venerdì, ottobre 11, 2024

Gocce d'inchiostro: Ragazza donna altro - Bernardine Evaristo

In atti sovversivi che non tralasciano alcun dubbio su ciò che succede continuamente nel mondo questo romanzo è un romanzo di rivolta, una perpetua conquista alla fuga o alla libertà che credo bisognerebbe leggere, almeno una volta nella vita, non tanto per l’importanza del tema trattato quanto per l’anima che vi è racchiusa in questa storia. Un anima semplice, devastata, svezzata che rifacendosi al passato si proietta in avanti. E giunge alla fine solo dopo aver intuito il principio.

La cosa più logica, naturalmente, è stata quella di perseguire una strada, percorre un sentiero che inconsapevolmente avevo imboccato. Il rischio era alto, ma dedicare del tempo prezioso a Bernardine Evaristo ha alimentato una scintilla che inizialmente credevo si affievolisse. Ultimo bacio di un condannato, il commiato a una via di redenzione o libertà, che mi ha resa un piccolo involucro trasparente senza peso, senza anima, soffiata come una cannula dal primo vento, da certi tipi di letture si imparano inevitabilmente tante cose. E, uno fra tutti, quanto i gesti impuri sono talvolta atti di oscenità.


Titolo: Ragazza donna altro

Autore: Bernardine Evaristo

Casa editrice: Sur

Prezzo: 19€

N° di pagine: 520
Trama: È una grande serata per Amma: un suo spettacolo va in scena per la prima volta al National Theatre di Londra, luogo prestigioso da cui una regista nera e militante come lei è sempre stata esclusa. Nel pubblico ci sono la figlia Yazz, studentessa universitaria armata di un’orgogliosa chioma afro e di una potente ambizione, e la vecchia amica Shirley, il cui noioso bon ton non basta a scalfire l’affetto che le lega da decenni; manca Dominique, con cui Amma ha condi­vi­so l’epoca della gavetta nei circuiti alternativi e che un amore cieco ha trascinato oltre­oceano… Dalle storie (sentimentali, sessuali, familiari, professionali) di queste donne nasce un romanzo corale con dodici protagoniste: etero e gay, nere e di sangue misto, giovani e anziane; impiegate nella finanza o in un’impresa di pulizie, artiste o insegnanti, matriarche di campagna o attiviste transgender. Cucite insieme come in un arazzo, le loro vite (e quelle degli uomini che le attraversano) formano un romanzo anticonvenzionale e appassionante che rilegge un secolo di storia inglese da una prospettiva inedita e necessaria.

La recensione:

Non leggo perché seguo qualche moda particolare. Non leggo perché non ho niente da fare e, leggere, aiuta a colmare infinitesimali minuti di tedio o banalità più assoluta. Leggo perché mi piace acculturarmi, interagire con persone che esistono solo nella mia testa, ma hanno un battito e un respiro, e donano un'infinità di sensazioni particolari. Nell’insieme donano un senso alla mia intera esistenza. A dire la verità, stanno già facendo effetto. In tanti anni di letture di svariato tipo, hanno trasmesso un’infinità di sensazioni: dal più bello al più brutto, certe letture fanno un gran baccano. Ed è questo, un baccano bellissimo! Dopo che ci si fionda tra le pagine di un romanzo non so mai cosa aspettarmi, e qualunque cosa si tratti, ecco che poi come una marionetta priva di vita mi avvio lungo una strada da cui non ne scorgo facilmente l’uscita. Una specie di trance, se così si può definire, quel magico momento in cui apro un libro e mi immergo al suo << interno >>.

Naturalmente ci sono state letture, romanzi che, nel corso del tempo, non mi hanno fagocitata come desideravo, ma, nell’insieme, tracciato una bellissima linea di confine che ci avvicina sempre più. Il trampolino di lancio è la scrittura, lo stile attraverso cui sono riportate o rappresentate le cose. Situazioni che scaldano l’animo o lo raffreddano. Personaggi che hanno tanto da dire, o smorzano lacrime che rigano ancora il loro volto. Quando si apre un libro accade tutto questo, e molto altro…

Quello che non ero consapevole potesse accadere, nel momento in cui aprì il romanzo della Evaristo, fu che tentammo in tutti i modi - io e la sua autrice - di entrare in sintonia. Le sue origini, la sua storia, era davvero interessante e disdicevole, sotto certi aspetti: se mi ci soffermo, per un istante, la Evaristo fu continuamente soggetta a discriminazioni e gesti vandalici di natura razziale. Ma consapevole che presto o tardi, il nascondersi o mischiarsi nella mischia, come tante altre donne, non avrebbe favorito una regressione morale a certi atti, quanto un incentivo. Nel XXI secolo siamo ancora intrappolati in forme di anarchia silente che serpeggia in diversi popoli ed etnie. Evaristo, quando si trasferì in America con la sua famiglia, era consapevole di tutto questo, di dover abbandonare il paese natio pur di sopravvivere, la cui educazione impartita influenzò alcune sue scelte. Ma era una prospettiva cui non poteva rinunciare e né avrebbe potuto garantire un futuro migliore di questo.

Ragazza donna altro brilla di una scintilla tutta sua in cui la scrittura, lo stile che riportano queste pagine, sulle prime mi ha dato non poco filo da torcere. Milioni di donne, tutte però dalla voce simile, quella cioè della sua autrice, erano pronte a conquistare il mondo, con rabbia, vemenza, avvenenza e una mancata sopportazione nei riguardi del prossimo, di cui questo testo, in chiave romanzata naturalmente, fa continuamente cenno, costruisce quelle solide basi mediante cui l’umanità, la forza, il coraggio che dovrebbero essere insiti in ogni forma o creatura vivente in questa landa desolata, esplicano come tali atti di ribellione possano concretizzarsi mediante la parola scritta o verbale. Piccole istanze messe sul nulla, ai bordi dell’anima di qualcosa che non ha una sua vera e propria origine, proiettate in un sistema che induce a comportarsi, adottare particolari comportamenti. Perchè essere una donna di colore, dalla pelle dal colore diverso dalla mia, da chi può definirsi di cultura non iraniana, riconosce la sua identità sovvertendo qualunque protesta, qualunque tentativo teso a forme di ribellione che potessero frantumare quella patina di certezza dietro cui si credeva di potersi trincerare.

Nel mentre che la Evaristo si faceva strada fra masse impotenti di ombre e oscurità, un pomeriggio di metà agosto mi vide desiderosa di leggere un romanzo che languiva sullo scaffale già da qualche tempo. Altre volte non così esageratamente necessarie mi avrebbero allontanata da questo proposito. Molti altri autori, molte altre storie sarebbero state senza voce, inermi, sullo scaffale della libreria alquanto piena, se non fosse stato per me e la mia insaziabile curiosità. Una strana forma di occorrenza si era abbattuta su di me e sul mio animo. Non ci pensai due volte a cogliere al volo l'occasione. Non ci sarebbe stata altra occasione. Dovevo procedere! Fu così che mi ritrovai a salutare momentaneamente Bernardine e le sue compagne per precipitarmi in una terra che non ha mai destato il mio fascino ma che avrebbe potuto arricchire il mio universo personale.

Un intenso e solitario pomeriggio mi impedì di buttare giù il romanzo se non quando giunsi alla fine. E sebbene a sorpresa, questa recensione odierna è un simbolo di espressione e di esperienza che ha scandito attimi di vita quotidiana, mediante una certa solennità di stile che hanno suscitato qualche effetto collaterale ma che, mi rendo conto, non denigrano la sua importanza nel panorama letterario. 

Le letture tendenzialmente di “razza” che a me piace definire spirituali sono considerate di per sé un assemblamento. Alla maggior parte dei lettori, qualunque sia il suo gusto letterario, è impossibile non poter essere coinvolto fino a percorrere, assieme al suo autore o alla sua autrice, l'impervio cammino a cui spetta al protagonista. Il mio approccio con Bernardine Evaristo perciò cominciò con il suo romanzo più famoso. Ma non fu propriamente apprezzato dalla sottoscritta seppur accolto discretamente. Ragazza donna altro è parecchio didascalico, citato in innumerevoli testi cui fanno continuamente cenno al razzismo, ma la sua celeberrima fama non è celata nell'esperienza che ebbe la sua autrice, ma, a mio avviso, nel messaggio del romanzo in sé. Il suo stare nel mondo. Un mondo macchinoso, artificioso, manovrato da individui che sono i padroni assoluti.

Affinché sia citato, la storia che racchiude il romanzo doveva essere stata portata in 'gloria a Dio' e poi rivista, revisionata, criticata, negata, oppure amata, lodata, ora soggetta a un processo di attenta analisi. Per tutto il romanzo, culture, credenze, realtà sovversive, sacrifici umani. Che non hanno un vero protagonista, piuttosto sono soggetti ad osservazioni attente e precise della stessa autrice che con questa opera si 'lamentava' delle brutte condizioni del suo popolo, il suo continuo bigottismo, il suo essere continuamente discriminati. Un ulteriore oggetto di relativa importanza è inoltre affidato al lettore che non riesce a non essere trascinato dalla catena di certi eventi, né di condividere questo eco continuo al razzismo e alla supremazia individuale. Bisognerebbe piuttosto comprendere se stessi, il nostro stare nel mondo, il suo ruolo all'interno della società.

Non c'è stato alcun stacco di tempo fra l'inizio e la fine di questo romanzo, per passare a comprendere fino in fondo questa storia. La Evaristo non si lascia andare ad inutili piagnistei, ma, considerata ambiziosa, persino un pó intraprendente esplica semplicemente la scissione fra vecchio e nuovo, le costrizioni razziali che intercorrono fra l'uomo e il concetto implicito di Natura. E dichiara inoltre come il suo vero obiettivo fosse quello di cogliere la vera armonia dell'uomo a contatto col prossimo. E l'unica soluzione per farlo è quella di comprendere gli errori commessi in passato.

Per ben tre volte, quest'anno, ho potuto cogliere la natura eterogenea ed implicita di certi romanzi, e in tutti e tre i casi il messaggio che si coglie fra queste pagine è rivolto silenziosamente. Ragazza donna altro non fa eccezioni, e le innumerevoli chiacchiere che avevano sollevato con un gigantesco polverone di domande, critiche e dilatazioni morali avrebbero dovuto trattarsi di inutili ciancichi di una terra promessa. Per quanto mi riguarda, in parte mancata. Il giorno in cui la Evaristo ebbe come una folgorazione, la sua anima si ritrovó sballottata da un posto a un altro. E così come essa, anche il lettore, estraneo alle vere motivazioni che indussero l'autrice ad agire in questo modo, legando al dito la promessa di un riscatto personale.

Non appena l’autrice smise di parlare disgraziatamente per me non sorse alcun tipo di devastazione interiore. Il silenzio continuava a persistere, persino nel momento in cui l'autrice si rivolgeva, ma malgrado il tentativo coraggioso e altruistico il compenso spirituale che vi è celato ci esprime come talvolta la vita sia distruttiva e distruttrice, non ho potuto contemplare la bellezza di un paesaggio in cui si sono alternati pensieri sparsi, nozioni letterari e realistici, piccoli fuochi vacui che non li si ricorda più di tanto sebbene individuano la parte migliore che c'è in noi. Anche se non sempre visibile. 

Eppure, esprime perfettamente il concetto di scovare se stessi trasmettendo un forte senso di coraggio, determinatezza, la Evaristo è un autrice che non pensavo però mi lasciasse qualcosa dentro. Poichè non avrebbe potuto non abdicare a questo incarico senza dover essere condannata a riporre in un diario quelli che non sono altro che le sue piú intime osservazioni, metodo d'interpretazione visiva che ha accettato come se non avesse alternative. Una specie di barriera da cui si è difesa da critiche e delusioni che disgraziatamente ha conosciuto. Ha conservato il cuore in un guazzabuglio di fogli, vergati da una scrittura che è un continuo flusso di coscienza, priva di sintassi, dialoghi, quanto monologo interiore le cui voci convergono dritto dritto lungo una strada: quella dell’autrice. E, a tratti, solenne il cui messaggio non arriva nell’immediato, poichè il mondo diviene una lente d'ingrandimento che si interpreta mediante concetti di diverso genere. Specialmente personali.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo


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