venerdì, aprile 26, 2024

Gocce d'inchiostro: Povere creature - Alasdair Gray

<< Presto, presto! Anche io avrei dovuto leggere questo romanzo, prima che la trasposizione cinematografica approdasse nelle sale cinematografiche. Forza, altrimenti avrei rischiato di incorrere in qualche brutto e spiacevole spoiler >>. Queste parole hanno echeggiato nelle stanze buie e polverose del mio animo con la medesima frequenza di qualcosa di stabile e necessario. La lettrice che riposa in me odia dover essere impreparata: non avrebbe voluto sapere nè conoscere alcunchè nei riguardi di questa storia, e preannunciava quel momento in cui avrebbe potuto sedersi comodamente nella sua poltrona preferita, aprire il romanzo da una finestra virtuale del suo Kobo, infilare il naso fra le soglie di un mondo che in una manciata di giorni era divenuto simile al mio. A questo processo infatti non ho dovuto attendere che una manciata di settimane, il tempo che il romanzo fosse disponibile in versione digitale negli store online, e a ciò ne seguì un processo di lettura che mi ha sottratto nemmeno quarantotto ore, tanto intensa era la sensazione che mi fossi imbarcata in un luogo da cui non avrei più voluto uscirne. Effettivamente Povere creature, con in copertina il viso sfigurato della bella attrice Emma Stone, mi era stato consegnato esattamente come è: un prodotto commerciale che per qualche tempo ha fatto parlare parecchio di sé. E a cui io ho deciso di abbracciare invitata da un autore un po stempiato ma erudito, propinandoci un’incursione semplificata del reale in cui non si chiederà consolazione mediante la stessa letteratura quanto pungolando continuamente l’arte come forma consistente e definitiva.

Titolo: Povere creature
Autore: Alasdair Gray
Casa editrice: Safarà Editore
Prezzo: 22 €
N° di pagine: 408

Trama: Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera. Da questo romanzo, il film di Yorgos Lanthimos prodotto da Searchlight pictures.

mercoledì, aprile 24, 2024

Slanci del cuore: Parole in musica

La musica è una delle mie più grandi e fedeli compagne. Non è qualcosa di semplice, ascoltare una canzone e canticchiare tra sé o a voce alta, quanto ascoltarla mentre si legge, in quanto trascinata in un mondo a parte, a sè, in cui non provo alcun fastidio quanto benessere. Leggere con la musica sparata nelle orecchie mi ha sin da sempre concesso l’opportunità di conciliare realtà e fantasia, e, quasi come preda di trance, divertita e poi tesa. Tesa perché così immersa da non poter essere sempre vigile a captare i rumori del mondo esterno. Di musica la letteratura di cui amo cibarmi e a cui a questo proposito quest’oggi proporrei qualche opera al riguardo, in questi testi è essenza suprema. Urla qualcosa, trasmette messaggi che forse non tutti hanno compreso, forse nemmeno io. nè gesticolano violentemente affinchè qualcuno li noti, quanto tendono una mano invisibile affinché vada verso qualcosa. Cosa non so spiegarlo, ma sicuramente che coincide con i sogni, le speranze di chi, fagocitato in questa realtà quasi illusoria, può rifugiarsi.

Un grande romanzo che scruta una parte più intima della nostra anima: i sentimenti. Un bellissimo affresco sull'adolescenza, sulla giovinezza, sul periodo di transizione all'età adulta scritto magistralmente a cui fanno da sfondo atmosfere favolosamente descritte prive di elementi onirici e surreali e un continuo susseguirsi di misteri foschi e domande senza risposta che riescono a coinvolgere del tutto il lettore in un mondo ombroso ma ricco di sentimentalismo. 

Titolo: A sud del confine, a ovest del sole

Autore: Murakami Haruki

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 13€

N° di pagine: 204

Trama: Fino ad allora Hajime aveva vissuto in un universo abitato solo da lui: figlio unico quando, nel Giappone degli anni Cinquanta, era rarissimo non avere fratelli o sorelle, aveva fatto della propria eccezionalità una fortezza in cui nascondersi, un modo per zittire quella sensazione costante di non essere mai lì dove si vorrebbe veramente. Invece un giorno scopre che la solitudine è solo un'abitudine, non un destino: lo capisce quando, a dodici anni, stringe la mano di Shimamoto, una compagna di classe sola quanto lui, forse di più: a distinguerla non c'è solo la condizione di figlia unica, ma anche il suo incedere zoppicante, come se in quel passo faticoso e incerto ci fosse tutta la sua difficoltà a essere una creatura di questo mondo. Quando capisci che non sei destinato alla solitudine, che il tuo posto nel mondo è solo là dove è lei, capisci anche un'altra cosa: che sei innamorato. Ma Hajime se ne rende conto troppo tardi - è uno di quegli insegnamenti che si imparano solo con l'esperienza - quando ormai la vita l'ha separato da lei. Come il dolore di un arto fantasma, come una leggera zoppia esistenziale, Hajime diventerà uomo e accumulerà amori, esperienze, dolori, errori, ma sempre con la consapevolezza che la vita, la vita vera, non è quella che sta dissipando, ma quell'altra, quella che sarebbe potuta essere con Shimamoto, quella in un altrove indefinito, a sud del confine, a ovest del sole. Una vita che forse, venticinque anni dopo, quando lei riappare dal nulla, diventerà realtà.

lunedì, aprile 22, 2024

Gocce d'inchiostro: Il peso delle parole - Pascal Mercier

La frenesia del quotidiano, gli innumerevoli impegni, e, soprattutto, le innumerevoli letture, le sfide che giorno dopo giorno abbraccio, mi hanno visto e mi vedono in cima al raggiungimento di obiettivi, progetti che scandagliano la mia vita di lettrice. Certamente si tratta di progetti di lettura che ambisco, che mi piace realizzare e che, nel momento in cui ci vado, prendo consapevolezza di ogni cosa. Ogni conseguenza, ogni espediente mi induca a perderci qualche minuto o una manciata di giorni. Questi sono assetti del mio essere lettrice in cui mi ritrovo quasi sempre, in un’oasi di pace, di ordine e di pulizia, con pile vertiginose di libri ancora da leggere, liste di autori ancora da conoscere e scoprire. E godo di tutto questo poiché rappresenta la linfa vitale della mia esistenza. Questa lettura tuttavia non era prevista, così come non era previsto il mio stare qui, tra queste pagine, in un’atmosfera fumosa, ottenebrante e oppressiva avvolta nel buio e intrappolata nel tempo. E proprio di tempo, di parole è la linfa vitale di questa storia, il cui respiro si è unito al mio, ogni cosa sembrava si dilatasse e restringe, in un tenero oblio, davanti a una piacevole imperturbabilità come distacco dal mondo, forma archetipa di abbandono. Restando tuttavia sospeso in un marasma di parole, che in un momento particolare hanno funto da scialuppa di salvataggio, assimilando la poesia, scivolando nel sogno e nell’illusione, ma in forme di puro sconforto ma coinvolgimento emotivo reso ai limiti dell’estremo.

Titolo: Il peso delle parole
Autore: Pascal Mercier
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 588
Trama: Sin dalla sua infanzia, Simon Leyland è affascinato dalle lingue. A dispetto dei suoi genitori, diventa un traduttore e persegue con determinazione il suo obiettivo di imparare tutte le lingue parlate nel Mediterraneo. Da Londra segue la moglie Livia a Trieste, dove lei ha ereditato una casa editrice. In questa città di importanti letterati crede di aver trovato il luogo ideale per il suo lavoro, finché un errore medico non lo porta fuori rotta. Tuttavia, questa apparente catastrofe si rivela un punto di svolta e un'opportunità per reinventare ancora una volta completamente la sua vita.

sabato, aprile 20, 2024

Slanci del cuore: Romanzi che ho divorato come fossero Nutella

La Nutella, la mia cara e amata Nutella…. No, non sono pazza! Voi non lo sapete, ma un’altro dei miei più grandi amori è la Nutella, una delle mie più grandi tentazioni che, solo perché dotata di una buona dose di autocontrollo, mi induce a combattere innumerevoli e silenziose battaglie affinché io la mangi sempre con moderazione. Perché parlare di Nutella, dunque? Cosa c’entra con i libri, queste inutili risme che per molti non hanno alcun senso, quanto per me che racchiudono la vita?? Ebbene, moltissimo. Perchè ci sono state storie, opere i cui protagonisti sono state donne coraggiose e caparbie, uomini soli e impavidi, che ho divorato nel giro di qualche giorno, in un’unica seduta o, per la voluminosa mole, in una manciata di ore. Una melanconica dichiarazione d’amore, l’ennesima, che tuttavia si tinge di cioccolato, che trasmette sempre il buon umore, la felicità, puntati sempre verso il mio cerchio, la mia anima, che quando scova certe storie, certe prelibatezze, tentano di strappare non solo sorrisi ampi, ma, esagerando, persino il cuore.
Una lettura semplice che mescola storia, fabula e romanzo, ma un atto di comprensione della realtà umana nel suo essere imperfetto. E ciò che ci porta nell’insieme è un espediente che dovrebbe aiutare a riflettere. 
Titolo: La Bella e la bestia
Autore: Gabrielle - Suzanne Barbot de Villenueve
Casa editrice: RBA
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 208
Trama: Lasciatevi trasportare dall'incantevole favola della Bella e la Bestia. Con inediti elementi interattivi in 3D, fra cui un quadrante da girare per scoprire il guardaroba della Bella, un pieghevole che svela l'interno del palazzo, finestre pop-up che si aprono sulle scene a cui assiste ammirata l'eroina, e tanto altro ancora. Dalla sua prima pubblicazione nel 1740 ad opera di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, questa favola senza tempo che vede una bellissima fanciulla innamorarsi di una bestia feroce ha affascinato generazioni di lettori. Con delicate illustrazioni ed elementi interattivi firmati dallo studio MinaLima, il libro vi invita a esplorare il palazzo incantato della Bestia insieme alla Bella e a un corteo di magiche creature.

giovedì, aprile 18, 2024

Gocce d'inchiostro: La malattia - Alberto Barrera Tyszka

Lentamente il mondo finirà per tutti, anche per chi crede di essere invincibile e ingenuamente eterni. Alla fine dei giochi, ogni cosa che era sembrata terribile o bellissima, a seconda dei casi, calerà il sipario, su qualunque scenario ci si trovi, e ci recheremo nell’unico posto in cui saremmo liberi di essere: nel paradiso. Da credente e cristiana praticante, credo fortemente che esista un paradiso, un luogo specifico per ogni anima, checchè essa sia buona o cattiva, ma il cui destino non è molto differente dal mondo fuori. La gente all’inizio si impelaga in inutili discussioni, in questioni che non hanno una vera e propria origine, quanto domare quella bestia della solitudine, tutta presa ad annientarla completamente. C’è chi fa di tutto questo una sorta di alleanza, fa si che la solitudine diventi la sua unica amica, chi invece impiega ore preziose del suo tempo a colmarla, in qualunque modo. Il protagonista di questa storia, in un certo senso attua comportamenti simili. Combatte una lotta impari con la morte, la solitudine, ma allo stesso tempo sa che di questo ennesimo scontro non avrà esito positivo, poichè perdente dall’inizio, avendo consapevolezza che questa volta la motivazione di certe acute e profonde riflessioni sia più importante di quel che si crede. Questo silenzio, sin dal principio, si muove in una bolla di solitudine, in sentimenti di angoscia e repulsione dell’anima che sono facilmente riconducibili alla vita che lentamente sta appassendo, giorno dopo giorno. La vita e la morte, anime affini che divengono sguardo o squarcio sul tempo, sulla vita in generale da cui ci si impegna a scorgere uno sprazzo di luce, in una cortina di oppressione e poca lucidità. Non potendo nemmeno sfuggire alla protezione o alla garanzia di chi lo affianca, come il protagonista di questa storia, limitando a questi la stessa libertà.


Titolo: La malattia

Autore: Alberto Barrera Tyszka

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 13, 50 €

N° di pagine: 159

Trama: Andrés Miranda è medico. Quando viene a sapere che suo padre è gravemente ammalato, si vede costretto ad affrontare una situazione angosciosa e del tutto inedita: l'etica professionale gli suggerisce di dire la verità, il sentimento lo induce a tacerla, tradendo però così i principi di reciproca lealtà che sino a quel momento hanno caratterizzato il rapporto fra padre e figlio. Ernesto Duràn è un suo ex paziente che soffre di tutti i sintomi di un male che, secondo lui, lo porterà alla morte; preda di un'ossessione che trascende la semplice ipocondria, inizia con crescente insistenza a scrivergli e-mail che rimangono però senza risposta. La presenza della malattia nella vita di queste due persone tanto diverse - il medico che conosce i segreti del corpo umano ma che è ostaggio del silenzio, e il paziente che l'ansia rende loquace impedendogli allo stesso tempo di vivere - è l'architrave su cui poggia questo intenso romanzo sulla fragilità dell'esistenza, sul dolore e sulla malattia come elemento sostanziale della vita.

martedì, aprile 16, 2024

Un atlante storico della cultura contadina 2

Gli stessi romanzi che in passato ho amato, diffuso come un virus, mi hanno permesso l’opportunità di vedere il mondo sotto nuovi occhi, nuove prospettive. Mi avevano parlato della vita umile di contadini, agricoltori, donne forti e coraggiose di cui nemmeno lo scorrere inesorabile del Tempo potrà contrastare, e in cui io ho potuto rifugiarsi in un piccolo e sperduto paesino tenuto su da un meccanismo meta letterario, che, alla fine, mi sconvolgeva quasi sempre.

Ognuna di queste storie, ogni romanzo che vi presenterò quest’oggi adotta una certa tradizione: quella che presto o tardi io vi faccia ritorno, quasi improvvisa vertigine che decreta il mio personalissimo sè. C’è chi lo fece attraverso i delicati petali di fiori che bisognava cogliere e chi invece mi intrappolava in un bellissimo giardino. Nell’insieme facilmente riconducibile ad una terra zeppa di magnificenza in cui la voce altisonante di donne e uomini umili, rozzi o perbene avrebbe sovrastato persino l’eco altisonante del mio cuore.

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 Un giro di vite di personaggi potenti, impavidi, navigati, fini conoscitori, capaci di affrontare qualunque imprevisto. Una lettura bellissima, sorprendente, zeppo di rivelazioni toccanti, su cui predomina la forza e una certa malinconia. Popolato da anime inquiete che vagano lungo la riva dell'assurdo. Un'ora, un minuto del suo amore non valgono forse tutto il resto della vita, sia pure fra i tormenti del disonore? Andare da lei, solo da lei, guardarla, ascoltarla, senza pensare a nulla, dimenticare tutto il resto, anche solo per questa notte, per un'ora, per un istante.


Titolo: I fratelli Karamazov

Autore: Fedor Dostoeviskij

Casa editrice: Einaudi

Prezzo: 32 €

N° di pagine: 1080

Trama: << I fratelli Karamazov sono il romanzo più grandioso che mai sia stato scritto, l’episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, un capitolo di bellezza inestimabile … non è certo un caso che tre capolavori di tutti i tempi trattino lo stesso tema, il parricidio: alludiamo all’Edipo re di Sofocle, all’Amleto di Shakespeare e ai Fratelli Karamazov di Dostoevskij. In tutte e tre le opere è messo a nudo anche il motivo del misfatto: la rivalità sessuale per il possesso della donna … >>

domenica, aprile 14, 2024

Gocce d'inchiostro: I doni della vita - Irène Nèmirovsky

L’ennesima lettura con la Nèmirowsky ebbe termine sul finire di un pomeriggio di metà marzo, con il relativo guazzabuglio di sensazioni ed emozioni. Pe tutto il tempo la voce della sua autrice si era levata più alta del tono concitato del mio cuore; non c’erano frasi di discolpa di alcun genere e non ne ero sorpresa.
Ma l’aspetto assolutamento positivo dei romanzi di questa autrice, come sempre del resto,è dovuto dal fatto che I doni della vita sono immersi in un’atmosfera di forte attesa, sospensione, immobilità, in cui si alena un forte senso di protezione, che va di pari passo con il rispetto e la ricchezza , e a cui ci si affida alla Provvidenza, nel momento in cui la vita ci spiattella innumerevoli responsabilità, tante angosce, tante prove che nell’insieme arricchiscono il nostro animo. La sua anima è alquanto semplice, il tono diretto ma provato … diabolicamente imprigionati in un mondo che ti tarpa le ali,come se non ce ne fosse assolutamente bisogno di far sentire la propria voce in un cosmo che non ha voce. Questo romanzo mostra una notevole predisposizione agli atti disperati, affannosi, relativi alla sopravvivenza, come condanne da accettare e a cui si cercano delle garanzie. Ed io non ho potuto non vivere, e poi morire, in qualunque sostanza, forma, mutando e nascendo nella sua meravigliosa essenza.

Titolo: I doni della vita
Autore: Irene Nèmirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 218
Trama: Pierre Hardelot, erede delle omonime cartiere, ha una fidanzata rosea e grassoccia che la famiglia ha scelto per lui, ma è innamorato di un’altra: una che non gli consentiranno mai di sposare, perché appartiene alla piccola borghesia, e non ha dote. Eppure, alla vigilia del matrimonio, Pierre decide di infrangere quella invisibile ma solida barriera “fatta di buon sangue, di carni robuste e sane e di risparmi investiti in titoli di Stato, una barriera destinata a proteggere per sempre i giovani dalle insidie della sorte e dalle loro stesse passioni”, e la legge non scritta per la quale di generazione accoppiamenti giudiziosi stringono sempre di più i legami tra le poche famiglie che contano della ricca borghesia di provincia – e sposa la donna che ama.

venerdì, aprile 12, 2024

Un'attrazione rischiosa: sconti Pickwick 2024

Penso a una manciata di giorni fa, quando in libreria erano ancora in voga gli sconti Einaudi, a cui naturalmente ho dato un caro saluto recentemente. E, come su un altro pianeta, il mondo dei libri ci propizia un’altra vantaggiosa scontistica sui titoli della casa editrice Pickwick… Come resistere? Io non di sicuro, che di romanzi di Stephen King devo ancora farne scorta! Ma anche con autori che conosco solo per sentito dire, e che mediante questa nuova opportunità potrò accogliere nel mio cantuccio personale con dovizia e parsimonia.

Dotato di una forza devastante con la quale non si può costruire niente, ma ti fa scivolare impunemente nei cuori degli algidi protagonisti. Toccandoli, inebriandomi della loro essenza, rivelandomi con le arti e le loro figure tutti i loro segreti che si portano nel cuore, giorno dopo giorno.

Titolo: Il libro della vita e della morte
Autore: Deborah Harkness
Casa editrice: Piemme
Prezzo: 19, 90€
N° di pagine: 754
Trama: Quando Diane Bihop, una giovane storica studiosa di alchimia, scopre nella Bodleyan Library di Oxford un antico manoscritto che vi era rimasto celato per secoli, non si rende conto di aver compiuto un gesto decisivo per la sua vita. Discendente da una stirpe di streghe, Diane aveva sempre cercato di vivere una vita normale, da cui la magia era rigorosamente bandita. Ma ora sente che il potere del manoscritto è più forte di ogni sua decisione e, nonostante tutti i suoi tentativi, non riesce a metterlo da parte. Diane però non è la sola ad avvertirne con prepotenza l'attrazione. Perché le streghe non sono le uniche creature ultraterrene che vivono a fianco degli umani: ci sono anche demoni, fantasiosi e distruttivi, e vampiri, eternamente giovani; e tutti sono interessati alla scoperta di Diane. Uno in particolare si distingue dagli altri, Matthew Clairmont, un vampiro, professore di genetica appassionato di Darwin. Il cui interesse per il manoscritto viene presto superato da quello per la giovane strega. Insieme intraprendono il viaggio per sviscerare i segreti celati nell'antico libro. Ma l'amore che nasce tra loro, un amore proibito da leggi radicate nel tempo, minaccia di alterare il fragile equilibrio esistente tra le creature e gli umani, scatenando un conflitto che può avere conseguenze fatali.

mercoledì, aprile 10, 2024

Gocce d'inchiostro: Ferdydurke - Witold Gombrowicz

Anche la storia in cui mi sono imbattuta, non molto tempo fa, possedeva un chè di affascinante, già solo dalla copertina. Non la migliore che ci fosse in circolazione, secondo i miei standard di bello o piacevole, ma << affascinante>>. Sicuramente questo romanzo, il cui titolo impronunciabile non ha un suo vero e proprio significato, ritraeva le vicende di un ragazzo deforme e ghignante, imprigionato dalle smorfie altrui, come un riflesso della società che si contorceva tra terrore e disgusto, orrore e ferite inguaribili come marchi dell’anima.E’ raro leggere di romanzi così << deformi >> nei racconti che leggo, ma questo, ha sfiorato un mondo superiore e adulto che non lo si raggiunge sentendoci così lontani dalla distinzione, dall'eleganza, dalla comprensione, dalla serietà del reciproco riconoscimento degli adulti, della gerarchia non riconoscendo alcun valore, disseminando frasi che non hanno un vero e proprio senso logico, quanto donano la sensazione che il mondo si frantumi secondo la contrapposizione fra uomo adulto e uomo fanciullo. Ed ecco come questo romanzo mi ha conquistata sin dal principio, in cui la morbosità cerebrale, l’umorismo, la disperazione erano in sintonia con forme picaresche in cui l'investimento frammentario di alcune frasi non sense ma lucide esplicano nient'altro che forme di azione, derisione e possesso di una realtà che sembra teatro di azioni che si fa specchio della stessa, liberazione delle diverse forme, delle diverse facce che la società impone, configurando una continua e costante sensazione di falso.

Titolo: Ferdydurke
Autore: Witold Gombrowicz
Casa editrice: Il saggiatore
Prezzo: 22
N° di pagine: 224
Trama: Il trentenne Giuso, perditempo e lavoratore occasionale, si sveglia e scopre di essere tornato adolescente. Il suo aspetto non è cambiato, eppure… Alla porta di casa bussa un arcigno professore: entra, lo interroga, gli rifila voti bassi e lo rispedisce a scuola. È l’inizio di una delle storie più folgoranti della letteratura europea, un lampo di allucinazione che il genio di Witold Gombrowicz ha sublimato nella più discussa e celebre delle sue opere. Giuso è la proiezione dell’individuo odierno, un neghittoso mammone confinato nell’immagine di un adulto. La scuola pullula di imborotalcati come lui: uomini senza qualità, inetti piegati all’eccitazione e al godimento puerile, umanità irrisolte che il loro tempo ha esiliato in un limbo di eterna fanciullezza. Salvo cercare in questa fanciullezza farsesca la propria innocenza. Ferdydurke spalanca, attraverso una lingua formidabile, fatta di nonsense, bagliori e richiami, una voragine nella coscienza dei suoi – e dei nostri – contemporanei. Un’indagine narrativa, quella di Gombrowicz, che origina dai primi decenni del Novecento per estendersi fino ai nostri giorni, e che nell’ambiguità della forma – nella sua drammatica inconciliabilità con gli spiriti che riveste – trova il suo mezzo paradossale; nella beffa dell’infantilismo, il suo trauma archetipico.

lunedì, aprile 08, 2024

Parole incastonate nel tempo parte 2

In questa seconda parte, mi premurerò ad mostrarvi

un’altra bella pila di romanzi, che in un momento

particolare della mia vita, hanno stravolto il mio universo

personale. Storie apparentemente semplici ma significative.

Concise o prolisse ma essenziali pur di arricchire il mio bagaglio

culturale. Cosa possiedono di così importante questi testi? In

primis, che sono legati da un filo invisibile: Quello del tempo e

tutto ciò che esso comporta. E poi, il loro restare impressi nella

memoria, nel tempo, nel cuore di chi legge che, nella loro semplicità,

ricordano quanto sia stato difficile, ostico il loro approccio con alcuni,

ma essenziale il loro stare sul mondo …. Perlomeno, nel mio.


Tra i grandi classici troviamo sicuramente Canto di Natale di Charles Dickens. In questo caso non abbiamo dei veri viaggi nel tempo con navicelle o macchine particolari, ma personaggi che giungono nel presente per mostrare il passato e il futuro del protagonista durante la notte di Natale.


Titolo: Canto di Natale

Autore: Charles Dickens

Prezzo: 10 €

Casa editrice: Feltrinelli

N° di pagine: 158

Trama: Nella fredda notte che annuncia il Natale, il vecchio Scrooge, visitato dal fantasma del suo vecchio socio in affari, si trova a compiere un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro della sua miserevole vita. Solo messo di fronte a se stesso Scrooge imparerà il valore della solidarietà. Questa è la celeberrima trama di una delle storie più raccontate e rivisitate dal cinema e dalla letteratura mondiale. Il classico di Dickens, presentato nella sua veste originale, riesce ad affascinare come sempre, e rievoca magicamente lo spirito natalizio.

sabato, aprile 06, 2024

Gocce d'inchiostro: I cani e i lupi - Irène Némirovsky

Amante temporanea della prosa nèmirovskiana? Forse altri lettori che non hanno amato cimentarsi in una delle sue opere, ma non io. Curiosissima e impavida lettrice. Impavida, per un certo senso, per ciò che i miei occhi color nocciola videro e che fu troppo attinente a ciò che accadde sul finire degli anni ’30, in Francia, a gruppi di anime, in questo romanzo suddivisi in classi e differenziati da tre gironi il cui ceto più basso si riconosce dall’umiltà, dalla tenacia…

Si finisce come si inizia: col cuore ridotto in minuscoli pezzettini, e gli eventi vissuti che gravano e scorrono dinanzi a me come un doloroso poema romantico. Per arricchire la mia collezione letteraria delle opere nèmirovskiane, è necessario ogni tanto imbattersi in romanzi la cui lettura non è per nulla semplice e che, squarci di una vita passata, lontana, sono strutture narrative che si intersecano nel tempo e nello spazio.

Le intime confessioni della sua autrice, qui proiettate in una ragazzina di soli quindici anni, che si nasconde dietro una coltre appiccicosa di forme e parole sono tradite dai sentimenti del cuore. Un pochino come in ogni suo romanzo, che pur quanto crudo e brutale rivela una donna sincera, sensibile, coraggiosa e anticonformista, che non ha avuto bisogno di nient’altro per spiegarci tutto questo.

Sia Il calore del sangue, ma anche Suite francese e I doni della vita, non ha bisogno di spiegare il vero significato che si cela dietro tutto questo, in quanto c’è dietro quanto più noi crediamo. Ed il tutto è descritto così crudelmente perfetto, pieno di vita, forse perché la stessa Nèmirovsky lo era.



Titolo: I cani e i lupi

Autore: Irène Nèmirovsky

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 240

Trama: Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile. A Kiev, la famiglia di Ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre appartiene alla congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il tè come le barbabietole. Fra le due città sembra non esserci nessun rapporto, se non il disprezzo degli uni e l’invidia degli altri. Eppure, quando il ragazzino Harry si troverà di fronte la bambina Ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto: “come un cagnolino ben nutrito e curato che senta nella foresta l’ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi”. Molti anni dopo il destino li farà rincontrare a Parigi: e Harry cederà a quella misteriosa attrazione del sangue che Ada esercita su di lui.

giovedì, aprile 04, 2024

Le TBR: richiami dell'anima 36 °

Arrivano i mesi, li accolgo con l’irruenza di un abbraccio. Repentinamente ci si separa da quello precedente, senza nemmeno accorgertene, sulla costa infinita di distese di parole e fiumi d’inchiostro, in orario, ma basita che già un altro mese sia appena trascorso. Il tempo vola e scorre per tutti, checché si tratti di giovani o vecchi, e pur quanto a me piace dominarlo la consapevolezza di ciò genera quasi sempre profonde riflessioni … Ma questa è un’altra storia! Con le innumerevoli pile di libri che mi affiancano e con cui mi piace affiancarmi, lungo le cui rive, i bordi della loro anima, lascio sempre un mio segno.

Una traccia che evidenzia o ricalca la mia presenza, il mio essere stata lì. A bordo di una nave zeppa di pirati o di un carretto tirato da una moto la meta è sempre la medesima: arricchire il mio bagaglio culturale. Questo mese fa testo, ancora una volta, a questo mio impellente bisogno, e come gli altri mesi credo trascorra pomeriggi in pura armonia, in bilico con quello dei suoi autori, vedendo personalmente se ne ricaverò ancora una volta qualcosa.

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Primo romanzo trattasi di un mio ultimo acquisto. Un auto regalo in ritardo, di un autore che amo molto. Questa edizione, banalmente, è bellissima, e non poteva non essere mio :P

Titolo: Salambò

Autore: Gustave Flaubert

Casa editrice: Ippocampo

Prezzo: 25 €

N° di pagine: 400

Trama: La riscoperta del capolavoro di Flaubert attraverso le illustrazioni di un’artista Art déco di una modernità sconvolgente. Mentre Cartagine è in lotta contro i mercenari assoldati nella Prima guerra punica – esasperati per non aver ricevuto il compenso pattuito –, uno dei capi della rivolta, Matho, finisce per innamorarsi della figlia di Amilcare Barca, dopo averla intravista a una festa. Romanzo epico dallo stile esuberante, Salambò ha avuto nel tempo diverse edizioni illustrate, grazie a nomi come François-Louis Schmied e Georges-Antoine Rochegrosse. Nel 1928, per la prima volta, si cimenta in tale impresa anche una donna, Suzanne-Raphaële Lagneau, con 76 illustrazioni a colori il cui stile, essenziale ed elegante, anticipa quella « linea chiara » che si imporrà soprattutto nel fumetto a partire dagli anni Cinquanta. Con questa lussuosa edizione, L’ippocampo si propone di ridare finalmente il giusto merito a un’artista troppo a lungo dimenticata.

martedì, aprile 02, 2024

Gocce d'inchiostro: Perchè leggere i classici? - Italo Calvino

Il destino di ogni lettore, credo, sia alla fine quello di ritrovarsi. Non le innumerevoli letture compiute, non questa la grande priorità del momento. Quanto il priorato a portare a un buon fine il suo bagaglio di conoscenze intraprese, assorbite in anni e anni di letture vissute, così da poter confrontarsi col mondo esterno e riconoscere le sue << qualità >>. Ma quando ci si imbatte nella lettura dei classici c’è davvero qualcosa da dire? Bisogna spendere così tanto tempo prezioso pur di scrivere l’ennesimo parere?

Mi pongo queste domande, ora che ho concluso l’ennesimo capolavoro di Italo Calvino, ascoltando i suoi reportage letterari, quando era ancora in vita, e a sentir quella che pareva il mondo fosse ormai in mano a questo nuovo mondo, onnipresente, saggio e giusto governo: il diritto di giudicare. Il diritto di giudicare, classificare un testo, checchè si tratti di un classico checchè si tratti di un'opera di narrativa che interferiscono e interferivano nella mia vita, nel mio processo di lettura, i cui elementi riguardano anche alcuni che si concatenano con la mia vita. Quali? In primis quel momento culminante in cui mi innamorai della letteratura classica e il mio forte desiderio di sapere da cosa e perchè derivi uno specifico elemento.  Una cosa che sicuramente questa raccolta di saggi ha fatto. Silenziosamente ha operato come una magia, con la sua presenza e la sua voce altisonante dando ed accrescendo fiducia, aprendosi a nuove frontiere, reintrodotto la logica del classico come rappresentazione visiva, aneddoti di costumi letterari e il momento di congiunzione fra chi legge e chi scrive, che hanno come oggetto pareri autocritici, interventi ascrivibili che tengono il filo di un legame indissolubile e perpetuo.

Titolo: Perchè leggere i classici

Autore: Italo Calvino

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 15 €

N° di pagine: 360

Trama: «Il leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello d'averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più. Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importanti della gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anch'essi cambiano, nella luce d'una prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e l'incontro è un avvenimento tutto nuovo.»

domenica, marzo 31, 2024

Romanzi su misura: Marzo

Ogni lettore ha un suo modo di presentarsi, di farsi vedere al suo meglio. Questo il mio, nonchè culla e fonte d’inesauribile ispirazione. I libri, la letteratura, linfa vitale della mia esistenza, nonchè specchio in cui rifletto il mio spirito, la mia faccia imbellettata, la mia unica scialuppa di salvataggio dinanzi a un mare in tempesta. Chi mi legge arriva da ogni dove e in verità non avrebbe bisogno di stanziare qui, a sentire o leggere gli inutili sproloqui di una lettrice come tante, perchè ci sono tanti altri lettori, tante altre anime il cui amore per la letteratura è più netto. Io mi limito a scrivere chilometriche recensioni, ad essere più chiacchierona, sulla carta, e chi ha tutto questo tempo - tempo prezioso - da perdere? La mia efficienza, la mia costanza, il mio modo di leggere, così diverso dal prossimo, ha una sua identità e delle volte non tutti siamo così disponibili o grandi ascoltatori. Questa lunga e forse insensata riflessione per dire, che non mi importa di ciò che dice o pensa la gente: sono uno spirito libero, e come tale mi comporto. E, anche questo mese, con una bella piletta di romanzi letti, vissuti in soli trenta giorni che, date le tante cose che faccio e il mio modo di organizzarmi, a volte sembra più lungo. Ma con quei possibili limiti, quelle prospettive che mi avvicinano sempre più al raggiungimento dei miei obiettivi, dei miei sogni o desideri, in cui i romanzi, i libri sono un buon surrogato della realtà.

Romanzi su misura in digitale:

Un romanzo originale, una dichiarazione d’amore a Dickens e a Prine, nonchè plauso al genio creativo di questi due grandi artisti.

Valutazione d’inchiostro: 3







venerdì, marzo 29, 2024

Gocce d'inchiostro: La preda e David Golder - Irène Némirovsky

Il concetto di ambizione mi ha da sempre affascinata, spingendomi ad avanzare a testa alta. Fino adesso ho sempre vissuto combattendo a testa alta tutte le situazioni che avrebbero implicato da parte mia l’assunzione di diversi impegni e doveri da rispettare. Lavoro con dedizione, libera e serena, senza lasciarmi coinvolgere dalle implicazioni dei rapporti umani, evitando il più possibile di essere vincolato da regole e rifuggendo ogni dinamica basata sul dare – avere: ero questo lo stile di vita che continuo da qualche anno, e per raggiungere i miei scopi, sono sempre stata in grado di sopportare una buona dose di inconvenienti.

Per sfuggire alla monotonia generale che solitamente sorge da questo tipo di letture, nell’ultima settimana, ho concluso la lettura di due romanzi di una delle mie autrici preferite nel quale è evidente un certo talento a piccole dosi. La Nèmirovskij si astiene dall’esprimere opinioni personali, evitando di apparire in primo piano, rendendosi più trasparente del solito. Fin da piccola si era ritrovata nella situazione tale per la quale dovette sopravvivere facendo affidamente esclusivamente sulle proprie forze, senza dipendere da nessuno. Ma nel 1933 gli obiettivi erano alquanto differenti, e per non trascinarsi via, bisognava nascondersi nell’ombra aggrappandosi a qualunque cosa.

Si può dire che in questi due romanzi, altri tasselli che compongono il puzzle produttivo e letterario dell’autrice, le cose ai suoi figli di carta non sono andate propriamente bene. Sempre in preda ad attacchi violenti di responsabilità superfle o importanti. Hanno rinunciato alla carriera, ad un futuro prospero, che garantisse una discreta autonomia, trovato anime che li amassero e rispettassero con dovere e giudizio.

Questo duplice post, esplica la recensione di due romanzi che su Sogni d’inchiostro non avevano ancora visto la luce. E, devo dire, inutilmente. Letture in cui è difficile non poter vivere senza alcuna particolare preoccupazione, con un carosello di relazioni basate esclusivamente sull’amore, sia fisico sia morale. Entrambi bellissimi e indimenticabili, entrambi soffocati e prigionieri di una realtà opprimente e stabilizzante, che prepotentemente mi hanno trascinata in progetti che mi hanno scosso e coinvolto sul piano personale.


Titolo: La preda

Autore: Irène Nèmirovsky

Casa editrice: Adelphi

Prezzo: 10 €

N° di pagine: 212

Trama: << Un Julien Sorel all’epoca della crisi >>: così venne presentato, alla sua comparsa nelle librerie francesi, il protagonista di questo romanzo. Come l’eroe di Stendhal, Jean Luc Daguerne non ha che un desiderio: << afferrare il mondo a piene mani >>, di mentire, di adulare, di fare il doppio gioco, e persino di tradire il suo unico vero amico. Finchè scoprirà che il patto faustiano non è che una beffa: << Il successo, quando è lontano, ha la bellezza di un sogno, ma non appena si trasferisce su un piano di realtà appare sordido e meschino >>.

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