martedì, gennaio 29, 2019

Blogtour: La ragazza che amava Audrey Hepburn - Rebecca Serle

Di questa lettura conoscevo solo la sua imminente pubblicazione, e la proposta che mi fu offerta per ospitare la sua autrice mi persuase a sedermi sul sofà e cominciare a leggere. Pensavo che il flusso dei pensieri della protagonista, Sabrina, avrebbe potuto svegliare zone sopite del mio animo e segretamente confidavo potesse riuscirci; ma la natura troppo semplice, ma fredda, quasi distaccata della storia furono tali che mi delusero in buona parte.
Non ci volle molto purchè il nostro semplice incontro confermasse i miei pensieri al riguardo. Ho capito che l'autrice, sebbene ci parla di un importante icona del cinema degli anni' 50, e trasmette un messaggio piuttosto positivo, non si discosta molto dai canoni del già visto, ne conferisce alla sua storia anima e sostanza.
La ragazza che amava Audrey Hepburn, alla fine, si conferma ciò che più temevo potesse essere: una lettura semplice, carina, ma niente di più. Una storia in cui la protagonista sembra svegliarsi da un sonno profondo, come un annientamento, e, come un Sansone che si riscuote, prendere possesso della sua vita, conferendo un'idea piuttosto vaga in situazioni che hanno mosso congetture che non si sono sposate disgraziatamente con i miei pensieri.

Titolo: La ragazza che amava Audrey Hepburn
Autore: Rebecca Serle
Casa editrice: D&A
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 256
Trama: Sabrina non ha ancora vent'anni quando, per gioco, si ritrova a stilare la lista dei cinque invitati alla sua cena ideale; il fidanzato, la sua migliore amica, un carismatico professore, l'estraneo che non riesce a chiamare papà e … Audrey Hepburn. La sua attrice preferita; l'icona a cui deve il nome e alla cui grazia e talento si ispira. Le stesse cinque persone che, dieci anni dopo, a sorpresa si presentano alla festa per i suoi trent'anni. Mentre gli antipasti vengono serviti, il vino versato e la conversazione attorno al tavolo prende quota, a poco a poco diventa chiaro che c'è una ragione precisa se ognuno di loro si trova lì. Una ragione terribilmente reale che Sabrina non sa accettare. Solo riavvolgendo il filo dei ricordi e di una grande storia d'amore rimasta senza finale, potrà trovare il senso di quello che è stato e da comparsa diventare finalmente protagonista della sua vita.

domenica, gennaio 27, 2019

Solo un'idea: i libri un posto dove stare?

La passione sfrenata che provo per i libri e la buona letteratura non mi lasciano mai il tempo per valutare se certi romanzi, una volta letti, siano necessari o leggibili. Non mi faccio mai ulteriori rimproveri, ne ricamo pensieri, frasi o parole che potrebbero inasprire la mia anima semplice. Così, sentendomi rassicurata dalle parole, qualunque essi siano, non faccio mai caso che quando leggo un romanzo vengo trascinata verso poi innumerevoli critiche, ripensamenti, rimpianti per letture che valgono molto più delle altre, che mi danno l'opportunità di rifletterci continuamente. Il mio unico desiderio, in questi casi, così lungo e combattutto, di imbattermi in letture valide, positive, spensierate, romantiche, profonde o indimenticabili, e dopo, solo se necessario, rassegnarmi nel trovare in qualche aspetto negativo taluni aspetti positivi. Scrivendo, mi rendo conto, la mente prende una strada tutta sua; i miei pensieri, quasi sempre immersi nel mondo in cui ho scelto d'immergermi, in una moltitudine di idee, con il loro splendore eclissano ogni sinistra eventualità.

Certe predisposizioni, nella mia carriera di lettrice, spesso e non poche volte, sono state disgraziatamente vicine al mio cerchio personale; mi hanno obbligato a rivalutare quell'autore o quell'autrice, desiderando non leggere mai più qualcosa partorito dalla loro penna, che mi faccia perdere del tempo prezioso, come se attendessi un segno divino. Le letture deludenti, quegli autori che io colloco mentalmente nella categoria di "a mai più, arriverderci!" sono ancora una piaga purulenta all'interno del mio corpo, causata da continui avvicendamenti o incidenti letterari di diverso calibro, durante i molti anni di regolare e devoto servizio nel mondo di carta e inchiostro.
Questo lungo e insensato sproloquio, all'interno di questo nuovo post, quest'oggi mediante un'idea che mi ha come folgorato: quali sono quei romanzi che molti lettori hanno amato e che io invece ho detestato impunemente? La mia coscienza, testimone e presente in innumerevoli silenzi, spesso accenna a innumerevoli e spiacevoli episodi che sono la dimostrazione del mio disinteresse maturato col tempo. Ho disapprovato certe letture, non i suoi autori, e, per come è andata la prima volta, diffido potermi aspettare diversamente. Ragione per cui mi trovo nuovamente qui a riempire e racchiudere in un foglio virtuale pensieri, opinioni, parole, che in un certo senso confido possano fraternizzarmi con lettori che invece questi libri li hanno amati. Colpiti piacevolmente da una trama forse troppo prevedibile, a prescidere dal target o da come sia stata scritta una storia.
Sostenuta dall'impulso di quest'ora, concludo questo post riportando un numero di romanzi che, quando li lessi, io non vidi nulla che mi portasse alla diretta via :D So solo che i loro acquisti sono stati tutti voluti, impulsivi, tutto il resto è avvolto in una nebbia confusa. Concezione questa che ha a che fare con l'essenza stessa che io attribuisco ai libri, come una divinità classica cui sono solita stare in compagnia quando passeggiamo assieme.


Al primo posto di questa classifica, Il Natale di Poirot, della bravissimAgatha Christie, la cui motivazione in merito a questa collocazione è semplicissima: io non amo i gialli. Sebbene la genuità narrativa dell'autrice è stata per me notevole, il processo stilistico havuto su di me qualche percussione. Le indagini dello scrupoloso, attento detective Poirot, che ignaro di tutto si addentrerà in calcoli di alta precisione, scoperchia lenzuoli intrisi di sangue e urine per dimostrarci che il suo soccorso immediato costruisce un atto di aiuto, presto o tardi hanno finito per stancarmi. 

venerdì, gennaio 25, 2019

Gocce d'inchiostro: Il velo dipinto - W. Somerset Maugham

In questo preciso momento, mi sorprendo ancora a pensare alla storia che mi è stata raccontata, a come mi sono sentita il cuore stringere in una morsa, a dieci milioni di distanze dalla piattezza della mia vita, in direzione di una città bellissima e perduta, quasi dimenticata, a Hong Kong, camminando perlopiù di pari passo con alcuni personaggi e una sferzata di malinconia, gentile omaggio dell'autore che annienta lo spirito. La bella ed egocentrica Kitty si muoveva da una stanza a un'altra, da un posto a un altro, con la sensazione che ella mi guardasse, mi osservasse, mi criticasse, così attenta a ogni cosa mi capitava intorno.
Fra le parole e i pensieri, devo dire, c'è un filo sottilissimo. Ho visto questo filo srotolarsi dinanzi ai miei occhi attenti, ma ciò che veramente mi interessava era la storia della bella Kitty e dei suoi imprevedibili amori. Si trattava di vero amore? Inizialmente non l'avrei detto; la monotonia, l'abitudine, l'utile e il dispensabile prendono il sopravvento, e la felicità e la serenità, nel silenzio che vi è attorno, come se ogni cosa fosse avvolta in una cortina di sonno, rendono questo sentimento abbastanza strano da renderci muti e sospesi.
Che cosa avrei dunque dovuto aspettarmi da questa lettura? Certamente non quello che ho letto… Volutamente ispirato a un piccolo passo de La Divina Commedia, l'autore mi ha nascosto la passione intensa, spasmodica, quasi viscerale fra i veri protagonisti di questa opera, celata come artificio, abitudine, mentre gli altri si dibattevano fra le tenebre. E descrivendo la Terra come un posto grottesco, bizzarro, in cui i fatti narrati non nascondono una certa assurdità, il titolo è un chiaro riferimento alla possibilità donataci dall'autore di poter guardare oltre, al di là delle apparenze o del mondo a cui siamo abituati, in quanto ricco di dolori e valori mai sognati.


Titolo: Il velo dipinto
Autore:  W. Somerset Maugham
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 234
Trama: "E' una situazione fra le più classiche. Lei decide di tradire il marito con un uomo che giudica affascinante. La tresca funziona fino al giorno in cui i due clandestini hanno la sensazione che il marito tradito abbia scoperto tutto. E' un guaio. Anche perché, messa alle strette, l'adultera confessa. Che fare? Si dovrà procedere alla separazione e al divorzio. Sconvolta e piangente, lei si reca dall'amante. Gli dice d'aver confessato: vuole separarsi e andare a vivere con lui. Grande è la sorpresa, a quel punto, infatti, l'amante non ha intenzione di lasciare la moglie e mettersi con lei. Pensiamo tutto questo ambientato nella colonia inglese di Hong Kong alla metà degli anni Venti e affidato alla penna superprofessionale di W. Somerset Maugham. Sarebbe uno dei suoi romanzi caustici, mondani, un po' cattivi. Ma Maugham, influenzato dalla lettura dell'episodio dantesco di Pia de' Tolomei, pensa di aggiungervi qualcosa in più.

mercoledì, gennaio 23, 2019

Gocce d'inchiostro: La ragazza con la Leica - Helena Janeczek

L'entusiasmo con cui ho accolto l'opera di questa talentuosa autrice ungherese, naturalizzata italiana, si è ormai smorzato. Eppure non vi è stata ombra di ostilità, alcuna malizia a farmi vedere La ragazza con la Leica sotto certi punti di vista. Quella di Gerda Taro è senza alcun dubbio una storia davvero interessante di cui Helena Janecez estrapolò dal nulla mediante una parabola, che non coinvolge emotivamente ma politicamente, figura agile e tossicante per il sesso forte, affezionata a modo suo alla sua piccola amica. La Leica. La sua morte a un età ancora piuttosto acerba, fu senza alcun dubbio motivo di discussione.
Robert Capra, Ruth, il dottor George, nel romanzo narratori coprotagonisti a tutti gli effetti i cui avvenimenti narrati si dipaneranno se non grazie a loro, non possono non testimoniare o manifestare la realtà: Gerda Taro fu quella donna sincera, diversa dalle altre che, in uno spazio comune e gigantesco come quello narrato dall'autrice, fu ricordata e accolta calorosamente dall'autrice proprio perché chiunque, persino la stessa autrice, aveva perso il cuore per lei. Furono contagiate dalla sua natura onesta, determinata e diretta, dalla forza contro cui combattè tutto e tutti pur di aggrapparsi alla vita come una zattera nel bel mezzo di una tempesta.


Titolo: La ragazza con la Leica
Autore: Helena Janeczek
Casa editrice: Guanda
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 320
Trama: Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. E' il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa; Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopio, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. E' il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finchè Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

domenica, gennaio 20, 2019

Gocce d'inchiostro: Piccole cose paurose - Ivano Mingotti

Questa ennesima lettura conferma il talento del mio amico di carta, Ivano Mingotti. Raccontarvi il mio percorso letterario, avvenuto in passato, mi risulta un po' difficile. Ma per accennarvi qualcosa di Ivano e della sua ultima fatica, ho deciso così di darvi il buongiorno, quest'oggi, scrivendo e intrappolando su due fogli di Word, un breve racconto di chi sia il suo autore e un breve pensiero sul suo ultimo romanzo. Ma per timore di dire troppo, data la mole piuttosto ridotta del romanzo, vi lascio a questo ennesimo pensiero stando in ascolto per percepire il minimo rumore dei vostri commenti.
Ivano e i suoi libri sopravvengono, oramai annualmente, ed io non posso che abbracciare il suo entusiasmo, venendogli incontro, rallegrandomi della sua compagnia anche se per poco tempo!
Titolo: Piccole cose paurose
Autore: Ivano Mingotti
Casa editrice: Augh!
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 138
Trama: Il protagonista è un ragazzino di undici anni: durante il processo ai suoi genitori accusati di omicidio, viene chiamato a testimoniare davanti al giudice. Con una scrittura adattata a un linguaggio infantile, l'autore affronta tematiche contemporanee attraverso gli occhi di un bambino, dalla povertà allo sfruttamento sul lavoro, dalla prepotenza gratuita a una violenza ancora più subdola sotterranea, su uno sfondo surreale, ipnotico, in cui il male sociale affiora in vesti demoniache. Da una tragedia annunciata, prendono forma gli implacabili incubi del teste, immerso negli abissi spietati della propria psiche.

venerdì, gennaio 18, 2019

Gocce d'inchiostro: 9 novembre - Colleen Hoover

Da principio ci fu qualcosa di famigliare nel leggere una delle tante opere di una delle mie autrici preferite, eppure i dubbi e le innumerevoli perplessità cominciarono a sorgere nel momento in cui meno me l'aspettavo: in qualunque luogo, in qualunque persona o situazione ero certa che Colleen Hoover non mi avrebbe mai delusa. Eppure terminata questa lettura non pensavo che avrei dovuto ricredermi; la storia che mi ha rivelato, seppure colma di drammaticità, non sedimenta nell'animo come credevo. In un meccanismo amoroso particolare ma non originale, sensuale ma non seducente, carino ma non bello, l'unica ragione che mi ha spinta a proseguire e concludere questa lettura è stata quella riguardante la rivelazione delle ultime pagine.
Nel momento in cui Fallon e Ben entrarono nel mio cerchio personale, vidi queste due figure restare ai margini e non attraversare più di tanto quella linea di confine fra il reale e il possibile. E nonostante abbiano cercato di arrivare fra le membrane sottili del mio cuore, hanno attraversato una barriera invisibile ma non hanno valicato niente che già c'era prima. Niente che attenuasse il peso o la sofferenza dei loro continui stati d'animo, piuttosto confidando in quel momento in cui ci saremmo detti addio per sempre.

Titolo: 9 novembre
Autore: Colleen Hoover
Casa editrice: Leggereditore
Prezzo: 14, 90€
N° di pagine: 308
Trama: E' il 9 novembre quando, durante un pranzo con il padre, Fallon incontra Ben per la prima volta. E' un giorno speciale per lei, non solo perché sta per trasferirsi da Los Angeles a New York, ma anche perché ricorre l'anniversario dell'evento che ha segnato per sempre la sua vita, il terribile incendio che le ha lasciato cicratici su gran parte del corpo, impedendole di continuare la sua carriera da attrice. Contro ogni previsione, la conoscenza tra i due si trasforma subito in qualcosa di più, ma Fallon sta per partire e sembra esserci tempo solo per il rimpianto. Come per strappare al destino quell'inevitabile separazione, Ben le promette allora che scriverà un romanzo su di loro, proponendole di ritrovarsi il 9 novembre di ogni anno, fino a che non ne compiranno ventitrè. E' così che ogni 9 novembre i due protagonisti aggiungono un nuovo capitolo alla loro storia, finchè qualcosa non arriva a sconvolgere le loro promesse e a mettere alla prova i loro sentimenti, tra i dubbi di Fallon e le mezze verità di Ben.

mercoledì, gennaio 16, 2019

Gocce d'inchiostro: Il mestiere dello scrittore - Murakami Haruki

John Irving, autore di cui non ho ancora avuto modo di conoscere, una volta disse a Murakami Haruki che "l'importante, per un romanziere, non è solo l'atto dello scrivere, bensì il saper iniettare nelle vene un tipo di droga che ti faccia divenire tossicodipendente".
Per quanto mi riguarda, la punteggiatura, lo stile di Murakami Haruki si consolidano in questo aspetto sociale/ famigliare che amo particolarmente. Considerato dallo stesso autore un accozzaglia di idee riguardanti se stesso e la scrittura, girava attorno al mio universo personale reclamando la mia attenzione.
Il nocciolo, che evidenzia ancora una volta, nell'ennesima delirante recensione, il mio amore per la prosa murakamiana, è dovuto principalmente dal fatto che desideravo individuare e distinguere quel particolare sapore che lo contraddistingue, evidenziare quegli aspetti che gli fecero amare la scrittura e considerarla come una faccenda che si semplifica nell'atto de "lo buttare giù qualcosa".
Il mestiere dello scrittore ricorda, o, per meglio dire, evoca certi episodi, ricordi che caratterizzano altri suoi romanzi, credendo ancora una volta come, sebbene la ripetività e la monotonia di certe situazioni, io sia ancora ammaliata dai suoi scritti. Dalla concezione che ha di sé stesso, del mondo circostante, dell'amore per la letteratura e per la scrittura, condensati in opere che altri non sono che ritratti della vita quotidiana in cui chiunque può riconoscersi. Alzando semplicemente lo sguardo, riuscendo a orientarsi, stabilire un punto fisso, vagare alla ricerca, sino a trovare la strada.

Titolo: Il mestiere dello scrittore
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 186
Trama: Con Il mestiere dello scrittore Murakami Haruki compie un gesto straordinario e inaspettato: fa entrare i suoi lettori nell'intimità del suo laboratorio creativo, li fa accomodare al tavolo di lavoro e dispiega davanti a loro i segreti della sua scrittura. Sono << chiacchiere di bottega >>, confidenze, suggerimenti, che presto però si aprono a qualcosa di più; una riflessione sull'immaginazione, sul tempo e l'identità, sul conflitto creativo tra forma e libertà.

domenica, gennaio 13, 2019

Gocce d'inchiostro: Wasteland. La terra dei sogni perduti - Giorgio J. Squarcia

Mentre leggevo questo piccolo gioiellino rivivevo nella storia di Sebastian momenti vissuti precedentemente; qualunque fosse il target indirizzato, qualunque siano i miei gusti, niente e nessuno toglie il fatto che certe storie si dovrebbero leggerle e viverle come queste dovrebbero essere vissute. Forse, con uno spirito differente a quello che avrei potuto avere dieci anni fa, con le mie limitate possibilità d'osservazione non più adesso all'altezza delle mie possibilità espressive. In nessuno di questi contesti mi sorprendo scontenta, insoddisfatta, delusa dalla trama complessa, dal carosello di personaggi che si muovono sulla scena come se animati di volontà propria, operando al di fuori della dolce e moderata corrente dei sogni in cui vi ho galleggiato per qualche giorno. E' stato così dunque che non ho riscontrato alcuna difficoltà nell'immergermi fra le pagine di una storia a cui non sono più avvezza, ma da cui non ho potuto non ricavarne beneficio. La vita in generale ci tiene lontani dalla vera e propria concezione di felicità; ma talvolta certe letture, belle o mediocri, vanno d'accordo anche con i ritmi di una vita semplice e umile, proprio come la mia.

Titolo: Wasteland.La terra dei sogni perduti
Autore: Giorgio J. Squarcia
Casa editrice: Fanucci
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 320
Trama: Sebastian, un musicista cinico e disincantato, rivive in sogno il ricordo di un passato in cui era giovane, pieno di speranze e d'amore. Al risveglio l'eco di quel sentimeento non svanisce ma lo lascia con lo struggente desiderio di ritornare nel sogno e ritrovare lei, la donna che amava. Per farlo, però, deve varcare di nuovo la linea che separa la realtà dalla fantasia, fino a Wasteland, la terra dei sogni perduti. Spinto dalla voglia di rinascere, Sebastian affronta un viaggio nella propria mente, per approdare in un luogo dove stupore, speranza e amore sono ancora possibili.

venerdì, gennaio 11, 2019

Gocce d'inchiostro: Resto qui - Marco Balzano

Il risultato di questa nuova esperienza di lettura non ha tardato a manifestarsi. Ho trascorso una manciata di ore confidando che questa mia esperienza con Balzano fosse un tentativo efficiente, o per lo meno, concernesse con i miei gusti personali. Tuttavia quel notevole sentimento di diffidenza verso questa storia, questo campanile che si erge da una città sommersa mi indusse a selezionare mentalmente aspetti positivi e aspetti negativi. Questa piccola cittadella celata da uno specchio d'acqua mi affascinava, e nonostante alcuni aspetti che non hanno reso questo romanzo l'ennesima conquista di inizio anno non posso non scrivere che Resto qui non possiede quei giusti espedienti per non attrarre. La lettura di questo piccolo libriccino è stata una sorta di tentativo per conoscere un po' l'autore, un po' questo piccolo paesino dimenticato persino da Dio, quasi l'autore stesso volesse bilanciare una certa austerità, prendendoci in parte alla sprovvista e in trappola dalle grinfie di un secolo di storia di cui non ci siamo ancora liberati del tutto.



Titolo: Resto qui
Autore: Marco Balzano
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 192
Trama: Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale giace il mistero di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e lacerazioni; un posto in cui nemmeno la lingua che hai imparato da bambino è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati. allora non resta che scegliere le parole una a una per provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia durante gli anni del fascismo. Da allora non hai mai smesso di aspettarla, di scriverle nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finchè la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace.

mercoledì, gennaio 09, 2019

Gocce d'inchiostro: Un giorno - David Nicholls

Ho indugiato nell'attesa di cogliere un segno divino; sapevo che prima o poi il Fato, così presente e ossessivo, e che non si dilegua nemmeno per un istante, avrebbe avuto il suo riscatto mediante l'ennesima sfida indetta su Facebook scaturito da una ponderata e lunga riflessione, anche se a suggerirmene la lettura è stato un impulso emotivo, e che essendo dunque questa volta più forte dovevo lasciarmi andare. E' stato così che in una fredda mattina d'inizio gennaio ho contemplato la risoluzione di abbandonarmi completamente a Dexter e Emma, non con violenza ma con ponderanza, vestita da quella passionalità con cui accompagno l'idea di leggere certe storie, così intensa e bruciante che mi aveva quasi ridotta a sole ossa.
Non era altro che una rilettura, compiuta quasi inconsapevolmente sei lunghi anni fa, ma non per questo meno valida. Nicholls, col suo tratto spiccatamente maschile, mi ha mostrato la "fatica" di distaccarsi dal suo figlio di carta; ma ancora una volta a colpirmi è stato il pensiero, l'idea di amore con il quale costruisce e realizza Un giorno e che con un certo impulso ha compresso la mia interiorità individuale.


Titolo: Un giorno
Autore: David Nicholls
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18 €
N° di pagine:
Trama: E' l'ultimo giorno di università, e per dure ragazzi sta finendo un' epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. E' il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consaèevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sar Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora insieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori.

lunedì, gennaio 07, 2019

Gocce d'inchiostro: Storia della bambina perduta - Elena Ferrante

Così come la maggior parte dei lettori, ho anch'io dovuto accettare volontariamente questa momentanea dichiarazione di allontanamento come se fosse inevitabile. Scivo << momentaneamente >> in quanto della Ferrante e delle sue incredibili storie vorrò leggere presto dell'altro. Il motivo è semplice, dovuto principalmente dal fatto che mi è davvero impossibile non intuire fra queste pagine un certo amore per la vita, la letteratura in generale, ma anche quella dell'arte, e sebbene chiudere il quarto volume incentrato sulle vicende di queste due donne è stato come subire l'attacco violento di una freccia infuocata e incandescente, raggiungono ancora il mio cuore parlando alla mia coscienza con una certa sensibilità.
Questo quarto volume sancisce il mio ultimo incontro con questa autrice. Qualcuno in passato avrà forse tirato un sospiro di sollievo. Ma per me, lasciare andare Lila e Lenù, distaccarmi dal loro confortante abbraccio è stato il gesto più arduo che abbia mai potuto fare. O che ricordi, da molto tempo. Non scrivo tutto questo perché voglio esagerare, ma adesso comprendo come il mio amore per la saga de L'amica geniale è stato senza alcun dubbio etereo all'eccesso, al gusto, allo sfarzo interiore ed estetico, così palpabile fino all'inattuabilità. Simili letture hanno lasciato sulla sabbia del tempo un segno del loro passaggio, esercitando un certo potere su di me, attraendomi nel loro cerchio ccome se dotati di corposità. E rendendomi conto, ancora una volta, come la lettura di questi romanzi sia stata magnifica, confortante e confortevole, questo senso d'abbandono che aleggerà sono certa per un po' di tempo è vero: Lina e Lenù sono state due donne forti, coraggiose, ambiziose, diversa da altre eroine che in maniera completamente diversa hanno suscitato il mio interesse. 

Titolo: Storia della bambina perduta
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 451
Trama: "Storia della bambina perduta" è il quarto e ultimo volume dell' Amica geniale". Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena ( o Lenù ) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e "rinascite". Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata , ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di impenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinate e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione ( cosa che la porterà tra l'altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s'incontrano, s'influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano. Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell'altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d'amicizia. Intanto la storia d'Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare …

sabato, gennaio 05, 2019

Danzando su carta: 14°

Ogni lettore ama acquistare libri, e, come ogni lettore esistente sulla faccia della terra, una volta al mese mi reco in libreria per accaparrarmi di quella che mi piace considerare "scorta di sopravvivenza".
Gli acquisti libreschi mi mettono sempre di buon umore e i libri che porto a casa sono sempre letture provenienti da una chilometrica wishlist che, giorno dopo giorno, cresce a dismisura perché anche la storia più insignificante talvolta cela maestosità. Che bellezza! E mi pare di compiere un peccato, quando porto alla cassa una pila incongrua di libri dalle coste spesse e colorate. Ma poi cedo, e la procedura è sempre la stessa: nuovi libri, nuove storie da leggere, rileggere e vivere.
E sebbene l'ultimo post riguardante le mie nuove entrate libresche risale a più di tre mesi fa, quale modo  - come quello di riesumare questa bella rubrica dalle soglie del tempo - per presentarvi i miei nuovi amici?!?
Se vi va, fatemi sapere se qualcuno di questi romanzi è anche un vostro amico e se avete fatto amicizia :D Vi abbraccio, e vi do appuntamento alla prossima volta con la recensione di un romanzo davvero bello e toccante


Titolo: Epepe
Autore: Ferenc Karinthy
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 217
Trama: Inutile, dopo averlo letto, tentare di scacciarlo dalla mente: vi resterà annidato, che lo vogliate o no. Immaginate di finire, per un beffardo disguido, in una labirintica città di cui ignorate nome e posizione geografica, dove si agita giorno e notte una folla oceanica, anonima e  minacciosa. Immaginate di ritrovarvi senza documenti, senza denaro e punti di riferimento. Immaginate che gli abitanti di questa sterminata metropoli parlino una lingua impenetrabile, con un alfabeto vagamente simile alle rune gotiche e ai caratteri cuneiformi dei Sumeri - e immaginate che nessuno comprenda né la vostra né le lingue più diffuse. Se anche riuscite a immaginare tutto questo, non avrete che una pallida idea dell'angoscia e della rabbiosa frustazione di Buda, il protagonista di "Epepe". Perché Budai eminente linguista specializzato in ricerche etimologiche, ha la famigliarità con decin e di idiomi diversi, doti logiche affinate da anni di lavoro scentifico e una caparbietà senza uguali.
Eppure, il sole essere umano disposto a confortarlo, benchè non lo capisca, pare sia la bionda ragazza che manovra l'ascensore di un hotel: una ragazza che si chiama Epepe, ma forse anche - chi può dirlo? - Bebe o Tetete.

giovedì, gennaio 03, 2019

Gocce d'inchiostro: Storia di chi fugge e di chi resta - Elena Ferrante

Nella luce che sprigionano questi romanzi, che si affievolisce sempre più man mano  che mi avvicino all'epilogo, proseguo lungo il percorso spesso accidentato che mi si è snodato fra i campi, esteso per miglia e miglia, spalleggiata da due ragazze che oramai sono divenute donne sulla cui anima gravano ancora diversi fardelli che, sebbene il tempo scorri e il malessere che le aveva fagocitato sin da bambine scorri ancora sulle loro pelli calde, durante il corso della lettura mi è sembrato assumessero la forma di bestioni neri sormontati da nere facciate.
Quando l'anima è macchiata di entità diverse, inzuppata di dolori e sofferenze, non c'è nulla che regge col desiderio di poter essere diversa: non regge vestire bene, aver un certo lascito economico. Tutt'attorno la gente continua a morire d'incuria, di corruzione, di sopraffazione, e non c'è nulla che si possa definire sopportabile. L'unica soluzione sarebbe quella di andarsene, fuggire, filare via, lontano dalla vita, da ogni cosa. Una nuova vampa incontrollabile, il colore di una novità, affinchè possano essere protette da tutte le ombre malvagie in agguato negli angoli bui del loro cuore.
Ed è stato così che la strada dell'ignoto, del futuro, si snoderà dinanzi a queste due figure - che già solo in una manciata di pagine del primo volume erano divenute amiche - come un lungo serpente. Il passato, pur quanto si cerchi di evitarlo, torna sempre a bussare alla nostra porta. Lenù e Lila, oramai donne e con l'anima perennemente tormentata, triste, vivranno sulla pelle le cosidette "sofferenze della vita", irragiungibili sempre ma insite sia nel corpo sia nell'anima di chiunque.


Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Autore: Elena Ferrante
Casa editrice: E/O
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 382
Trama: Elena e Lila, le due amiche la cui storia i lettori hanno imparato a conoscere attraverso L'amica geniale e Storia del nuovo cognome, sono diventate donne. Lo sono diventate molto presto: Lila si è sposata a sedici anni, ha un figlio piccolo, ha lasciato il marito e l'agiatezza, lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione, ha studiato alla Normale di Pisa e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ambedue hanno provato a forzare le barriere che le volevano chiuse in un destino di miseria, ignoranza e sottomisione. Ora navigano, con i ritmi travolgenti a cui Elena Ferrante ci ha abituati, nel grande mare aperto degli anni Settanta, uno scenario di speranze e incertezze, di tensioni e sfide fino ad allora impensabili, sempre unite da un legame fortissimo, ambivalente, a volte sotterraneo a volte riemergente in esplosioni violente o in incontri che aprono prospettive inattese.

mercoledì, gennaio 02, 2019

Romanzi su misura: Dicembre

Non sospettavo minimamente che quest'ultimo mese dell'anno fosse così proficuo, dopo aver avuto poco tempo a disposizione a dedicare ai miei amati libri, impegnati nell'affannosa ricerca di doni o regali. Dopo aver concluso l'anno, adesso che sono nuovamente qui, seduta dinanzi al pc, teneramente mi guardo alle spalle e ripenso al mio anno letterario.. Sarà stato positivo? Ve ne ho fatto cenno in un post parecchio dettagliato, (qui), ma, tornando al presente penso che devo ancora presentare quelle letture che sono state protagoniste del mese di dicembre. Se mi fossi annunciata stilando degli obiettivi probabilmente non avrebbero avuto buon fine. Ma è evidente che la lettura è sempre affianco a me, persino nei periodi che io considero più bui o travallati. E stando nella condizione di potervene parlare, vi libero dalla morsa della curiosità e vi lascio con questo ennesimo riepilogo letterio. Un riepilogo di letture in cui non nascondo ho avvertito quasi una certa pressione, ma da cui mi sono liberata facilmente e serenemamente.


Sfide letterarie


Un opera universale che non impedisce di divorarti da dentro. Una corsa inarrestabile per la sopravvivenza, in mezzo a gruppi di anime macchiate dalle stesse colpe o delitti. Un eco che ancora tuttoggi si diffonde fra le crepe di cuori puri, impavidi. Un grido acuto lanciato da un dirupo che conosce il peso delle sofferenze, il bruciore del dolore e delle rinunce.
Valutazione d'inchiostro: 4







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