge il cuore e la testa; se si utilizza la voce, si tende inevitabilmente a dire cose futili, poco spirituali. La voce è fatta per cantare, per celebrare e guarire.

Le letture tendenzialmente spirituali sono considerate di per sé una terapia. Alla maggior parte dei lettori, qualunque sia il suo gusto letterario, è impossibile non poter essere coinvolto fino a percorrere, assieme al suo autore o alla sua autrice, l'impervio cammino a cui spetta al protagonista. Il mio approccio con Marlo Morgan perciò cominciò con il suo romanzo più famoso. Ma non fu propriamente apprezzato dalle tribù che la ospitarono ne accolto discretamente fra pubblico e critica. E venne chiamato due cuori è spesso citato, ma la sua celeberrimità non è celata nell'esperienza che ebbe la sua autrice, ma, a mio avviso, nel messaggio del romanzo in sé. Il suo stare nel mondo. Un mondo macchinoso, artificioso, manovrato da individui che sono i padroni assoluti.
Affinché sia citato, la storia che racchiude il romanzo doveva essere stata portata in 'gloria a Dio' e poi rivista, revisionata, criticata, negata, oppure amata, lodata, ora soggetta a un processo di attenta analisi. Per tutto il romanzo, culture, credenze, realtà sovversive, sacrifici umani. Che non hanno un vero protagonista, piuttosto sono soggetti ad osservazioni attente e precise della stessa autrice che con questa opera si 'lamentava' delle brutte condizioni di questi popoli, il loro continuo bigottismo, il loro essere continuamente discriminati. Un ulteriore oggetto di relativa importanza è inoltre affidato al lettore che non riesce a non essere trascinato dalla catena di certi eventi, né di condividere questo eco continuo al razzismo e alla supremazia individuale. Bisognerebbe piuttosto comprendere se stessi, il nostro stare nel mondo, il suo ruolo all'interno della società.
Non c'è stato alcun stacco di tempo fra l'inizio e la fine di questo romanzo, per passare a comprendere fino in fondo questa storia. La Marlon non si lascia andare ad inutili piagnistei, ma, considerata pazza, persino un pó stramba esplica semplicemente la scissione fra vecchio e nuovo, le costrizioni razziali che intercorrono fra l'uomo e il concetto implicito di Natura. E dichiara inoltre come il suo vero obiettivo fosse quello di cogliere la vera armonia dell'uomo a contatto col prossimo. E l'unica soluzione per farlo è quella di comprendere gli errori commessi in passato.
Per ben tre volte, quest'anno, ho potuto cogliere la natura eterogenea ed implicita di certi romanzi, e in tutti e tre i casi il messaggio che si coglie fra queste pagine è rivolto silenziosamente. E venne chiamata due cuori non fa eccezioni, e le innumerevoli chiacchiere che avevano sollevato con un gigantesco polverone di domande, critiche e dilatazioni morali avrebbero dovuto trattarsi di inutili ciancischei di una terra promessa. Per quanto mi riguarda, in parte mancata. Il giorno in cui la Morgan ebbe come una folgorazione, la sua anima si ritrovó sballottolata da un posto a un altro. E così come essa, anche il lettore, estraneo alle vere motivazioni che indussero l'autrice ad agire in questo modo, legando al dito la promessa di un riscatto personale.
Non appena l’autrice smise di parlare disgraziatamente per me non sorse alcun tipo di devastazione interiore. Il silenzio continuava a persistere, persino nel momento in cui l'autrice si rivolgeva, ma malgrado il tentativo coraggioso e altruistico il compenso spirituale che vi è celato ci esprime come talvolta la vita sia distruttiva e distruttrice, non ho potuto contemplare la bellezza di un paesaggio in cui si sono alternati pensieri sparsi, nozioni letterari e realistici, piccoli fuochi vacui che non li si ricorda più di tanto sebbene individuano la parte migliore che c'è in noi. Anche se non sempre visibile. 
A eccezione di Gilead, che esprimeva perfettamente il concetto di scovare se stessi trasmettendo un forte senso di pace, una certa dolcezza, la Marlon è un autrice che non penso vorrò più conoscere. Non che E venne chiamata due cuori sia stata una brutta lettura, ma semplicemente la sua storia non mi ha colpito poi così tanto scadendo ogni tanto nel banale e nel tedioso. Lei stessa avrebbe potuto non abdicare a questo incarico senza dover essere condannata a riporre in un diario quelli che non sono altro che le sue piú intime osservazioni, metodo d'interpretazione visiva che ha accettato come se non avesse alternativa. Una specie di barriera da cui si è difesa da critiche e delusioni che disgraziatamente ha conosciuto. Ha conservato il cuore in un guazzabuglio di fogli, vergati da una scrittura semplice e a tratti solenne non sapendo tuttavia che questo romanzo non mi avrebbe entusiasmato più di tanto. Perché sebbene parli di anima il suo messaggio non ci arriva, poichè il mondo diviene una lente d'ingrandimento che si interpreta mediante concetti di diverso genere. Specialmente personali.
Valutazione d’inchiostro: 3+

10 commenti:

  1. Non lo conoscevo, ma ambientazioni così lontane mi ispirano a metà.

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  2. ho letto questo libro anni fa, ma non ne ho un bel ricordo

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    1. Io non lo conoscevo, e se non fosse che me lo ha prestato un'amica non penso proprio l'avrei letto.... Molto attuale, ma nulla di così memorabile 🤗🤗

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  3. Il titolo mi incuriosisce ma dopo il tuo parere non sono molto intenzionata leggerlo, mi sa che non fa per me :P

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