mercoledì, gennaio 29, 2020

Gocce d'inchiostro: Ai sopravvissuti spareremo ancora - Claudio Lagomarsini

Il lato spiacevole della faccenda è che, oltre al poco interesse che avevo nutrito nei riguardi di questa storia, i suoi dogmi letterari furono innegabilmente ritracciarti in quelle esagerate delle figure protagoniste. In ogni modo, non mi rimprovero la scelta di aver ceduto anche io a leggere il romanzo d’esordio di Lagomarsini poiché il polverone che fu sollevato da pochi giorni della sua pubblicazione fu piuttosto irritante, ed io desiderai levarmi questo sassolino dalla scarpa.
In questi ultimi pomeriggi di fine gennaio, che vedo sfumare nella luce brillante di fenditure che man mano svaniscono nell’atmosfera, creando come una macchia, una pennellata su di me, Claudio Lagomarsini entrò nel mio santuario magico e qui ci stette per poco tempo, indolente. Era tale la nostra incompatibilità, o piuttosto quella mia, che ho trovato interessante evidenziare in uno sciame di lettori impazziti che hanno amato e vissuto intensamente queste pagine, non partecipare ad altrettanto entusiasmo a qualcosa che a mio avviso non possiede nulla di speciale.
Ho letto in silenzio, attenta, curiosa, e riflettendo fra me confidavo nel cosiddetto momento di svolta. Che stessi mentalmente stabilendo la giusta costruzione di un evento narrativo che, mi rendo conto, sebbene descritto con una certa serietà e profondità, ha definito il ruolo di questo romanzo sciatto non credo di avere le capacità efficienti per definirlo come tale. Non malvagio, orribile o da stroncare impunemente, ma la cui lettura ha sortito in me poco e niente. Dalla sua lettura ultimata, freddi pomeriggi in compagnia della mia amata Donna Tartt non mutarono il mio giudizio. Isolata dal giudizio di altri miei coetanei, turbata nell’aver abbracciato quasi controvoglia qualcosa che non ha cozzato più di tanto col mio spirito. Non dubitando del fascino che ha provocato la sua lettura, ma sopraffatta dal desiderio di non aver riscontrato ciò che più desideravo e di cui il mio cuore sussulta ancora come un animale ferito. Sebbene gli innumerevoli tentativi, non potendo evitare di mostrarne una certa delusione.


Titolo: Ai sopravvissuti spareremo ancora
Autore: Claudio Lagomarsini
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 420
Trama: Un giovane è così costretto a tornare nel paese d’origine per vendere la casa di famiglia; è un ritorno doloroso così come lo è il ritrovamento di cinque quaderni scritti molti anni prima dal fratello maggiore Marcello. Leggendoli per la prima volta, il ragazzo, ormai uomo, ripensa all’estate del 2002 quando i due fratelli vivevano ancora insieme, con la madre e il compagno della donna, soprannominato Wayne. La loro casa era stretta tra quella della nonna materna e quella di un uomo, soprannominato il Tordo. Nei quaderni, Marcello racconta molte cose di quell’estate: le cene all’aperto, le discussioni furibonde tra il Tordo e Wayne, la relazione amorosa tra la nonna e il Tordo, il rapporto conflittuale tra la madre e la nonna. Fra i vari episodi riportati nel diario, uno in particolare sarà quello che scatenerà la serie di eventi che porteranno all’inaspettato e drammatico epilogo.


La recensione:

Gli incontri e gli accoppiamenti si verificano con la naturalezza di ciò che è ineluttabile. Non c’è forzatura, colpa o peccato.


Il romanzo d’esordio di Lagomarsini era, per quanto mi riguarda, asettico. Ma le innumerevoli recensioni che trascinarono il lettore da un luogo ad un altro, come oggetti materiali che non riescono a trovare una loro collocazione precisa, di tanto si fermavano a riposare dinanzi a me, obbedendo ai riflessi meccanici di una lettrice avida di sapere e conoscenza.
Fu in un pomeriggio estremamente mite e freddo, circa cinque giorni dopo la sua imminente pubblicazione, che il romanzo di Lagomarsini illuminò il mio viso di una luce non accecante o magnetica ma calda: questa barriera su cui sembrava fosse circondato il romanzo continuava ad essermi estranea e questa motivazione mi avrebbe spinta a superare qualunque dubbio o remora per raggiungere quest’Isola che non c’è. La salita era progressiva, stancante, faticosa, da dove la osservai, e la storia e la sua anima molto diversi dalla mia. Persino il carattere e il modo per come è stato raccontato ben presto mi si presentarono con sfumature diverse, malgrado i legami su cui sembrava poggiarsi e che aveva già fatto strage nei cuori di molti… disgraziatamente, non nel mio. La storia racchiusa in queste pagine banchetta con quella di altri pilastri della letteratura italiana, per citarne qualcuno, La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda, e sotto alcuni aspetti si sposa discretamente a certi dettami letterari. Viaggia, esplode alcuni concetti filosofici ed individuali, e dirige la sua attenzione su versanti moderni ma mentalmente opposti.
Lo scenario è molto simile a quello di tanti altri romanzi che vi sono in circolazione, e che in buona parte consegue la mia personalissima valutazione. Ai sopravvissuti spareremo ancora discende furiosamente e con una certa violenza nel cuore di una famiglia comune, e lo fa percorrendo ogni momento o evento come piccole grandi tragedie che sconvolgeranno l’universo personale di chiunque. E, in questa irreprensibile scarpata, abbracciò il punto focale di una matassa, ora conclusasi ma inizialmente irrimediabilmente indistricabile. Sarebbe stata davvero mozzafiato la vista se non ci fosse stato troppo, troppa lentezza, troppi momenti di noia, oppressione, in cui sebbene la scrittura è un surrogato per vivere meglio, quali sono stati gli effetti? Imboccare un’altra strada, senza alcuna certezza, sebbene di elementi positivi ce ne sono stati ben pochi? Purchè un romanzo possa “svelare” ciò, è necessario vivere una sorta di catarsi che ci permetta di osservare e vedere diversamente le cose. In verità, niente di malvagio ma che non si è sposato con i miei personalissimi gusti di lettrice che ama abitare in quei luoghi in cui i personaggi subiscono una certa crescita, se ne stanno lì fermi, sui loro passi, volgendosi a guardare indietro.
Claudio Lagomarsini posa gli occhi a lungo su un frammento di vita e le intermitenze di cui ogni tanto siamo soggetti a subire. Cosa succede quando si vive in un mondo così ingarbugliato, provocatorio, violento e che determina un processo incolmabile, esaminato disordinatamente e senza organizzazione, ma con sensibilità e consapevolezza? Perché l’essere umano è spesso meschino e disonesto, predatore violento, accapparatore di qualunque forma umana, di cui io stessa sto scoprendo pian piano. Avverto quel forte disagio che divarica ciò che è reale e ciò che non lo è, e sebbene ci si aggrappi alle illusioni la vita è ricca di ostacoli a cui si cerca di tenere testa con coraggio e lealtà. La letteratura ci pone dinanzi a una serie di domande, e, una fra tutte, quella che racchiude il fondamento principale dell’intera esistenza umana: perché impossibilitati a non spiccare il volo? Seppure i segreti del cuore sono innumerevoli e talvolta illogici, è necessario affannarsi prima di percorrere un percorso che possa farci rinascere.
L’autore, giovanissimo ma ambizioso, accende meccanimente un lume nel panorama della letteratura italiana, che conserva a singhiozzo e con freddezza argomenti attuali che non cascano sul banale ed esaminano tutto ciò che incontrano nella vita. Tuttavia, dimentica di dargli un anima, una forma, che sin dall’inizio avevo compreso come io e lui stavamo viaggiando su due binari opposti. Eppure, la sua particolarità è racchiusa nel modo per come è stato raccontato. Semplice, ma deciso e tagliente che risponde alle frasi dettate dal cuore fragile ma incompreso di Marcello, dietro al quale si nascondono le vicende di un viaggio che non ha un suo inizio ne una sua fine ma che lascia trasparire lievi emozioni. Certamente aspetti biografici dello stesso autore, che meditò accuratamente e con un certo stile.
Quella di Lagomarsini è la fievole luce di una storia che, man mano mi immergevo nella sua lettura, si è accesa sulle vicende di una famiglia comune ma che, via via, ha perso la sua vitalità. Per nulla accecante, sin dal principio, ma alimentata inizialmente dall’idea che la scrittura potesse essere quel salvagente a cui aggrapparsi dinanzi a un mare in tempesta. Eppure, nonostante ci costringe a rimanerne assorti non riuscirà a parlare per più di venti pagine; il fragore, la violenza di eventi che scuotono gli animi era azzerrato unicamente da sprazzi di vita in cui i ricordi divengono l’unico appiglio a cui aggrapparsi. Il sentiero percorso è stato così scomodo, talvolta insopportabile e oppressivo, che le lodi cui sono state riservate a questo romanzo sono ancora incomprensibili; sotto certi aspetti, l’autore ha propinato quella ventata di aria fresca che ogni tanto io stessa desidero riscontrare nella lettura di certi romanzi.
Le sue intenzioni furono chiare sin dall’inizio, e pur quanto oneste e importanti, ha acquisito una forma che non si è sposata con i miei gusti. Eppure, tutto sommato, non sono preoccupata né addolorata. Certi bei visi, lievamente vigorosi dall’esperienza, diventano più scuri o più belli a seconda di come li si vede; quello di Lagomarsini possiede poca esperienza, ma smarrisce chi legge in una sorta di zona morta che tuttavia acquisterà un certo vigore. Una certa forza che è la chiave di ciò che alla fine ha consentito di tenerne salde le fondamenta.
Valutazione d’inchiostro: 3

6 commenti:

  1. Mi spiace che non ti abbia preso, ma so anche che questo romanzo non é decisamente tra le mie corde. Grazie per la recensione

    RispondiElimina
  2. anche io non amo leggere i libri che destano tanto scalpore, anche se poi magari ne sono attratta come te

    RispondiElimina

You can replace this text by going to "Layout" and then "Page Elements" section. Edit " About "
 

Sogni d'inchiostro Template by Ipietoon Cute Blog Design and Bukit Gambang