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martedì, febbraio 18, 2020

Gocce d'inchiostro: Il museo delle promesse infrante - Elizabeth Buchan

Adesso che ogni cosa è conclusa devo dire che ne sono felice. Questo romanzo, sin dal primo momento in cui seppi della sua pubblicazione, fu soggetto a innumerevoli lotte dell’animo, senza le quali non avrei concesso alcun occhio di riguardo. Eppure, sapevo che presto o tardi ci saremmo dovuti incontrare, e come lattanti che arrancano carponi fra l’erba, mi ero proclamata impavida lettrice che ogni tanto si imbatte in questo tipo di letture. Il museo delle promesse infrante in un certo senso l’ho sentito vicino ma anche lontano, in quanto i pensieri con la persona con cui ho condiviso ciò che racchiudono le sue pagine ci distanziò. Eppure la vita talvolta ci guida verso schemi che non possiamo controllare, e quando si odono certe chiamate rispondere è davvero ineccepibile. E a me non resta nient’altro da fare che lasciarci andare, rinascere dalle nostre stesse ceneri.






Titolo: Il museo delle promesse infrante
Autore: Elizabeth Buchan
Casa editrice: Nord
Prezzo: 18, 60 €
N° di pagine: 396
Trama: Esiste un museo, a Parigi, dove le persone non fanno la fila per ammirare i capolavori dell’arte. Dove non sono custoditi né quadri né statue. Un museo creato per conservare emozioni. Ogni oggetto in mostra, infatti, è il simbolo di un amore perduto, di una fiducia svanita.  Un cimelio donato da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la stessa curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse infrante per conservare il suo ricordo più doloroso; quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore. Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell’estate del 1986, ha l’impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Laure lo capisce a poco a poco dagli sguardi spaventati della gente, dalle frasi lasciate in sospeso: questo è un Paese che ha dimenticato cosa sia la libertà. Eppure ci sono persone che ancora non si rassegnano. Come Thomas. Laure lo incontra per caso, a uno spettacolo di burattini. Ed è un colpo di fulmine. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove dovrà spingersi per avere salva la vita. Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l’occasione per aggiustare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse infrante non è luogo cristallizzato nel passato. E’ un luogo che guarda al futuro, in cui le storie circolano e spiccano il volo verso mete inaspettate. A volte raggiungono luoghi lontanissimi, ricucendo i fili strappati del destino. E a volte possono perfino giungere alle orecchie di un uomo cui non importa nulla degli sbagli e dei rimpianti, ma che aspetta solo un indizio per ritrovare il suo amore perduto…



La recensione:
Credevo di avere tra le mani qualcosa di grosso. Se fosse stato così, credo che la << necessità >> di imbarcarmi fra le pagine di questa storia fu sinceramente impressionante. Non durò che una manciata di ore, ma in quell’arco di tempo il mio animo coraggioso e determinato sminuirono le mie speranze di essermi imbattuta nella storia perfetta al momento perfetto.
Era vero: anzi, forse si discostò largamente dalle mie aspettative. Nel santuario magico in cui sono custoditi tesori di inestimabile bellezza, talvolta spiccano e mi imbatto nella lettura di opere che non danno nulla di certo o commestibile. Il mio sesto senso sufficientemente mi tiene lontana da certe delusioni, che conservano il mio animo intatto ma rafforzano certe disposizioni che in passato avevo preso alla leggera, e che spesso mi servono per curare ampiamente il mio spirito. La mia esperienza di lettura con Elizabeth Buchan mi permise di vivere sulla pelle qualcosa che effettivamente non mi ha entusiasmata, non ha infervorato il mio spirito più del necessario ma sotto certi punti di vista ha rappresentato bene la vita e i suoi drammi. I romanzi introspettivi che abbracciano tematiche che mescolano il vecchio e il nuovo, legano passato e presente in un'unica solida forma fu messo al bando mediante l’allestimento di un museo che funge da piccolo teatro del centro di Praga; questo luogo sarebbe stato il movente da cui sarebbe partito ogni cosa. Il risultato è una riflessione intimitistica, pessimistica e drammatica della vita, che nel momento in cui certi eventi sconvolgono o rettificano le nostre prospettive, ci si aggrappa a certi tipi di effetti di redenzione che tuttavia non aiutano.
Ammetto che sono rimasta presa nell’ingranaggio. Un ricordo tirava l’altro, e prima che me ne rendessi conto ero impelagata nelle falde intellettuali della sua protagonista. Laurie, impegnata a vivere in una sorta di delirio, che tira e preme pulsanti a caso, affannandosi pur di trovare quell’equilibrio spirituale che sistemasse una composizione complicata, progettando migliorie, socchiudendo crepe gigantesche derivati da certi trambusti del passato. Laurie era l’ennessima eroina che andava alla ricerca di se stessa.
Forse, in questo caso, credo sia stato inevitabile; forse, come la stessa Laurie, è il romanzo a non avere una vera e propria anima. Muto, freddo e distante non ha coinciso con il mio essere romantico e tendenzialmente passionale. Eppure, all’improvviso, la sua storia aveva fatto breccia nel mio cuore, e qualcosa aveva finalmente giustificato la mia presenza, il mio starci lì, fra le sue pagine, sebbene non propriamente comoda, ma che mi ha fatta sentire importante, soddisfatta nell’aver acconsentito ad assecondare l’ennesima richiesta del cuore umano. Queste non sono scuse, ma semplici descrizioni di quello che è la mia personalissima esperienza letteraria. Ripensandoci, potrebbe essere che mi stia complicando la vita, ma quando vidi i suoi colori sgargianti, non potei farne a meno. Anzi, la mia sete di conoscenza aumentò a dismisura.
Alla base di tutto c’è il ricordo. Riesumare cose che si credevono perdute e che questo museo a cui fa riferimento il titolo funge da << casa >> o << santuario >> in cui dall’osservazione di un banalissimo oggetto, è possibile scrutare un frammento di anima. L’anima di chi aveva tenuto custodito quel qualcosa, e che in questo modo il suo ricordo sarà preservato nel tempo. Con il proseguire delle pagine, tale misticità perde la sua importanza nel momento in cui la sua autrice ci spiattella la storiella dell’amore perduto. Ci porta a conoscere Thomas, e a provare moti di compassione per una giovane donna che apparentemente mi era sembrata una guerriera. Dal canto mio non avvertì più quel brivido percuotermi la schiena, nel momento in cui mi resi conto che Il museo delle promesse infrante non sortì l’effetto desiderato. Mentre ripongo queste poche righe continuo a pensarci, ma le sensazioni che avvertii durante il suo processo di lettura non furono propriamente gradevoli. Una sensazione di conforto, benessere, personaggi che aspirano alla redenzione avrebbero dovuto diffondersi nel corpo del romanzo come una malattia in cui l’atto del ricordare sarebbe dovuta essere una buona occasione per essere temerari. Sognare, anche se molti non ricordano più come si fa.
Pur quanto mi sia sforzata, inebriarsi del calore di un abbraccio mancato o di espressioni di affetto che avrebbero potuto scaldare il cuore è stata un’esperienza scostante, scottante nel constatare come nell’esordio della Buchan non vi è nulla di tutto questo. I ricordi a cui tiene così tanto, non sapevo nemmeno da dove provenissiero. Forse dipende dalla storia stessa… Credo di si! Nei Ringraziamenti l’autrice ringrazia alcuni suoi amici e famigliari e dichiara come l’ispirazione del romanzo sopraggiunse dall’osservazione di un antico telefono, che squillava ininterrottamente, rinchiuso in una cella di vetro. Puro e semplice espediente da cui ha ricavato una storia che procura una certa malinconia, invade il tutto di un certo grigiore, non accarezzando ne misurando tanti piccoli segreti che alla fine non possiedono nulla di importante o sconvolgente. Segreti in cui sono racchiusi frammenti di vita di Laurie ma che mi hanno resa ancor più distante del previsto. Dalla mia prospettiva, così evocativi ma distanti, in cui tuttavia si riesce a scorgere il coinvolgimento emotivo con cui sono state realizzate. E, come un dramma newyorkese, in una rapida discesa conduce alla vita di una donna apparentemente forte ma fragile la cui anima lentamente si sta appassendo nella quiete delle memorie.
Stare fermi a lungo fra oggetti antichi e ricordi, a poco a poco genera un certo tipo di frustazione. Chi non ha mai avvertito il sapore agre di una ferita?
Squarci di vita, ricordi dolorosi di un passato o presente la cui presenza è tuttavia ancora incostante, Il museo delle promesse infrante è un romanzo che si spaccia per romantico, sotto certi punti di vista, seducente sotto altri, ma  che, per quanto mi riguarda, non occupa nessuna di queste due categorie. Scomodo e non propriamente delizioso, freddo come una grigia serata di inizio gennaio, esperienza letteraria che ho desiderato vivere ma che non ripeterei in quanto mancato idillio romanzato che non ho potuto vivere.

Valutazione d’inchiostro: 3 

10 commenti:

  1. Ottima recensione, libro interessante, grazie

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  2. Ciao Gresi, peccato che il romanzo non ti abbia totalmente convinta... io non lo conosco ma non credo che lo leggerei...

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  3. Passo, dal momento che la copertina ispira ben più del resto!

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  4. la cover è molto accattivante, ma ora non so se mi ispira

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    1. Per il momento credo proprio di sì, ma se dovesse incuriosirti non te lo sconsiglio. Tutto sommato non si è rivelata una lettura malvagia ☺️☺️☺️

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