sabato, novembre 30, 2019

Nient'altro che libri e fiocchi di neve 1°


Si sa, il Natale, persino mentre scrivo questa parola, è l’avvento di una delle festività più belle che ci siano. Anno dopo anno, non nascondo, che me ne innamoro sempre di più, ed è talmente bello sentire l’atmosfera natalizia: le luci sfavillanti e scintillanti illuminare viali lunghi e alberati, la neve che condensata in piccoli fiocchi si deposita nel palmo di una mano, gli alberi grandi e svettanti ricchi di addobbi e regali. Attira tanta gente il Natale, e come loro anche me, che da sempre lo sogno magico e indimenticabile come quello della famiglia McCallister dopo che ritrovano il figlio scomparso. Non soltanto i regali, l’avvento di Babbo Natale e le sue vecchie renne, ma la magia, l’aura di misticismo e surrealismo che si  deposita, nella notte del 24 dicembre.
Il post di quest’oggi, tuttavia, non vuole presumere o divulgare le mie idee in proposito, bensì consigliare, persino a me stessa, quale tipo di lettura è più adatta in questo periodo. Con trame di tutto punto, copertine che ritraggono paesaggi innevati o con stelle natalizie, pronti ad essere accolti da un numero discreto di lettori che potrebbero poi divenire memorabili nel tempo. Una volta che si prova a leggerne anche uno solo, ci si prende gusto. Dio, come se no!
E dopo oltre un centinaio di recensioni, riepiloghi mensili, autori preferiti, la mia voce nel bel mezzo di tante altre desidera conferire un chè di natalizio a questo piccolo angolo virtuale. Come? Oh, proprio portandovi nel cuore del Natale. Dentro fino al collo, per un mesetto circa.
E stregata da tutto questo, quale miglior modo se non leggere di Natale e di eventi che accadranno esclusivamente in questo periodo in romanzi di cui non ne conoscevo nemmeno l’esistenza.
Non perdiamo allora altro tempo, e carta e penna alla mano non abbiamo bisogno di altro. Non preoccupatevi! 
Muoio dalla voglia di sapere cosa invece leggerete voi, cari amici! Nel frattempo, spero di riuscire nel mio intento e, in questi ultimi giorni, tenervi impegnati con le recensioni di alcuni di questi romanzi J



Titolo: La leggenda della rosa di Natale
Autore: Selma Lagerlof
Casa editrice: Iperborea
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 128
Trama: Una foresta innevata che si trasforma a Natale in un meraviglioso giardino, impervie montagne che rivelano miniere d’argento, schiere d’anime perdute che penano tra i ghiacci eterni, accudite da una vecchietta abbandonata che non si rassegna alla solitudine: è la Svezia delle antiche fiabe che rivive in questi racconti di Selma Lagerlof, quella dei miti e delle leggende, delle storie tramandate al lume di candela nelle lunghe notti nordiche. Ma come nei suoi grandi romanzi, lo sfondo fantastico serve a raccontare i desideri, le passioni, le grandi domande morali. La fede nella bellezza di un vecchio abate che fa nascere un fiore nel buio inverno del Nord, la giovane che perde il suo amore in mare e trova nei sogni come riportarlo in vita, il violinista presuntuoso che impara l’umiltà dalla musica di un ruscello. Dietro un’apparente semplicità emerge una sottile indagine dell’animo umano: non c’è mai un “vissero felici e contenti” nelle sue storie, ma il lieto fine è segnato da una redenzione, l’accettazione di un limite, il superamento di una paura, una ritrovata fiducia nella fantasia. E quasi sempre il “miracolo” avviene attraverso un racconto nel racconto, quell’inesauribile potere dell’immaginazione di far vedere la realtà con altri occhi o di ricrearla, di trasformare uno scrigno nascosto nel tesoro dell’imperatrice Maria Teresa, e di insegnare a re Gustavo come il valore degli uomini superi ogni ricchezza.

giovedì, novembre 28, 2019

Gocce d'inchiostro: Tony e Susan - Austin Wright

Ad affascinarmi è stata l’aura di mistero, ammaliamento che suscitarono le sue pagine. Non la brutalità, né l’intelligenza se non la furbizia che è stata usata per scrivere questo romanzo. Stare sulle proprie, ma alle sue regole. Come un ente supremo e dominante, mi ha controllato sin dal primo momento in cui decisi di imbarcarmi in questa storia. Ma cos’avrebbe detto Austin Wright se avesse saputo che in Tony e Susan non mi sono sentita completamente al mio posto? Lo scrittore che ha visto la seconda guerra mondiale, ha ideato la storia che si portò dentro ignaro che nel XXI secolo questo tipo di storie avrebbero sortito un effetto completamente poco attitudinale. Non sarebbe riuscita ad avere un posto speciale nei meandri della letteratura americana, se l’atto del descrivere l’allegoria di una forma violenta e suprema che predomina e subentra su ogni cosa si divide in passi rituali, concentrazione e autocontrollo. A fregarlo, a mio avviso, è stato il ritmo troppo serrato della narrazione di sfociare nel turbamento, nell’apprensione che alla fine sfumano con la consapevolezza che la scrittura è spesso un buon surrogato contro i rimedi del cuore e dell’anima. Non lasciando alcuna prova tangibile, che tuttavia si consuma in brutte sensazioni che non ci lasceranno mai. Sorvegliando la mente, lì, cercando di darci bella posta.

Titolo: Tony e Susan
Autore: Austin Wright
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 408
Trama: Confessa, lettore. Se un conoscente ti recapita un manoscritto ingiungendoti di leggerlo entro qualche giorno, quando vorrà incontrarti per un responso, cosa provi? Nervosismo? Fastidio? Imbarazzo? Bene, più o meno quello che prova Susan, anche perché il mittente non è una persona qualsiasi, ma il suo ex marito, e il romanzo che le ha spedito è quello che ha fantasticato di scrivere, senza riuscirci, per tutta la durata del matrimonio. Quindi mentre tu, lettore, puoi accampare un qualsiasi pretesto che ti impedisce di fare quanto più desidereresti al mondo, cioè leggere quel benedetto manoscritto. Susan deve sedersi, e cominciare da pagina uno. Dove si racconta di una famiglia che torna a casa nella notte, in aperta campagna. Di un sorpasso e di un contropasso con una macchina sconosciuta. Di uno scambio di insulti dai finestrini. Di un agguato, qualche chilometro dopo. Di una moglie e una figlia portate via da tre balordi. Di un uiomo rimasto solo, che vaga alla loro ricerca in una notte che, come un incubo perfetto, sembra sempre ricominciare daccapo. Allora, lettore? Se alla fine hai ceduto anche tu, se ormai stai leggendo da sopra le spalle di Susan, devi fermarti, come lei. Fare una pausa. Cercare conforto nei suoi pensieri, nel suo sforzo di capire da dove tutto questo abbia avuto inizio. Prima o poi però, insieme a lei, dovrai ricominciare a leggere. Di alcuni fatti muti, semplici, atroci. E di una lenta, feroce, allucinata vendetta…

martedì, novembre 26, 2019

Gocce d'inchiostro: Il cardellino - Donna Tartt

Il viaggio fra la ricchezza di parole, la maestosità con cui è stato scritto questo romanzo porta con sé un gelido eco degli anni ’40, un sentore di precauzioni e austerità. Sprofondata come in un’isola sotto l’effetto di uno strambo incantesimo, come se ci fossi sempre stata, ne Il cardellino apparentemente ho rifugito da un epoca, un tiepido alone di speranza, un generico molle sentore di cose antiche, che poi splende nella nitidezza, nel colore, nella luce, come un retaggio che oscilla continuamente fra la vita e la morte, in un gioco di luci e ombre che strascica sui piedi, palco immerso nella penombra.
Quando si odono voci smorzate di anime curiose dalla vita, ma avvolti da una certa aura di tristezza e drammaticità, che sedimenta nell’animo come un male incurabile, coloro che non ne riconoscono la provenienza sono affascinati, incuriositi, affamati nel conoscere qualcosa di cui se ne ignorava completamente l’esistenza più di quanto lo si credeva.
Con l’imminente uscita della trasposizione cinematogtafica, ho così accolto Il cardellino nel mio cantuccio personale partecipando nient’altro che a una parata di affetti, legami trovati e poi perduti, mancati o troncati che tuttavia niente e nessuno potrà mai colmare ed in cui il significato intrinseco di queste parole avrà una certa valenza. Ebbene si, poiché quella narrata è una certa grandezza che è stata proiettata nel mondo e non che appartiene al mondo in quanto incomprensibile ma vivo, dotato di un suo cuore bel magrado. Donna Tartt, a questo proposito, ha riconosciuto negli strascichi e nel linguaggio indecifrabile ma di ampio spazio dell’arte, i reduci di un piccolo capolavoro a sé, che conta su commettenti importanti quanto indispensabili. E, come nella stessa arte, ha messo in mostra un piccolo gioiellino che è stato esposto sotto un cielo perennemente grigio e fosco.
Titolo: Il cardellino
Autore: Donna Tartt
Casa editrice: Bur
Prezzo: 17€
N° di pagine: 900
Trama: La storia di Theo Decker, sopravvissuto, appena tredicenne, all’attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dalla nostalgia per la madre, l’unica cosa che riesce a consolarlo è un piccolo quadro dal fascino singolare. E da lì, il suo futuro diventa una rocambolesca giravolta tra salotti chic, amori e criminalità, guidato da una pulsione autodistruttiva, impossibile da controllare.

domenica, novembre 24, 2019

Gocce d'inchiostro: Il lungo sguardo - Elizabeth Jane Howard

L'ho già fatto. Questo 2019 mi ha vista completamente immersa fra le campagne rurali londinesi, nei primi anni '20, e da lì non sarei mai voluta tornare indietro: vorrei viverci in eterno. Vorrei 'crescere 'con persone che adesso non esistono più. Vorrei assistere a quel momento in cui la piccola ed ingenua Beth emise il suo vagito nel mondo, e, successivamente, trascinata in una realtà assurda, brutale e cruda che proclameranno il suo destino. 
Non siamo obbligati a tenere conto degli 'insegnamenti' dei genitori, ma per Elizabeth Jane Howard fu così eccessiva che pose l'autrice in situazioni quasi sempre conflittuali, e di cui i suoi romanzi sono uno specchio in cui ciò poté riflettersi. Il lungo sguardo, così come altre sue opere, diviene così una biografia, uno squarcio di vita dell'autrice, che segue una fase e poi un'altra, consapevole del percorso intrapreso. Combinando acume e sensibilità, in una sequela di crisi create ad arte e di vuoti che il suo lungo sguardo ci elargí negli anni.




Titolo: Il lungo sguardo
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 17,50 €
N°di pagine: 511
Trama: 1950, Londra. Antonia e Conrad Fleming stanno aspettando gli ospiti per la cena di fidanzamento del figlio Julian. Ogni cosa è pronta nella bella villa sulla collina di Hampstead, da cui si gode una magnifica vista sulla città; la casa sta per accogliere, impeccabile, l'élite londinese che celebrerà l'occasione. Eppure la voce e lo sguardo di Antonia sono velati dal disincanto e dalla sensazione, quasi una certezza, che le cose, in fondo, sarebbero potute andare in modo diverso. Così si chiude il racconto del matrimonio ventennale dei Fleming, una vicenda che solca l'esistenza di marito e moglie dal presente fino a loro primo incontro, in un percorso a ritroso che ci porta a conoscere i due in giovane età, quando Antonio era la splendida adolescente che si faceva chiamare Toni.

venerdì, novembre 22, 2019

Gocce d'inchiostro: La vita gioca con me - David Grossman

Una manciata di anni dopo, mentre sfilavo il Kobo dalla mia personalissima custodia, assediata dal tempo che passa, dal desiderio di divorare una manciata di romanzi in niente, ricordai uno dei momenti più belli della mia carriera letteraria ( la nascita di questo piccolo angolo virtuale, androne di un salotto paradisiaco, che coincise col momento in cui mi approcciavo per la prima volta a David Grossman). Da ciò ricordai anche il momento in cui mi sentii affascinata, tornai con la mente alla mia 'giovinezza' e a quel lontano pomeriggio di fine giugno che mi avevano sbattuto fuori dalla timidezza e l'insicurezza.
Da lettrice curiosa e avida di sapere fu così che Grossman fu colui che assistette al momento in cui mi accinsi ad occupare un piccolo spazio nel mondo di blogger. 
Quest'anno sono andata a sbattere contro un pilastro della sua produzione letteraria che mi affascinó, sin dal primo momento che ne seppi della sua pubblicazione, e in una manciata di giorni, entrai e vissi con l'aria rarefatta e pesante che si respirava tutt'attorno. 


Titolo: La vita gioca con me
Autore: David Grossman
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 21 €
N°di pagine: 300
Trama: "Tuvia era mia nonno. Vera è mia nonna. Rafael, Rafi, mio padre, e Nina... Nina non c'è. Nina non è qui. È sempre stato questo il suo contributo particolare alla famiglia", annota Ghili nel suo quaderno. Ma per la festa dei novant'anni di Vera, Nina è tornata; ha preso tre aerei che dall'Artico l'hanno portata al kibbutz, tra l'euforia di sua madre, la rabbia di sua figlia Ghili e la venerazione immutata di Rafi, l'uomo che ancora, nonostante tutto, quando la vede perde ogni difesa. E questa volta sembra che Nina non abbia intenzione di fuggire via; ha una cosa urgente da comunicare. E una da sapere. Vuole che sua madre le racconti finalmente cosa è successo in Iugoslavia, nella "prima parte" della sua vita, quando, giovane ebrea croata, si è caparbiamente innamorato di MiloS, figlio di contadini serbi senza terra. E di quando MiloS resta in prigione con l'accusa di essere una spia stalinista. Vuole sapere perché Vera è stata deportata nel campo di rieducazione sull'isola di Goli Otok, abbandonandola all'età di sei anni e mezzo. Di più, Nina suggerisce di partire alla volta del luogo dell'orrore che ha risucchiato Vera per tre anni e che ha segnato il suo destino e poi quello della giovane Ghili. Il viaggio di Vera, Nina, Ghili e Rafi a Goli Otok finisce per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio, risvegliando sentimenti ed emozioni con la violenza della tempesta che si abbatte sulle scogliere dell'isola. Un viaggio catartico affidato alle riprese di una videocamera, dove memoria e oblio si confondono in un'unica testimonianza imperfetta.

lunedì, novembre 18, 2019

Gocce d'inchiostro: La vita bugiarda degli adulti - Elena Ferrante

La produzione ferrantiana nel mio piccolo ma sgargiante mondo si era conclusa ad inizio anno quando conclusi di leggere ogni opera pubblicata da questa autrice. Mi ci è voluto un pó di tempo per riprendermi dal dolore di ferite ancora aperte, ma mi sono ripresa nell'immediato. Il mio povero cuore, oramai lo sa, quando si imbatte in romanzi di questo tipo, desidera trovare un posto tutto suo. Era stato con Lila e Lenù, poi con il carosello di personaggi della trilogia de L'amore molesto, e infine con l'ultima fatica letteraria recentemente pubblicato da edizioni EO. Il proposito di leggere ciò non mi abbandonó dunque nemmeno per un secondo, e richiamata per un nuovo sbocco narrativo, un nuovo avvento di un epoca che non si discosta poi molto da quella narrata ne L'amica geniale, ho ascoltato ogni cosa con precisione e franchezza, e lentamente rattristata con le parole.





Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19 €
N°di pagine: 336
Trama: Il bel viso della bambina Giovanna si è trasformato, sta diventando quello di una brutta malvagia adolescente. Ma le cose stanno proprio così? E in quale specchio bisogna guardare per ritrovarsi e salvarsi? La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.

sabato, novembre 16, 2019

Gocce d'inchiostro: Estremi rimedi - Thomas Hardy

Che cosa bellissima leggere Thomas Hardy! Non la persona più entusiastica del mondo, ma è abbastanza profondo, romantico che è quasi sempre una bellissima scoperta. Esatto, perché la goccia che ha fatto traboccare il vaso è l'amore che io nutro nei suoi riguardi, da quant'è che ho fatto la conoscenza della sua dolce ma indifesa Tess. Con qualche eccezione, ho amato il suo amore incondizionato nei riguardi del tenebroso Angel. L'amore concepito da Hardy è di una bellezza e una intensità dell'animo inabissale.
Così sono stata 'educata' ogniqualvolta mi approccio a una nuova opera. E anche con Estremi rimedi è accaduta la medesima cosa. Sono giunta qui senza sapere nulla di ciò che questa nuova opera mi avrebbe riservato. Questa opera possiede un che di acerbo da renderla imperfetta, ma non cela la grandezza di un autore che parla al tuo cuore da miglia e miglia di distanza. Non sapendo come, né perché. Ma fornendo una prospettiva alquanto bellissima di ciò che è l'amore, assoluto, intransigente e necessario.


Titolo: Estremi rimedi
Autore: Thomas Hardy
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N°di pagine: 540
Trama: Le sfortunate vicende di una giovane donna, Cytherea Graye, sono il tema portante del romanzo. Già orfana di madre, Cytherea perde anche il padre e rimane da sola con il fratello Owen; insieme decidono di trasferirsi in un'altra città, per trovare una casa e un lavoro e ricominciare da capo. Qui conoscono Edward Springrove, di cui Cytherea si innamora, corrisposta. Dopo vari tentativi falliti, la ricerca di un lavoro va a buon fine anche per lei e viene assunta come dama di compagnia presso una ricca signora che scoprirà poi essere il grande e sfortunato amore che suo padre aveva avuto i gioventù. Proprio durante il soggiorno in casa della signora, Cytherea viene a sapere che non lontano da lì vive la famiglia del suo amato Edward, che però è già fidanzato con un'altra donna. Delusa e sconcertata decide di dimenticarlo. È a questo punto che entra in scena un personaggio misterioso, Manston, inspiegabilmente spalleggiato e protetto dalla signora, che si intuisce debba avere con lui un legame segreto e molto speciale. Dopo un lungo e poco chiaro corteggiamento Cytherea acconsente, suo malgrado, a sposarlo, ma sarà solo per scoprire - per fortuna prima che il matrimonio avvenga - che la prima moglie di Manston non è affatto morta e che il fidanzamento di Edward è stato sciolto e lui è finalmente libero. 

giovedì, novembre 14, 2019

Booktag: L'autunno dei lettori

C'è voluta una ventata d'aria fresca per designare una parvenza di novità o 'non ancora visto' in questo blog, qualche evento concerne al periodo o un booktag partorito così per puro caso; questo booktag vorticava attorno al mio cerchio come un satellite gira attorno ad un pianeta, finché non misi giù qualche parola, frase di senso compiuto.
Ciò che vi presento quest'oggi, infatti, conduce nel cuore della stagione presente, e lungo l'orlo di svettanti e bellissime copertine dalla costa lucida o colorata. 
Questo booktag non toglie niente alla recensione che invece pubblicheró successivamente, ma solo l'idea mi ha divertita parecchio. E così, senza cincinschiare molto, alcuni consigli di lettura che, per ogni domanda del tag, verificano ancora meglio i limiti illuminanti della letteratura. 
Che cosa ami dell'autunno?
Certamente l'ambiente circostante. Le foglie che si tingono di rosso e arancione, i viali alberati che conferiscono un certo non so che, ma, soprattutto, sedermi nella mia poltrona preferita, avvolgermi nel mio morbido plaid, ed immergermi nell'unico mondo in cui desidero viverci: quello della carta e dell'inchiostro.

martedì, novembre 12, 2019

Gocce d'inchiostro: Bohémien minori - Eimear McBride

Mi sono imposta di non farmi trascinare dal dubbio dello sconosciuto che ostento quando mi imbatto in romanzi di cui non ne conoscevo nemmeno l'esistenza, non essere prevenuta per nessun motivo. Sono sempre preparata alle cocenti delusioni letterarie e decisa, anche,come sempre del resto, a combattere. Bohemien minori ne è un esempio, un buon esempio a dire il vero in cui, dopo le prime dieci pagine, non ho dubitato più neppure per un secondo di ciò che è: dichiarazione d'amore ai sentimenti, all'emozione, alla vita alla forza dei ricordi che mi hanno coinvolta direttamente, e che coincidono con l'importanza del comunicare, il sentirsi intrecciati come fitti grovigli. Metafora di libertà mancata e sopravvalutata.
Titolo: Bohémien minori
Autore: Eimear McBride
Casa editrice: La nave di Teseo
Prezzo: 22€
N°di pagine: 388
Trama: Eily ha diciotto anni, si è appena trasferita a Londra dall'Irlanda: vuole studiare recitazione, cominciare a lavorare, diventare famosa, un pó come tutte le aspiranti attrici che arrivano dalla provincia. Se all'inizio la città la stordisce - è dopotutto una ragazza semplice e un pó ingenua - piano piano inizia a trovare il suo posto nel mondo e a farsi delle amicizie. Non sa ancora però quanto tutto è in procinto di cambiarla di nuovo e per sempre, fino a quando non incontra Stephen, un attore di vent'anni più grande di lei, e non se ne innamora follemente. I due iniziano una relazione che li appassiona e li consuma, sfociando spesso in una violenta inquietudine: se Eily è elettrizzata dal loro amore e dalle luci della grande città, Stephen è perseguitato dai demoni del suo passato e dalla paura dei rovinosi rischi del loro rapporto.

domenica, novembre 10, 2019

Gocce d'inchiostro: Le fantastiche avventure di Kavalin e Clain - Michael Chabon

Nelle mie spericolate ricerche letterarie può accadere, talvolta, che una falsa pista, è lì sotto il tuo naso pronta ad afferrarti e attanagliarti nella sua morsa; sotto questa luce romantica ho sempre fatto la conoscenza di autori estremamente bravi, la cui scrittura graffiante e 'pericolosa' hanno reciso con gli anni la mia anima. Fino adesso, nessuno mi aveva illusa, a parte qualche rarissima eccezione che mi ha sorpresa distratta o ingenua. Mi affido alle buone ed entusiastiche recensioni, e ciò che verrà accadrà. Questo romanzo che quest'oggi è invece protagonista, che già solo dalla copertina sembra vivere, mi fece sentire contenta, entusiasta di imbarcarmi in un'avventura ai limiti della follia, dell'insaziabilità umana.... Ma 'sofferto' più o meno intensamente: una cinquantina di pagine dopo, avevo già compreso che questo romanzo non avrebbe avuto niente di così fantastico o memorabile. Un pó ero venuta per fuggire dalla monotonia del giorno, per uscire dal dramma del primo libro del mese, ma nell'arco di tempo che ho dedicato a questa lettura pur di trovare una buona ragione per cui era necessario continuare mi sono intestardita a continuare. E tutto sommato ho fatto bene. 


Titolo: Le fantastiche avventure di Kavalin e Clain
Autore: Michael Chabon
Casa editrice: Bur
Prezzo: 12 €
N°di pagine: 832
Trama: Josef (Joe) Kavalier è un giovane artista ebreo in fuga dalla Praga nazista. Dopo aver superato il confine, approda a New York, la città in cui << gli emigrati diventano americani e gli orfani supereroi>>. A Brooklyn incontra suoi cugino Samuel Klayman (Sammy Clay): i due diventano inseparabili e danno vita a un nuovo eroe a fumetti, l'Escapista, maestro della fuga in lotta contro i nazisti del terribile Attila Haxoff. Il successo per Kavalier e Clay sarà grande. Gli orrori della guerra, il sogno americano e la cultura pop, gli eroi dei fumetti e i loro creatori, le celebrità del cinema, dell'arte, della musica.

venerdì, novembre 08, 2019

Gocce d'inchiostro: C'era una volta un fiume - Diane Setterfield

C'è un romanzo di questa autrice, che quando ero un adolescente aveva disegnato con le sue matite colorate e sgargianti su un pezzo del mio cuore, un disegno che a distanza di anni serbo gelosamente. Sta ancora fisso nel centro del mio corpo, cozza ogni tanto col mio cuore, ma è insostituibile. Sebbene siano trascorsi dieci anni, quello che ha creato Diane Setterfield è un tipo di magia che perpetuerà negli anni. E continua ad essere così, nonostante l'imminente pubblicazione di una nuova fatica letteraria, che ho timidamente desiderato leggere perché la sinossi di questa nuova storia con la quale sarei rimasta in lieta compagnia, sul finire del mese di Ottobre, mi condusse in un luogo che ho amato quando ero bambina. Nel Medioevo, in cui fabula e narrativa danno vita ad un intreccio che conducono sull'orlo di una scoperta sconcertante, inspiegabile e che, dinanzi a gruppi di contadini e locandieri, mi affascinó tantissimo.



Titolo: C'era una volta un fiume
Autore: Diane Setterfield
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 22 €
N°di pagine: 516
Trama: In una notte buia nel pieno dell'inverno, in un'antica locanda sul Tamigi succede qualcosa di straordinario. Mentre i clienti abituali si raccontano storie per passare insieme le ore più buie, la porta si apre ed entra uno sconosciuto gravemente ferito. Tra le sue braccia c'è il corpo esanime di una bambina. Qualche ora dopo, la piccola si muove, fa un respiro e torna in vita. Si tratta di un miracolo? È successo qualcosa di magico? O la scienza può fornire una spiegazione? Le persone che abitano sulle rive del fiume applicano tutta la loro ingegnosità per risolvere l'enigma, ma col passare dei giorni il mistero non fa che approfondirsi. La piccola è muta e incapace di rispondere alle domande essenziali: chi è? Da dove viene? Il problema è che ben tre famiglie la reclamano come loro. Una giovane madre benestante è certa che si tratti della figlia scomparsa di due anni prima. Una famiglia di contadini che ha scoperto la relazione segreta di uno dei figli è pronta ad accogliere la nipotina. La domestica del pastore locale, umile e solitaria, vede nella bimba la sorella minore. Ma per quanto siano strazianti le perdite passate, questa bambina non può essere di tutti. Ogni famiglia ha i propri misteri e molti segreti dovranno essere svelati prima che la sua identità possa essere conosciuta. Al centro di questo romanzo è il Tamigi; un fiume capace di divorare i vivi e talvolta di restituire i morti.

mercoledì, novembre 06, 2019

Gocce d'inchiostro: Elizabeth Jane Howard. Un' innocenza pericolosa - Artemis Cooper

Penso a quanto tempo sia trascorso da quant'è che Sogni d'inchiostro ha ospitato la lettura di un romanzo biografico come questo, la vita dell'autore, le sue opere, le sue influenze letterarie, i figli, i matrimoni che sfociavano quasi sempre in innumerevoli litigate... Ed è proprio vero quello che accade a Elizabeth Jane Howard, detta Jane che, anche ora che è trascorso un quarto di secolo dalla prima pubblicazione dei suoi romanzi, mi ha raccolta nel palmo della sua piccola mano. Ci ho pensato spesso e molto a questo fattore; l'influenza della Howard è stata per me incredibile. Fanno parte di un unico cosmo, un mondo bellissimo che sogno e confido di poterci vivere, e che oggi stonano con la natura distruttiva della vita, e così invece di leggere una semplice biografia ho pensato agli innumerevoli motivi che spinsero la Howard a pensare, scrivere e comportarsi in questo modo, pensando alla scrittura come quel magnifico surrogato che, una volta racchiuso attorno a sé, la rese più ricca e sorprendente di quel che credeva. E con Un'innocenza pericolosa adesso la scrittrice e biografa Artemis Cooper, girovagando fra i meandri bui e oscuri del suo animo, ci trasportò in una splendida concezione umanistica e individuale in cui non nascondo ho desiderato viverci.
ho Titolo: Elizabeth Jane Howard. Un'innocenza pericolosa
Autore: Artemis Cooper
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18,50 €
N°di pagine: 450
Trama: L'immagine di Elizabeth Jane Howard è associata a quella della femme fatale: l'incedere altero, l'eleganza aristocratica che le donne di ricca estrazione riescono a esibire in ogni circostanza senza risultare fuori luogo. La sua infanzia fu tormentata dalla depressione della madre e dalle molestie da parte del padre, e da giovane cercò la propria emancipazione attraverso la carriera di attrice, ma vide il suo sogno infrangersi con il matrimonio e l'arrivo della guerra. Si diede quindi alla narrativa. Nei suoi romanzi, Howard rappresenta con precisione etoogica e con la disinvoltura conferita da una lunga esperienza le dinamiche matrimoniali, le sottigliezze dei rapporti sentimentali, le sfumature e le contraddizioni dell'amore che solitamente si impiega un'intera esistenza a cogliere nella loro interezza. Eppure, se si guarda alla sua vita privata, è difficile cogliere tracce sia della sicumera sfoggiata nel portamento, sia della perspicacia riservata negli scritti. Il suo contegno era un paravento dietro il quale celare la propria profonda insicurezza, il suo sentirsi fuori luogo in ogni situazione, specialmente nei ricevimenti della buona società. La sua vita sentimentale fu un'infilata di matrimoni catastrofici - l'ultimo dei quali, il terzo, con Kingsley Amis - intervallati da legami sentimentali e avventure rapsodiche, rosicchiate dalla frustrazione, spesso umilianti. Mentre era in vita il suo lavoro di scrittrice venne adombrato e ostacolato dall'ego e dalle insistenti richieste degli uomini che le stavano accanto; solo di recente è stata riscoperta come una delle autrici più importanti del Novecento inglese, e i cinque volumi della saga dei Cazalet ( da cui il produttore di Dowton Abbey trarrà una serie tv) sono la sua opera più imponente. 

lunedì, novembre 04, 2019

Gocce d'inchiostro: I russi sono matti - Paolo Nori

In altri momenti non mi sarei lontanamente immaginata di poter avvicinarmi alla lettura di un saggio se il saggio in questione, per una manciata di settimane, aveva sollevato un polverone di scompiglio e frenesia. In questi casi la mia coscienza agisce senza che io la interpelli; avidamente chiede di procurarsene una copia, di leggerlo, divorare o saltare le pagine nella solita routine della vita indipendentemente dal suo contenuto, e non si ferma fin quando non giunge alla fine. Non si sente pienamente soddisfatta se non quando qualcosa va finalmente al suo posto.
Lo sapevo che il mio primo approccio con Paolo Nori mi avrebbe fatto interrogare su tante cose, sebbene questo piccolo libriccino non è un monito o un insegnamento su come affrontare la vita. Al suo interno, chi è appassionato di letteratura, soprattutto quella russa, potrà bearsi del piacere incommensurabile che procurano i libri, descritta in diverse forme e colori che in un insieme formeranno qualcosa di estremamente bello e utile. 



Titolo: I russi sono matti. Corso sintetico di letteratura russa 1820 - 1991
Autore: Paolo Nori
Casa editrice: Utet
Prezzo: 15 €
N°di pagine: 184
Trama: Esilarante e rocambolesco, sbilenco e a suo modo intimo, passa in rassegna le idiosincrasie e il genio dei grandi autori: da Puskin che per primo e forse per caso abbandona l'aristocatrico francese per scrivere << nella lingua dei servi della gleba >>, creando di fatto il romanzo russo, a Erofeev che in piena dissoluzione dell'Urss riempie di bestemmie un capitolo del suo Mosca - Petuski, mettendo però cortesemente in guardia le lettrici; da Tolstoj che in una lettera dice di non poterne più di scrivere << la noiosa, la triviale Anna Karenina >> a Dostoevskij che si considera << un uomo felice che non ha l'aria contenta >>. Eppure anche se davvero i russi sono matti, hanno creato in appena due secoli una delle più grandi letterature mai esistite, capace di cogliere l'umorismo tragico dell'esistenza e di togliere l'imballaggio alle parole, restituendo loro tutta la forza poetica perduta nell’uso, di cogliere l’intraducibile byt ( diciamo per semplicità: la vita) nel suo farsi, di costruire romanzi pieni, come diceva un detrattore di Puskin, di << scenette insignificanti da vite insignificanti >>, ma che forse proprio per questo ancora oggi ci sembrano più veri del vero.

La recensione:
Poiché non leggo molti saggi e, solitamente, mi tengo lontana, per constatare la grandezza e l’originalità di questa opera riposai cautamente durante la lettura de I russi sono matti e venni spinta in una zona lontana ma affascinante che mi costrinse a restare ammaliata. Fa sempre un pó freddo sotto queste tettoie, in questi luoghi così anonimi e lontani, un freddo che attanaglia le ossa, anche se qualche sprazzo di sole fiammeggiavano sulla mia strada, scaldava quelli degli animi di lettori che preferivano ascoltare e osservare tutto ciò che accadeva attorno. In una circostanza del genere, con l'attenzione rivolta esclusivamente alle sue pagine, ho accolto così questa splendida opera con tranquillità, serietà. Di cosa parlava nello specifico era abbastanza chiaro! 
Perché I russi sono matti non vuol essere una critica o un componimento letterario a ciò che già è stato detto sulla letteratura russa, sui suoi autori, bensì qual'è il suo significato intrinseco per l'autore. Come essa sia divenuta massima di vita, beneficio per l'anima di un uomo comune appassionato di letteratura e scrittura, e che fece di questo saggio una dichiarazione d'amore a qualcosa che è ed continua ad essere estremamente potente, dilaniante, minacciosa, reale. Tutto certamente deriva da letture frenetiche e appassionate, da un grandissimo studio e ricerca sul campo, dal magnetismo che esso esercitó per l'autore nel corso degli anni, le incertezze, i pensieri, le lunghe riflessioni, le traumatiche irregolarità che caratterizzano le vicende umane. 
Paolo Nori si pone delle domande su cosa differenzia la letteratura russa dalle altre letterature e quale ruolo essa svolge, e lo evidenzia in questo piccolo libriccino rivelando come tutto ciò sia inabbracciabile. Il potere, l'amore, la vita quotidiana sono tutti elementi che si sono imposti nel corso dei secoli e che autori come Tolstoj, Dostoevskij, Puskin utilizzarono affinché guardassero dentro di noi: a vedere come ci si cerca di farsi strada in mezzo ad anime dannate che vagano lungo la riva dell'assurdo, le implicazioni che ciò comportano o una visione più dettagliata della società circostante. Apostrofi, meccanismi mediante i quali si muove ogni cosa, spingono di nascosto tutti gli astanti verso l'inverosimile, l'inaspettato. 
È stato davvero impossibile non accogliere questa lettura, questa fantastica, vivace, stimolante e divertente declinante forma d'amore per la letteratura russa. Come una formale distinzione. Che idea! Il lettore moderno brama nel poter leggere qualcosa di diverso, nuovo. E I russi sono matti ne è stato un chiaro esempio. Una lettura ideale che è già di per sé innocua, ma indispensabile per la sua bellezza, il suo stare silenziosamente nel mondo. 
Valutazione d’inchiostro: 4

sabato, novembre 02, 2019

Romanzi su misura: Ottobre

In altri post della rubrica Romanzi su misura non credo ci siano mai state un numero così conturbante ed elevato di letture. Tutt'altro! In quanto il lavoro, le giornate frenetiche e zeppe di impegni, mi impediscono di leggere esclusivamente se non la sera. Prima di andare a dormire. Accendo la lampada riposta in un angolo della mia stanza, apro il libro, e mi distacco completamente dal mondo.
Questo mese però, a quanto pare, è stato più frequente di quel che credevo. E adesso che mi trovo nuovamente qui a scrivere l'ennesimo riepilogo di letture penso che chi si incappa per la prima volta in me e in questo blog non creda ai suoi occhi. Eppure... Eppure dappertutto ci sono chiare testimonianze di quelle che sono stati piccoli passi nel mondo d'inchiostro. Ognuno con soggetti e autori diversi, ma i cui dettagli aiutano a farsi un'idea chiara di ciò che mi è stato narrato.
Perciò ammucchiati in un angolo lunghi paragrafi di pensieri sparsi o riflessioni acute e profonde. 
Questo lungo preambolo per inviarvi a dirmi quale letture hanno invece accompagnato voi, in questo decimo mese dell'anno? Se sono stati soddisfacenti o insoddisfacenti. Veloci o logorroiche.
Nel frattempo, ecco le mie, che formano e riformano con mucchi di parole sprazzi di vita di figure che esistono esclusivamente nella mia testa e che io ho vissuto straordinariamente sulla mia pelle.




Romanzi su misura in digitale :


Un opera che a mio avviso avrebbe potuto rivelarsi sensazionale, se non un semplice monito per come affrontare la vita. Ci si perde in un labirinto di pensieri, drammi esistenziali in cui, sebbene si cerca quella stanza particolare dove passato e futuro formano un unica e interrotta corda, il forte senso di interesse che mi aveva stimolato nella lettura si è ora infranto.

Valutazione d’inchiostro: 2 e mezzo

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