giovedì, aprile 30, 2020

Gocce d'inchiostro: L'eleganza del riccio - Muriel Barbery

Anche io ho soggiornato in un piccolo quartiere francese per stare con Renèe e le sue concezioni filosofiche astruse ed evocative, e fu una sorpresa eccezionale ed incredibile, proprio per il messaggio intrinseco alla nostra esistenza, la forza di rituali che accrescono l’infrazione, parentesi magiche che gonfiano parentesi di commozione, nel quale il tempo è stato fecondato in maniera del tutto intensa. Si osserva così un mondo che ruggisce e si adorna, in cui scoppia la guerra e si tende a vivere sorgendo dalle stesse ceneri, nel mentre si agita la vita umana. Nel quale è stato davvero impossibile non farsi contagiare dal suo tono cinico, duro, quasi distaccato tipico di quei melodrammi malinconici, tragici dell’antica grecia, di individui solitari, incomprensibili, spesso autolesionisti.
La vita era già stata prestabilita, e una brillante riuscita non vale più di un fallimento. Sebbene ci si affanna a combattere pur di essere felici, come un inutile rincorsa dell’assurdo.






Titolo: L’eleganza del riccio
Autore: Muriel Barbery
Casa editrice: E/O
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 318
Trama: Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita lussuosa vacuità la portinaia Renèe, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece, all’insaputa di tutti, Renèe è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita ( il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza ). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro si incontreranno grazie all’arrivodi monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renèe e il suo antico, doloroso segreto.

martedì, aprile 28, 2020

Gocce d'inchiostro: Persuasione - Jane Austen

Fatico ad ammettere con me stessa quanto Anne Eliot non sia stata esattamente quella gradevole compagnia cui confidavo. Il mio percorso nella poetica austeniana, prosegue, imperterrito, nella scoperta di storie, personaggi, amori, che mi hanno fatta sentire orgogliosa, lieta, estremamente soddisfatta di questa scelta presa, eppure con l'eroina moderna per eccellenza austeniana non ho instaurato quel magico legame che avrebbe potuto affermarsi. Spiccare, in mezzo a tutti gli altri. Unica certezza possibile, in un mare d'incertezze, che con la sua tenerezza, la sua bontà d'animo maturerà da una condizione di estrema inferiorità, compiendo un percorso a ritroso che faccia comprendere se stessi e il mondo circostante. Corollario di personaggi dalle mille sfaccettature, che non hanno alcun segreto, alcuna paura di mostrarsi persino disumani, che in altri romanzi sarebbero sembrati assurdi.
Eppure, non avrei potuto scoprire cosa rivelano questa pagine se Anne non avesse parlato, dato che lei di sicuro già sapeva che non avrebbe avuto bisogno di alcuna figura maschile pur di lasciare un segno nella memoria, nell'immaginazione, nelle idee, affinché quel tipo di felicità da così tanto tempo rincorsa avrà suo sfogo. 
Titolo: Persuasione
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 10 €
N°di pagine: 336
Trama: Al centro della vicenda Sir Walter Eliot, uomo orgoglioso e pieno di se, e le sue tre figlie, Elizabeth, Anne e Mary. Rimasto vedovo assai presto, Sir Walter affida la giovane figlia Anne alla sua tutrice perché ne curi l'educazione. Ma, innamoratasi di un giovane ufficiale di marina, su sollecitazione della sua mentore che ne sottolinea di continuo la mancanza di mezzi Anne rompe il fidanzamento. Otto anni dopo però lo rincontra. Amaramente pentitasi del passo compiuto a suo tempo, decide quindi di giocarsi ogni possibilità. Anne diventa così sempre più consapevole dei propri desideri.

domenica, aprile 26, 2020

Gocce d'inchiostro: Il barone rampante - Italo Calvino e Niente - Janne Teller

Una delle cose più belle di questo terrificante periodo sono le letture, organizzate a seconda del mio umore, delle mie predisposizioni, dei miei progetti, due mesi di piacevolissime scoperte, viaggi avvincenti dall’inizio di marzo sino a fine aprile, ovvero il massimo divertimento che ho potuto concedermi dopo aver preso consapevolezza che sarei rimasta lontana da tutto, da tutti, da ogni cosa, e questo sarebbe stato quel giusto compenso che ha coperto queste settimane monotone e ripetitive. Fra questi immancabili scoperte, ci sono stati romanzi che mi hanno concesso l’opportunità di immergermi il più possibile e inevitabilmente in mondi straordinari e indimenticabili che hanno padroneggiato sulla mia coscienza, come il fulcro fondamentale per il quale si muovono le cose. Tra questi, due letture che mi hanno piacevolmente stupito, una di uno scrittore la cui conoscenza avevo approfondito qualche anno fa, e un'altra che fu quel ponte che collegò un mondo inesplorato e mai visto. Per me, fu la prima volta de Il barone rampante e di Niente, con un repentino viaggio di attaccare discorso con gente che legge libri, conversa con personaggi fantastici o eccentrici, osservano il mondo con occhi diversi a dispetto del prossimo, in pagine che sono un guazzabuglio di idee strambe, assurde o divertenti che avranno sfogo nella coscienza del prossimo, perpetuate con pazienza e parsimonia.

Titolo: Il barone rampante
Autore: Italo Calvino
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 240
Trama: Il 15 giugno del 1767 il baroncino Cosimo Piovasco di Rondò decide di salire su un albero del suo giardino e da lì non scenderà per il resto della sua vita. Quello che all’apparenza sembra un capriccio per evitare di mangiarsi su un piatto di lumache preparato dalla sorella Battista si tramuta in un gesto ribelle che rivoluzionerà la sua intera esistenza. Né minacce di castighi né promesse di perdono gli faranno cambiare idea e tutti i suoi famigliari dovranno alla fine rassegnarsi e accettare la sua scelta assurda quanto incomprensibile. Sugli alberi, Cosimo vivrà giorni liberi, all’insegna dell’avventura e dell’intraprendenza, imparerà a badare a se stesso e ad amare e proteggere la natura che lo circonda, e non mancheranno certo amicizie stravaganti.

venerdì, aprile 24, 2020

Gocce d'inchiostro: Le due città - Charles Dickens

L'argomento che verte attorno alle vicende avventurose e concrete di Le due città fu la Rivoluzione francese e l'annosa disputa fra popoli di diverso stato sociale sulle nuove 'predisposizioni' indotte a chi regnava. Questo ritratto fedele e fiducioso (come lo definiscono alcuni critici o amanti di Dickens) fa parte di un piccolo tassello di un mosaico che da quant'è che conosco l'autore - anni di svariate letture, nella fumosa e ombrosa Londra ottocentesca - ha raso al suolo centinaia di giudizi, predisposizioni d'animo e sbattuto fuori da ogni pagina o parola l'insana idea che facesse posto a una buona occasione per riflettere. Mediante un carosello di vantaggi solitari, persi sul destino di anime che traggono vantaggio da tutto ciò che riescono a ricordare, nel riconoscere la grandezza di una famiglia, una dinastia che predomina su creature che ripudiano il proprio destino.
Tra montagne di terra, sontuosi palazzi, legami e separazioni repentine, l'aria che ho respirato fra le sue pagine è la stessa di quella che vi ho riscontrato in altri splendidi capolavori come David Copperfield o Oliver Twist, ma distante da quei concitati rumori del cuore e dell'anima che avevano assordato la mia anima per tutto questo tempo, implodendo tuttavia come uno scontro pubblico 'dialettico' più furibondo di quel che avrei creduto. Imponente tuttavia a non farmi contagiare dall'arrogante presunzione di sottolineare o evidenziare mediante aspetti sentimentali, drammatici e teatrali, vicende dalle tinte forti che denunciano la società circostante e la repulsione da parte dell'autore per il ceto sociale medio. Non individuandone più le cause, bensì le conseguenze.
Titolo: Le due città
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Newton & Compton
Prezzo: 4,90 €
N°di pagine: 384
Trama: Romanzo storico consacrato al realistismo narrativo, Le due città mette in scena i destini di personaggi coinvolti nel vortice degli eventi della Rivoluzione francese e del successivo periodo del Terrore. Sebbene l'ambientazione, tra Londra e Parigi - le due città del titolo - differisca notevolmente dall'Inghilterra vittoriana, cui il romanziere ha quasi sempre attinto per i suoi lavori, quest'opera contiene tutti i classici temi dickensiani: dalla povertà alla nobiltà di spirito, dal sacrificio alla redenzione.

mercoledì, aprile 22, 2020

Gocce d'inchiostro: Un incantevole aprile - Elizabeth Von Arnim

Il primo incontro con un autrice affermata e prolifica come la Von Arnim è stato molto più bello di quello che avrei mai immaginato. Meno di trecento pagine che compongono un quadro bellissimo ed estremamente piacevole di un repentino viaggio in una lussuosa villa nei dintorni di San Stefano, gruppi di anime in pena, parsimoniose ma fragili che tuttavia spiccano per il loro perenne bisogno di comprensione, libertà. Pagine nel quale ho messo da parte qualunque remora per concentrarmi totalmente su ciò che mi ha lasciato pienamente soddisfatta, ovvero l'ennesimo tetro racconto dei sentimenti che imperversano nell'animo umano e che coincidono con la bellezza dei sogni, il brivido dell'avventura, il raggiungimento di un forte impulso di riscatto. Calibrati in momenti di scoperta, scissione fra mondi, il tempo passato e quello futuro, l'atto di fuga e quello di scoperta che conferiscono un anima, un pensiero, un impulso, che malgrado i vuoti e i silenzi ricostruiscono mentalmente i frammenti isolati di un utopia mancata ma poi conquistata. 






Titolo: Un incantevole aprile
Autore: Elizabeth Von Arnim
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 15€
N°di pagine: 287
Trama: In un club della Londra anni Venti due signorine inglesi scoprono di essere accomunate da una vita amorosa insoddisfacente, molto diversa da quella che avevano sognato il giorno del matrimonio. Mrs Wilkins, timida e repressa, è sposata con un avvocato ambizioso che << lodava la parsimonia tranne quando si trattava del cibo che finiva nel suo piatto >>; Mrs Arbuthnot, estremamente religiosa, è sposata a uno scrittore di biografie sulle amanti dei re: per una donna come lei, una cosa davvero sconveniente. Insieme decidono di rispondere a un annuncio per l'affitto di un castello a San Salvatore, piccola cittadina della Liguria, per tutto il mese di aprile. A loro si uniscono Mrs Fisher, un'anziana signora che incarna appieno la morale vittoriana nel portamonete, nelle amicizie e nella rigida etichetta che esige sia rispettata, e Lady Caroline, giovane ereditiera di una bellezza sopraffina in cerca di requie dalla vita mondana e dagli innumerevoli spasimanti. Le quattro donne, che si conoscono a malapena, si lasciano così alle spalle la grigia e piovosa Inghilterra per godersi un mese di vacanza in Italia. Immergendosi nel calore della primavera italiana e nella bellezza placida del luogo, avvolte nei profumi dei glicini e dei narcisi che aiutano a mettersi a nudo, le signore imparano ad apprezzarsi, mentre ognuna, a turno, sboccia e ringiovanisce, riscoprendo l'amore e l’amicizia, ritrovando la speranza. 

lunedì, aprile 20, 2020

Gocce d'inchiostro: Diario - Anne Frank

Il 6 gennaio del 1945, una ragazzina di soli quindici anni fu deportata ad Auschwitz, morì di tifo e, secondo alcune testimonianze, provata dall’essere stata separata dai famigliari. Qualche settimana dopo l’avvento del mese di aprile, a svariati giorni di distanza dall’inizio della quarantena, decisi di fare della storia di Anne il mio personale cantuccio mentre il mondo restava rinchiuso in una solida cella. Sembrava non esista alcuna via d’uscita, alcuna parvenza di libertà, le stragi di questo virus sono divenute un movimento auspicabile per i diritti civili dei cittadini fuori dalle mura domestiche. E poiché tale << movimento >> ci ha reso tutti solidali con gli altri, perlomeno la maggior parte, di letture che accarezzano tale argomento ve ne sono così tante che non ho più alcuna perplessità ad oltrepassarli.
Il mondo oramai mi appare come una forma sfogata, che tuttavia presto o tardi acquisterà nuovamente lucentezza.
La storia che la dolce Anna si portò dentro, scritta innocentemente mediante il cosiddetto processo di “scrittura a getto “, mi fece scoprire un terreno che non avevo mai calpestato, assediato dal regime nazista. Era lo stesso che la mia amata Nèmirovskj ha ritratto così bene in Suite francese, la medesima supremazia di una minaccia che disgraziatamente non avrà fine e che per caso fece della scrittura il miglior surrogato per vivere. Ovvero l’unica scialuppa di salvataggio a cui aggrapparsi affinchè potesse essere compresa, capita, e non più invisibile come credeva di essere. Un frammento di storia riesumato dalle sabbie del tempo, questo piccolissimo libriccino è la brillante testimonianza che estrapolano i ricordi di una ragazzina qualunque, ma, nel tempo, divenuta icona di forza e speranza. Anne è la ragazzina in cui tutti noi possiamo riconoscersi, qualunque età o momento storico stiamo vivendo, che conferisce un’idea perfetta ed emozioni altalenanti di chi sopravvisse all’ascesa hitleriana, non solo perché le sue pagine trasudano tutto il dolore, i sacrifici, le sofferenze provate ma perché anelito ad una rinascita. Una forma di comprensione distorta, che disgraziatamente Anna mai conobbe.



Titolo: Diario
Autore: Anne Frank
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 432
Trama: Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini.

sabato, aprile 18, 2020

Gocce d'inchiostro: Il giro del mondo in 80 giorni - Julius Verne

La mia nuova avventura prevedeva di visitare il mondo, non nel senso stretto, ma letterale del termine, poiché il romanzo che sonnecchiava beato fra gli scaffali della mia libreria frantumò quelle stupide paure che dalla sua lettura non avrei ricavato assolutamente nulla, e che l’unico aspetto positivo sarebbe stato quello di aver conferito al mio bagaglio culturale una goccia di conoscenza in più.
Adesso che del romanzo di Verne ho valicato confini, viaggiato su navi con sgorbutici e puzzolenti marinai, respirato la magia e il sentore di profumi orientali, antichi e perduti, l’avvilente situazione che mi costrinse a rimandarne la sua lettura a data da destinarsi fu quasi ridicolizzata. Mi persi fra le sue pagine ritrovando una parte di me, scovando un aspetto che non credevo possibile le sue pagine potessero conferirmi, e nell’immediato quel sentimento di cameratismo che si fu instaurato col vecchio proposito di colmare qualunque lacuna divenne un po’ rindondante.
Con Julius Verne mi presi cura di me stessa, ebbi una certa attenzione a qualunque oggetto, cosa o persona avrebbe intaccato la mia anima, quella che sino ad oggi mi aveva indotto a procrastinare, e vedendo come ciò sfumò alla luce luminosa di un mattino di metà aprile acquistò concretezza nel momento in cui partì all’arrembaggio con il signor Fogg e il suo devoto domestico Passeparteout perché, sebbene il ricordo della sua trasposizione cinematografica è ancora vivo in me non riscossi alcun effetto negativo all’indomani dello spericolato viaggio in mongolfiera in soli 80 giorni.
Titolo: Il giro del mondo in 80 giorni
Autore: Julius Verne
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9€
N° di pagine: 300
Trama: “Il giro del mondo in ottanta giorni” è forse il più noto tra i romanzi di Julius Verne, fonte di numerosi adattamenti televisivi e cinematografici. Il protagonista è un inglese vittoriano di nome Phileas Fogg che, per scommessa con i soci del suo club londinese, si imbarca nell’avventura di fare il giro del mondo in non più di ottanta giorni. Alla base della sua certezza vi è la convinzione tipica dell’Europa del suo tempo di aver domato il mondo, tanto da poter programmare ogni tappa solo sulla base degli orari ferroviari di navigazione ufficiali. Fogg non è un normale turista, non è interessato alle bellezze dei luoghi che attraversa, ma a raggiungere in modo efficiente il suo obiettivo. Ad affiancarlo nell’impresa il domestico Jean, detto Passepartout, che lo aiuterà a risolvere gli imprevisti che incontrerà nel suo tour. In una ridda di imprese, a volte tragiche a volte comiche, Fogg alla fine riuscirà a vincere la scommessa, nonostante gli ostacoli che gli verranno opposti di continuo da un pertinace poliziotto inglese che lo insegue per tutto il mondo, convinto che sia l’autore di un grosso furto in banca.

giovedì, aprile 16, 2020

Amori di carta: Donna Tartt

Nella sua carriera di scrittrice, Donna Tartt credo si sia sentita dire da molti, perlomeno dal suo amico di lunga data Bret Easton Ellis, che la vita somiglia a un libro, una storia che comincia da un inizio e va avanti finchè l’eroe non muore. Ma se il futuro immaginato acquisisce una certa forma, cambia anche il modo per cui lo si interpreta. Per l’autrice de Il cardellino, infatti, il tempo, va si avanti e indietro, ma nei libri, nei racconti, le storie nascono o si concretizzano anche mediante un processo a ritroso, la metafora del libro come miglior vascello su cui viaggiare. Al limite, la vita è spesso più simile alla struttura di un rebus, con i fatti salienti, come per esempio lo scoppio di una guerra o la cocente rivelazione di qualcosa di estremamente privato, e le innumerevoli conoscenze o legami che intercorrono fra una persona ed un'altra, ma anche elementi che contengono pezzi forti, notizie futili o coinvolgenti, sfogliando certe << articoli >> dinanzi alle soglie del tempo rivelano molto più di quel che si crede. 
Come l’interpretazione di un testo medievale, astruso e di lettura difficoltosa, l’autrice de Il piccolo amico fu colei con la quale avanzai  a tentoni, con cautela ma ammaliamento che una volta approdata nella sua terra, nel suo mondo, mi entusiasmi fra le sue pagine finchè non compresi ciò che esse vogliono dirci, finchè non colsi i suoi messaggi, contorti, enigmatici, spesso inspiegabili che con una certa difficoltà ti impediscono di proseguire spedita fra le pagine. Il tempo, per Donna Tartt, si muoveva in due direzioni poiché ogni passo nel futuro si porta dietro un ricordo, un momento del passato, e anche se ciò non è propriamente dispensabile si trascina dietro un bagaglio di esperienze, nozioni che hanno plasmato l'animo, il suo essere lettrice e poi scrittrice, sconvolgendo letteralmente il mio mondo interiore, così come altre persone plasmate dai ricordi taglienti e netti della sua penna. Sebbene i suoi sono racconti occupano un posto particolare nel tempo, nello spazio, ragion per cui la Tartt ha una visione pessimistica ma simbolica di un mondo di cui facciamo tutti parte ma che giudica a se stante. La mia domanda, a tal proposito, è la seguente: la Tartt è stata << sconvolta >> da eventi così simbolici e significativi che hanno ribaltato completamente la sua visione del mondo?

In una manciata di giorni, le sole opere scritte da questa donna trascinano in un mondo lontano, un futuro anteposto al presente nel quale il sacrificio, le cattive azioni non redimono la tua anima piuttosto la macchiano maggiormente, che su carta acquisiscono una visione pessimistica, malinconica del mondo circostante, aprendo diversi argomentazioni sull’uomo, il suo essere integrato nel mondo degli altri, le sue relazioni, figura eroica che si aggrappa a qualunque illusione pur di vivere meglio, e che distrusse lo scenario delle sue false promesse mediante fattori esterni nocivi e disastrosi. La visione apocalittica di una vocazione futura che la Tartt scoprì di avere dentro di se ma che a mio avviso vide sempre dall’esterno, come se stesse guardando un attore recitare una parte, con un ottima propensione alla scrittura, alle arti in generale che gratificano la sua anima impura e oscura.
Complessa e tormentata come il meccanismo di un eroe giocattolo nato dal desiderio di curare ferite invisibili ma inferte dal passato, da cui i suoi romanzi rivelano parecchio di lei, unica e sola, migliore prodigio in letteratura odierna che grazie alla scrittura ha compreso quanto tendiamo spesso ad essere dei poveri illusi, intimoriti ad aver sciupato così tante energie con sogni puerili o infranti.

martedì, aprile 14, 2020

Gocce d'inchiostro: Il circo della notte - Erin Morgenstern

Le mie letture fanno testo ad entusiasmanti e folli viaggi, nei reconditi e più oscuri luoghi dell’intero universo. Niente e nessuno mi avrebbe indotta a cambiare idea, nessuno sapeva cosa sarei andata incontro, nessuno immaginava – quando voltammo le spalle al 2019 – che avremmo dovuto fare i conti con una realtà più soffocante del previsto. Ci sono però sempre i libri, e di letteratura e scrittura in questi giorni mi sto cibando a profusione. Perciò mi reputo alquanto soddisfatta di proseguire un percorso avviato quasi per gioco, un mese fa, di leggere tutti quei romanzi che attendono il loro momento per essere letti, ed io non posso che essere più che orgogliosa.
Il circo della notte, dunque, sebbene la sua pubblicazione risale al lontano 2013, aveva in serbo per me delle sorprese che non mi sarei minimamente immaginata. Era predestinato un altro luogo, un viaggio nel quale avrei potuto respirare magia, polvere, profumo di vecchio che si mescola al nuovo. Convertita e assuefatta per il potere che racchiudono le sue pagine, quello cioè di farci dimenticare chi siamo e dove siamo poiché immersi in un mondo a dir poco meraviglioso, in un unico marasma di luce e colori, ombre e oscurità, è parte integrante di un’atmosfera magica e surreale.



Titolo: Il circo della notte
Autore: Erin Morgenstern
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 476
Trama: Appare così, senza preavviso. Le Cirque des Reves apre al crepuscolo, chiude all’aurora. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio affascinano un esercito di spettatori che li insegue ovunque. Ma dietro le quinte due misteriosi rivali ingaggiano una magica sfida: due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario, inaspettatamente, si innamorano. Contro ogni regola, la passione tra Marco e Celia si scatena e travolge tutto come una corrente elettrica che minaccia di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza. Nemmeno la forza del destino sembra potersi opporre.

domenica, aprile 12, 2020

Gocce d'inchiostro: Il cecchino paziente - Arturo Pèrez Reverte

Di romanzi ancora da leggere e vivere, gli scaffali delle mie due librerie, sono ancora pieni, e in questo triste periodo vige il proposito di cibarmi di tutte quelle opere che languiscono sullo scaffale da troppo tempo. La mia coscienza sa che certe occasioni capitano raramente, certe cioè attrazioni di acquistare compulsivamente, accumulare pile su pile romanzi che nemmeno il tempo o la spazio contiene, solo simili eventi saranno smorzare. Me la spasso con incoscienza in qualunque territorio, sebbene lo studio e valuto a fondo, ma lo faccio con attenzione, consapevolezza e caparbietà benchè il minimo sentore di cedimento mi indirizzasse su altri fronti. La lettura de Il cecchino paziente ha schiuso, in buona parte, quegli inutili pregiudizi che avevo riposto ad inizio lettura, anche se non abbastanza da darmene una vera e propria conferma, ancora troppo vago, troppo ombroso per dare un senso alle cose.
Il mio temperamento tuttavia non diniega mai di provare sulla pelle il brivido dell’avventura, e non si tira indietro dinanzi a niente e nessuno. Ci sono stati momenti in cui ho dovuto << pagare >> il prezzo di questa mia innata temerarietà, ma per il momento mi limito a scrivere che questa ennesima esperienza si è rivelata positiva. Ammaliante, interessante, residuo fine della cenere di una sigaretta ardente sin dall’inizio, in cui il proposito di far restare intatta la propria anima, la propria identità è uno dei messaggi più significativi del romanzo. Un tentativo ben riuscito di interpretare un mondo corrotto ma alla moda dai colori accesi e forti, che tuttavia lascia tracce del suo passaggio per la generale malinconia che trasudano le sue pagine. Ammantato di una certa tolleranza, una realtà parallela vecchia e deteriorata dal tempo che lascia un segno.



Titolo: Il cecchino paziente
Autore: Arturo Pèrez Revert
Casa editrice: Bur rizzoli
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 253
Trama: Ad Alejandra Varela, detta Lex, specialista in arte urbana, piacciono le donne, e non ne fa mistero. Ma ora che ha perso la sua compagna, Lita, non le resta che il lavoto. Un incarico editoriale la mette sulle tracce di Sniper, uno dei writer più famosi al mondo, un ribelle apparentemente indomabile, protagonista di “interventi” ben oltre i limiti della legalità, con conseguenze in qualche caso fatali per i giovani che si chiama all’azione. Quasi nessuno ne ha mai visto il volto, nessuno conosce la sua vera identità. Un artista? Lui dice di non esserlo, ripete che i suoi “pezzi” sono “guerriglia urbana”. Eppure, se qualcuno lo convincesse a esporre le sue opere e a farne un libro, sarebbero in molti ad arricchirsi. Almeno all’inizio, è per questo che Lex lo insegue da Madrid a Lisbona, da Verona a Napoli, immergendosi sempre più nel mondo dei “graffitari”, nei loro codici e nei loro valori. Anche qualcun altro, però, sta cercando Sniper, con tutt’altre intenzioni. E pedina Lex per arrivare fino a lui. Quello che allora si scatena è un duello intelligente, un gioco di specchi tra cacciatori e prede, tra schermitori che cercano il fianco debole dell’avversario. E poi colpiscono. Sempre. Perché “Il Fato è un cacciatore paziente” che non perdona. Mai.

venerdì, aprile 10, 2020

Gocce d'inchiostro: Mansfield park - Jane Austen

Un inizio d’anno particolare e tumultuoso, qualche giorno dopo la mia ultima visita nella dimora rustica di Jane Austen, Mansfield park svettava dall’altura di una collina rurale e verdastra, attrazione seducente e magnetica che in una manciata di giorni mi fece prendere parte ad operazioni amorose con l’ordine di rispettare o rispondere agli incauti sussulti del cuore umano. Qualche giorno fa, oltre a un numero spropositato di letture, pensieri sparsi, svettavano le letture di Emma e L’abbazia di Northanger, giunte nel mio cantuccio personale inaspettatamente, oramai pilastri imprescindibili per il mio bagaglio culturale.
Qualche giorno prima della Santa Pasqua, sono partita per un viaggio bello, emozionante ma non indimenticabile, a cui presi parte quando della Austen compresi la sua relativa importanza per la mia anima semplice e appassionata. Però, ad essere completamente onesta, questo non è il solo e unico motivo per cui la amo, talvolta misteriosa talvolta persuasiva, bensì perché il mio amore per la letteratura classica cresce giorno dopo giorno sempre di più e con il quale amo perdermi fra le sue pagine, starla a sentire mentre parla, e le mie attenzioni sono così profonde che talvolta mi domando se la mia coscienza avesse imboccato una svolta definitiva quando presi la decisione di completare la lettura delle sue opere.
Mansfield park non ha ricambiato completamente le medesime sensazioni che Emma e L’abbazia di Northanger avevano sortito splendidamente. Come sempre, abbozza l’intento che chi ami la Austen possa perdersi fra le sue pagine con la certezza di non restarne invaghito. Piuttosto cogliendo quelli che non sono altro che messaggi, tematiche attualissime di un opera prevalentemente classica ma moderna che dovrebbe fungere da monito per l’individuo a comprendere se stesso e chi lo circonda.
Titolo: Mansfield park
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 520
Trama: Sir Thomas Bertram è il proprietario della lussuosa tenuta di Mansfield Park, dove vive con la moglie Maria e i quattro figli. Frances, la sorella di Lady Bertram, versa invece di condizioni più difficili, tanto da costringerla a chiedere aiuto proprio ai Bertram, che accettano di prendere con loro Fanny, la secondogenita. Fanny ha nove anni quando arriva a Mansfield Park, e fa una gran fatica ad abituarsi alla differenza di usi rispetto alla famiglia di origine, anche se con il tempo i rapporti con i “nuovi” familiari tendono a migliorare. Nascono legami d’affetto con i cugini, in particolare con Edmund. Fino a che non compare nel mènage Henry Crawford. Persona assai disinvolta, specie nei confronti delle signore, e soprattutto in assenza del padrone di casa. Dati gli antefatti, la situazione non può far altro che precipitare … e Fanny? Fanny non perde l’occasione di sentirsi in colpa: se avesse accettato la proposta matrimoniale di Henry, tutto avrebbe avuto un esito più ordinato e “normale”.

mercoledì, aprile 08, 2020

Gocce d'inchiostro: Shantaram - Gregory David Roberts

Quest’anno, questo periodo così controverso e particolare, fra le mie letture c’è stata una new entry, l’unico romanzo fra i vecchi propositi di lettura di momenti in cui leggere un tomone come questo era accantonato a data da destinarsi. Una lettrice che ama le avventure, arrampicarsi fra le alture più insidiose della letteratura in generale, cosa che mi rende esattamente quella che sono, impavida e pronta a tutto, silenziosa come un  satellite artificiale, anche di più, una i cui pensieri vorticano vertiginosamente e che prendono forma solo su carta, rivela i suoi propositi, la sua vulnerabilità, quando scrive.
Recentemente ciò accadde con la lettura di un romanzo che ho procrastinato per tanto tanto tempo, sebbene i miei compagni di lettura mi invogliavano ad immergermi fra le sue pagine garantendomi momenti di rinascita ma anche di vero e proprio sentimentalismo. La realtà dei fatti fu che quello di Roberts è prevalentemente un romanzo spirituale nel quale sono esplicate certe idee, mediante le quali vige un fondamento logistico ma crudele che esplica come non dovrebbero esistere quelle contraddizioni notariali che differenziano l’individuo per razza, sesso o colore. Perché, pur non condividendo certe caratteristiche, siamo tutti figli di Dio. Pellegrini posti dinanzi a un cammino che ha una forma diversa, a dispetto di altri romanzi del genere, ma che spicca per la sua impronta simbolica, per una continua ricerca del bene nel contrastare il male, la libertà interiore, mediante il passato, rimasugli di una vita lontana o passata che sono veri e propri tributi alla pacificazione.


Titolo: Shantaram
Autore: Gregory David Roberts
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 1177
Trama: Nel 1978, il giovane studente di filosofia e attivista politico Greg Roberts viene condannato a 19 anni di prigione per una serie di rapine a mano armata. È diventato eroinomane dopo la separazione dalla moglie e la morte della loro bambina. Ma gli anni che seguono vedranno Greg scappare da una prigione di massima sicurezza, vagare per anni per l’Australia come ricercato, vivere in nove paesi differenti, attraversarne quaranta, fra rapine, allestire a Bombay un ospedale per indigenti, recitare nei film di Bollywood, stringere relazioni con la mafia indiana, partire per due guerre, in Afghanistan e in Pakistan, tra le fila dei combattimenti islamici, tornare in Australia a scontare la sua pena. E raccontare la sua vita in un romanzo epico di più di mille pagine.

lunedì, aprile 06, 2020

Gocce d'inchiostro: La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo - Laurence Storne

Non sapendo cosa significa << letteratura >>, nel senso più letterale del termine, tanto meno di letteratura settecentesca, non comprendendone appieno le motivazioni, anche se di ragioni effettivamente ce ne sono, sebbene i toni non sono stati propriamente incoraggianti, fui tentata di rispondere a qualunque impulso, che esso fosse improvviso o meno non avrebbe avuto importanza, con la lettura di un romanzo che languiva sullo scaffale da qualche tempo, ma non troppo. E quale miglior occasione se non questa di reclusione forzata fra le mura domestiche? E se prima di adesso ero risoluta a leggere tutti quei romanzi comprati e quasi dimenticati, adesso sono desiderosa di raggiungere questo obiettivo, in una guerra di sogni e speranze racchiuse.
Caparbio e ambizioso, La vita e le opinioni di Tristan Shandy, gentiluomo non è stata una lettura per nulla facile. Nel mentre decisi di accogliere certe belle idee fra le stanze polverose del mio animo, l’importanza che l’autore riserva al concetto di esistenza e il modo attraverso il quale valutiamo l’esistenza si rivelò quell'insurrezione spirituale che mi sorprese particolarmente.
Metanarrazione, settecento pagine di manifesti ai diritti civili e umani nonché processo consapevole di ciò che circonda l’individuo, una marcia ardua verso una meta quasi inesistente per protestare contro la coscienza, l’unica a cui si può fare affidamento e da cui non si può certamente esimersi nel sapere le cose, il processo contorto per cui si muovono, scandagliando a fondo i pensieri e i desideri di chi osserva, con occhio clinico, ricordando ciò che è stato intrapreso nel passato ma che governano le azioni di ognuno di noi.


Titolo: La vita e le opinioni di Tristan Shandy, gentiluomo
Autore: Laurence Sterne
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 832
Trama: Non “Vita e avventure”, come per Robinson Crusoe, ma “Vita e opinioni”: fin dal titolo il romanzo di Sterne sorprende e si rivela innovativo, tanto da segnare l’avvio della letteratura moderna. Mimetizzato dietro il protagonista e narratore, che racconta una vicenda fitta di personaggi e di situazioni bizzarre, Sterne rivolge la sua penna acuminata contro le convenzioni morali e letterarie dell’epoca, contro l’ipocrisia degli ecclesiastici, la vanità dei potenti e il servilismo dei letterati. Ne risulta un’opera umoristica e malinconica, enigmatica, anarchica e irrivelante, originale fin nell’ortografia; un romanzo zigzagante, ricco di divagazioni, di storie parallele, di “opinioni” – appunto -, in cui il protagonista, attraverso l’esercizio del dubbio, giunge alla conoscenza dell’ultima finitezza, e ne esce più forte e libero, invitando il lettore a fare con lui lo stesso percorso.

sabato, aprile 04, 2020

Gocce d'inchiostro: L'apprendista - Barbara Shapiro

Paulien Mertens era comparsa per un breve periodo e poi scomparse nel medesimo modo, quando meno me lo sarei aspettata. Ciò comporta che di lei e della sua storia, che conobbi per caso sul finire del mese di marzo, erano in condizioni di stanziare nel mio animo senza aver bisogno di alcuna motivazione o ripiego: un periodo difficile, di reclusione forzata mi ha permesso di sfruttare a mio favore questo repentino viaggio nella Parigi di inizio 1900 e lasciarmi scorrazzare liberatamente da un posto ad un altro.
Non lo avrei mai creduto, sapendo che mi mostro quasi sempre piuttosto diffidente ad ascendere alla vita di << nuove >> figure nel panorama letterario, e la vita della semplice e ingenua Paulien era ascesa sulla mia da quando il suo fu un richiamo davvero irresistibile. L’impero in espansione di un’attività produttiva famigliare contava diversi misteri, diversi segreti di cui la stessa Pauline sarà impelagata, e come consumatrice abituale di letture di questo tipo mi concessi di trascorrere un breve periodo in sua compagnia, circondata da quadri, opere architettoniche inestimabili e indispensabili per la stessa autrice, con metà dei sogni, delle speranze, che sono state investite per riporre un ritratto artistico veritiero e intenso, che non divenne ricco come credevo ma esimio profeta dell’arte e della pittura che ha stracciato la sensazione in precedenza di trattarsi dell’ennesimo buco nell’acqua.

Titolo: L’apprendista
Autore: Barbara Shapiro
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 368
Trama: E’ l’estate del 1922 e la giovane Paulien Mertens, il cuore a pezzi e duecento franchi in tasca, è in esilio a Parigi. Diseredata e ripudiata dai genitori a causa della truffa finanziaria messa in atto dal suo fidanzato George Everard, che ha condotto le Fabbriche tessili Mertens sull’orlo della bancarotta. Paulien vaga per la città chiedendosi come riuscirà a dimostrare la propria innocenza e a restituire al padre almeno una piccola parte di ciò che ha perso. Dopo aver dato un taglio ai suoi lunghi capelli e cambiato il proprio nome in Vivienne Gregsby, la giovane donna decide di sfruttare le sue competenze nel campo dell’arte per rientrare in possesso della collezione di dipinti postimpressionisti di suo padre e ottenere, così, il perdono della famiglia. Grazie alla sua intraprendenza, riceve la proprosta di fare da assistente al dottor Edwin Bradley, collezionista d’arte americano con l’ambizione di creare un museo a Philadelphia. Vivienne dovrà accompagnarlo nelle sue visite agli studi degli artisti, fargli da interprete, da segretaria, aiutarlo a fissare gli appuntamenti e a prendere accuratamente nota delle transazioni. Un lavoro che la giovane accetta con entusiasmo, conscia del fatto che potrebbe consentire non soltanto di venire a contatto con opere straordinarie, ma anche di incontrare gli artisti i cui dipinti la emozionano fin da quando era solo una bambina, come Henri Matisse, ad esempio, che col suo piglio giovanile, la barba folta e lo sguardo intelligente, non mancherà di far breccia nel suo cuore. Un lavoro, tuttavia, non privo di rischi. Qualcuno potrebbe smascherarla, magari lo stesso George Everard, in vena di architettare uno dei suoi malefici raggiri…

giovedì, aprile 02, 2020

Romanzi su misura: Marzo

È alquanto strano inaugurare questo quarto mese dell'anno, quando buona parte di quello precedente è stato fuori dagli schemi, stabile e monotono, e ciò coincise con un periodo orribilante che confido di poter cancellare dalla mente il prima possibile. Nel mentre che scrivo questo ennesimo post, non ho idea di cosa ci riserverà il futuro. Ho accettato volentieri questa condizione, abbracciando il presupposto di divorare romanzi su romanzi, in particolare quelli che avevo dimenticato impunemente sullo scaffale. Consapevole che i libri sono un'attrazione troppo forte pur di resistervi, ecco dunque il frutto di quasi trenta giorni confinata a casa. Altre letture attendono il momento più redditizio. Ed io so già a chi concedere alacri attenzioni. 
Ma questo terzo mese, che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle, si prospettava già soggetto a innumerevoli cambiamenti, mutamenti, drammi del cuore. Eppure, la letteratura, la scrittura sono sempre un buon surrogato nel camuffare il male in strati e strati di bene. Ed ecco che, nel fondo, una piccola luce l'ho scorta anche io. 


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Romanzi su misura in digitale:


Lamenta come un fantasma annunciatore di dispiaceri, costrinzioni, racconto di una generazione che attraversa un intero popolo. L’ambiente circostante evidenzia la condizione degli stessi protagonisti, centellinati su un paesaggio butterrato da ceppi, profondamente silenziosi ma solidali perché desiderosi nel tenere compatti certi dogmi. E, dalle tonalità accese ma non complicate, storia che mi è comparsa in una certa maniera ma alquanto diversamente dall’universo parallelo che celano alcuni splendidi romanzi. Ma intrappolata nelle maglie di una storia a cui ho dedicato del tempo, attenzione, scrupoli, che evidenzia la condizione umana e il suo modo di sopravvivere.
Valutazione d’inchiostro: 4
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