Titolo:
Henry e June
Autore: Anaïs Nin
Casa
editrice: Bompiani
Prezzo: 10 €
N° di
pagine: 272
Trama: Tratto dal diario originale non censurato di Anaïs Nin, questo spaccato
autobiografico copre il periodo trascorso dall’autrice a Parigi tra la metà del
1931 e la fine del 1932. A quell’epoca risale l’incontro con Henry Miller e sua
moglie June: un incontro che doveva segnare una svolta importantissima
nell’evoluzione sentimentale e letteraria della scrittrice. Attratta dal
fascino geniale di Miller e profondamente turbata dalla fisicità inquietante di
June, la giovane Anaïs Nin inizia una specie di educazione erotico-sentimentale
che la porterà a una decisiva maturazione personale ed emotiva.
Vivo in un'aspettativa perpetua. Tu
arrivi e il tempo scivola via come in un sogno. E' solo dopo che te ne sei
andata che mi rendo conto completamente della tua presenza. E allora è troppo
tardi.
Le parole adoperate da
quest'autrice sono sempre le stesse: messe di traverso, incastrate e composte
perfettamente, nella corrente di un fiume forse un po' troppo impetuoso. La
seconda opera che leggo, di cui ignoravo completamente l'esistenza, nata da un'inspiegabile
bisogno di leggere qualcosa che traboccasse di sentimenti, e che tuttavia mi
impedisse di trovare un equilibrio. Ma tanto per essere precisi, non è la prima
volta che mi succede, non con la Nin, che come un passante giunto per caso in
una località sconosciuta mi ha nuovamente preso alla sprovvista e provato
strane e inspiegabili sensazioni.
Ricordo molto bene la
prima volta che salì a bordo di un treno che inconsapevolmente mi condusse
nelle vette più insormontabili del piacere, nonostante talvolta si sia
impantanato in stazioni tetre e fosche, ho creduto alla sua meravigliosa magia.
Parole che silenziosamente sono entrate nella carne e che, sparse in mezzo a
ombre che si tengono per mano, al chiarore incandescente di un camino,
indugiando nel mio cuore molto più del dovuto. Estirpando poesia, in quanto narrarci
la vita di una donna che fa della sensualità una potenza del corpo, vergine
prostituta, angelo perverso, creatura dai due volti: santa e sinistra, mi ha
indotto a fissare un punto, e non capirci più niente.
Lo spettacolo era
cominciato da un po'. Una voluttà inspiegabile aveva percorso tutto il mio
corpo. Una vita incandescente, intensa così come quella che si trova in
un'amante. Un rapporto intenso ed effervescente creato inconsciamente, in cui
si cerca di ampliare i dolori e i piaceri degli amanti. Una scrittura zeppa
d'intensità immaginativa, causata dall'impossibilità di non aver potuto vivere
fino in fondo quello che scrive, in quanto vivere fino in fondo uccide
l'immaginazione e l'intensità. Un amore circondato da resistenze, che suscita
un miscuglio di sentimenti, che ci impediscono di avvicinarci. Stanca di
sognare, fantasticare, drammatizzare, scrivere. Da tutto questo sono stata
sommersa. Da grida forti e selvagge, quasi senza respiro, inarticolate, prive
di senso dal fondo più primitivo dell'essere. Una gioia lacerante che lascia
svuotati, senza parole, conquistati. In pagine che esaltano per la loro
perfezione e raffinatezza, acutezza e toni fantastici. Misti a una buona dose
di poesia e tenerezza che creano un angolo tutto speciale nel cuore di chi
legge.
Leggendo Henry e June non ho potuto fare a meno
di provare quel che si prova quando si è completamente assuefatti da certe
storie: un'improvvisa vertigine, un calore che percorre il corpo, una
confusione dei sensi. Qualcosa che nel corpo si risveglia, d'indistinto e
osceno, come una sensazione strana e particolare, dovuta da una specie di
appetito ed inquietudine, misto a fascino.
Niente, in nessun altro romanzo d'amore,
è come questa continua sequela di esperienze di vita, che segnarono la vita di
una giovane e ambiziosa donna, in cui il sesso è indissolubile dal sentimento,
dall'amore per l'uomo come essere totale. Abitudinario, usuale, talvolta monotono,
estremamente liscio e semplice. Naturale, come l'aria che respiriamo.
Tutto ha visto come protagonista una
donna dal temperamento dolce, indiretto, delicatamente insinuante, creativa,
tenera e femminile. Giunta, inaspettatamente, da strade, vialetti, emersa da
gruppi di persone cupe e senza volto. Una folla immaginaria si apre al suo
cospetto. Risplendente, incredibile, venuta apposta per me. Dentro di me come
una persona da proteggere e amare. Coinvolta in atti osceni e passionali,
tragedie o debolezze. Completamente immersa nei sogni, con azioni vissute solo
a metà. Bruciante d'intensità di vita. Sperimentatrice di molte vite, incluse
quelle condivise: vite ricche e piene dalla nascita alla morte.
Da questa storia, da questo racconto
autobiografico sono tornata a casa, da un amore dolce e passionale,
completamente avvolta da coperte di parole. Ho visto questa donna compiere uno
sforzo sovraumano per risorgere, continuare a sguazzare in uno stato di
bruciore e sofferenza. La scrittura è da sempre stata un mezzo per dialogare
con me stessa. Da quando l'ho conosciuta è stata costantemente interrotta dalla
sua voce, dalle sue inesplicabili voglie.
Quando guardo la tua faccia, voglio
lasciarmi andare e condividere la tua follia, che porto dentro di me come un
segreto che non può più essere nascosto. Sono calma di una gioia acuta, che fa
quasi paura. E' la gioia che si prova quando si sono accettate morte e
disintegrazione, una gioia più terribile e profonda della gioia di vivere o di
creare.
Il mio treno era diretto verso una terra
sconosciuta e, quando scendevo in questo splendido harem segreto, avevo
l'impressione di vedere tutto nitidamente, mentre due amanti curiosi e voraci
esploravano l'uno il corpo dell'altro. Chi incontrai fu invece del tutto
inaspettato, come il potere di scoprire una voce. Una voce assopita da tempo,
ma adesso forte e chiara che mi è scivolata addosso come le note di un
pianoforte, percuotendo tutto il mio corpo. E bastava pronunciare semplicemente
il suo nome, leggere questo diario - storie di vita che entrarono nel giardino
segreto dell'autrice, ronzandole in testa, ossessionandola - che mi diedero la
possibilità di entrarvi, risuonando come una carezza. Una voce profonda e allo
stesso tempo schietta, vivace che risuonava nelle stanze buie del mio animo.
Muovendosi agile come un cavallo da corsa, offuscando tutto il resto: la
frenesia del giorno, la monotonia di una vita sempre uguale a se stessa. Ed io
l'ascoltavo ipnotizzata, incantata. Ogni volta che leggevo una sua storia mi
sembrava di cadere in una spirale vertiginosa, catturata dagli ingranaggi di
una voce bellissima.
Per la Nin, l'uomo ha un innato bisogno
di fare sesso. Il sesso come qualcosa che non prospera nella monotonia, senza
sentimento, invenzione o stati d'animo. Piuttosto innaffiato di lacrime,
risate, parole, promesse, scenate, gelosia, di tutte le esperienze terrene che
gli facciano pensare che da qualche parte, in un piccolo spazio di mondo, ci
sia un paradiso in cui gli essere umani amandosi sono in pace con se stessi e
dunque, non più sottoposti alle leggi della società, liberi da tutto. Magari
anche dalla morte. La Nin, una scrittrice turbata dal continuo lavoro di
scrittura delle avventure degli altri, si dice, fu protagonista di storie che
toccano l'apice dell'eccitazione. Immagini violente, con figure che rotolano
sui prati in fiore, mani e carezze che passano in un lampo davanti agli occhi.
Lì si trovava il piacere trascendentale e travolgente che fa contrarre l'ondeggiare
nel suo sinuoso andamento, che scorre sulla pelle come acqua; lì è la Valle
dell'Estasi, dove chi ci arriva rinuncia a tutto ciò che possiede impedendo di
rinunciarci ed aspirare ad altro. Lì, fra sue pagine carnali, tutto era
estremamente magico, movimentato e nessuno riusciva a sottrarsi al suo fascino.
Neppure l'uomo più bigotto e religioso che esiste nell'intera faccia
dell'universo.
Henry
e June
è un altro pezzo di puzzle che compone il ciclo di romanzi che s'intrecciano
nel mondo della Nin. Personaggi dalla vita avventurosa, che tuttavia non hanno
mai trovato una sicurezza totale. Una delicata sicurezza che è stata lentamente
nutrita, ai mali che sono stati loro inflitti, cercando di perfezionare e
sanare il corso di uno strano destino.
Sono stata catapultata in una vecchia
stanza d'ufficio, dinanzi a una vecchia macchina da scrivere, col sottofondo i
tasti sporchi e logori. Offrendo come spettacolo qualcosa di malinconico, che
resta ai bordi, a cui fanno da cornice personaggi che entrano nella lotteria
della vita, e che cadono in questa torbida malinconia come gelatina.
Inconsapevoli del loro vagabondare e le cui uniche avventure si svolgono fra
bianche e candide lenzuola.
Straordinario e stupefacente quadro di
una delle più amati poetesse degli ultimi tempi, Henry e June è un autobiografia - forse - della stessa Nin, ricco
di immagini che non lasciano spazio a dubbi o perplessità, lunghe e intense
impennate amorose, confessioni sussurrate nel cuore della notte a un vecchio e
opaco specchio che, dopotutto, riflettono l'anima di ognuno.
Ti
porti via un mio riflesso, una parte di me. Ti ho sognato, ho desiderato che tu
esistessi. Tu farai sempre parte della mia vita. Se io ti amo dev'essere perché
a un certo punto abbiamo condiviso le stesse fantasie, la stessa follia, lo
stesso palcoscenico.
Valutazione
d'inchiostro: 4 +
Che meraviglia! Adoro Anais Nin :)
RispondiEliminaAnch'io! Me ne sono innamorata con Il delta di Venere, ma anche questo romanzo è stata davvero una bellissima esperienza 😊
EliminaChe bella recensione Gresi, mi fai scoprire sempre titoli nuovi
RispondiEliminaGrazie, Susy!!
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