Ogni romanzo ha il
suo tempo, e come ogni cosa della vita c’è un momento per abbracciare certi
autori o rifuggire dal loro abbraccio; il momento di abbracciare, anzi
riabbracciare Wulf Dorn avvenne adesso. Sul finire dell’anno, con sentimenti
misti a vergogna e timidezza che hanno confermato la mia stoltezza, la mia
inettitudine ad averne procrastinato la lettura.
Fu così che Incubo,
con la sua bellissima copertina che dice tutto o niente, si accostò a me, si
abbandonò al mio occhio clinico e si fece leggere. Questa volta, scuotendomi
forsennatamente, repentinamente, come tanti anni fa successe con La psichiatra, tornando per l’ennesima volta ad avere il cuore palpitante che
sembrava scuotesse tutta la mia persona.
Questa storia,
quantunque sia stata la sua modalità di lettura, fu il modo migliore per
sancire e sigillare lo stretto legame che si era instaurato fra me e l’autore,
prosperoso come le innumerevoli parole che danzarono sulla carta, le sensazioni
o emozioni che attanagliarono il mio cuore in una stretta ferrea, groviglio di
sangue e nervi.
Col
carico di creature dall’anima inquieta, Incubo mi ha lasciata davvero senza parole.
E da sopra il pallido riflesso di una matassa di eventi che scorrono come il flusso
normale e inesorabile del tempo, mi sono sentita eccitata, unanime a condividere
ciò che visse disgraziatamente il piccolo Simon, che avevo snobbato per tutto questo
tempo.
Titolo: Incubo
Autore: Wulf Dorn
Casa editrice: Tea
Prezzo: 5 €
N° di pagine: 361
Trama: Simon è un ragazzo
difficile, rinchiuso da sempre nel suo mondo. La sua vita precipita in un incubo
dopo la morte dei genitori in un terribile incidente d’auto, dal quale Simon esce
miracolosamente illeso ma, da allora, soffre di fobie, allucinazioni, sogni che
lo tormentano ogni notte. Costretto a trasferirsi dalla zia Tilla dopo un periodo
di riabilitazione in ospedale, passa le sue giornate esplorando la campagna sulla
bicicletta del fratello Michael. Nella zona sembra aggirarsi un mostro: una ragazza
è scomparsa, e una notte si perdono le tracce anche di Melina, la fidanzata di Michael,
il quale diventa l’indiziato principale. Insieme a Caro, una ragazza solitaria
che ha conosciuto nella sua nuova scuola, Simon affronta le proprie paure più nascoste
e va a caccia del lupo che miete le sue vittime nel bosco di Fahlenberg. Ma niente
è come sembra.
La
recensione:
Naturalmente sarei stata contenta
nell’apprendere che Incubo discendeva
dalla stirpe nel quale sono state concepite gli altri suoi fratelli di carta e
da schiere sofferenti, limbi lunghi e tormentati, muti e dimenticati da
chiunque, e non da un misero cerchio di persone, resi potenti, inviolabili a
spese altrui. Per l’affetto che provo per questo autore non ho tuttavia tenuto
fede a questo sentimento procrastinando la lettura di Incubo per tutto questo tempo, facendomi sentire davvero stolta.
Riconosco ancora una volta come le vicende,
anche le più banali, sfiorassero appena il temperamento elastico di Wulf Dorn:
l’autore ritrae la vita esattamente per come la vede, in cui l’individuo non ha
alcuna via di scampo se non quella di affrontare o combattere i propri demoni
interiori. Ma tutto sommato non è una brutta filosofia; brusca, fatalista, ma
veritiera, qualunque fossero le ragioni. La psiche umana a questo proposito
sembra l’unico meraviglioso palazzo da esplorare, da tenere in vita mediante la
sopravvivenza individuale; e di lotta per la sopravvivenza ce ne sarebbe stata.
E così ha rafforzato ciò che col tempo sono divenuti ritratti umani
terribilmente profondi e irruenti, che disvelano qualunque sprazzo della vita
umana, donandogli così anche la minima parvenza umana, controllando azioni,
scandagliando la psiche come unica e sola risorsa.
Vi è ben poco da narrare di diverso o
stolto nelle pagine di Incubo. In una
sublime realtà distorta, seppure fedele a quella circostante, sapevo che vi
avrei scorto uno squarcio di crudeltà o minaccia che ha tratteggiato il viso di
ogni figura, le loro mosse, le loro parvenze, dalle intelligenze profonde e
spiccate. La paura, l’orrido, lo spavento si mescolano alla dignità, ai sentimenti,
ai legami famigliari, che in un modo o nell’altro mi fanno sempre battere il
cuore, cogliendo grandi e insondabili aspetti tipiche della letteratura in
genere, quasi contemplassero qualcosa di immortale.
Non si conosce fino in fondo la mente
umana, né quanto l’uomo sia disposto a spingersi nel valicare luoghi o confini
insondabili. Non avevo mai saputo, prima di conoscere Wulf Dorn, quanto fossi
impreparata sull’argomento. Ero ben lontana dal sapere che bisogna avere una
certa conoscenza o preparazione per dare vita o forma a qualcosa di
estremamente veritiero e complesso. Più vicina a ciò che si agitano nel cuore
umano che ai meccanismi intellettuali, complicate emozioni che proteggo
gelosamente come scrigni segreti.
Fragili esperienze così sfortunate mi
abbandonarono ad nutrire una stima profonda per il piccolo Simon. Ad essere
precisa mi attrò in generale questa condizione di distaccamento dalla massa, la
sua condizione di diverso che ai miei occhi l’hanno reso speciale, ripugnante
per molti ma non per me che ho visto e interpretato il tutto come una specie di
spontaneo artificio. Così, durante due pomeriggi di questo mese di dicembre,
vagai fra stanze bianche e luminose, corridoi lunghi e sinistri, che non
condussero mai nell’unico luogo in cui tutto avrebbe avuto una sua dimostrazione.
Così come gli altri, anche Incubo si dimostra bello, memorabile e
attraente. Con tanta tanta tensione, molta ansia, tanti pensieri dalle svariate
tonalità o sfumature che ossessionano il palazzo vasto e oscuro della mente
umana, quando meno ce lo aspettiamo. Formatosi lentamente, ha avuto poi una sua
importanza, e avanzando nella lettura l’ombra della paura, dell’odio, aumentava
sensibilmente mentre il protagonista, divenuto un tutt’uno con il lettore, si
abbandonava ai vaneggiamenti di un povero e triste ragazzo.
Buio, silenzio, attorno a me, orripilanti
omicidi, scomparse, segreti sconcertanti su cui i minori si muovono in
equilibrio precario…. Cosa mi ha attratto maggiormente fra le sue pagine?
Certamente il disegno di un opera scritta minuziosamente, diabolicamente, che è
destinata a progredire. Perché ogni opera scritta si impossessa della coscienza
umana: l’uomo vaga lungo una strada di cui non conosce ne l’inizio ne la fine,
ma solo così imparerà dai suoi errori. E da qui, per l’appunto, deriva il mio
fascino, la mia ammirazione nei suoi riguardi. che mi intrappolarono in una
morsa, in qualcosa che oscilla fra il reale e il possibile che non ci darà un
attimo di scampo.
Valutazione
d’inchiostro: 4+
Autore che devo rileggere.
RispondiEliminaL'ultimo Carrisi, che recensirò domani, me lo ha ricordato.
Ricordo quando ne parlasti, tanto tempo fa.. Presto infatti leggerò Presenza oscura ☺️☺️
EliminaCiao Gresi, non ho mai letto nulla di quest'autore, ma uno dei miei buoni propositi del 2020 sarà quello di leggere almeno un suo romanzo!
RispondiEliminaTe lo consiglio caldamente, Ariel! E di partire da La psichiatra ☺️☺️
EliminaSembra interessante, grazie per la recensione
RispondiEliminaGrazie a te! :)
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