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sabato, gennaio 25, 2020

Gocce d'inchiostro: Anna Karenina - Lev Tolstoj

Ci sarebbe molto da dire su un romanzo del calibro come questo, che ha disegnato, in sole due settimane, un poster fatto a mano ma dai colori vivi del sangue che mi è stato affisso irrimediabilmente nel cuore, al posto di qualche bel gagliardo autore americano ancora da scoprire; il poster è rimasto lì fissato per un certo periodo, e credo ci resterà ancora per qualche altro tempo. Finché qualche altra opera non subentrerà, qualche altro autore allieterà il mio cuore con messaggi tutti suoi, ho sempre timidamente desiderato rileggere, dopo ben dieci anni, ritornare da Anna e il suo amato Vronskji perché ciò che avevo riscontrato quando ero appena entrata sulla soglia dell’età adulta, nel 2010, e lungo l’orlo di un crepaccio da cui inconsapevolmente avrei visto la luce, con poche e semplici parole, distrusse, disintegrò il mio cuore, e solo per questo ci vollero solo trenta giorni pur di riprendermi; impadronirmi, dunque, della mia vecchia e sgualcita opera, vivere e respirare l’aria malsana di una Pietroburgo che inesorabilmente si avvia lungo la distruzione, sebbene il sentimento di dolcezza e tenerezza che scaldano l’animo, stonano con la natura austera e solenne della storia, con passo deciso, mi impose dinanzi a una distinzione fra classi che nel romanzo è proiettata su una percezione più astratta della vita. Mediante l’irreprensibile lotta, tenace e crudele fra due mondi opposti, che ripristinano e distruggono allo stesso tempo le cose.
Titolo: Anna Karenina
Autore: Lev Tolstoj
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 1107
Trama: “Qual è il vero peccato di Anna, quello che non si può perdonare e che la fa consegnare alla vendetta divina? E’ la sua prorompente vitalità, che cogliamo in lei fin dal primo momento, da quando è appena scesa dal treno di Pietroburgo, il suo bisogno d’amore, che è anche inevitabilmente repressa sensualità; è questo il suo vero, imperdonabile peccato. Una scoperta allusione alla sotterranea presenza nel suo inconscio della propria colpevolezza è il sogno, minaccioso come un incubo che ritorna spesso nel sonno o nelle veglie angosciose, del vecchio contadino che rovista in un sacco borbottando, con l’erre moscia, certe sconnesse parole in francese. Ed è l’immagine minacciosa di quel brutale contadino, conservatasi indelebilmente nella sua memoria, che le riappare davanti e la terrorizza alla vista di quell’altro vecchio contadino, un qualsiasi frenatore, che passa sul marciapiede sotto il suo finestrino curvandosi a controllare qualcosa; ed è quel vecchio a farle improvvisamente comprendere cosa deve fare: distruggere quella vitalità, e cioè distruggere se stessa per espiare la sua colpa”.




La recensione:

Non siamo forse tutti quanti gettati al mondo soltanto per odiarci a vicenda e di conseguenza per tormentare noi stessi e gli altri?

E’ l’inverno dei cambiamenti, questo appena entrato. Da estimabile lettrice, ho trascorso interi pomeriggi stravaccata sulla mia poltrona preferita cibandomi di qualunque opera fosse vergata di sangue e inchiostro. Prima che l’ispirazione di rileggere un capolavoro assoluto come Anna Karenina e tutte le sue  inesauribili elucrazioni, ero stata lì, che in sere alquanto fredde ma miti, osservavo questa giovindonna stanziarsi nei miei pensieri. Ad un certo punto, di Anna e della sua bellissima storia, vissuta in un certo periodo della mia vita, vi tenevo conservati ricordi che quasi quasi avevo perduto completamente. Ma se, pur di mostrarsi e attirare la mia attenzione, la sua aura lucente mi aveva nuovamente accecato, e di romanzi ancora da leggere e vivere ne avevo a bizzeffe, volevo riabbracciarla prima che questa luce svanisse del tutto, accogliendola nel mio caldo abbraccio, facendomi invadere da concezioni severe e austere che tuttavia non tutti rispettano. Uno dei migliori modi purchè ciò accadesse fu quello di leggere, divorare pazientemente cento pagine al giorno uscendo dalla mia confort zone, o da qualunque posto mi trovassi, e cominciai una salita, rispondendo perfettamente ai miei bisogni mentre arrancavo verso il suono della sua voce.
Non era bello tutto questo, pensai. All’uomo era concesso il perdono così come la comprensione, ma doveva essere onorato di tali concetti. Pur di plasmare la nostra anima bisognava vantare di un certo tipo di discendenza e non fermarsi ai principi basi. Anna sarebbe stata in grado di “rinascere”, dinanzi a tutto ciò?
Ma una volta sarebbe bastata, e avendo presto tutta l’attenzione possibile, non avevo mai smesso di cercare di tenere in mente i principali dogmi di cui fa ampio respiro questo romanzo, ma che non ricordavo di essermi mai sentita più simile ad Anna in vita mia. Dinanzi al mondo, Anna appare come una figura affascinante, ammaliante ma testarda, passionale, ossessiva, la cui anima volubile ha bruciato nella mia coscienza per troppo tempo. In materia di sentimenti, la sua storia non potrà mai c0mpetere con quella di altre storie d’amore, non che esse siano orripilanti o discutibili, ma che mi ha disintegrato inevitabilmente. Inesorabile, abbiamo concordato nel contemplare la vita come quel lungo percorso, spesso accidentato, che spesso è allietato esclusivamente mediante la forza prorompente dell’amore, lasciandosi completamente andare. Gli ideali del passato, proiettandosi nel presente, contro quelle figure che in vita hanno dato il buon esempio, per una donna come lei, forte ma volubile, la concezione di libertà coincide con quella del matrimonio ma legato a faccende di tipo sociale. Elemento primordiale da cui deriva la felicità. Eppure, pur di sopprimere tali “fattori”, ed esaltare la sua natura di eroina ed antieroina, l’osservanza di tali norme va al di là del valore stesso, del decoro, del peso morale o sociale. L’amore tuttavia è l’unico rimedio che solleva l’animo; ci si illude di aver creato dal nulla una barriera da cui ci si rifugia da qualunque effetto o contrasto. Ci si sveglia da un sogno, che irrimediabilmente diviene un incubo, in cui si avvertono gravi difficoltà, lesioni dell’animo a cui è impossibile rimediare senza che la nostra anima resti intatta. Il segreto è celato nel perdono, in atti di comprensione o sacrificio che dovrebbero nascondere le ferite del cuore umano, senza  però intaccare la nostra identità.
Era per questo che Tolstoj buttò giù la Karenina? E’ per dire chiaro e forte ciò che denuncia nel suo romanzo e che rivela un forte desiderio di mutamento, economico, sociale, politico, in cui l’individuo non è più quel pallido chiarore di se stesso ma una persona che detiene il diritto di essere tale? Tolstoj infatti accusò prima se stesso, e poi chi lo circondava, col semplice modo in cui scrisse queste bellissime e memorabili pagine. Si, questo significava ragionare, ancor più che come filosofi come Cartesio o Socrate, esplicò un certo risentimento tanto forte quanto impossibile da ignorare. Anzi, poteva andare peggio. Tolsoj, infatti, non desiderava farsi impegolare in queste beghe. Lui stesso visse in questa patina di cupezza, drammaticità, fatalità, che sedimenta nell’animo come un male incurabile, sentendosi oppresso, desideroso di scovare una via di fuga abbracciando nuovi dogmi o paradigmi. Anna Karenina esplica certi concetti, sebbene l’inquadratura che li mette a fuoco è proiettata in un mondo di ricchezze gentili e la gente si vestiva in un certo modo. Non ammetteva alcun tipo di religione, ne concepivano l’idea che possa esserci una strada più percorribile, e che la si può imboccare mediante il perdono o la comprensione. Forse erano così atei e diffidenti perché non hanno mai potuto guardare dall’alto fino al basso. Eppure Anna Karenina la si giudica mediante i suoi valori e non i valori premeditati. Fino a quando essi sarebbero stati leali e rispettosi, ci sarebbe stata lealtà e rispetto reciproco.
Come ho amato, Anna e la sua bellissima storia d’amore con Vrosnkji! Vederli assieme mi ha fatto vivere ciò che credevo di aver perso, irrimediabilmente, e, al mio occhio di lettrice semplice ma appassionata, l’uno sembrava interagire all’altro. Conformarsi in un'unica bellissima materia. Un’escursione di forte impatto nella natura clinica dei sentimenti che mi ha lasciato in preda a forti sentimenti, con la sensazione di aver acquisito una profonda comprensione dell’intero universo femminile e scrutato uno squarcio di vita russa. Con la mia crescente curiosità, ho confidato in paure di forte ostruicismo che sono apparsi più interessanti che mai; non copie di ciò che vide l’autore, ma le loro forme originali per la quale ho avvertito una profonda affinità.
Anna, alla fine, cederà. Cederà il suo cuore forte ed appassionato: ciò l’ho profondamente odiato, e sapevo che la vera ragione non fosse il suo spingersi contro, ma il non aver combattuto ancora. Ora che ce ne sarebbe stato più bisogno. Eppure, ha tracciato un solco profondo che resterà impresso nel mio cuore. Distrutto insieme al povero Vronskji, sopravvissuta all’illusione di aver vissuto una fantasia sproporzionata ma incredibilmente accessibile, che non finirà con un semplice paragrafo ma perpetuerà nel tempo come testimonianza di un amore che ho nutrito e che ho amato vivere. Sentire come mio.
Valutazione d’inchiostro: 5

10 commenti:

  1. Ciao Gresi, non ho mai letto il romanzo, ma in passato ho visto una serie tv che però non mi ha conquistata particolarmente... mi fa piacere che tu invece abbia apprezzato molto la storia :-)

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    1. Grazie, Ariel! Prossimamente invece io vedrò la trasposizione cinematografica con Kiera Knigltly ☺️☺️

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  2. Che romanzone che hai affrontato! Io ho troppa paura, lo ammetto.

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    1. Ti assicuro che ti sorprenderà parecchio! Lo stile è alquanto scorrevole, sebbene non semplice. Ma è una lettura imprescindibile, a mio avviso, che rientra nella categoria dei miei romanzi preferiti ☺️❤️

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  3. Mai letto.. sono felice di sapere che ti sia piaciuto, grazie per la recensione

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  4. Un romanzo che avevo trovato pesante ma affascinante allo stesso tempo. Anche io ho avuto la stessa sensazione sul finale... che lei non avesse lottato abbastanza. Un amore che sicurmante lha cambiata e che, in gradi diversi, può accadere

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