mercoledì, maggio 10, 2017

Gocce d'inchiostro: Contaminati - Erica Gatti, Sofia Guevara

Titolo: Contaminati
Autori: Erica Gatti, Sofia Guevara
Casa editrice: Talent
Prezzo: 9, 90€
N° di pagine: 392
Trama: Sono passati dodici anni da quando Adela, Queen, Evan e Viper sono stati sequestrati da uno psicopatico, rinchiusi in una grande casa nelle campagne russe e infine liberati - unici sopravvissuti tra i tanti bambini scomparsi - da un'ardita operazione di polizia. Non ricordano nulla di quei mesi atroci ma ciascuno porta impresso nella mente un trauma, che ha fatto di loro ciò che sono: quattro giovani dotati di capacità inquietanti, ognuno a modo suo un << esperimento riuscito >>. Ora il loro carnefice è evaso di prigione, deciso a perseguitarli ma anche - pare - a rivelare i suoi segreti. Messi al sicuro in una casa controllata dalla polizia, i quattro stringono un patto insidioso: si conoscono appena, non si piacciono granché, ma scapperanno insieme alla ricerca dell'uomo che ha segnato il loro passato. E che li sta aspettando. Per le strade di San Pietroburgo e nelle vaste nebbie della Russia, nella loro corsa a ostacoli Adela, Queen, Evan e Viper scavalcano assassini e poliziotti, spacciatori e traditori, per tacere delle loro stesse ombre, forse le più mortali di tutte. Chi incalza chi, in questo gioco di inseguimenti e inganni? Il loro obiettivo è scoprire la verità, consumare una vendetta, o porre fine una volte per tutte alla loro vita ormai << contaminata >>? Quattro eroi sbagliati danno vita a un thriller capace di unire avventura e atmosfera, ritmo forsennato e scavo psicologico. Ricordandoci che la prova finale, in cui saremo soli di fronte a ciò che siamo diventati, attende tutti noi.
La recensione:
Un pomeriggio, mentre la primavera avanzava nel suo lento progredire, stavo sdraiata sul mio morbido letto in compagnia di un amico permaloso e inquieto, quando ebbi una sorta di chiamata. O diciamo piuttosto che qualcuno mi convocò senza che io sospettassi niente. Nel mio morbido letto quasi sempre mi lascio trascinare dalla risacca disomogenea dei ricordi che, frantumandosi come acqua sugli scogli, rivela sempre qualcosa di me. Una me giovane e ingenua. Una sognatrice sensibile e romantica, con un bagaglio di propositi e aspettative di cui solo il tempo saprà dare risposta. Questa volta si trattava della chiamata di un'autrice sconosciuta che ho accolto, senza nemmeno farci caso, vagliando scrupolosamente il numero spropositato di possibilità che abbiano indotto l'autrice di interagire con la sottoscritta.
Tutt'a un tratto mi sono accorta che non ero più circondata dalle vecchie e ingrigite mura di casa mia. Mi trovavo in una terra avvolta quasi completamente dal silenzio. In una città in cui i volti vengono lavati ripetutamente, sporcati e imbrattati di sangue, zolfo, paura e polvere. Un sole spaventoso si affacciava a malapena sull'orizzonte prima di affondare di nuovo. La solitudine rivestiva ogni cosa, mostrava un immagine talmente strana, originale, da darci l'impressione che il paesaggio sfoglio in cui mi trovo - con quel susseguirsi di corse a ostacoli, alberi frondosi e tappeti di neve che rivestono ogni cosa - assunse contorni sfocati e poco nitidi. Quante volte mi è capitato di vedere certi scenari? Ero in fondo a questa landa deserta che sguazzavo inquieta come un pesciolino imprigionato in una vasca. L'aria che respiravo era pesante e gelida. Non ero sola, quattro ragazzi avanzavano a tentoni in questo sentiero impervio, diverso dal solito. Grazie a loro non ho fatto alcuna fatica a prendere consapevolezza di cosa mi circondava. Lì, tutt'attorno, si vedeva solamente una porzione di cielo perfettamente vasta. Uno spiraglio di luce, nascosto nei cuori di chi vede, sente, diffondeva i suoi raggi pallidi come resti di memorie lontane. Stranamente tutto questo mi rassicurava, mi sembrava del tutto naturale aggrapparmi a Queen, Adela, Evan e Viper. Quello che mi sorprese maggiormente fu il non essermi accorta, se non grazie a loro, dove mi trovavo. Uno dei tanti io esistenti al mondo, in una delle tante dimensioni.
Un coro di voci bianche ha emesso una melodia intensa e originale, con venature malinconiche, che ha avuto l'effetto di una barca d'oro su un fiume scuro, una profusione di armonie che ha trasfigurato su tutto, inoltrandomi in uno spazio freddo e silenzioso nel quale girano gli astri, fra un gioco di parole corte e spiegazzate, promesse di speranza sciolte e sbiadite. Due cantastorie hanno tirato i fili di una matassa che è stata concepita con maestria, in cui sono racchiuse nel palmo delle loro mani l'anima di ragazzi soli, contriti e disillusi a cui è stato riservato un destino crudele ed egoista. Ragazzi che hanno avuto la sfortuna di vivere in una bolla, intrappolati come vittime, attanagliati dal dolore, dal senso di colpa, dai tormenti  che inducono ad ascoltare le parole degli altri, ma a tenersi per se le proprie.
In un viaggio in corsa verso la salvezza, la libertà, come guide sapienti, onniscienti e furbe, le autrici di questo romanzo hanno attirato involontariamente la mia attenzione, grazie alla forza, al coraggio, alla dolcezza che si cela in una semplice frase, in una stretta di mano o in una semplice confessione, la semplicità con cui hanno carpito anime che inducono a leggere Condannati come un modo per comprendere gli esseri umani: il modo in cui ragazzi di un epoca che potrebbe essere la nostra sono riusciti ad alzarsi, seppure barcollando, perfino quando una leggera malinconia gravava sul nostro cuore.
La genesi del romanzo ha tanto di famigliare  e, celata scrupolosamente che non lascia adito a dubbi, sebbene possa trattarsi dell'ennesima rivisitazione del romanzo dispotico, attrae proprio perché sollecita, come un film avvincente e avventuroso. Come con altri romanzi letti in precedenza, la sua operosità procede con lo scandirsi dell'orologio della vita: dalle gelide mani di un uomo desideroso di potere e supremazia si traggono anime vagabonde che cadono a terra come gusci vuoti. Sfuggono da tutto e da tutti, assolutamente costernati. Osservando  una tela dipinta d'azzurro mutarsi in grigio al colore della pioggia. Assumere svariate sfumature a seconda dell'infinita serie di colori con cui si adorna.
In un lungo viaggio nei cuori dei coraggiosi protagonisti, le autrici, Gatti e Guevara, mi hanno trattenuto fra le sue pagine in un abbraccio il cui calore lentamente è andato ad intensificarsi. Spingendomi a vivere una realtà cruda e scabrosa, verso strade buie, anfratti, caseggiati piccoli, in un viaggio avvincente e turbolento diretto verso la beatitudine eterna. Una piccola parte della vita dei giovani protagonisti, sacrificata a sofferenze e malesseri provocati dall'essere umano.
Una storia che per un certo periodo di tempo mi ha permesso di viverci come una forestiera, un'estranea di un luogo che tanto estraneo poi non è. Un po' brusco, drammatico, in una realtà parallela, cruenta e un po' incompleta in cui ci si risveglia repentinamente. Una coltre di malessere, sofferenza aveva nascosto la bellezza delle cose che talvolta, inconsapevolmente, ci riserva la vita. Furti, persecuzioni, fughe e corse verso la salvezza avevano lacerato le mie orecchie. Il cuore aveva emesso un battito. E un pezzo di questa storia aveva assunto diverse tonalità. Spogliandomi di ogni debolezza, codardia, esitazione.
Innovativo, duro, avvincente, sorprendente, sconcertante, che mi ha spinta a fiondarmi fra le sue pagine con il weekend alle porte, Contaminati ha abbagliato la mia anima con estrema cura. Inondando i sensi, annidandosi sulla mia coscienza come piccole e invisibili formichine. Insensibile all'occhio, ma non al tatto. Con funamboli che altri non sono che sognatori, spettri, fantasmi che sono apparsi dal nulla come fiati di vapore, accumunati da incubi, lotte interiori ed esteriori. Artefici di un destino che è stato raccontato molto bene, e che ho potuto vivere sulla mia pelle.
Ho accolto questa storia nella soffitta impolverata della mia anima con la consapevolezza che le vicende, così drammatiche e intense, avrebbero indugiato nella mia testa. Contaminati, infatti, è stato un romanzo del tutto inaspettato. Che mai avrei immaginato di poter ascoltare, constatando quanto ci sia di terribile e allo stesso tempo meraviglioso fra le sue pagine.
Valutazione d'inchiostro: 4

4 commenti:

  1. I gialli non sono proprio il mio genere... ma so a chi consigliare, mia sorella li adora

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  2. Che bella recensione *_* Io avevo già in mente di leggere questo libro, sia perché è un thriller e sia perché la trama mi ha colpito molto, ma ora ne sono pienamente convinta. Anzi, vedrò di dare subito la precedenza a questa lettura!

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    1. Beh, Maria, se sei così tanto interessata te lo consiglio vivamente. Ti assicuro che potrebbe piacerti :)

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