sabato, ottobre 31, 2020

Gocce d'inchiostro: Il suggeritore - Donato Carrisi

Sapevo che quando l'avrei riletto, quella sarebbe stata l'occasione perfetta per scrollarmi di dosso un grande peso. Una lacuna letteraria che avrei dovuto colmare da un po'.
Non avevo nulla da perdere. Dovevo solo raccogliere una certa dose di coraggio, ma, a dire il vero, avevo deciso di rileggerlo senza tenere conto della sfida cui avrei partecipato e questo mi sembrò una cosa positiva. Un buon punto di partenza. Noir italiano, uno scrittore esordiente esperto di criminologia e scienza del comportamento, un disegno oscuro che non permette di vedere o sentire, tutto quello cui avrei ricorso un tempo per definire questo romanzo, non mi sembravano più "miei". Non mi riconosco, quando definisco e suddivido Il suggeritore in questi pezzi d'identità. Mi sento estranea e, allo stesso tempo, intrappolata. Come se una magia atrofizzasse i miei sensi, operasse silenziosa dentro di me. Certo: è una parte della vita che, due anni fa, ho ignorato di proposito. La vita che avrei dovuto godere, una storia che è una girandola di dettagli, contorni, sfumature, ombre impregnate di malvagità.

Titolo: Il suggeritore
Autore: Donato Carrisi
Prezzo: 18,60 
Casa editrice: Longanesi
Numero di pagine: 468
Trama:Questo libro non è solo un thriller scritto da un autore italiano agli esordi, che si confronta con un genere finora appannaggio dei grandi autori americani, reinventando le regole del gioco. È una storia che esplora la zona grigia fra il bene e il male fino a cogliere l'ultimo segreto, il minimo sussurro. Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che richiede tutta l'abilità degli agenti della Squadra Speciale guidata dal criminologo Goran Gavila. Il loro è un nemico che sa assumere molte sembianze, che li mette costantemente alla prova in un'indagine in cui ogni male svelato porta con sé un messaggio. Ma, soprattutto, li costringe ad affacciarsi nel buio che ciascuno si porta dentro. È un gioco di incubi abilmente celati, una continua sfida. Sarà con l'arrivo di Mila Vasquez, un'investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, che gli inganni sembreranno cadere uno dopo l'altro, grazie anche al legame speciale che comincia a formarsi fra lei e il dottor Gavila. Ma un disegno oscuro è in atto, e ogni volta che la Squadra sembra riuscire a dare un nome al male, ne scopre un altro ancora più profondo...

giovedì, ottobre 29, 2020

Gocce d'inchiostro: La straordinaria invenzione di Hugo Cabret - Brian Selznick

Dedussi che la storia che avrei letto, questo piccolo eroe in carta e inchiostro, auspicasse buoni propositi e forse sarebbe andata così, ed evitai di temporeggiare a lungo sulla decisione di leggere un romanzo come Hugo Cabret chiedendomi se i miei propositi halloweeniani avrebbero coinciso semplicemente con questo viaggio spericolato e assurdo. Si, alla fine ho avuto ragione. Il mondo è un relitto di pacciume e fango, sofferenza e orrore, e da certi romanzi – sebbene apparentemente semplici- è possibile trarne insegnamento. Fondono delle solide basi sul reale e il possibile in un luogo in cui avrei fatto perdere volutamente le mie tracce, in cui l’illusione si mescola alla parvenza di benessere e tranquillità che avrebbe garantito un posto migliore e più confortante.
Ebbene si, perché l’individuo inconsapevolmente aspira al raggiungimento della felicità. Della tranquillità spirituale e fisica, senza la quale, probabilmente saremmo tutti morti nel giro di poco tempo. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, nonostante apparentemente sembri una lettura per ragazzi, cela un messaggio piuttosto significativo, che ribattezza qualunque forma di vita come una forma di illusione e ricchezza. Arte, magia, scenari meravigliosi, un corredo di immagini che parlano molto più delle stesse parole, hanno trasformato una banalissima lettura per ragazzi in una chiacchierata cuore a cuore sulle sorti di un importante illusionista, e su ciò che avrebbe implicato la << magia >> adoperata nel mondo. Spiriti semplici ma umani, che si sono tenuti per mano, hanno accompagnato la mia avanzata lenta in una avventura davvero molto carina e avvincente, di cui personalmente ho apprezzato maggiormente la trasposizione cinematografica. Ma a cui mi sono sentita parte, chiamata a sé, felice di condividere un pezzo dell’anima del piccolo Hugo Cabret.

Titolo: La straordinaria invenzione di Hugo Cabret
Autore: Brian Selznick
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 544
Trama: La luna, le luci di una città, una stazione affollata, due occhi spaventati. Le immagini a carboncino scorrono come in un cinema di carta fino a inquadrare il volto di Hugo Cabret, l’orfano che vive nella stazione di Parigi. Nel suo nascondiglio segreto. Hugo coltiva il sogno di diventare un grande illusionista e di portare a termine una missione: riparare l’automa prodigioso che il padre gli ha lasciato prima di morire. Ma, sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, Hugo si imbatterà in Isabelle, una ragazza che lo aiuterà a risolvere un affascinante mistero in cui identità segrete verranno svelate e un grande, dimenticato maestro del cinema tornerà in vita.

martedì, ottobre 27, 2020

Gocce d'inchiostro: La saga dei Cazalet. Allontanarsi - Elizabeth Jane Howard

Questo periodo, assieme ai miei folli e spericolati intenti di leggere romanzi a tema horror, capitò di recarmi in un bellissimo posto. Oramai avvezza, questo mese che ci stiamo lasciando alle spalle mi concesse l’opportunità di tornare in un luogo in cui avevo volutamente fatto perdere le mie tracce, mi aveva donato sensazioni estremamente sottili, profonde e bellissime, di spostarmi senza nemmeno ne avessi bisogno, di struggermi di desiderio e passione per qualcosa che effettivamente non avrebbe intaccato più di tanto la mia anima. Formulare un giudizio coscienzioso e razionale riguardo un autrice del calibro come Elizabeth Jane Howard, di scrivere qualcosa di sensato e non banale, e non l’ennesimo parere entusiasta, mi pone in una situazione difficile. La Howard, una delle mie autrici preferite, scandisce sempre più i segni di un amore che perpetuerà nel tempo. Inestimabile, ineguagliabile, indescrivibile che la accosta agli autori classici che amo particolarmente, a cui ce la metto sempre tutta per non pensarli. Non rileggere opere che avevo vissuto in precedenza, a passare pomeriggi che potrei regalare ad opere che non ho ancora letto, a vivere storie sconosciute e mai esplorate. Ma è sempre difficile! Il mio non è semplice devozione, ma puro affetto. E Allontanarsi approdò nel mio cerchio personale, sebbene distante dal periodo hallowiniano, con la consapevolezza che fra le sue pagine questa volta mi sarei sentita guasta, strappata furiosamente dalla vita quotidiana ma dubbiosa di qualunque cosa mi circondasse. E non sapendo cosa aspettarmi, ho letto questa parabola dell’autocompiacimento in cui si asseconda quella vana sensazione che ogni cosa indotta dal cuore sia estremamente vera, giusta e perfetta nella sua imperfezione.


Titolo: Allontanarsi
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 670
Trama: Londra, 1945. Allontarsi si apre all’indomani della pace e quella che dipinge è una vera e propria diaspora familiare. La fine della guerra, attesa e sognata nei volumi precedenti, ora pone ognuno davanti a delle scelte: dopo la lunga convivenza forzata, è quasi fisiologica la spinta centrifuga che porta i membri della famiglia ad allontanarsi l’uno dall’altro. Questa dinamica riguarda soprattutto le coppie, che sembrano esplodere a seguito di una lunga compressione: nella disaprovvazione generale della famiglia, Edward lascia Villy; Rupert e Zoe faticano a mettere insieme il loro rapporto coniugale dopo la lunga separazione forzata; il matrimonio fra Louise e Michael si è ormai sfasciato completamente e anche l’allontanamento di Raymond e Jessica sembra irrimediabile. Viene inoltre a mancare un grande punto di riferimento per tutti: in questo volume la famiglia sarà scossa dalla morte del Generale.

domenica, ottobre 25, 2020

Gocce d'inchiostro: La metà oscura - Stephen King

 Questi ultimi giorni di ottobre, dopo uno spassionato consiglio di lettura a tema halloweeniana, non mi reputai ancora soddisfatta per tornare nella mia comfort zone letteraria. Cimentarmi così nella lettura di romanzi di autori che avevo sentito dire, osannati in ogni dove, era appena fattibile, ma quest’anno avevo deciso che questo mese si sarebbe tinto di grigio. Il male avrebbe invaso le stanze spoglie della mia anima e allontanarsi da tutto ciò, volgere le spalle a qualcosa di così trascendentale sarebbe stato troppo arduo. Non credevo nemmeno di pensarlo, figurarsi scriverlo, ma La metà oscura mi ha fatto questo effetto; avvincente, seducente, sinuoso come una matassa che scioglie qualunque nodo, ma anche una lunga arrampicata individuale che ha urtato la mia coscienza, impossibilitandomi di muovermi, di andare da qualunque altra parte, sennonché con gli stessi personaggi kinghiani rivolti verso di me per una manciata di giorni. Questa lettura ha sortito effetti devastanti, surreali, incredibilmente straordinari che tuttavia hanno stonato con la mia idea di horror o spavento, ma che ha tantissimi vantaggi per chi ama entrare e uscire in storie sporche, psicologicamente malate che imbrattano l’anima dei più puri, convinto a non desiderare nient’altro che divenire una parte di un tutto, ed amare persino ciò che sarebbe stato più disgustoso.

Titolo: La metà oscura
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 10, 90 €
N° di pagine: 490
Trama: Thad Beaumont è uno scrittore di successo che per anni ha pubblicato romanzi con lo pseudomino di George Stark: storie violente e di successo, che lo hanno reso ricco e famoso. Ora può finalmente scrivere con il vero nome, ma non sa che la figura di Stark, la sua metà oscura, non intende affatto sparire: più viva e spietata che mai, diventa una macchina di morte che distrugge quanto incontra sulla strada che conduce al suo creatore. Per difendersi da questa orribile minaccia, Thad dovrà spingersi negli angoli più bui della sua mente…

venerdì, ottobre 23, 2020

Brividi e sussurri: la paura travestita di bianco e nero

Quella di Halloween è una festività che personalmente non amo particolarmente, ma che è in equilibrio a quei propositi letterari che mi prefisso ad inizio anno. Il miglior terreno da cui trarre ispirazione e su cui si sono poggiate svariate letture. Scricchiolano sotto pavimenti in legno, scheletri rinchiusi in armadi, ragnatele che pendono dal soffitto come pendole, e quando ci si immerge in atmosfere dark, cupe, misteriose, estremamente appiccicose, il cuore prende una strada tutta sua. Ed è così che ottobre ha avuto come protagoniste letture che hanno sfidato la stessa paura. Alcune che hanno richiamato lo sferragliare di una stampatrice mal ridotta ed altre il cui eco riecheggia ancora nelle mie orecchie per le straordinarie sensazioni che la loro lettura ha sortito così bene. E desiderosa di un forte senso di condivisione, quest’oggi alcune di quelle storie che altro non sono che uno stridio nel mondo, quasi sempre ad un passo dal precipizio e dall’oblio più totale.

mercoledì, ottobre 21, 2020

Gocce d'inchiostro: Gli amici silenziosi - Laura Purcell

Una lettura a cui mi sono approcciata con una certa curiosità. Curiosità e un forte interesse perché di questo romanzo avevo letto un mucchio di recensioni positive, ed era da troppo tempo che agognavo questo momento… quale miglior periodo, se non questo, per non immergersi in una lettura che si tinge di nero? Forse questo è stato un pensiero fin troppo affrettato per sapere se effettivamente Gli amici silenziosi avrebbero funto da miglior approccio halloweeniano, per sapere chi e cosa fosse realmente, perché ad un certo punto della sua lettura, che è anche il momento più cult dell’intero romanzo, quel momento particolare che avrebbe reciso un certo legame fra me e la sua protagonista, Elsa, questi amici con cui si avvicenderà, mi furono totalmente estranei con i numerosi tentativi di inimicarmi figure d’ombra che si sono impossessati della mia vita, deformandola del tutto. Eloise rifugge da ciò immergendosi totalmente in uno stato di quieta malinconia, sofferenza dell’anima che sebbene spicchi continuamente il perpetuo desiderio di rievocare i ricordi affinchè essi possano acquietarci, il tutto è avvolto in una patina appiccicosa e fastidiosa di mistero, tedio, preoccupazioni che non si discostano più di tanto dalla sua anima semplice e insulsa. In quanto lo stesso romanzo è un cantuccio immerso nella paura, nello sconforto, che genera solo quest’ultima sensazione. Sgradevoli sensazioni di inappagamento, tormenti che risiedono nella sua anima sola e incompresa a non poter sfuggire dal purgatorio del suo passato. Intrappolato in un pozzo oscuro da cui è impossibile scorgerne la luce, ricerca perpetua fra il labile confine della razione e la coscienza.

Titolo: Gli amici silenziosi
Autore: Laura Purcell
Casa editrice: DeA Planet
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 382
Trama: Inghilterra, 1865. Rimasta vedova e incinta del primo figlio, la giovane e inquieta Elsie parte alla volta della tenuta del marito insieme alla zitellissima cugina di lui, Sarah. Ma in quell’angolo di campagna inglese remoto e inospitale, l’opportunità di trascorrere in pace il periodo del lutto diventa qualcosa di molto più simile a una prigionia: un esilio opprimente in attesa che l’amato fratello Jolyon giunga da Londra a salvare Elsie dall’isolamento e dalla noia. A distrarre lei e Sarah dalla cupa atmosfera in cui sono sprofondate, solo l’intrigante diario di un’antenata dei Bainbridge, Anna, vissuta e tragicamente morta più di duecento anni prima; e la stanza in cui giacciono ammassate decine di figure di legno dalle sembianze realistiche e straordinariamente inquietanti. Quegli “Amici silenziosi” che Anna si procurò allo scopo di deliziare ospiti illustri, presto costretti a ripartire in circostanza mai del tutto chiarite.

lunedì, ottobre 19, 2020

Gocce d'inchiostro: Eternity e Fragility- Rebecca Maizel

Piantata nel mio personalissimo cerchio, con schiere di vampiri assetati di sangue e di supremazia, questi due romanzi furono letture che compì quasi dieci anni fa e che, ricordando poco e niente, ho desiderato rileggere in quanto le sue tematiche richiamano quelle halloweeniane. Rebecca Maizel, tuttavia, non crea così dal nulla una storia che è una grande manifestazione dell’horror o della paura, i cui gemiti sono un brivido lungo la schiena. Bensì una magnifica artista che fece di questa duelogia una storia per ragazzi che si discosta dai young adult che spopolano fra gli scaffali delle librerie per il suo essere esacerbato dall’impossibilità di Lenah, la protagonista, di essere libera. Libera di amare, vivere, respirare come una normale studentessa della sua età, e strutturato come una lunga riflessione, o pensieri racchiusi in pagine di diario, che si mosse dinanzi a me mediante alcuni aspetti tipici della tragedia shakesperiana o dei poemi omerici. Eternity e Fragility fungono dunque da raggiungimento di un obiettivo che  mi ero prefissata qualche tempo fa, quello cioè di constatare se i libri che costellano gli scaffali delle mie librerie, meritano di occupare un posto speciale, giudicandone i << comportamenti >>. Testimone di un desiderio ardente, ossessivo, bellicoso e straordinariamente indissolubile, una storia dal sapore amaro, un poema tragico/ comico la cui anima alla fine spiccherà, fra le avverse stelle, in mezzo a tante altre.


Titolo: Eternity
Autore: Rebecca Maizel
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 18, 90 €
N° di pagine: 368
Trama: “Nei lunghi secoli della mia vita, non ho mai amato nessuno come te. Nessuno. “ Sono state le ultime parole che mi ha detto Rhode. L’ultima volta in cui mi ha dichiarato il suo amore. L’ultima volta in cui ho visto il suo viso e i suoi intensi occhi azzurri. Ed è stata anche la prima volta in 592 anni in cui sono riuscita di nuovo a respirare. A sentire il sole sulla pelle, il profumo dell’aria. Ma tutto ha un prezzo: Rhode, il mio Rhode … ho dovuto dirgli addio, forse per sempre. Lui si è sacrificato per me. Si è sacrificato perché io, Lenah Beaudonte, potessi tornare di nuovo umana. Ha compiuto l’antico rituale mafico, ed eccomi qui. Non sono più un vampiro della peggior specie. Non sono più la guida di una confraternita di vagabondi della notte, assetati di sangue e di vendetta. Sono libera. Il mondo è cambiato dall’ultima volta in cui l’ho visto. La mia nuova vita ora è a Wickham: una casa, nuovi amici, e poi lui, Justin. Non avrei mai pensato di innamorarmi di qualcuno che non fosse Rhode. Ma Justin è così … vivo. E forte, deciso e dolce allo stesso tempo. Più bello di quanto abbia mai potuto sognare. Eccitante. Non mi sarei mai aspettata di tornare ad avere sedici anni, di respirare ancora l’alito caldo di un bacio umano… M, in fondo, non avrei neppure mai pensato che un giorno il mio passato di sangue e di distruzione sarebbe tornato a cercarmi.




Titolo: Fragility
Autore: Rebecca Maizel
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 18, 90 €
N° di pagine: 325
Trama: Miracolosamente sopravvissuta al rituale con cui ha ricordato la mortalità all’amico Vicken, Lenah torna al campus di Wickham. Vuole riprendere in mano la sua vita da adolescente insieme con il fidanzato Justin e dimenticare il passato, i cinquecento anni trascorsi come Regina della Congrega dei vampiri di Hathersage. Ma al campus due sorprese la attendono: una spietata vampira pronta a tutto pur di apprendere il segreto del rituale, e Rhode. Il grande amore di Lenah è ancora vivo, ed è umano, proprio come lei. 

sabato, ottobre 17, 2020

Gocce d'inchiostro: Middlegame - Seanan McGuire

Ci sono romanzi che si dimostrano poi come apparentemente si palesano: oscuri, misteriosi, magici, che promettono grandi cose e risucchiano chi legge in posti di straordinaria bellezza posseduti da qualche entità o elemento negativo con due o tre rivelazioni o cliffenger. Seanan McGuire ha scritto un romanzo apparentemente dedico ad un pubblico giovane ma maturo e attento, che mi ha entusiasmata sin dal primo momento in cui lo vidi e irretì completamente i miei sensi nel momento in cui decisi di leggerlo. Ho fatto tappa in un luogo apparentemente simile al nostro ma in cui ci si affanna a comprendere qualcosa che solo l’alchimia, l’astronomia, il linguaggio, la logica possono arrestare. Perché solo così sarà possibile riscrivere il mondo come una storia dentro un’altra storia. Infondendo vita a discipline morenti, forgiando quei giusti elementi che avrebbero dovuto affinare la sua coesione. Minuziosa e talvolta drastica, ha reso Middlegame un fantasy originale, avvincente, macchinoso e misterioso che tratta temi con una specie di quieta freddezza, un po' sgomenta ma anche grata dell’aver accettato di cogliere questa stessa sfida che l’autrice mi ha posto e a cui mi sono lasciata andare ascoltando, dando nulla per scontato a qualcosa che non concede nemmeno un attimo di respiro.

Titolo: Middlegame
Autore: Seanan McGuire
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 528
Trama: Ecco Roger. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell’universo. Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dogdger la elabora con il potere della matematica. I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto … non ancora. E poi c’è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro “padre”. Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far si che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé. Diventare “dèi in Terra” è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.

giovedì, ottobre 15, 2020

Gocce d'inchiostro: Strade di notte - Gajto Gazdanov

In una Parigi luminosa e scintillante, fra le fauci di un quartiere povero, in un gioco di luci e ombre, vecchio e nuovo, moderno e antico, persistono senza mescolarsi e senza nemmeno sfiorarsi mentalità antiche, quasi trecentesche che costituiscono l’anima di questo romanzo. Anno 1930. In un periodo non dissimile da questo, si osserva il mondo circostante desiderosi di comprenderlo a fondo, centellinandolo con disprezzo e pietà. Strade di notte reclamò la mia attenzione nel momento in cui me lo sarei immaginata, assediata da eventi immaginari e non che, man mano proseguivo nella lettura, divennero reali e che possiedono un fascino di cui la stessa realtà – quella vera – è priva. Con un certo dispiacere, lo ammetto, ho salutato il tutto, sebbene questo romanzo non era incluso nei progetti immediati ma faceva parte di una smisurata TBR di ottobre. E ora che ci sono stata, ora che è tutto concluso, mi sorprendo scrivere come ho nutrito un certo fascino, sin dal primo momento in cui vi misi piede. Non legatissima alla sua anima, ma coinvolta a tal punto che, presto o tardi, vorrò leggere qualcos’altro di questo autore. Per il momento, mi reputo soddisfatta di ciò che ho letto, di ciò che ho visto, e tornare alla vita quotidiana è stato parecchio traumatico. Ma ecco come l’atto di catturare il pensiero astratto su carta non mi concede nemmeno un attimo per pensare: sogno o realtà. Finzione o concretezza? La cupezza lirica di un poema decadente che mi ha attratto nel suo freddo abbraccio, fra la tragicità dell’assurdo e la potenza dell’esistenza.


 

Titolo: Strade di notte
Autore: Gajto Gazdanov
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16, 50 €
N° di pagine: 238
Trama: Un tassista russo vaga per le strade buie della Parigi degli anni Trenta. È una Parigi misera e splendida, popolata da un sottobosco di personaggi ai margini: nobili decaduti, filosofi alcolizzati, emigrati afflitti da manie di persecuzione, prostitute che imparano la professione da frequentatrici del demi – monde finite in disgrazia. Sono animali notturni, le mille sfaccettature della disperazione umana. Incontri fugaci regolati dal caso, compagni di viaggio con cui condividere un pezzo di strada nell’inevitabile cammino verso la morte. Il tassista osserva, ascolta e si lascia trascinare nelle loro tragiche, insulse esistenze per sfuggire alla solitudine che lo attanaglia e all’amara consapevolezza della vacuità della propria vita, una vita priva di legami e di futuro, una vita da esule, da eterno viaggiatore in terra straniera.

martedì, ottobre 13, 2020

Gocce d'inchiostro: La saga dei Cazalet. Confusione - Elizabeth Jane Howard

Niente esperienze spiacevoli, niente incontri da cui uscirne colmi di rammarico o rimorso, e a ben vedere i romanzi che costellano la mia strapiena libreria fungono da testimonianza. Che si tratti di una cosa ovvia o meno perché sono diversi e numerosi è un dato di fatto, che non pongono alcun limite alla mia sete di conoscenza, al mio amore incommensurabile per Elizabeth Jane Howard, che non pone quesiti o situazioni bizzarre o inconcepibili con cui è stato davvero impossibile non impersonare quel carosello di personaggi che, in una manciata di pagine, erano divenute persone, attraverso il quale ho potuto << toccare >> le loro fragili anime. D’altro canto, classificare come memorabili un qualsiasi viaggio spericolato e indimenticabile con questa autrice è davvero riduttivo. Sincere e disarmanti, tratta tematiche non propriamente accoglienti ma realistiche e solidali in cui è stato davvero impossibile non personificare, squarci di anime distaccate ma non incomprensibili, assolte con competenza e raffinatezza. E Confusione non possiede nulla di nuovo dai suoi predecessori, sennonchè fra me e questa storia la scintilla di reciprocità divampò, e fu proprio il prezzo che dovetti pagare per sfruttare queste ore di letture rubate dalle soglie del tempo.


Titolo: Confusione
Autore: Elizabeth Jane Howard
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 526
Trama: Archiviata ormai da tempo la leggerezza dei primi anni e terminata finalmente anche la lunga attesa che ne è seguita, assistiamo finalmente all’ingresso nel mondo delle giovani Cazalet. La fine della guerra, ormai prossima, sta per aprire le porte a un mondo nuovo, più moderno e con inedite libertà, soprattutto per le donne. E infatti Louise, Clary, Polly e Nora si avvieranno su strade disperate, tutte sospese tra la vecchia morale vittoriana del sacrificio e un costume nuovo, più libero, in cui le donne lavorano e vivono a testa alta, senza troppe complicazioni, la loro vita amorosa e sessuale.

domenica, ottobre 11, 2020

Amori di carta: Virginia De Winter

Quanto mi piacerebbe parlare faccia a faccia con i miei autori preferiti. Avendo letto un mucchio di libri, avendo amato tanrtissimi romanzi, do per scontato che quell’autore o autrice che per una manciata di giorni, un certo periodo, fosse divenuto il prodotto di vaste e spericolate avventure, di conquiste, di stupri e rapimenti, che i lunghi ed infiniti sproloqui che pongo fra la mia anima e la mia coscienza si siano allungate in molti territori e regni, perché in fondo di opere che ho amato e che tuttora amo ce ne sono a bizzeffe, e parlare a dismisura e per ore e ore di loro è davvero impossibile. Se ne sceglie uno, fra una lista lunga e infinita, e si dedica un post, qualche ora del tuo tempo, affinchè chi ti segue e chi ti legge possa comprendere i motivi per cui ami quel particolare autore. Disgraziatamente posso risalire solo grazie ai romanzi scritti e pubblicati, con qualche scarsa informazione scovata qua e là, con lo spazio ridotte di pagine, frasi e parole ridotte a uno spazio bianco, al vuoto di ipotesi e congetture cieche.
Tra gli autori che popolano ogni tanto questa rubrica, si annovera il nome di Virginia De Winter, pseudomino di una giovane autrice italiana che, a oggi, da quant’è che è approdata sugli scaffali delle mie librerie, avrò parlato un mucchio di volte. Mi accompagnò ai piedi della Vecchia Capitale, alle soglie di una città misteriosa che da sempre desta il mio fascino, svelandomi qualcosa di cui ignoravo completamente l’esistenza. Una lugubre sequenza di nozioni, misteri e torbidi inganni che ammantano il tutto. Una licenza che non avrebbe avuto termine troppo presto e che, guardandomi attorno, ammirata e sconvolta, mi concesse di comprendere come fossi stata fortunata ad incontrare una donna avvenente, forte e orgogliosa proprio come Eloise. Esposta ai venti lenti e tortuosi della vita in cui l'autrice, Virginia De Winter, ha composto una melodia meravigliosa che catapulta in un epoca in cui io avrei voluto vivere, inducendomi a provare quelle emozioni indefinibili che prendono quando leggo storie straordinarie come queste. In un momento un po' particolare della mia vita ha preso il sopravvento, e rimanendo saldo ai bordi della mia anima ha annientato letteralmente il mio spirito, trasmettendo emozioni inspiegabili. Perlomeno questo è quello che mi piace pensare.
La saga di Black Friars ritrae quelle meravigliose avventure che vedono come protagonista Eloise Weiss e altre sue acerrime compagne di avventure. Opera in cui il vecchio si mescola al nuovo, colmo di speranza, romanticismo, magia ed esoterismo, che riesce a spiccare il volo e a compiere persino innumerevoli voli pindarici. Questa il tipo di storia che ho amato quando ero ancora adolescenza, e che ho amato nuovamente recentemente con la sua stramba storia di passioni sopite dal tempo, vampiri di casate nobiliari e antiche leggende, scoprendomi ai confini di una realtà dura e un po' ingiusta.
Così come tanti altri suoi compagni di penna, la De Winter ha allietato il mio spirito e questa saga è forse la lettura più adatta per conoscerla. Quella più logica e interessante, che trasmette un forte senso di benessere, quasi di felicità, che volteggiando nell'aria come ombre oscure e perennemente presenti, ha allietato il mio spirito. Letteralmente.

venerdì, ottobre 09, 2020

Gocce d'inchiostro: Il mare e la nebbia - Rosa Santi

 Con certi romanzi capita di non sapere cosa dire. Costante perpetua nella mia vita, scombussolano, riducono in minuscoli pezzettini il mio animo, e se la risacca disomogenea del tempo, del ricordo sono confinati al piccolo mondo della mia infanzia, certe letture appaiono con evidenza in alcune situazioni della mia vita, soprattutto quando meno me lo sarei aspettata, e per qualche ragione divengono spiriti affini alla mia anima. I miei incontri con gli autori emergenti con gli anni è andato a scemare, ma con Rosa Santi avevo scorto del potenziale, qualcosa che avrebbe raccolto la mia anima con estrema cura. Ed è così che l'ho vista, monopolizzata dalle gesta di un giovane sognatore, che materia finita in un cosmo infinito, ricostruisce a ritroso il sentiero insidioso della sua vita, e poi, verso la fine, fatto ammenda di ciò che è importante e ciò che non lo è, soddisfatto di tutti quei ricordi che gli sono rimasti addosso, e che spesso invade la sua coscienza.

Titolo: Il mare e la nebbia

Autore: Rosa Santi

Casa editrice: PubMe

Prezzo: 12 €

N°di pagine: 112

Trama: Gianni è arrivato alla fine della corsa. Sa di essere ancora giovane, sa di aver sprecato la sua esistenza curando troppo il lavoro e troppo poco i suoi legami sociali. Decide di scappare da una grigia Milano, fare un viaggio in treno e approdare a Venezia, per permettersi di ritrovare antichi ricordi e farne propri di nuovi. È qui che conoscerá Sabrina, oste e strega, e Guido, aiutanti magici e anime complementari. Tra le nebbie della laguna comincerà a ricordare anche Grazia, sua madre, e tra le maree verranno a galla vecchi rimpianti. Il mare, nel frattempo, riempie le reti, nutre gli uomini, porta messaggi ai vivi e ai morti.

lunedì, ottobre 05, 2020

Amore a prima lettura: I romanzi della vita

Sorrido nel nel riporre nero su bianco queste righe. Si perché la verità è che adesso, all’età di ventotto anni, certe letture non rientrano più fra le mie preferite. Eppure sono storie che hanno e costituiscono una parte della mia anima, che sono divenuta ciò che sono adesso. Niente da fare, quindi, tranne serbare un ricordo speciale, e, con questo post, rievocarne la sua importanza. Sperando che alla fine, ognuno di essi possa esprimere qualcosa. Gli anni passano, i gusti cambiano, il mio amore per la letteratura cresce ancor di più, e poi, mentre ripercorro a ritroso certi periodi del mio passato constato come certi romanzi sono dei pilastri della mia crescita individuale a cui devo tantissimo. Una lettrice curiosa, negli anni divenuta sempre più appassionata, che fece della letteratura una fonte d’inestimabile sopravvivenza. Una boccata di vita, una visione umana del tutto distorta per molti, ma comprensibile per chi come me ama questo tipo di cose, che porta il carico di un certo sapere che è per me saggezza.


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Scontato, forse, ma fondamentale. Questa è una delle primissime saghe che, quando ero bambina, mi indusse a perdere completamente il senso del tempo. Storie che comportano quasi sempre una strana anestesia dalla quale spesso e non poche volte mi sono risvegliata senza comprendere appieno quel che mi circondava per almeno qualche ora. Per questo e altri motivi la Rowling è in lizza degli autori di cui apprezzo particolarmente il talento letterario che, amata da gran parte della mia generazione, in certi periodi della mia vita, soprattutto in questo, mi ha accompagnato fedelmente dinanzi alla soglia di un mondo caotico e crudele, come un simbolo per la mia anima romantica e sognatrice in cui ho giocato a essere in grande intimità.

sabato, ottobre 03, 2020

Gocce d'inchiostro: Circe - Madeleine Miller

Ha sempre governato la curiosità in me, curiosità letteraria, intendo, che distinta al mio carattere riservato e discreto non sembra legato l’uno all’altra, e via via che mi cibo di un romanzo dopo l’altro comincio a guardarmi diversamente, con una certa consapevolezza, a vedermi come una persona che per la letteratura, le parole, si avventurerebbe su qualsiasi fronte, inconsapevole di cosa impersonerò o dove mi troverò. A un estremo ad un altro, in un torrente di parole che non so mai dove mi trascineranno. Da lettrice matura, avvezza a certi particolarismi, non mi sorprendo di niente e nessuno. Il romanzo di Madeleine Miller, Circe, di cui La canzone di Achille languisce sullo scaffale da troppo tempo, colma un piccolo vuoto che mi ronzava alla testa, un nodo allo stomaco, il respiro affannoso, una coppia danzante di personaggi mitologici che si strinsero attorno.
La sua lettura si rivelò meravigliosa. Bellissima e indimenticabile, che francamente non credevo potesse essere così palese, specie perché vergata da uno stile che richiama gli antichi poemi classici o omerici. Il suo spericolato viaggio, le sue folle avventure mi piacquero tantissimo non perché enunciano la figura di una donna, la sua forza, il suo coraggio, il suo voler essere donna. Bensì la sua stessa esistenza. La Miller crea dal nulla un personaggio che per molti non è sconosciuto, e non lo riveste in forma romanzesca ma come è nella stessa Odissea. Non un personaggio che prende vita, ma una donna che ha già avuto vita e che perpetua nel tempo. In forme sofisticate di amore, amicizia, alleanza, timore, che inevitabilmente ha preso d’assalto il mio cuore, che aveva diffidato del suo essere così piccola in un mondo di bruti e giganti e che mi sussurrò una storia meravigliosa del suo divenire, moglie, madre, figlia e amante, da cui ne scaturì un legame intimo e leale, come la cosa più bella potesse mai accadere.
Titolo: Circe
Autore: Madeleine Miller
Casa editrice: Sonzogno
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 411
Trama: Nella casa del dio Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dei. Per queste sue eccentricità, e a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull’isola di Eea, dove affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni dei principali eroi della mitologia classica: l’inventore Dedalo e il suo figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l’avventuroso Giasone e la tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di lui Telemaco e la moglie Penelope.

giovedì, ottobre 01, 2020

Romanzi su misura: Settembre

 Di letture, ogni trenta giorni del mese, ce ne sono a dismisura, e non smetto mai di riservare loro un certo spazio. Mi piace parlare di libri, e nella cittadella della mia coscienza frequento perlopiù figure che conosco a menadito. Negli anni, però, ho circumnavigato i cieli di nuove terre, ed essendo diffidente per natura mi pongo sempre nella condizione di considerarne i pro e i contro. Ed è per questo che i miei wraup up pullulano quasi sempre di gruppetti di autori eccezionali o mediocri, capaci di ispirarmi, o pessimi e incompetenti. Quest’ultimi confido sempre di non averci mai a che fare, e quando succede custodisco certe esperienze come ricchezze culturali e personali. I libri che hanno popolato questo mese, tuttavia, si sono rivelate splendide letture, e, per mia fortuna, parti decisive nel mio percorso di lettrice, che senza la loro conoscenza sarei stata tartassata dal tarlo della curiosità, mi avrebbe divorato da dentro al punto di non comprendere né distinguere la realtà dalla finzione.
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Romanzi su misura in carta e inchiostro:



Un  racconto straordinario, profondo, quasi toccante che è un inno alla buona letteratura ottocentesca. Una storia che ha il sentimento delle storie d'amore senza tempo, e che ci parla di anime inquiete e insoddisfatte che vagano inconsapevolmente senza alcuna meta. Un quadro raffinato che ci illustra le teorie metafisiche della scienza; il desiderio di congiunzione di due entità instabili e prive di vita; la natura del sentimento, dalla landa deserta dei loro spiriti.
Valutazione d'inchiostro: 4 e mezzo






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