Non scherzo
quando scrivo, che su questi schermi approdano molti più classici che fantasy o
romanzi di narrativa contemporanea. Sebbene questi tre generi sono la linfa vitale
del mio essere, della mia esistenza, probabilmente è solo un caso che in questo
periodo questo angolo di paradiso mancato ospiti più opere classiche che altro.
Ci saranno appassionati del genere, fra chi mi legge, o semplici curiosi,
candidati così eccellentemente a leggere queste poche righe semplicemente per
saziare la loro sete di conoscenza. Questa recensione non toglie niente ad
altre scritte tempo fa, ad altri romanzi, e il destino aveva serbato per me una
piacevole sorpresa. Quella di fiondarmi fra le pagine di un romanzo che ha la
parvenza bovaryana della produzione flaubertiana, sforzandosi di trascendere a
qualunque forma di orgoglio, ostilità, ritrosia. Dove mi avrebbe portato tutto
ciò? Certamente non dove sono giunta, nel bel mezzo di un caos emotivo e
irrazionale che involontariamente mi coinvolse, mi attirò come un magnete nella
sua orbita, nulla evitando di sognare, immaginare di poter passare i prossimi
giorni in sua compagnia.
Questa è un’opera
che non mi ha conquistata particolarmente ma indotto a godere del tempo trascorso
in sua compagnia, in quanto esplica le condizioni di una giovane nobildonna,
alquanto egoista e viziata, che non alla pari di Emma Bovary, non esce proprio
allo scoperto perché non era talmente sicuro di ciò che l’amore, il cuore le
stava sussurrando, ma ancora diciassettenne, priva di quel coraggio e la
sicurezza che spesso pone irreversibili ultimatum sul proprio futuro.
Titolo: Effi Briest
Autore: Theodore Fontane
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9, 50 €
N° di pagine: 336
Trama: "L'uomo
naturale," spiega Fontane, "vuole vivere, non vuole essere devoto, o
casto, o morale, tutti tratti artificiali il cui valore, poiché manca
l'autenticità e la naturalezza, è sempre dubbio. Tale elemento naturale mi
affascina da molto tempo, è l'unica cosa cui attribuisco importanza, l'unica
che mi attira, ed è forse questo il motivo per cui i miei personaggi femminili
sono tutti un po' disturbati. Proprio per questo mi sono cari; mi innamoro non
delle loro virtù ma della loro umanità, detto altrimenti, delle loro debolezze
e dei loro peccati." Il destino di Effi, la "figlia dell'aria",
che ancora giovanissima viene data in moglie al prefetto von Innstetten, sarà
segnato, infatti, proprio dal conflitto tra i suoi contraddittori impulsi
interiori, la sua aspirazione a una vita di "tenerezza e amore", a un
futuro "bello e poetico", e una realtà che invece impone
all'individuo rigorosi confini. Effi Briest, più ancora di Emma Bovary,
tradisce non per passione, ma per noia, per rompere la monotonia della vita
coniugale. La sua è stata anche ripresa in un bellissimo film del regista
tedesco Fassbinder.