La mia nuova avventura prevedeva di visitare il mondo, non nel
senso stretto, ma letterale del termine, poiché il romanzo che sonnecchiava
beato fra gli scaffali della mia libreria frantumò quelle stupide paure che
dalla sua lettura non avrei ricavato assolutamente nulla, e che l’unico aspetto
positivo sarebbe stato quello di aver conferito al mio bagaglio culturale una
goccia di conoscenza in più.
Adesso che del romanzo di Verne ho valicato confini, viaggiato su
navi con sgorbutici e puzzolenti marinai, respirato la magia e il sentore di
profumi orientali, antichi e perduti, l’avvilente situazione che mi costrinse a
rimandarne la sua lettura a data da destinarsi fu quasi ridicolizzata. Mi persi
fra le sue pagine ritrovando una parte di me, scovando un aspetto che non
credevo possibile le sue pagine potessero conferirmi, e nell’immediato quel
sentimento di cameratismo che si fu instaurato col vecchio proposito di colmare
qualunque lacuna divenne un po’ rindondante.
Con Julius Verne mi presi cura di me stessa, ebbi una certa
attenzione a qualunque oggetto, cosa o persona avrebbe intaccato la mia anima,
quella che sino ad oggi mi aveva indotto a procrastinare, e vedendo come ciò
sfumò alla luce luminosa di un mattino di metà aprile acquistò concretezza nel
momento in cui partì all’arrembaggio con il signor Fogg e il suo devoto
domestico Passeparteout perché, sebbene il ricordo della sua trasposizione
cinematografica è ancora vivo in me non riscossi alcun effetto negativo all’indomani
dello spericolato viaggio in mongolfiera in soli 80 giorni.
Titolo: Il giro del mondo in 80 giorni
Autore: Julius Verne
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9€
N° di pagine: 300
Trama: “Il giro del mondo in ottanta giorni” è forse il più noto
tra i romanzi di Julius Verne, fonte di numerosi adattamenti televisivi e
cinematografici. Il protagonista è un inglese vittoriano di nome Phileas Fogg
che, per scommessa con i soci del suo club londinese, si imbarca nell’avventura
di fare il giro del mondo in non più di ottanta giorni. Alla base della sua
certezza vi è la convinzione tipica dell’Europa del suo tempo di aver domato il
mondo, tanto da poter programmare ogni tappa solo sulla base degli orari
ferroviari di navigazione ufficiali. Fogg non è un normale turista, non è
interessato alle bellezze dei luoghi che attraversa, ma a raggiungere in modo
efficiente il suo obiettivo. Ad affiancarlo nell’impresa il domestico Jean,
detto Passepartout, che lo aiuterà a risolvere gli imprevisti che incontrerà
nel suo tour. In una ridda di imprese, a volte tragiche a volte comiche, Fogg
alla fine riuscirà a vincere la scommessa, nonostante gli ostacoli che gli
verranno opposti di continuo da un pertinace poliziotto inglese che lo insegue
per tutto il mondo, convinto che sia l’autore di un grosso furto in banca.
La recensione:
Mi fu assegnato un posto da assemblamento, fra le pagine di questo
spericolato e folle viaggio, che una volta a bordo mi indusse a perdere il
senso del tempo. Un uomo perbene e di poche parole, un servitore fedele e dal
nome curioso, presero di petto il proposito di valicare i confini del mondo in
soli 80 giorni, percorrendo qualunque sentiero, qualunque impervio luogo che
costeggiava l’America, l’India, il Giappone, non fermandosi nemmeno per un
istante se non per decretare la loro presenza. Julius Verne scrisse Il giro del mondo in 80 giorni quando il
suo paese fu assediato dal battagliano francese, e quelle contenute fra le sue
pagine sono infatti esperienze con le quali l’individuo aspira ad un certo tipo
di ambizione o progetto, tranquillità di spirito attribuiti al tempo e alla sua
concezione.
In meno di trecento pagine, iniziai questo spericolato viaggio e
incontrai i due protagonisti in una stanza luminosa e colma di libri, patria nonché
nicchia di Mr Fogg che aveva fama di essere così buono ma freddo e distaccato
che nemmeno quei ricconi dei sindacati avrebbero potuto comprare con svariate
proposte. Fogg fu la stessa persona che assunse Passepartout, servo e poi amico
fedele, che dopo aver riflettuto sui fatti strani e ingarbugliati per come si
muove il mondo, possiede una parte oscura e quasi incomprensibile nel quale la
magia, la speranza sono mere illusioni, mi attirò a se chiedendomi che effetto
avrebbe avuto visitare il mondo, finalmente in loro compagnia. Un usanza
inusuale, secondo me, che non amo questo genere di follie, che doveva essere
abolita da anni, un ritorno alle umilianti iniziazioni della vita di un
domestico, devoto a servire sino alla morte un certo percorso. Con innumerevoli
esperienze alle spalle, fin quando si trovò impelagato in delle vicende in cui
è stato talvolta difficile orientarsi.
Spiritoso, frenetico, ma anche romantico e avvincente, è un
romanzo che cattura piccoli frammenti di fatti inoppugnabili. Verne, fra mille
diversità, popoli, culture, sapori, profumi, tradizioni, suoni, parole
conferisce un caleidoscopio di vicende che evidenziano come il nostro pianeta
sia costituito da tanti piccoli specchi nel quale l’individuo può riflettersi,
mosso da sentimenti di pura e franca speranza, dal desiderio di contrastare il
Male mediante il Bene. Sebbene si rischia di essere soggiogati da innumerevoli
desideri, sebbene forti ambiziosi progetti ci impedisce di sfuggire da un mondo
sempre uguale a se stesso.
Viaggio entusiasmante, sebbene a tratti ripetitivo, ma repentino e
frettoloso verso i meandri più reconditi della nostra mente, Il giro del mondo in 80 giorni è quel
trogolo luminoso, sgargiante, che come una discesa frenetica e strabiliante è
un mosaico di situazioni, vicende o avvenimenti che mi permisero di starci
comodamente. Si afferra la vira nel suo significato più profondo, in quello
trasmesso dall’autore, il suo sentirsi imperfetto che, vivendo in un contesto
diverso, spicca la sua storia come se desideroso di scovare una via di fuga. Godendo
di una piacevole dose di umorismo, avventura che diventano quasi necessità,
sopravvivenza pur di vivere in una parte di cosmo che non riserva nient’altro
che ristrettezze e drammi.
Ho sentito lo scricchiolio dell’anima di ogni figura ritratta. L’uomo
dovrebbe uscire dalla cerchia di accontentarsi, aspirando invece a qualcosa di
più grande, vasto che lo possano arricchire moralmente. Un mondo che
francamente è davvero impossibile non farsi contagiare dalle continue
tribolazioni, che anziché avvicinarci ci inducno ad allontanarci sempre di più.
Disamina acuta e semplice sulla società e sugli anni che
intercorrono fra XVIII e XIX secolo, Il
giro del mondo in 80 giorni è il ritratto descrittivo in veste eroica di
non aver paura di apparire indigesto o irriverente, con la sua esilarante e
simbolica storia di voler evadere continuamente da qualunque parte del cosmo. L’atto
di desiderare di poterlo fare suscita uno strano senso di sconforto, di
sconfitta nel quale l’individuo vaga nelle tenebre senza una via d’uscita, in
frammenti di storie che in una dolce confusione dei sensi, mi ha trascinato in
attimi di vita comuni.
Valutazione d’inchiostro: 3 e
mezzo
Come 3 e mezzo?? É stato veramente un fiasco?? Grazie comunque della recensione
RispondiEliminaMolto carino, ma non indimenticabile ☺️☺️
EliminaCiao Gresi, ho letto questo romanzo un po' di tempo fa, dopo che da anni stazionava nella mia libreria, e devo dire che è stata una piacevole sorpresa :-)
RispondiEliminaAnche per me ☺️
EliminaVery interesting post < 3
RispondiEliminahttps://milentry-blog.blogspot.com
Thank you! ☺️☺️
EliminaGrazie cara par la tua recensione
RispondiEliminaGrazie a te ☺️☺️
EliminaL'ho letto da bambino. Mi era piaciuto parecchio, ma ricordo poco poco. :)
RispondiEliminaIo invece non l'avevo ancora letto ☺️☺️
Eliminaè stata una bellissima recensione😊
RispondiEliminaSaluti dalla Turchia😊
Grazie ☺️ ricambio ❤️
EliminaLa tua espressione "scricchiolio dell’anima" è bellissima... e adatta all'uso che ne fai: magari dovremmo accontentarci un po' meno, o meglio non adagiarci sulla quotidianità, e fare esperienze. Anche se certamente, visto il momento, dovremmo aspettare!
RispondiEliminaGrazie, Francy! Sono d'accordo con te :) <3
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