Titolo:
Io sono di legno
Autore:
Giulia Carcasi
Casa
editrice: Feltrinelli
Numero
di pagine: 140
Trama:
Una madre e una figlia. La figlia tiene un
diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati
o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da
quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di
entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero,
immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E
Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla
prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze
della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia.
Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il
matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e
desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più
affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce.
Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo
di una verità difficile, fuori da ogni finzione.
La recensione:
Scordare è
più crudele di dimenticare: chi è dimenticato viene tolto dalla mente, chi è
scordato viene tolto dal cuore. E se io abito nel tuo cuore e tu mi cacci, io
non avrò altro posto dove stare.
Che rumore
ha la felicità? Qual è il suo supremo segreto?
Sono
queste le domande che Giulia si pone ogniqualvolta torna a casa. Chiavi arrugginite
che girano fragorosamente in una serratura; il tramestio assordante del
campanello di casa; il dolce tepore di una stanza dove l'individuo è signore e
padrone di tutto ciò che vede o tocca.
Quando fu
l'ultima volta che accettò di prendere tutto quello che ha sempre voluto senza
dare grande importanza alle conseguenze?
Il suo cuore, anche se incauto e ingenuo, non dimenticherà mai la prima
volta che ha ottenuto quello per cui ha tanto confidato illudendosi che,
svolazzante come una farfalla, potrebbe svolazzargli intorno. Fornirgli
efficaci mezzi d'evasione, picchi che durano attimi o secondi.
Una donna
che non ha mai potuto scegliere per se stessa, la più piccina delle matriosche
ma con un contenuto, è condannata a ricordare per sempre quell'istante, perché
ormai è perduta e la sua anima ha ormai un prezzo da pagare. Eppure ha sempre
continuato con perseveranza il suo percorso. Accudire una figlia adolescente
nel fior fiore degli anni, donarle conforto e calore, constatare quanta
bellezza possa esserci nel portare in grembo il frutto di un amore che potrebbe
rilevarsi come la persona più importante della tua vita. Una felicità
imprecisata. Intangibile come le ombre che abitano in lei, che la circondano
ogni giorno.
Quella di
Giulia, infatti, è una felicità piuttosto vaga. Scrivere diviene così
punizione, dolore e poi felicità ai suoi tormenti. Spogliarsi di fronte a
qualcuno, lasciarsi guardare così, nuda e in piedi, piena di difetti di carne.
Evitare che i ricordi la sovrastino, riuscire
a neutralizzarsi e a confessare tutto di sua spontanea volontà. Giorno dopo
giorno, mediante parole macchiate di tormenti neri come l'inchiostro, sacrifici
che offre quotidianamente in cambio di una pace interiore. A volte preferisce
nascondersi, fingere che vada tutto bene piuttosto che confessare. Così ha
scelto la sua professione di medico e tutto quel che ne consegue. Non una
scelta che l'abbia fatta diventare qualcuno, ma un modo per tuffarsi in un
dolore diverso pur di non sentire il suo. Volare nelle storie degli altri, e
ascoltarli attentamente. Le storie bussano nella sua gabbia toracica e, nel
momento in cui si rifugia, dimentica completamente la sua - così priva di
energia e importanza.
Io non sono nata uccello, sono nata
grillo: ho volato a metà, sono stata un attimo in aria e l'attimo dopo a terra,
mezzo salto e mezzo volo.