martedì, novembre 12, 2024

Gocce d'inchiostro: La reputazione - Ilaria Gaspari

Un antico proverbio cinese dice che le apparenze hanno sempre il potere di colpire al primo sguardo. Immagini che galleggiano nella piscina della vita, ingannevoli e illusorie; sfondi sul mondo che offrono allo sguardo uno sfavillante spettacolo di colori.

In mezzo a una tempesta che in un momento potrebbe scaldare al sole, in un successivo andare in frantumi contro gli scogli, bruciano l'anima marcendo invisibilmente. Involontari e taciturni, attestati alla sensibilità e alla compassione.

Nella mia carriera di lettrice ho letto tantissimi libri le cui storie, nonostante avessero bisogno di parole che mi si attorcigliarono intorno come la tela di un ragno, impallidirono, si ammalarono e poi morirono alle prime luci dell'alba. E La reputazione rientra nella categoria di quei romanzi che, nonostante operino silenziosamente dentro di te, non possiedono quella particolare magia di quando si è soggiogati al punto di non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione. Immagini sublimi o incrinature che non riescono a descrivere la qualità della storia.

Il profumo inebriante di una storia che può sprigionare solo la parola scritta, rendendoci felici per una manciata di secondi per poi svanire senza pietà e lasciarci tristi, turbati e malinconici, se capaci di trasmetterci quella magica sensazione di perdere completamente la volontà, è una sorpresa serena e rassicurante. Un titolo semplice ma romantico, una copertina bellissima e subliminale, una trama originale e innovativa, talvolta, trasmettono messaggi straordinari capaci di far vibrare il nostro animo. Privi di ambiguità, acquazzoni estivi in uggiose giornate d'inverno. Basta poco per trafiggere la nostra pelle: abbracci d'amore che ancora bruciano di passione; gesti poco eclatanti che producono involontariamente calore.

Eppure esistono romanzi che fanno viva testimonianza della moltitudine di sentimenti contenuti nel cuore umano. E l’approccio con questa giovane autrice italiana, nonostante sia stata distante eoni da mè, è dotato di una sottile vena poetica, è una storia semplice e realistica in cui ho potuto scorgere alcuni aspetti del mio passato, e che nonostante alcuni momenti, è trasceso nella psiche umana.

Titolo: La reputazione

Autore: Ilaria Gaspari

Casa editrice: Guanda

Prezzo: 19

N° di pagine: 304

Trama: Nella Roma degli anni Ottanta, la boutique Joséphine è un angolo di Parigi nel cuore dei Parioli: gli affari vanno a gonfie vele grazie al fiuto della proprietaria, Marie-France, che accoglie le clienti con il suo seducente accento francese. Il suo entusiasmo contagia l'indecifrabile socio Giosuè e le tre ragazze che lavorano per lei, ansiose di conquistarsi libertà e indipendenza. Tra loro Barbara, eterna laureanda in filosofia arrivata in negozio per caso, pronta a lasciare che Marie-France le insegni a vivere. Imparerà da lei che la moda è tutt'altro che una faccenda frivola: è un rito, un gergo, un sogno, un segreto… Per chi come Marie-France ne ha fatto una missione, è un antidoto al dolore, all'angoscia di scomparire, ai cambiamenti che il tempo infligge. Tutto procede per il meglio, finché Marie-France non ha un'idea che si rivelerà catastrofica: aprire una linea per adolescenti. Giorno dopo giorno, la superficie della serenità apparente comincia a incrinarsi. Compaiono strani messaggi in codice, minacce, e intorno alla boutique si diffonde una calunnia infamante che non risparmia nessuno. Le voci serpeggiano e nel quartiere cresce l'ostilità verso Marie-France e i suoi. Una ragazzina scompare: c'è una relazione con quel che si dice in giro? Con una prosa capace al tempo stesso di profondità e leggerezza, Ilaria Gaspari indaga sul rapporto tra apparenza e identità, sul peso della maldicenza e sulla difficile conquista della maturità. Cosa succede quando la diffidenza inquina lo sguardo, quando i confini fra le colpe e i pettegolezzi si fanno labili, quando fidarsi significa rischiare? Barbara non è pronta a scoprirlo, forse non è pronta a diventare adulta, eppure non avrà scelta.

domenica, novembre 10, 2024

Anime alla deriva: romanzi vissuti per caso 1°

Esistono storie, romanzi che, in un primo momento, non avrei concesso nemmeno un attimo della mia attenzione. Romanzi dalla mole interessante, vertiginosa, nascosti in nicchie o santuari magici inesplorabili che, così per caso, giungono quando meno ce lo aspettiamo. Ho letto già un discreto numero di romanzi, durante il mio percorso di lettrice. Romanzi che mi hanno delusa, o conquistata, innervosita o rammaricata. Nell’insieme, allietato il mio spirito. Nell’insieme, testi che ho detestato o amato, lasciato qualcosa. Quest’oggi, suddiviso in tre parti, la prima parte di quei testi che, letti per caso, hanno donato qualcosa. Quel qualcosa che però ha a che fare con quella straordinaria magia che nasce, quando ci si imbatte in un testo sconosciuto. Cosa ne ricavo da tutto questo? Innanzitutto, amplio le mie coscienze.. Poi, la mia vita si colora maggiormente 🙂

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Titolo: Mirador, Irene Nemirovsky, mia madre
Autore: Elisabeth Gille
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 360
Trama: “Mirador” non è una semplice biogradia di Irène Nèmirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Elisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell’infanzia e dell’adolescenza. Poi, dopo l’elisilio seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l’ultimo atto della sua esistenza, che è anche l’ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull’Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo.

venerdì, novembre 08, 2024

Gocce d'inchiostro: Viaggio al termine della notte - Louis Ferdinand Céline

Non fosse stato per il mio amore indissolubile per i classici, quell’insaziabile sete di curiosità che delle volte mi fa pagare il suo caro prezzo, non credo avrei letto e conosciuto una mastodontica opera come questa, nessuna di quelle fatiche ercolani intraprese e che mi vide impelagata per due settimane, sul finire del mese di settembre. Fatiche che, pur quanto abbia tentato di non lasciarmi trasportare dai sentimenti, è stato davvero difficile da comprendere. Non lasciarsi fagocitare dal sapore di una storia che ha tanto di oscuro, amaro, in cui la brutalità di uno scontro bellico esorbitante, come quello della Prima guerra mondiale, si mostrò esattamente per com’è: crudele, sverginata, irrimediabilmente oscena. E chi si approccia, chi decide di imbarcarsi in questa folle avventura, - non mi riferisco solo a chi legge, ma anche a quelle povere vittime che parteciparono in prima persona -, dovette fare poi i conti con ogni cosa. L’egoismo, la crudeltà, la paura, alimentando e dimostrando come innegabilmente si trattava di elementi che poggiano su una struttura ferrea, d’acciaio o di platino, ma abbastanza durevoli, di cui Celine fece testo mediante una riflessione sul senso della vita. Rendendosi conto come, analizzando ogni cosa, sarebbe stato possibile comprendere chi siamo. Nella solitudine del cuore, seppur si tenti di avanzare in luoghi da cui sembra impossibile uscirne, dona un’immagine cruda e vera della realtà. Inoltrandosi e perdendoci in un viaggio che ha a che fare con l’anima, con l’idea che la notte, così bella ed eterna, possa garantire qualcosa che solo la morte potrà conferire.


Titolo: Viaggio al termine della notte

Autore: Louis Ferdinand Céline

Casa editrice: Corbaccio

Prezzo: 20 €

N° di pagine: 564

Trama: A novant'anni dalla sua pubblicazione e a oltre sessanta dalla morte dell'autore, Viaggio al termine della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell'incubo. Oggi il Viaggio, nella traduzione ormai classica di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l'intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.

mercoledì, novembre 06, 2024

Le TBR: richiami dell'anima 43°

 La stagione spooky, o, come dicono in America, la Spooky season è volata e di notte, specialmente, quando le tenebre avvolgono persino le nostre fragili membra, dominano su qualunque scenario: al mattino presto, quando il mondo è ancora immerso nel sonno, a metà pomeriggio, quando il caos regna già sulle strade, e, la sera, prima di andare a dormire. Un viaggiatore che decide di imbarcarsi in una storia il cui dolce sapore potrebbe scontrarsi con quello amarostico della notte, può essere preso dall’euforia generale ed immergersi a tal punto da non saper distinguere la realtà dalla finzione. Magia e sogno, realtà e finzione. Se uno poi decide di leggere testi, come quelli che vi presenterò quest’oggi, alimenta quella scintilla che tanti anni fa era scoccato in lui; pensando di essere caduto nelle braccia di Orfeo, o in una riproduzione onirica molto simile a quella che il mio amato Murakami descrive nei suoi splendidi romanzi.

lunedì, novembre 04, 2024

Gocce d'inchiostro: Jezabel e Il vino della solitudine - Irène Némirovsky

Oramai sono completamente assuefatta dalla prosa incisa, acuta della Nèmirovsky. Leggermente sconcertata dagli orrori che questa dovette affrontare quando era già adolescente, nel tentativo di inquadrare al meglio il grande cammino imboccato da questa grande donna. Le pulsazioni erano piuttosto accelerate, non so spiegare il perché. Avevo forse sentito o avvertito qualcosa?

In un certo senso, fra le pagine di Suite francese avevo avvertito come una scossa percuotermi tutto il corpo. Un repentino salto nel vuoto, e mi ero trovata a camminare su una landa desolata, fredda, sconosciuta che mi ha indotta a portare prudenza, ma anche attenzione riguardo a tutto ciò mi circondava. Non era niente di che … o forse no? Del resto, è da considerare niente un cruente e folle scontro come quello della Seconda guerra mondiale?

Ed ecco infatti che mi sono trovata nuovamente con la Nèmirovsky, questa volta portata dritta dritta verso qualcosa di più stretto e intimo. La vita da giovane della stessa autrice, che in ogni suo romanzo risulta perfetta. Un'armoniosa descrizione di quegli anni in cui si avverte un sentimento forte, indelebile, così aspro e inebriante. Un sentimento da cui, alla fine, ci si potrà liberare e liberarsi per sempre da ogni ostacolo, forza o impedimento, e avviarsi verso una nuova strada.

Titolo: Jezabel

Autore: Irène Nèmirovsky

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 194

Trama: Quando entra nell’aula di tribunale in cui verrà giudicata per l’omicidio del suo giovanissimo amante, Gladys Eysenach viene accolta dai mormorii di un pubblico sovreccitato, impaziente di conoscere ogni sordido dettaglio di quella che promette di essere l’affaire più succultenta di quante il bel mondo parigino abbia visto da anni. Nel suo pallore spettrale, Gladys evoca davvero l’ombra di Jezabel, l’ombra che nell’Athalie di Racine compare in sogno alla figlia. La condanna sarà lieve poiché la difesa invoca il movente passionale. Ma qual è la verità – quella verità che Gladys ha cercato in ogni modo di occultare limitandosi a chiedere ai giudici di infliggerle la pena che merita?

sabato, novembre 02, 2024

Romanzi su misura: Ottobre

Comincio a tirare le somme, come al mio solito, quando un mese sta per concludersi e sta per sopraggiungere un altro. Questa volta, protagonista il decimo mese dell’anno, che, in altri tempi, avrebbe avuto come oggetto di studio i romanzi a tema: orrorifici, spaventosi, pronti a farci trasalire dalla poltrona o dalla sedia. Eppure fra le qualità più belle dell’avvento di un nuovo mese, come del resto ogni cosa, c’è la bellezza di cogliere sorprese, aspetti che ad una prima occhiata non avevamo dato peso, e che poi rivelano sempre qualcosa di noi. In questo caso, romanzi che hanno smaltito la mia tbr, e soprattutto, fatto prendere consapevolezza che al raggiungimento dei miei obiettivi, non ci vorrà poi molto. Perché ogni singolo romanzo letto ha dato e donato qualcosa, ed io è questo ciò cui aspiravo.

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