giovedì, ottobre 03, 2024

Gocce d'inchiostro: La contessa nera - Rebecca Johns

Se la mia vita finisse in questo istante non penso potrei essere più soddisfatta di così! Questo per dire che la mia vita, nei primi giorni di settembre è rimasta saldamente legata a quella di una giovane donna che nella fine del Seicento si muoverà fra schiere di uomini egoisti e crudeli, creature inviolate persino da Dio e, soprattutto, imprigionata in una gigantesca torre. Quella di oggi è la mia opinione riguardo una lettura di cui non sono più avvezza ma che, un po ' tediosa al principio, seducente e ammaliatrice subito dopo, mi ha guardata come se volesse dirmi qualcosa … E alla fine qualcosa mi ha detto, ed io non ho potuto non essere più incuriosita. Non scrivo << entusiasta>> in quanto l’esordio della Johns rivela non poche pecche. Eppure il fragore confuso dei miei pensieri, di idee che cozzano l'uno contro l'altra, in progressivo allontanamento dalla realtà circostante, dimostrarono come di questa donna e della sua “fama “ conoscevo ben poco e che una manciata di giorni in sua compagnia ha infuso in me un certo rispetto, una certa devozione nel percorrere un cammino a ritroso, sino alla fine.

Titolo: La contessa nera
Autore: Rebecca Johns

Casa editrice: Garzanti

Prezzo: 18, 60€

N° di pagine: 360
Trama: Ungheria, 1611. L'alba illumina l'imponente castello di Csejthe. Nella torre più alta, una donna completamente vestita di nero è sveglia da ore. Murata viva in una stanza fino alla morte: così ha decretato il conte palatino. Ma la contessa Erzsébet Bàthory non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il destino che le viene imposto. Non l'ha mai fatto nella sua vita. Ha solo sei anni quando, nella sua dimora tra i freddi monti della Transilvania, assiste ad atti di violenza indicibili. Neanche quando, appena adolescente, è costretta a sposare l'algido e violento Ferenc Nàdasdy. Un uomo sempre lontano, più interessato alla guerra e alle scorribande che a lei. Erzsébet è sola, la responsabilità dei figli e dell'ordine nel castello di Sàrvàr è tutta sulle sue spalle. Spetta a lei gestire alleanze politiche e lotte di potere. Lotte sanguinose, piene di sotterfugi e tranelli, che fanno emergere la parte più oscura della contessa, un'anima nera. Strane voci iniziano a spargersi sul suo conto. Sparizioni di serve torturate e uccise, nobildonne svanite nel nulla. Chi è davvero la donna imprigionata tra le gelide pietre di Csejthe? È solo vittima di una cospirazione per toglierle il potere? O il male è l'unico modo per Erzsébet di sopravvivere in un mondo dominato dagli uomini? La contessa nera si ispira alla figura della prima serial killer della storia, Erzsébet Bàthory, la contessa sanguinaria. Padrona spietata, torturatrice di centinaia di giovani donne, assassina crudele.

La recensione:

Una coltre di diffidenza era andata a calare su di me che intanto non smettevo di avanzare in questo oscuro e misterioso dedalo, procedendo di consueto in un tunnel in cui non ho ancora scorto la luce. Una linea di sangue avrebbe reciso il mondo di qua con quello di là, insieme all'uso di paletti o riti che infestarono le nottate miti della contessa Erzsébet Bàthory. Nelle prime battitture, nei primi capitoli, adolescente che dovette crescere più in fretta dei suoi coetanei, promessa sposa ad un uomo che non amava e di cui si è innamorata solo dopo, stilando una scaletta su ciò che è buono e ciò che è cattivo, trasmise un’immagine inquieta, triste che sebbene sia molto simile a quella di tante altre eroine in circolazione non sbiadisce per fantasia, piuttosto alimenta il piacere egocentrico di muoversi all'unisono ed in equilibrio, senza tenere conto delle conseguenze. Mi ero trasformata in una lettrice impavida, coraggiosa, e anche un po' stupida che si era imbarcata in questa storia consapevole del poco tempo a disposizione, gettando frustate di giubilo in ogni gesto o frase, prima di indirizzarmi verso altro.

Il prezzo di queste spericolate letture è da sempre racchiuso nell'attimo in cui si torna alla realtà, il ricongiungersi con il presente che dopo letture di questo genere appare persino più triste. L'atto del leggere diviene così un sogno a occhi aperti, un istante ricco di dettagli plausibili, in cui lo stesso lettore diviene una sciocchezza effimera al cospetto della solida massa della fantasia. Per me è quasi sempre difficile tornare indietro. Non voglio tornare indietro, mi dico sempre pur di svegliarmi da fantastici sogni. I libri sono quella materia perduta della creazione, in cui l'atto del ritorno è qualcosa di inimmaginabile e parte del fascino di questa fantasticheria risiede nell'illusione di essere disarmati di fronte all'assenza di logica: costretta ad abbandonarsi alle mani di un abile lettore di anime, o di uno spietato artista in cui si toccano massimi livelli di immaginazione o semplice svago. Ed ovviamente il romanzo di Rebecca Johns rientra in questa categoria, e adesso che sono seduta dinanzi al pc, tornare alla realtà circostante, in un mondo che in un certo senso mi ha resa quella che sono oggi, mi ha fatto sentire piccola sotto il gran cielo dorato di questa nuova epopea storica. Tutto qui, la scelta che mi stava offrendo la Johns era parecchio allettante, e cosa fare se non lasciarsi andare al flusso languido dei suoi pensieri? Impossibile è stato dover andare altrove. Davanti a me, la contessa Erzsébet Bàthoryera era illuminata dalla luce acquosa della luna, si muoveva con un paletto di legno stretto al petto, come se fosse in agguato di qualcosa o qualcuno, rinchiusa in una solida cella, in una prigione, da cui non ne uscirà più: una misteriosa legione di uomini ricchi che, per qualche assurdo motivo, vogliono esattamente ciò per cui lei si affanna a trovare da secoli e secoli, nello spirito di una ragazza ribelle che combatte sino alla fine. Ecco cosa mi aveva riservato questo romanzo d’esordio nonostante all’inizio quella nuvoletta di perplessità e dubbi campeggiava sulla mia testa come un aureola dorata, ma da cui non avrei volto le spalle alla sua protagonista, nemmeno se fosse giunta l'immediata pubblicazione di qualcosa che attendo da tempo. Avrei semplicemente completato il mio percorso,  con ostinata pazienza, fino a quando gli eventi, non più le fantasie, avessero accolto le mie richieste dissipando qualunque cortina di dubbi o perplessità.

La mia anima semplice e romantica ama questo genere di letture, anche se adesso non ne legge più con la stessa frequenza, litiga con la mia coscienza perché una ragazza come me non ama rompere la monotonia. Eppure intrufolarsi in una torre e trovarsi in balia di una dama del seicento camuffata in un mostro, una sanguinaria, con un paletto quasi sempre appresso, è una figura che non può non trasmettere un certo fascino o trascinarti via dalla tua inutile vita, quasi come un moto forte e involontario. Non esagero dunque nello scrivere che, durante la lettura de La contessa nera, ho avuto come l'impressione di aver consegnato ogni rimasuglio della mia vita, della mia identità a questa giovane donna. Come? Dissolvendosi nell'atmosfera, nel meraviglioso paesaggio cupo e boccheggiante di una Ungheria di fine seicento, nel ghiaccio, nel freddo, nella notte, nel pianto inudibile tanto caro quanto straziante di povere e sfortunate vittime, nelle carezze degli occhi dell'autrice.

Ho creduto e vissuto intensamente il mondo ritratto da Rebecca Johns, questo suo nuovo modo di leggere la storia e anche molto altro, scorgendo la faccia, la sua figura invisibile, carpito segreti di un mondo che ha vasti richiami a quello ritratto nei romanzi di letteratura gotica vittoriana. Avventura che è divenuta straordinaria e ammaliante solo quasi dopo la metà e che, seppur non propriamente perfetta né originale, è stata un'esperienza molto bella che l'autrice in qualche modo mi ha invitato a intraprendere. Un disegno misterioso, ammaliante e seducente, ricco di passionalità e sensualità, accostato al fuoco della narrativa contemporanea, della scrittura in tutta la sua interezza. Una lettura di cui non si può  fare a meno di provare un certo fervore, una certa curiosità, avvertendo persino ogni minimo contatto e di cui io ho avvertito così bene.

Valutazione d'inchiostro: 4+

6 commenti:

  1. Ciao Gresi, ho letto questo romanzo. Ho trovato la protagonista magnifica, la contessa nera si ispira alla figura della prima serial killer della storia. Una figura crudele e spietata. Bella la cover che trasmette mistero e inquietudine. Un caro saluto :)

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    1. Ciao! Concordo con te.. Una lettura davvero molto bella e adatta al periodo dello spooky :P

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  2. Voglio leggerlo da sempre, sai? Mi hai ricordato il perché.

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