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martedì, aprile 30, 2019

Gocce d'inchiostro: L'enigma Matthew Alcott - Jd Hurt

Nel seguire a occhi chiusi la carriera prolifica di Elena, ho accolto questa sua ennesima opera provando l'illusione di ascoltar parlare il suo cuore recitare un poema romantico, seducente, bellico. L'enigma Matthew Alcott ci ricorda, sin dalla sinossi e dalla prefazione, che è il primo di due volumi apparentemente semplice e appartenente alla tradizione stilistica della Hurt. Il suo modo di parlare, il suo modo di porsi a chiunque, è sempre lo stesso: privo di qualsiasi garbo o faccettazione, ma non appena si comincia a leggere la sua voce acquista di colpo una forza e una ricchezza di sfumature sorprendenti. Questo uno dei tanti motivi per cui amo le sue storie, il suo essere e sentirsi guasta, in un mondo in cui forse non si sente nemmeno a suo agio, e le circostanze delle grandi gesta de L'enigma di Matthew Alcott mi hanno permesso di vivere nuovamente in modo molto vivido quegli innumerevoli pomeriggi, trascorsi a leggere, sulla mia poltrona preferita, storie che sono certa il tempo non scalfirà.
Questo ennesimo romanzo mi ha preso fra le sue braccia con impeto e irruenza, che mi ha piacevolmente sorpreso. Ed io, gettandomi nella mischia, ho incoraggiato quel Fato egoista e crudele a scovare una strada, anche quando non si aveva la certezza di trovarne una. Dubbiosa se restare semplicemente a guardare, che in un attimo ho immagazzinato nella memoria una certa dose d'informazioni visive.

Titolo: L'enigma Matthew Alcott
Autore: Jd Hurt
Casa editrice: Selph pubblishing
Prezzo ebook: 2, 99 €
N° di pagine: 214
Trama: Alle persone piace essere ricordate. E' per questo che si scrive un libro, si dipinge un quadro, si scopre la cura contro il cancro. Anch'io voglio essere ricordato. Nessuno deve dimenticare quello che mi è successo. In un certo senso scriverò il libro della vita, dipingerò il quadro dell'Apocalisse, curerò la malattia peggiore. Me stesso. E lo farò sorseggiando il vino più dolce. La vendetta. Contro chi? Non è importante il fine. Ciò che conta è il mezzo per raggiungere quel dannato fine. Il mio strumento ha un solo nome. Carrie Cockard.
Alle persone piace essere amate. E' per quello che cerchiamo di essere belli, o simpatici; oppure semplicemente mentiamo per sembrare più gradevoli. Abbiamo paura di essere abbandonati. Io sono stata abbandonata e amata in eguale misura. Poi ho perso tutto. Il bambino che, durante l'infanzia, mi ha fatta sentire speciale, è scomparso. E' stato come se mi strappassero il cuore per gettarlo lontano. Ma poi ho capito che si risale la china solo se si tocca il fondo. E la vita dovrà pure essere vissuta attraverso la dura lezione della memoria, ma può essere goduta solo lasciandosi dietro il dolore. Non è importante in quale maniera. Ciò che conta è che ho deciso. Finalmente voglio dimenticare il passato. Quel passato porta un solo nome.

domenica, aprile 28, 2019

Gocce d'inchiostro: La manutenzione dei sensi - Franco Faggiani

Le storie bucoliche, realistiche, intime e profonde eseguono con cura una certa importanza, e non c'è stato caso in cui una storia di questo calibro abbia deluso le mie aspettative, inducendomi ad abbandonare la rotta a metà strada o abbia sciupato un occasione che alla fine non si è rivelata esattamente così. Sono racconti che raggruppano un frammento di anima, svegli, non propriamente allegre, ma che sedimentano nell'animo uno stato di dolce malinconica rassegnazione.
La storia di Faggiani non aveva nessuna soggezione in presenza di lettori di qualunque sesso, razza o età. Io stessa riconosco il suo potere, esercitato su gran parte di individui, e pare che non conosca neanche i concetti di <<superiore >> e <<inferiore>>.
Presso le montagne in cui si snodano le vicende di Leonardo Guerrini tuttavia non si è rispettato quel tipo d'intimità di cui parlavo prima. Non sono un critico letterario, ne una prolifica scrittrice di romanzi bucolici, ma La manutenzione dei sensi non ha rispettato i sensi conformi ai miei gusti letterari. Faggiani scrive che quella narrata è una storia prettamente realistica e scrivere questo romanzo gli dà un certo onore.
La mia anima di lettrice tuttavia è priva di quell'entusiasmo che ha accumunato gran parte dei lettori, non tanto per come è stato scritto il romanzo piuttosto per ciò che la sua lettura esortisce. E, a discapito di un forte senso di empatia, dispiacere, in sostanza ho visto La manutenzione dei sensi come quel suono che arriva a un punto ma non consolida nel senso più intimo e graffiante per la mia anima.

Titolo: La manutenzione dei sensi
Autore: Franco Faggiani
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 250
Trama: A un incrocio tra casualità e destino si incontrano Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, e Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta in solitudine le proprie instabilità. Leonardo e Martino hanno origini ed età diverse, ma lo stesso carattere appartato. Il ragazzo, in affido temporaneo, non chiede, non pretende, non racconta: se ne sta per i fatti suoi e non disturba mai. Alle medie, però, a Martino, ormai adolescente, viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Per allontanarsi dalle sabbie mobili dell'apatia che sta per risucchiare entrambi, Guerrieri decide di lasciare Milano e traslocare in una grande casa, lontana e isolata, in mezzo ai boschi e ai prati d'alta quota, nelle Alpi piemontesi. Sarà proprio nel silenzio della montagna, osservando le nuvole in cielo e portando al pascolo gli animali, che il ragazzo troverà se stesso e il padre una nuova serenità. A contatto con le cose semplici e le persone genuine, anche grazie all'amicizia con il burbero Augusto, un anziano montanaro di antica saggezza, padre e figlio si riscopriranno più vivi, coltivando con la forza le rispettive passioni e inclinazioni.

venerdì, aprile 26, 2019

Gocce d'inchiostro: Miden - Veronica Raimo

Appena Veronica Raimo smise di parlare, dall'altra parte non giunse più alcun suono. Sembrava fossi sprofondata in un altro mondo, in un luogo incredibilmente silenzioso. Si trattava forse dello stupore, dell'ammirazione, che si agitavano ancora in me come un vuoto che assorbiva tutte le emozioni del mio corpo perfettamente insite sin la parte più profonda del mio essere.
Penso che pochi romanzi mi abbiano lasciato senza parole. Non sono il tipo che si lascia impressionare tanto facilmente, né che si lascia abbindolare da qualunque critica o parere entusiastico, specie se il romanzo o la storia in proposito ha origini italiane. Eppure, sebbene abbia usato un simile comportamento persino con Miden, ogni cosa alla fine è finito in quello spazio pieno di suggestioni incomprensibili. Non volevo che la conversazione fra me e la Raimo terminasse. Ma l'autrice è stata così brava a non rivelare niente, a indurre il lettore a non dire niente, leggere in silenzio fin quando non avrebbe avuto risposte alle sue innumerevoli domande, che non udì nient'altro che il battito agitato del mio cuore…. O forse era quello del romanzo?

Perché leggendo Miden si ha come la sensazione di essere diventati ladri spregevoli che, in una sera di fine aprile, si era insinuato in casa altrui. Nascosto nell'ombra, trattenendo il respiro, aspettando che qualunque abitante di questo piccolo paesino si svegliasse. Provando a mettersi nei loro panni. temporeggiando al punto in cui avremmo trovato una soluzione. Quella definitiva.

Titolo: Miden
Autore: Veronica Raimo
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 200
Trama: E' un mattino cristallino come tanti a Miden. Una ragazza bussa alla porta di una coppia con un'accusa di abuso sessuale. L'accusato è il suo ex professore di filosofia. La compagna del professore aspetta un figlio. Sono entrambi approdati a Miden da un paese straniero, sprofondato nel Crollo: una devastante crisi economica. Miden è la società ideale che li ha accolti, un nuovo Eden di eguaglianza e benessere, una piccola comunità laica e razionalista, tanto solidale quanto inflessibile. Il professore e la studentessa hanno avuto una storia in passato. Ma è solo a due anni di distanza che la ragazza si rende conto di aver riportato un trauma da quel rapporto. La denuncia scuote la felice comunità di Miden, dove ogni anomalia che ne alteri il candore viene dibattuta e corretta, ogni trauma riconosciuto e risolto per il bene comune. I tre protagonisti si ritrovano al centro di un'indagine. Amici e colleghi si trasformano in un tribunale che deciderà delle loro vite. E, nell'attesa del verdetto, tutte le certezze della coppia si corrompono, così come il futuro che sognavano per il loro figlio.

martedì, aprile 23, 2019

Gocce d'inchiostro: Il dardo e la rosa - Jacqueline Carey

Dopo aver trascorso due settimane lunghe e intense in compagnia di Phèdre, eccomi qui, seduta alla scrivania, dinanzi al computer, a riporre quelle poche righe che, anche se per poco tempo, mi permetteranno di guardarmi dentro. Scandagliano la mia anima semplice, ma appassionata. E, guardandomi, rafforzano il pensiero che il mio tempo trascorso con i personaggi di Jacqueline Carey non è stato assolutamente inutile, piuttosto effimero ma netto.
Fra le sue pagine non ho potuto decidere niente che non riguardasse le sorti di una giovane e attraente cortigiana, nemmeno la forma di una singola profezia. L'autrice aveva già deciso per lei, ed io ho accolto nel mio grembo questa storia accettandola in tutta la sua meravigliosa essenza. Il mio parere in proposito non poteva non essere ottimo. Ma quale saranno le sorti che decideranno la forma di questo meraviglioso disegno e che mi indurranno a seguire una strada non ancora del tutto spianata?
La storia de Il dardo e la rosa è il primo volume di una saga fantasy che al principio non aveva infervorato il mio animo come confidavo; gli innumerevoli personaggi, la protagonista sbalottolata da una tribù a un'altra, da una famiglia illegittima a un'altra, mi avevano costretta a prendere una sofferta decisione di commiato. Ma adesso?
Che cosa ho fatto? Perché ho atteso così tanto? E il desiderio particolare di proseguire le vicende della coraggiosa Phèdre sono adesso parte di una vita che deve ancora maturare. Un legame appena concepito, e presto confido in netta espansione.

Titolo: Il dardo e la rosa
Autore: Jacqueline Carey
Casa editrice: Tea
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 888
Trama: Terre D'Ange: un regno fondato dagli angeli e popolato da individui in cui la bellezza mirabiile si accompagna a un'incondizionata libertà fisica e mentale. Un unico precetto guida infatti le Tredici Case che lo dominano: Ama a tuo piacimento. Destinata sin dalla tenera età a servire in una delle Case, Phèdre è nata con una piccola macchia scarlatta nell'occhio sinistro. Per molti, un difetto irrimediabile. Per altri, un segno rarissimo e sconvolgente: il Dardo di Kushiel, il marchio che contraddistingue le "anguissette", coloro che possono mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrinzione. Ma quando il nobile Delaunay la riscatta, il futuro di Phèdre si apre verso l'ignoto: non consumerà i suoi giorni come perfetta cortigiana, diventerà una spia. Il regno di Terre d'Ange, infatti, è inquieto e agitato, e Delaunay vuole scoprire chi sta tramando nell'ombra.

sabato, aprile 20, 2019

Gocce d'inchiostro: Accabadora - Michela Murgia

Non dedico grande attenzione ai romanzi antropologi, o, per lo meno, a quel di tipo di letteratura che getta una luce particolare su popoli, culture, razze diverse. Oltre che alle loro modalità di pensiero, tale discorso è soprattutto relativo a constrinzioni o imposizioni. Non proprio elementi di semplice digestione, ma una quantità sufficiente per farmi giudicare positivamente o meno un romanzo.
Il romanzo di Michela Murgia fa parte di quella categoria di romanzi che attendono il momento più adatto per essere letti. Si trattano di letture veloci, rapide, ma intrise di dramma, riti spirituali o bellici che limita l'attenzione più al suo contenuto che alla sua quantità. Accabadora né è uno di questi, e non solo i temi trattati sono piuttosto attuali, ma adesso che ho letto a fondo questa sua opera, combino in questa recensione quegli elementi primordiali che mi portino dritto dritto una certa strada. E la Murgia devo dire ha scritto questo piccolo gioiellino magistralmente, creando dal nulla una storia realistica ma originale, proiettando su carta ogni rimasuglio della sensibilità con cui ha scritto queste pagine di cui le stesse parole vanno oltre i sentimenti. L'emozioni che vi sono nascoste nel più intimo dell'essere.


Titolo: Accabadora
Autore: Michela Murgia
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 166
Trama: Perché Maria sia finita in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un mondo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

giovedì, aprile 18, 2019

Amori di carta: Elena Ferrante

Per diversi mesi non mi sono azzardata a preannunciarmi su quell'autore o quell'autrice che presto o tardi sarebbe stato la protagonista/ il protagonista di un nuovo appuntamento della rubrica Amori di carta. L'ho rinchiusa ermeticamente nei miei pensieri che quasi l'avevo dimenticata. La questione concerne semplicemente che, fra gli scaffali strapieni della mia libreria, non vi è entrato a far parte alcun autore di cui ancora non vi ho parlato. Un autore che conosco abbastanza bene da elargire e tessere lodi, ed è come se - pur non avendo alcun << movente >> - avessi accantonato questo mio nuovo progetto, facendolo quasi uscire di scena. Il mese scorso, tuttavia, la dolce e romantica Paullina Simmons aveva fatto irruzione nelle stanze polverose del mio animo scaldando il mio cuore con una melodia che è arrivata dritto dritto nel mio animo; essendo stata, per così dire, protagonista indiscussa di questa rubrica, dopo mesi e mesi che non la estraevo dalle più oscure profondità dell'abisso, quest'oggi eccomi nuovamente qui pronta a controbilanciare la tenebra di quel momento sostituendola con una fervente attività. Accogliere Elena Ferrante, quindi, è stato l'equivalente di entrare in me stessa, non potendo più concepire di trascurare o tralasciare qualcosa o qualcuno che amo molto. Ed è precisamente altrove che mi sono trovata con Lena e Lenù, ma anche con Olga, Delia, Rosaria, la stessa autrice, sebbene l'autrice non lo verrà mai a sapere.
Perciò, in questo pomeriggio d'inizio aprile, come se guidata da volontà mistica, mi sono avvicinata agli scaffali della mia strapiena libreria e, arrestandomi, come in omaggio ai primi mesi dell'anno, ho preso il primo volume de L'amica geniale e ho osservato attentamente. Che cosa ho visto in queste pagine? Quali sono le vere ragioni per cui i romanzi di quest'anonima autrice italiana occupano una posizione forse la più fortunata di tutte, stando al di sopra di quel filone narrativo dove ha fine l'indigenza, l'incomprensione, la paura, lo sfiaccamento morale e sociale, dove la Guerra - sia morale che nel vero e proprio senso del termine - soffoca qualunque slancio naturale, la fatica di doversi comportare come tutti gli altri quando il desiderio impellenti di essere liberi, istruiti o diversi è molto più forte di qualunque cosa?
Sono dunque state queste le ragioni per cui Amori di carta reca quest'oggi come titolo indiscusso il nome di un autrice del calibro come la Ferrante che, studiando e intepretando l'individuo come essere prettamente solitario e incompreso, sempre in bilico sull'orlo della follia, della disperazione, converge in un unico punto, dominato da leggi irresistibili, del decoro o del dovere, come due torrenti in un'unica valle.
I toni impregnati di calce, grigio, una patina quasi ostruttiva che aleggia attorno come invisibili particelle, la violenza onnipresente come l'oscurità che grava nell'animo dei protagonisti come fardelli troppo pesanti, divengono man mano sempre più evidenti, donando una certa sensazione di isolamento. Ed in questa atmosfera remota, che aleggia tutt'attorno come invisibili particelle, la Ferrante esibisce una dignitosa grandezza spirituale e fisica, come un potere sovrano che mediante scrittura trapela un certo fascino, un certo magnetismo persino per i personaggi minori.
La quintaessenza immaginaria, divenuta poi realistica, delle donne condensate in un unico modello di donna succube e debole, ritratte con pennellate che diventano sempre più marcate, si mutano in concetti inavvicinabili al tatto ma non allo spirito che accorda inquietudine e insoddisfazione e in cui diventa evidente l'esigenza dell'autrice di avvicinarsi ed interpretarne la sua natura artificiosa.
Ogni romanzo è un sentiero sinuoso formato da pezzi di vita che, sovrastandosi l'uno all'altra, trovano ciò che si cerca. Ogni storia è un insieme di sbuffi di ricordi vissuti e dimenticati. Ogni opera è un inno celestiale che si leva al cielo nonostante la foschia, fino a raggiungere un atmosfera un po' più luminosa, le sottili membrane del cuore umano.

martedì, aprile 16, 2019

Gocce d'inchiostro: Le cinque persone che incontri in cielo - Mitch Albom

Mitch Albom mi ha raccontato una storia che parla di morte. Sebbene a me non mi abbia detto e trasmesso niente di più di quel che mi ero immaginata, e mancasse quel pathos o quello slancio emotivo con cui mi aggrappo a questo tipo di storie, il suo modo di narrare, il suo modo di porsi, per certi aspetti, è stato piacevole. La cosa più accattivante è stata la rapidità di scoprire se, alla fine, il povero e penitente Edward, potrà ricongiungersi con la sua dolce metà. E si riappacificherà parlando al lettore, ma, per quanto mi riguarda, non arrivando dritto dritto al cuore.
Un dialogo semplice, intimo con la nostra anima, che dà prova come il suo sentirsi inadeguato e pentito è una condizione sincera e che la brevità di questa sua storia non nasce da un atteggiamento di disprezzo verso le persone. Forse, se le nobili gesta di Edward fossero state dettate per puro e semplice pentimento e inzuppato di eros o un certo coinvolgimento emotivo, adesso sarei impegnata a riempire intere pagine di drammi e deliri. Eppure, non è stato così. Perlomeno, non propriamente. E di delirio, di una sinfonia che scaldasse il mio cuore, era proprio quello a cui speravo di andare incontro. Pur trasmettendo un'impressione di sincerità, aver instaurato un certo cameratismo, Mitch Albom mi ha lasciato parecchio insoddisfatta.
Qui, di seguito, la recensione di questo piccolo racconto, che poi tanto piccolo non è, in quanto è un respiro non ancora esalato. Ammonimenti su ciò per come sono andate le cose, e per come sarebbero potute andare. Di come l'uomo, sebbene essere imperfetto, dovrebbe fare tesoro da certi insegnamenti che ci inferte la vita, comprendere cosa è giusto e sbagliato, ma, soprattutto, compiere degli errori e non ripeterli mai più.

Titolo: Le cinque persone che incontri in cielo
Autore: Mitch Albom
Casa editrice: Bur
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 267
Trama: Eddie, vecchio e solo, ha avuto una vita come quella di tanti altri. E' il giorno del suo ottantatreesimo compleanno e nel luna park in cui lavora una bambina è rimasta intrappolata nella grande ruota panoramica e rischia di cadere. Eddie si arrampica per aiutarla, ma scivola, precipita e muore. Si risveglia in cielo e scopre che il paradiso è il luogo in cui ciascuno di noi incontrerà cinque persone che gli sveleranno il senso della propria vita. Ascoltando i racconti dei cinque maestri ( uno dei quali è la moglie Marguerite, morta molti anni prima), Eddie rivedrà sotto una nuova luce tutto il suo passato e capirà che anche la sua umile esistenza ha avuto un ruolo necessario nell'ordine delle cose.

sabato, aprile 13, 2019

Gocce d'inchiostro: Jonathan Strange e il signor Norrell - Susanna Clarke

Le previsioni riguardo la lettura di questo romanzo si sono realizzate solo in parte. La lettura delle appassionanti vicende del signor Norrell e Mrs Strange la esaurii completamente in un lasso di tempo piuttosto lungo a dispetto dei miei standard, facendo scomparire letteralmente i miei ideali di perfezione e avvicinamento. Che un romanzo come quello della Clarke avesse avuto un successo del genere è un evento non propriamente insolito. Lettori di ogni luogo o nazione furono attirati da un opera che apparentemente non possiede niente di speciale, quindi mi aspettavo grosse sorprese dalla mia visita in sé, dal momento in cui avrei messo piede nella fumosa Londra vittoriana dell'epoca napoleonica che avrebbe destato una tempesta di emozioni. Anche se questa lettura non mi avrebbe fatto apprezzare il fantay molto più di come lo apprezzo adesso.
Nella classifica delle letture del mese di Aprile, alla fine di ogni mese, ci sarà certamente un breve trafiletto riguardante l'unica opera scritta da Susanne Clarke. Si evidenzierà una certa bravura e una certa meticolosità per il periodo storico realizzato, un'acuta sensibilità e una grande capacità immaginativa. Il romanzo però avrebbe potuto segnare il mio animo con una melodia tutta sua poiché intrisa di una buona dose di immaginazione, ma scevra di quella tendenza di perdere completamente il contatto con la realtà. Bensì solo in parte. Ciò non toglie che le straordinarie gesta di Mr Norrell e Mr Strange sono state davvero interessanti da leggere e interpretare. E, soprattutto, piuttosto interessante è stato il modo per come è stata scritta. A prestare fede a quanto tempo, quante ricerche siano state realizzate per creare dal nulla uno scenario storico piuttosto fedele e, per usare un eufemismo, perfetto, che raramente si trova nei fantasy odierni.

Titolo: Jonathan Strange e il signor Norrell
Autore: Susanna Clarke
Casa editrice: Tea
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 887
Trama: All'inizio dell'Ottocento, della magia inglese rimangono quasi solo leggende come quella di Re Corvo, il grande mago capace di fondere la sapienza delle fate con la ragione umana. Ma dalle regioni del Nord un tempo visitate da elfi e folletti appare il signor Norrell, capace di far parlare le statue della cattedrale di York; la notizia sembra segnare il ritorno della magia in Inghilterra, e Norrell si trasferisce a Londra per offrire i suoi servizi magici al governo, impegnato nella guerra contro Napoleone. Ma una profezia parla di due maghi che faranno rinascere la magia inglese. Uno dei maghi è Norrell. E l'altro chi è?

mercoledì, aprile 10, 2019

Gocce d'inchiostro: Le braci - Sàndor Màrai

Sono trascorse alcune settimane prima che mi approcciassi a un autore ungherese, acclamato da critica e pubblico, come Sàndor Màrai. Terminato l'ultimo romanzo che mi aveva tenuto compagnia per una manciata di ore, decisi di leggere Le braci accettando l'invito che un generale ungherese, onesto, sensibile e galante mi aveva deliberatamente concesso. Tuttavia non mi illudevo che dietro a questa offerta ci fosse molto più di quel che credevo. Una certa concretezza, una certa passione, un certo sentimento, riversate in pagine che apparentemente non possiedono niente di speciale ma in cui serpeggia la perpetua sensazione che si nasconde qualcosa. Nelle ossa, nel sangue, nella carta, nel mistero del tempo e della vita, qualcosa che non si può comunicare agli altri e non si può tradurre in alcun modo: segreti che le parole non sono in grado di sostenere.






Titolo: Le braci
Autore: Sàndor Màrai
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 181
Trama: Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: " una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra, il fantasma di una donna.

lunedì, aprile 08, 2019

Gocce d'inchiostro: Ragione e sentimento - Jane Austen

Questa recensione doveva essere pubblicata i primi del mese, periodo in cui avrei dovuto elaborare un piano pur di realizzare una recensione meticolosa ma bella. Ben o male i miei progetti sono andati a buon fine, e il pensiero di riabbracciare una delle opere più belle di Jane Austen mi è sembrato quel luogo magico in cui i pensieri o le paure più oscure evaporarono in un niente.
Titolo: Ragione e sentimento
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 368
Trama: Lo scenario è la lussureggiante campagna inglese. Siamo a cavallo fra due secoli, Settecento e Ottocento. Tre sorelle perdono il padre, venendo a trovarsi in ristrettezze economiche a causa dell'avidità della cognata. Le reazioni a catena generate dall'improvvisa povertà influenzeranno profondamente le loro vite, anche negli aspetti sentimentali più privati.

sabato, aprile 06, 2019

Gocce d'inchiostro: La camera azzurra - Georges Simenon

Per quale motivo ho sobbarcato un romanzo di Georges Simenon?
Per curare le ferite della mia incredibile vergogna, tutto ciò che posso dire è che questo romanzo mi ha aiutato nel momento del bisogno. Il signor Norel e Johnatan Strange si stanno rivelando una compagnia piuttosto piacevole, ma lenta e talvolta ripetitiva. Un nuovo romanzo, un nuovo amico avrebbe potuto aiutarmi a vivere meglio questi giorni.. Quale? Rammento ancora le mie perplessità, i miei dubbi su La camera azzurra e sul suo autore. Ma senza risultato. Georges Simenon è un autore che non credo rinuncerò a leggere tanto facilmente. Ad un certo punto sarò consapevole di un interesse che forse, col tempo, potrebbe trasformarsi in ossessione.
Eppure, alla fine, ciò che conta è quello che un romanzo, o per meglio dire, il romanzo trasmetta. E proponendolo come se posto dinanzi a una folla, o davanti a uno specchio, le cronache di vita di due giovani amanti e le loro ridicole illusioni, che alla fine dovranno pagare il prezzo dei loro errori.



Titolo: La camera azzurra
Autore: Georges Simenon
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 153
Trama: "Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrèe "che mi piacerebbe fare l'amore con te davanti a tutti …". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrèe era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura.

giovedì, aprile 04, 2019

Danzando su carta: 15°

Non ho mai avuto una dipendenza così forte come quella per la letteratura; niente di nocivo, ma nemmeno da definirsi indifferente. Il denaro, in questo caso, per me non conta granchè, e quando vado in libreria, se mi trovo nella condizione di poterlo fare, non ci penso due volte. Prima degli sconti Adelphi del 2019 avevo pubblicato un post delle mie nuove entrate libresche verso la metà del mese di gennaio: era stato concepito in maniera quasi del tutto improvvisa, avevo accumulato un discreto numero di romanzi ricevuti in dono per Natale, piccole grandi gioie per la mia anima semplice ma romantica che mi mantenne soddisfatta sino a una settimana fa. Per esempio, sino a quando la scorsa settimana mi sono recata alla libreria più vicina della mia città, e ho acquistato parecchie cose.

Questo il mio ricco bottino libroso che conferma ancora una volta il mio entusiasmo, la mia felicità per il mondo di carta e inchiostro. Tante storie, tanti autori, tanti luoghi o posti ancora da leggere e vivere che non vedo l'ora di visitare, vivere come una seconda pelle. Arrivando dritto dove desidero esattamente trovarmi, ascoltando ogni cosa possa sentire.




Titolo: Intorno al mondo con zia Mame
Autore: Patrick Dennis
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 349
Trama:  Partendo per l'Oriente col piccolo Michael, Mame aveva promesso di tornare in tempo per la riapertura delle scuole, e qualcuno aveva fatto finta di crederle. Ma sono passati due anni e mezzo, e della strana coppia non si hanno notizie, a parte qualche salutino entusiastico sul retro di una cartolina, regolarmente inviata dai luoghi più incantevoli ( o improbabili ) del pianeta. Pegeen è fuori di sé, ma Patrick le dice di non preoccuparsi: zia Mame gira il mondo meglio di chiunque altro, ha solo il vezzo di non imporsi una data per il rientro. Tu come lo sai, gli chiede Pegeen. Perché ho viaggiato con lei, prima della guerra. Ah. Questo Patrick lo aveva taciuto, ma adesso, per tranquillizzare Pegeen, lo racconta - certo, con qualche omissione. Del resto, rivelare come zia Mame abbia semidistrutto le Folies Bergère, sia rimasta invischiata nei preparativi per un colpo di Stato nazista in Austria o abbia sconvolto la routine di una ricca comunità di espatriati tra le montagne del Libano, be, rivelare tutto questo non è l'ideale per placare una madre in ansia.

martedì, aprile 02, 2019

Romanzi su misura: Marzo

Quando si leggono tanti libri, specie se il lasso di tempo è piuttosto breve, non riesco mai a dare un vero e proprio fondamento alle mie sensazioni. In questi momenti è come se non provassi niente, o, per meglio dire, come se dei libri letti serbassi semplicemente splendidi ricordi, o idee insulse. La rubrica de i Romanzi su misura, ben o male mi aiuta a riflettere e a stilare una classifica che mi permetta di comprendere la sola cosa più importante: cosa è per me un romanzo. Se bello o brutto tutto sommato non ha poi una certa importanza; ebbene, scrutare l'anima di quel romanzo, comprendere appieno i motivi per cui è stata concepita e, in particolare, i motivi che indussero a chi lo scrisse a scriverlo in un certo modo.
Sfogliando la mia agenda ho constatato che di libri belli, in questo terzo mese dell'anno, ce ne sono stati davvero tanti. Così come di un certo spessore sono il numero di opere con cui ho trascorso piacevolissimi pomeriggi, all'insegna del tedio e della monotonia.
E, dopo quest'attenta riflessione, forse è giunta l'ora del vostro di momento! Sarebbe ora di condividere quelli che sono stati i miei amici d'inchiostro. Ed ecco che vi do il benvenuto, spalanco una finestra virtuale, e mi sento felice J

Sfide letterarie:



Una lettura davvero bellissima, sensazionale ed emozionante che, in una dolce confusione dei sensi, trascina in attimi di vita comuni, fuggendo nella veridicità delle cose. Nel fantasmagorico teatrino messo su dalla stessa Mame che potrebbe generare una certa confusione, in una semplice e malconcia enciclopedia o in un tacito contatto di sentimenti e amore, col cuore ammutolito e deliziato dalla sua pienezza.
Valutazione d'inchiostro: 4